Conference Presentations by Arianna Candeago

Le biblioteche rappresentano uno dei più significativi esempi di «third place» (Ray Oldenburg, Th... more Le biblioteche rappresentano uno dei più significativi esempi di «third place» (Ray Oldenburg, The Great Good Place, 1989): spazi sociali che sono altri rispetto alla casa e al luogo di lavoro. Tradizionalmente percepite come santuari del sapere e della lettura, le biblioteche moderne anche in Italia si sono adattate al mutare delle condizioni socio culturali, diventando punti nevralgici per la comunità. Accessibili a tutti e caratterizzate da un’atmosfera ospitante e inclusiva, offrono non solo una vasta gamma di risorse informative e culturali, ma anche un ambiente ideale per la socializzazione, la collaborazione e l’apprendimento continuo. Attraverso eventi, spazi dedicati allo studio e all’interazione, le biblioteche favoriscono la coesione sociale e l’arricchimento personale, dimostrando di essere luoghi indispensabili per la vitalità e il benessere delle comunità. Benché le biblioteche di fine Ottocento potrebbero non corrispondere alla definizione moderna - che pone l’accento principalmente sull’interazione sociale e l’informalità - alcune di esse si distinguevano per la visione sociale innovativa di chi le dirigeva. Un esempio è la Biblioteca Marciana sotto la direzione di Giuseppe Valentinelli tra il 1846 e il 1874. Valentinelli è stato una figura chiave nel panorama culturale veneziano della seconda metà dell’Ottocento, noto per il suo ruolo centrale nella salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale cittadino e per l’attenzione rivolta alla descrizione accurata dei cataloghi, strumenti fondamentali per rendere le risorse facilmente accessibili e fruibili dal suo pubblico.
Il contributo intende mettere in luce l’importanza scientifica, e indirettamente sociale, dei suoi frequenti viaggi nei diversi paesi europei (basti pensare al soggiorno in Montenegro che portò alla pubblicazione dello «Specimen bibliographicum de Dalmatia et Agro Labeatium» nel 1842), delle esperienze maturate e insieme i rapporti con intellettuali stranieri che furono nodali per lo sviluppo delle sue competenze professionali, sia nel campo dell’antichistica sia nel campo biblioteconomico. Questa propensione al viaggio fuori dai confini italiani come occasione di formazione personale veniva rilevata già da Giuseppe De Leva, che nel 1875 («Giuseppe Valentinelli», in «Archivio veneto», X, p. 447) sottolineava come Valentinelli, alla direzione allora della biblioteca del seminario di Padova, ottenesse dal vescovo di Padova Modesto Farina diversi permessi per viaggi di studi volti «ad esaminare lo stato e gli ordinamenti delle varie biblioteche, i monumenti d’arte, i costumi, le istituzioni, a meglio informarsi da vicino del movimento intellettuale delle più colte nazioni, a stringere relazioni con gli uomini più eminenti in ogni scienza».
Durante le sue spedizioni, inoltre, instaurò legami con importanti intellettuali del XIX secolo, come Julius Petzholdt e Theodor Mommsen, le cui lezioni gli valsero poi la collaborazione con prestigiose riviste e accademie, tra cui le «Österreichische Blätter für Literatur und Kunst» e le «Sitzungsberichte der Phil. -Hist. Classe der K. Akademie der Wissenschaften» di Vienna. Tale attività, significativa nell’Impero asburgico, riflette la stima di cui godeva.
La Biblioteca Marciana di Valentinelli rappresenta un caso emblematico di come già nell’Ottocento la consapevolezza di una buona gestione del patrimonio culturale rafforzi il loro ruolo sociale, rendendo la conoscenza accessibile e promuovendo la diversità culturale. Infatti l’approccio di Valentinelli è da considerarsi la base teorica e pratica delle «best practices» biblioteconomiche proprio perché l’amministrazione del patrimonio culturale, sia esso bibliografico, archivistico e/o museale deve essere basato sul confronto internazionale: osservare altre istituzioni e realtà ispira nuove tecniche e favorisce l’adozione di standard internazionali.
