Leonardo da Vinci by Fabio Frosini
È indetto un bando di selezione per l'attribuzione di n. 10 borse di studio per la partecipazione... more È indetto un bando di selezione per l'attribuzione di n. 10 borse di studio per la partecipazione al convegno "Il Libro di pittura di Leonardo da Vinci e la cultura europea: tradurre e interpretare", Vinci (4-5 ottobre 2024)
F. Frosini (a cura di), «Tutte le opere non son per istancarmi». Raccolta di scritti per i settant’anni di Carlo Pedretti, Edizioni Associate, Roma 1998, pp. 145-158., 1998

I shall show first, through the examination of texts dating from 1490-1492, that when Leonardo be... more I shall show first, through the examination of texts dating from 1490-1492, that when Leonardo begins to ‘make science’ he adopts an explanatory model of a mechanical-percussive kind that he will substitute in a few years’ time with another of an optical-perspective kind. The result of this substitution is a peculiar mixture, based on a metaphysical conception of
the «point» as a very real «spiritual power» similar to the soul, invisible and incorporeal because infinitely small, that by moving brings about space and the visible world and all natural effects and that can be worked out mathematically with the tools of perspective. The adoption of this model causes
the level of appearances to lose its original and stable character and become derivative and uncertain. I shall then show the tension that arises when the model of «pyramidal power» as «spiritual power» is concretely extended to the explanation of appearances. On the one hand, Leonardo tends to think of the «pyramid» as a real expansion of the metaphysical «point» and thus as an entity really existing in nature; on the other hand, the difficulties he encounters push him to consider it, in line with the perspective tradition, as
a mere proportion between two measures (for example, weight and speed,or volume and distance), and thus as an abstract measure.
in A. Bernardoni, G. Fornari (eds.), Il Codice Arundel di Leonardo: ricerche e prospettive, CB Edizioni, Poggio a Caiano (PO) 2011, pp. 115-128., 2011
Prendo avvio da un passo del Codice Arundel risalente al 1495-1497: La gravità, la forza insieme ... more Prendo avvio da un passo del Codice Arundel risalente al 1495-1497: La gravità, la forza insieme col moto materiale e lla percussione sono le quattro potentie accidentali colle quali l'umana spetie, nelle sue mirabili e varie operationi pare in questo mondo dimostrarsi una seconda natura. Imperoché con tali potentie tutte l'evidenti opere de' mortali anno loro essere e lloro morte 1 .

in tre stazioni dello "spirito" * Premessa Quella del rapporto di Leonardo con la filosofia è una... more in tre stazioni dello "spirito" * Premessa Quella del rapporto di Leonardo con la filosofia è una questione aperta e difficilmente definibile, sia per il carattere storicamente variabile dei confini della filosofia propriamente detta rispetto alle scienze e alle arti, sia per il margine ineliminabile di arbitrarietà presente in ogni discorso sulla filosofia e sulla sua genealogia. Pur tenendo in conto questa difficoltà intrinseca alla questione che ci interessa, un esame del lessico filosofico di Leonardo può comunque essere un modo per contribuire a definirla, proprio perché essa ci mette direttamente a contatto per cosí dire con il pensiero di Leonardo nel suo strutturarsi a contatto e nel confronto con la tradizione filosofica. Esaminando il suo lessico filosofico saremo, in altre parole, direttamente introdotti anche al rapporto di Leonardo con la filosofia, e potremo seguire da vicino l'articolarsi del suo pensiero. Di piú: nel lessico filosofico leonardiano, proprio perché esso è l'esito di un confronto con un campo del sapere, e non l'iscrizione interna a una tradizione, si depositano tensioni, fratture e contraddizioni che sono l'espressione delle tensioni, delle fratture e delle contraddizioni che animano dall'interno quello che si potrebbe definire il programma scientifico di Leonardo. Evidentemente, affrontando il tema da questa angolazione non sto imboccando una strada del tutto nuova. Per fare un solo ma rappresentativo esempio, le ricerche vinciane di Martin Kemp -sia quelle sull'anatomia, sia quelle sulla prospettiva e l'opera figurativa 1hanno da tempo documentato * Rinvierò ai codici secondo l'edizione della Commissione Nazionale Vinciana, pubblicata dall'editore Giunti di Firenze, eccezion fatta per i due codici di Madrid, disponibili per ora solo nell'edizione curata nel 1974 da Ladislao Reti per le edizioni MacGraw Hill (Maidenhead), Taurus (Madrid) e Giunti (Firenze). Per la datazione dei codici e dei singoli fogli vinciani mi servirò delle indicazioni ricavabili dalle edizioni e, nel caso dell'Atlantico, del volume di C. Pedretti, Codex Atlanticus. A Catalogue of its newly restored Sheets, 2
F. Frosini (ed.), Leonardo e Pico. Analogie, contatti, confronti. Atti del Convegno organizzato dal Centro Studi Giovanni Pico della Mirandola. Mirandola, 10 maggio 2003, Olschki, Firenze 2005, pp. 173-208., 2005
in: A. Calzona, F. P. Fiore, A. Tenenti, C. Vasoli (eds.), Il volgare come lingua di cultura dal Trecento al Cinquecento. Atti del Convegno internazionale. Mantova, 18-20 ottobre 2001, Olschki, Firenze 2003, pp. 209-232, Jan 2001
Achademia Leonardi Vinci, Jan 1, 1997
adonque la pittura è filosofia, perché la filosofia tratta de moto aumentativo e diminutivo Libro... more adonque la pittura è filosofia, perché la filosofia tratta de moto aumentativo e diminutivo Libro di pittura, 9 * Questo scritto è parte di una piú ampia ricerca, tuttora in corso, sul pensiero di Leonardo. Se esso viene qui pubblicato, ciò è dovuto a Carlo Pedretti, che ringrazio anche per le osservazioni e i suggerimenti -tutti utilissimi -che ha avuto la cortesia di darmi. Colgo l'occasione per ringraziare anche Alberto Tenenti, per il modo nel quale ha saputo e sa incoraggiarmi e orientarmi.
Niccolò Machiavelli by Fabio Frosini

