(in Dominique Rouillard (éd.), L’infraville. Futurs des infrastructures, Paris, Archibooks, 2011, pp. 43-51), 2011
Malgré l’effort de réalisation d’architectures contemporaines, PRG demeure un exemple emblématiqu... more Malgré l’effort de réalisation d’architectures contemporaines, PRG demeure un exemple emblématique de la crise (de l’idée) d’infrastructure. À la fragmentation des logiques de l’«urbanisme des réseaux» s’oppose la mimésis de la ville sédimentaire. Au nom de cette stratégie de continuation, la mémoire industrielle est celée au regard ; l’espace infrastructurel est recouvert pour y superposer les nouveaux segments d’une ville continue (et analogue) à la ville existante, avec la disparition de toute trace de mémoire. Certains éléments irréductibles de la biographie du lieu persistent sans aucune référence aux usages stratifiés ou aux virtualités d’une urbanisation inachevée. En refoulant toute vocation hétéroclite, la reconversion crée ici un hypo-lieu qui s’oppose au lieu de la ville de pierre et à l’hyper-lieu de la métropole «diffuse», en privilégiant les traces de l’analogie et de la répétition au lieu des signes de l’attente et de la différence.
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Papers by Luigi Manzione
Nell’intento di far luce su temi, ipotesi, riferimenti ancora poco esplorati, ma di un certo interesse per ricollocare la figura di Giovannoni nel contesto internazionale, si esaminano in chiave comparativa alcuni aspetti della riflessione giovannoniana come la teoria del diradamento, l’idea di città-organismo (ed il ruolo della metafora nei discorsi e nei progetti), le trasformazioni delle città storiche, le relazioni centro-periferia, la razionalità e la forma del piano urbanistico, la conoscenza e l’analisi della città, la definizione di una figura professionale (“architetto integrale” versus planner), il rapporto con la politica.
L’elaborazione giovannoniana intorno al rapporto “vecchie città ed edilizia nuova” viene confrontata in particolare con la “scienza delle città” secondo Poëte e con l’urbanistica come scienza sociale secondo Bardet. Da questa comparazione emerge la figura di Giovannoni urbanista europeo, il quale innesta sul tronco della riflessione italiana un insieme di apporti che trovano chiare corrispondenze nei teorici francesi: la teoria della “persistenza del piano”, la città come opera d’arte collettiva, l’evoluzione urbana, il tema della continuità, il rapporto storia-progetto (in cui la storia assume una connotazione pragmatica, in funzione della pianificazione).
Nello scambio a distanza tra Giovannoni, Poëte e Bardet si delineano i tratti concordi e discordi di un approccio all’”urbanistica come scienza” diffuso in Europa nel periodo tra le due guerre, rilevando analogie e differenze (puntuali e metodologiche), specificità nazionali e convergenze internazionali. Al di là di un destino comune – una marginalizzazione durata quasi mezzo secolo – ciò che emerge con chiarezza è la complessità del pensiero di questi autori. Una ricchezza che, oltre a distanziarli dalla trattatistica e dalla planotecnica corrente, testimonia l’interesse di visioni dell’urbano non misurabili con il metro del successo in una fase più o meno lunga della storia disciplinare, ma piuttosto per la capacità di accogliere e di sollecitare una pluralità di letture e di interpretazioni nel tempo; di rimettere in gioco in senso alto la sensibilità e la cultura dell’urbanista.
Keywords: Gaston Bardet; urbanism; social sciences; community; biopolitics
[Espaces et sociétés, n. 140-141, 2010, pp. 193-214]
Nell’intento di far luce su temi, ipotesi, riferimenti ancora poco esplorati, ma di un certo interesse per ricollocare la figura di Giovannoni nel contesto internazionale, si esaminano in chiave comparativa alcuni aspetti della riflessione giovannoniana come la teoria del diradamento, l’idea di città-organismo (ed il ruolo della metafora nei discorsi e nei progetti), le trasformazioni delle città storiche, le relazioni centro-periferia, la razionalità e la forma del piano urbanistico, la conoscenza e l’analisi della città, la definizione di una figura professionale (“architetto integrale” versus planner), il rapporto con la politica.
L’elaborazione giovannoniana intorno al rapporto “vecchie città ed edilizia nuova” viene confrontata in particolare con la “scienza delle città” secondo Poëte e con l’urbanistica come scienza sociale secondo Bardet. Da questa comparazione emerge la figura di Giovannoni urbanista europeo, il quale innesta sul tronco della riflessione italiana un insieme di apporti che trovano chiare corrispondenze nei teorici francesi: la teoria della “persistenza del piano”, la città come opera d’arte collettiva, l’evoluzione urbana, il tema della continuità, il rapporto storia-progetto (in cui la storia assume una connotazione pragmatica, in funzione della pianificazione).
Nello scambio a distanza tra Giovannoni, Poëte e Bardet si delineano i tratti concordi e discordi di un approccio all’”urbanistica come scienza” diffuso in Europa nel periodo tra le due guerre, rilevando analogie e differenze (puntuali e metodologiche), specificità nazionali e convergenze internazionali. Al di là di un destino comune – una marginalizzazione durata quasi mezzo secolo – ciò che emerge con chiarezza è la complessità del pensiero di questi autori. Una ricchezza che, oltre a distanziarli dalla trattatistica e dalla planotecnica corrente, testimonia l’interesse di visioni dell’urbano non misurabili con il metro del successo in una fase più o meno lunga della storia disciplinare, ma piuttosto per la capacità di accogliere e di sollecitare una pluralità di letture e di interpretazioni nel tempo; di rimettere in gioco in senso alto la sensibilità e la cultura dell’urbanista.
Keywords: Gaston Bardet; urbanism; social sciences; community; biopolitics
[Espaces et sociétés, n. 140-141, 2010, pp. 193-214]