Il convegno si svolgerà esclusivamente in presenza. Ingresso libero fino a esaurimento posti. Con... more Il convegno si svolgerà esclusivamente in presenza. Ingresso libero fino a esaurimento posti. Con la collaborazione di Ester Brunet e Andrea Martini. Si suggerisce di rimanere aggiornati consultando il sito www.chiesedivenezia.eu. Riconoscimento di 2 cfu di attività sostitutiva di tirocinio agli studenti dei cdl in Conservazione e gestione dei beni e delle attività culturali e Storia delle arti e conservazione dei beni artistici che frequentano le tre giornate.

ore 14:00-Caffè di benvenuto ingresso di via Elisa Baciocchi ore 14:30-Sessione plenaria aula mag... more ore 14:00-Caffè di benvenuto ingresso di via Elisa Baciocchi ore 14:30-Sessione plenaria aula magna via Elisa Baciocchi 4 Apertura dei lavori Marina Formica, Presidente SISSD, e Guido Abbattista Saluti istituzionali Elisabetta Vezzosi, Direttrice DISU ore 15:00-16:45-Sessioni parallele via del Lazzaretto Vecchio 8, secondo piano AULA 1 / ore 15:00-16:45 I: Arte e architettura Moderano Emma Maglio e Rolando Minuti ANNA ALETTA-Riflessioni su alcune tipologie artisticocompositive del Settecento ANNA CÒCCIOLI MASTROVITI-Echi bibieneschi nell'architettura del tardo Settecento: il santuario della beata Vergine del Carmine a Roveleto di Cadeo (Piacenza) ELISA DEBENEDETTI-Le dimore storiche nei Taccuini Torlonia di Carlo Marchionni MARINELLA PIGOZZI-I palazzi di Bologna nel Settecento. Condizionamenti dell'esistente e rinnovamento funzionale LAURA GIACOMINI-Abitare le 'case da nobile' rinascimentali milanesi nel Settecento: un adeguamento problematico AULA 5 / ore 15:00-16:45 II: I philosophes tra metafisica e morale Moderano Gianni Paganini e Paolo Quintili ELEONORA ALFANO-La metafisica come (me)ontologia in Dom Deschamps ARETINA BELLIZZI-L'Illustrazione del Parmenide di Platone di Antonio Conti MARCO MENIN-La compassione in azione: teorie della simpatia e costruzione dell'alterità nel lungo Settecento RICCARDO POZZO-Corpora kantiani AULA 3 / ore 15:00-16:45 III: Donne, linguaggi e scritture Moderano Duccio Tongiorgi e Lucio Tufano DEBORA SICCO-Donne e scrittura nella Francia del tournant des Lumières LAURA PAULIZZI-Olympe de Gouges. L'attualità di un linguaggio rivoluzionario CATERINA PAGNINI-Le riflessioni dei riformatori della danza nel Settecento: il 'corpo parlante', l'eloquenza del gesto e la rappresentazione degli affetti GIULIA IANNUZZI-Seconda vista, superstizione, seduzione. Previsione del futuro, curiosità femminile e la storia di Duncan Campbell nell'Inghilterra del primo Settecento Contatti

Nell'ambito degli studi d'antiquaria, numerosi ricercatori si stanno interessando al formarsi del... more Nell'ambito degli studi d'antiquaria, numerosi ricercatori si stanno interessando al formarsi delle collezioni e alle motivazioni del collezionismo con particolare interesse per quello archeologico e numismatico. Nel corso del Settecento Venezia divenne luogo d'incontro tra studiosi, collezionisti, appassionati d'archeologia e di monete antiche. Lo attestano le numerose e cospicue raccolte esito di ricerche/acquisti di antichità, ma anche la loro dispersione nei rivoli del mercato antiquario. Lo testimoniano, poi, le relazioni epistolari tra eruditi e antiquari, un'oceanica ed inesplorata mole documentale disseminata in archivi di tutta Europa. Non meno significativa la presenza di antiquari stranieri alla ricerca di rarità e reperti da trasferire poi nelle raccolte dei rispettivi ommittenti. Un riscontro della centralità veneziana si evince altresì nell'editoria antiquaria/numismatica del XVIII secolo: alcune case editrici della Serenissima pubblicheranno un gran numero di volumi/repertori di grande successo. L'incontro di studio si prefigge l'aggiornamento dello "stato dell'arte" in questo ambito di ricerche e rappresenta l'occasione per rendere note nuove scoperte di documenti/cataloghi manoscritti inediti di collezioni, indispensabili sia per ricostruire le relazioni tra collezionisti sia per esaminare i criteri seguiti nelle raccolte di antichità, soprattutto numismatiche.
Papers by Arianna Candeago
"Soffitti veneziani. La decorazione di volte e soffitti a Venezia dal XV al XVIII secolo", a cura di M. Frank, H. Aurenhammer, Roma, Viella Libreria Editrice, pp. 237-272 , 2024
Il saggio indaga l’attività del pittore Gaspare Diziani (1689-1767) nel campo della grande decora... more Il saggio indaga l’attività del pittore Gaspare Diziani (1689-1767) nel campo della grande decorazione veneziana del XVIII secolo, con riferimento all’esecuzione di soffitti per chiese e palazzi nella Dominante e nell’entroterra veneto. In particolare il contributo mira, attraverso lo studio incrociato di opere note e disegni inediti, a tracciare l’evoluzione in termini compositivi e contenutistici delle sue realizzazioni, sottolineandone la freschezza inventiva e la capacità di rispondere alle diversificate esigenze della committenza sia religiosa che laica.

ARCHIVIO STORICO DI BELLUNO FELTRE E CADORE, vol. 94, fasc. 372 (gennaio-giugno 2023), pp. 41-74 , 2024
L’articolo indaga, attraverso documentazione archivistica in larga parte inedita, le vicende che ... more L’articolo indaga, attraverso documentazione archivistica in larga parte inedita, le vicende che nel Cinquecento sottesero alla decorazione della distrutta chiesa di S. Croce di Belluno, nota per la presenza di dipinti di Nicolò De Stefani, Cesare Vecellio e Paolo Veronese, oltre che di un vasto ciclo cristologico di mano di Domenico Tintoretto, Carlo Caliari, Palma il Giovane, Antonio Aliense, Paolo Fiammingo e Andrea Vicentino. Identificate in parte le opere che originariamente arricchivano l’aula (disperse con le soppressioni napoleoniche), il testo propone una lettura contestualizzata delle pale d’altare e dei grandi teleri narrativi commissionati nel XVI secolo, inquadrando il ruolo svolto dalla titolare confraternita della Disciplina, dal vescovo Giovanni Battista Valier (1575-1596) e dagli ordini religiosi che intorno alla comunità crocesignata gravitavano, in relazione alle esigenze devozionali proprie dell’epoca della Controriforma.
Archivio Storico Cenedese, 2021

Collezionisti e collezioni di antichità e di numismatica a Venezia nel Settecento, a cura di A. Gariboldi, Trieste 2022, pp. 1-35 (Polymnia. Numismatica Antica e Medievale. Studi, 15), 2022
This paper aims to shed light on Girolamo Ascanio Molin (1738-1814), a Venetian patrician who ded... more This paper aims to shed light on Girolamo Ascanio Molin (1738-1814), a Venetian patrician who dedicated himself to the creation of a vast but still scarcely explored collection, largely consisting of Greek, Roman and Etruscan antiquities and coins. The paper will consider important manuscripts preserved at the Biblioteca Nazionale Marciana and other sources useful to outline Molin’s private life and career. Special attention will be paid to his collection, including the analysis of unpublished sculptures recently found at Palazzo Giusti at Verona, focusing on the role that his ancestors got in its formation and on the personal intellectual network of Molin, that included leading figures of the international art market (from Venice, Verona, Udine, Chioggia, Rome, Vienna).
Archivio Storico Cenedese, 7 (2021), pp. 173-195, 2021
Prendendo le mosse da inediti documenti dell’Archivio di Stato di Verona (fondo Giusti del Giardi... more Prendendo le mosse da inediti documenti dell’Archivio di Stato di Verona (fondo Giusti del Giardino), il saggio descrive i tempi e i modi secondo cui i patrizi Molin di San Maurizio si attestarono a Meduna tra la metà del Seicento e i primi dell’Ottocento. La ricerca esplicita, in particolare, come l’unione con i Michiel qui residenti si inserisse in un più ampio progetto di affermazione sociale ed economica del neonato colonnello sulla scena veneziana, secondo l’uso degli antichi regimi.
Rivista di Archeologia, XLIII (2019), pp. 45-55
L’articolo costituisce uno studio approfondito sulla dispersione di una delle più corpose, benché... more L’articolo costituisce uno studio approfondito sulla dispersione di una delle più corpose, benché sconosciute, collezioni del Settecento veneto: quella del patrizio veneziano Girolamo Ascanio Molin (1738-1814). Partendo dall’analisi incrociata di documenti d’archivio e fonti a stampa, il saggio intende descrivere tempi e modi della dissoluzione del suo patrimonio, leggendo gli eventi in relazione al contesto storico e alle strategie economiche tipiche della nobiltà di Antico Regime. In particolar modo, si cercherà di far luce sul ruolo giocato dalla famiglia veronese Giusti del Giardino agli inizi del diciannovesimo secolo, esaminando le conseguenze che il matrimonio tra il conte Carlo e Paolina Molin (1801) ebbe sulla citata collezione (con particolare attenzione ai pezzi archeologici che il senatore raccolse).
CFP AND CONFERENCES by Arianna Candeago

La Biblioteca Nazionale Marciana e la Direzione regionale Musei del Veneto-Museo di Palazzo Grima... more La Biblioteca Nazionale Marciana e la Direzione regionale Musei del Veneto-Museo di Palazzo Grimani organizzano assieme al gruppo di ricerca della rivista scientifica MDCCC1800 (Università Ca' Foscari di Venezia) un convegno internazionale nella ricorrenza dei 150 anni dalla morte dello storico, codicologo, bibliografo e bibliotecario Giuseppe Valentinelli (1805-1874). L'incontro intende porre l'attenzione sul rapporto tra opere disperse e opere 'salvate' a Venezia nell'età degli Asburgo (1814-1866) adottando un approccio multidisciplinare e cross-culturale, includendo anche l'analisi di altre figure di spicco e lo studio di contesti selezionati. Al contempo, l'incontro si propone di offrire ricerche aggiornate su Valentinelli stesso, una figura chiave nel panorama culturale veneziano della seconda metà dell'Ottocento, un intellettuale che ebbe un ruolo centrale nella salvaguardia del patrimonio culturale cittadino. Studioso poliedrico di caratura europea, Valentinelli fu, infatti, prefetto della Biblioteca Marciana tra 1846 e 1874, decenni caratterizzati da una vera e propria 'resistenza' civile per trattenere a Venezia dalla totale dispersione innumerevoli oggetti d'arte e antichità. Lo studioso si adoperò per salvare le collezioni dell'ex patriziato e le biblioteche dei soppressi ordini religiosi, opponendosi infine alle spoliazioni del governo austriaco al momento dell'annessione della città al Regno d'Italia. Curò, inoltre, numerose pubblicazioni con lo scopo di studiare con metodo scientifico e valorizzare questo prezioso patrimonio 'salvato', spaziando dai manoscritti ai documenti a stampa sino alle collezioni di scultura antica ospitate ora al Museo Archeologico Nazionale e al Museo di Palazzo Grimani, in dialogo
International Conference organized by FoRS - Focus on Ruskin Studies
Venice, 14-15 December 2023... more International Conference organized by FoRS - Focus on Ruskin Studies
Venice, 14-15 December 2023
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Conference Presentations by Arianna Candeago
Il contributo intende mettere in luce l’importanza scientifica, e indirettamente sociale, dei suoi frequenti viaggi nei diversi paesi europei (basti pensare al soggiorno in Montenegro che portò alla pubblicazione dello «Specimen bibliographicum de Dalmatia et Agro Labeatium» nel 1842), delle esperienze maturate e insieme i rapporti con intellettuali stranieri che furono nodali per lo sviluppo delle sue competenze professionali, sia nel campo dell’antichistica sia nel campo biblioteconomico. Questa propensione al viaggio fuori dai confini italiani come occasione di formazione personale veniva rilevata già da Giuseppe De Leva, che nel 1875 («Giuseppe Valentinelli», in «Archivio veneto», X, p. 447) sottolineava come Valentinelli, alla direzione allora della biblioteca del seminario di Padova, ottenesse dal vescovo di Padova Modesto Farina diversi permessi per viaggi di studi volti «ad esaminare lo stato e gli ordinamenti delle varie biblioteche, i monumenti d’arte, i costumi, le istituzioni, a meglio informarsi da vicino del movimento intellettuale delle più colte nazioni, a stringere relazioni con gli uomini più eminenti in ogni scienza».
Durante le sue spedizioni, inoltre, instaurò legami con importanti intellettuali del XIX secolo, come Julius Petzholdt e Theodor Mommsen, le cui lezioni gli valsero poi la collaborazione con prestigiose riviste e accademie, tra cui le «Österreichische Blätter für Literatur und Kunst» e le «Sitzungsberichte der Phil. -Hist. Classe der K. Akademie der Wissenschaften» di Vienna. Tale attività, significativa nell’Impero asburgico, riflette la stima di cui godeva.
La Biblioteca Marciana di Valentinelli rappresenta un caso emblematico di come già nell’Ottocento la consapevolezza di una buona gestione del patrimonio culturale rafforzi il loro ruolo sociale, rendendo la conoscenza accessibile e promuovendo la diversità culturale. Infatti l’approccio di Valentinelli è da considerarsi la base teorica e pratica delle «best practices» biblioteconomiche proprio perché l’amministrazione del patrimonio culturale, sia esso bibliografico, archivistico e/o museale deve essere basato sul confronto internazionale: osservare altre istituzioni e realtà ispira nuove tecniche e favorisce l’adozione di standard internazionali.
Papers by Arianna Candeago
CFP AND CONFERENCES by Arianna Candeago
Venice, 14-15 December 2023
Il contributo intende mettere in luce l’importanza scientifica, e indirettamente sociale, dei suoi frequenti viaggi nei diversi paesi europei (basti pensare al soggiorno in Montenegro che portò alla pubblicazione dello «Specimen bibliographicum de Dalmatia et Agro Labeatium» nel 1842), delle esperienze maturate e insieme i rapporti con intellettuali stranieri che furono nodali per lo sviluppo delle sue competenze professionali, sia nel campo dell’antichistica sia nel campo biblioteconomico. Questa propensione al viaggio fuori dai confini italiani come occasione di formazione personale veniva rilevata già da Giuseppe De Leva, che nel 1875 («Giuseppe Valentinelli», in «Archivio veneto», X, p. 447) sottolineava come Valentinelli, alla direzione allora della biblioteca del seminario di Padova, ottenesse dal vescovo di Padova Modesto Farina diversi permessi per viaggi di studi volti «ad esaminare lo stato e gli ordinamenti delle varie biblioteche, i monumenti d’arte, i costumi, le istituzioni, a meglio informarsi da vicino del movimento intellettuale delle più colte nazioni, a stringere relazioni con gli uomini più eminenti in ogni scienza».
Durante le sue spedizioni, inoltre, instaurò legami con importanti intellettuali del XIX secolo, come Julius Petzholdt e Theodor Mommsen, le cui lezioni gli valsero poi la collaborazione con prestigiose riviste e accademie, tra cui le «Österreichische Blätter für Literatur und Kunst» e le «Sitzungsberichte der Phil. -Hist. Classe der K. Akademie der Wissenschaften» di Vienna. Tale attività, significativa nell’Impero asburgico, riflette la stima di cui godeva.
La Biblioteca Marciana di Valentinelli rappresenta un caso emblematico di come già nell’Ottocento la consapevolezza di una buona gestione del patrimonio culturale rafforzi il loro ruolo sociale, rendendo la conoscenza accessibile e promuovendo la diversità culturale. Infatti l’approccio di Valentinelli è da considerarsi la base teorica e pratica delle «best practices» biblioteconomiche proprio perché l’amministrazione del patrimonio culturale, sia esso bibliografico, archivistico e/o museale deve essere basato sul confronto internazionale: osservare altre istituzioni e realtà ispira nuove tecniche e favorisce l’adozione di standard internazionali.
Venice, 14-15 December 2023
Starting, June 22, 2022, at 15.30, in Atrij ZRC SAZU, Novi trg 2
The conference was funded by the Slovenian Research Agency within research project Art and Nobility in Times of Decline: Transformations, translocations and Reinterpretations and research programme Art in Slovenia at a Cultural Crossroads.
The Conference is dedicated to the 50th anniversary of the independent institute now called the France Stele Institute of Art History of the Research Centre of the Slovenian Academy of Sciences and Arts.
Organization: Tina Košak, Helena Seražin, Renata Komić Marn
Issue 13 (2024) of the journal MDCCC 1800 brings together a group of essays that examine the process of adaptation, revision and re-use that Ruskin applied to his own discourse and to heterogeneous materials in the construction of his works, as well as the legacy he left to thinkers, writers and artists of later periods. In particular, the volume includes papers related to architecture, explored here through the theme of change and the concept of adaptation. This part of the volume is followed by the Miscellanea section, which gathers together four essays by young researchers and established specialists on topics, episodes or geographical areas that have been largely neglected in studies of nineteenth-century Europe.
https://edizionicafoscari.unive.it/en/edizioni4/riviste/mdccc-1800/2023/1/
Terreno di sperimentazione, di incontro e di intuizioni, il disegno si configura come strumento prediletto per l’interpretazione critica dei processi creativi che ispirano gli artisti di ogni tempo, ma anche per la comprensione dei modelli e della cultura visiva in cui questi sono immersi. Luogo di sintesi tra tecniche, generi e occasioni, esso si presta dunque a essere campo di ricerca trasversale alle arti assai fertile, soprattutto in un secolo come l’Ottocento che vede la nascita di nuove forme espressive e il mutamento di canoni e dinamiche consolidatisi nelle epoche antecedenti.
Il volume raccoglie gli atti del convegno internazionale «Antichità in giardino, giardini nell’antichità» (Palazzo Giusti, Verona). L’occasione di presentare al pubblico alcune iscrizioni e sculture di età classica e rinascimentale della collezione Giusti, in corso di restauro, studio e allestimento, ha costituito il motivo di una riflessione più ampia sul ruolo delle antichità nei giardini in età moderna e sulla concezione dei giardini nella cultura classica e nella società romana in particolare. La collezione Giusti si è formata a partire dalla fine del Cinquecento, è stata modificata e si è accresciuta fino all’Ottocento. Per quanto riguarda le sculture, in maggioranza confluirono nella collezione Giusti agli inizi del diciannovesimo secolo grazie all’intervento di Girolamo Ascanio Molin, importante intellettuale, politico e collezionista veneziano, a seguito del matrimonio di sua figlia Paolina con Carlo Giusti (1801). Questi materiali, in buona parte di piccole dimensioni, ma con importanti eccezioni, contribuirono ad ornare il giardino e il palazzo assieme alle numerose iscrizioni già presenti. Si tratta di un nucleo di reperti greci e romani ai quali si accosta un campione significativo di pezzi all’antica, realizzati tra il Rinascimento e la metà dell’Ottocento.