Machiavelliana, 2024
«… pigliono molto più gli uomini e molto più gli obligano …». A binding form of love in Machiavel... more «… pigliono molto più gli uomini e molto più gli obligano …». A binding form of love in Machiavelli’s Prince
The article examines the beginning of chapter xxiv of The Prince. In that chapter Machiavelli sums up his view of how the new prince should behave and mentions the qualities he should display in public to consolidate his own power. In a paradoxical way, Machiavelli claims that by following the rules he has outlined so far in the book, the new prince will quickly become much more powerful than a hereditary prince. The foundation of this power would be a sort of ‘military occupation’ of the subjects’ minds by the image of the new prince and the new orders he embodies. The article raises the hypothesis that this form of obligation, which nullifies the free will of the subjects, is a superior form of love, resulting from the skilful use of religious suggestion combined with diπerent forms of political communication.

Studi rinascimentali, 2021
Nel Principe, nei Discorsi e nell'Arte della guerra viene trattato il rapporto tra gli 'umori' ch... more Nel Principe, nei Discorsi e nell'Arte della guerra viene trattato il rapporto tra gli 'umori' che formano il corpo politico e il potere dello stato. A questo riguardo, Machiavelli osserva in generale che (nel caso di un principato), lo stato deve ottenere il favore del popolo e limitare il potere dei grandi. Tuttavia, il caso illustrato nel cap. XIX del Principe introduce un'anomalia, perché nell'Impero Romano i soldati avevano acquisito il ruolo di un terzo "umore", diventando così anch'essi parte, a pieno titolo, dello spazio pubblico/politico. E poiché essi erano la «più potente» tra le «università», gli imperatori erano costretti a soddisfare i loro desideri, ciò che condusse alla progressiva distruzione dell'Impero. L'analisi di questa anomalia spinge Machiavelli a fare delle considerazioni sulle condizioni che, nel mondo moderno, rendono possibile la libertà, non nella sua forma 'assoluta' (che è possibile solo come residuo o eccezione), ma come mescolanza variabile di obbedienza, sicurezza/protezione e 'vivere politico'. La principale preoccupazione del potere politico, egli afferma, è quella di evitare che l'esercito diventi un 'umore', cioè una figura pubblica.
Las Torres de Lucca. Revista internacional de filosofía política, 11 (2), 2022: 219-221, 2022
«Uno esemplo domestico e moderno»: Machiavelli, Firenze e l’idea di contemporaneità, in G. Cappelli (a cura di), Al di là del Repubblicanesimo. Modernità politica e origini dello Stato, Unior Press, Napoli 2020, pp. 165-188, 2020
Al di là del Repubblicanesimo Napoli 2020 UNIOR Al di là del Repubblicanesimo Modernità politica ... more Al di là del Repubblicanesimo Napoli 2020 UNIOR Al di là del Repubblicanesimo Modernità politica e origini dello Stato a cura di
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Leonardo da Vinci by Fabio Frosini
the «point» as a very real «spiritual power» similar to the soul, invisible and incorporeal because infinitely small, that by moving brings about space and the visible world and all natural effects and that can be worked out mathematically with the tools of perspective. The adoption of this model causes
the level of appearances to lose its original and stable character and become derivative and uncertain. I shall then show the tension that arises when the model of «pyramidal power» as «spiritual power» is concretely extended to the explanation of appearances. On the one hand, Leonardo tends to think of the «pyramid» as a real expansion of the metaphysical «point» and thus as an entity really existing in nature; on the other hand, the difficulties he encounters push him to consider it, in line with the perspective tradition, as
a mere proportion between two measures (for example, weight and speed,or volume and distance), and thus as an abstract measure.
Niccolò Machiavelli by Fabio Frosini
The article examines the beginning of chapter xxiv of The Prince. In that chapter Machiavelli sums up his view of how the new prince should behave and mentions the qualities he should display in public to consolidate his own power. In a paradoxical way, Machiavelli claims that by following the rules he has outlined so far in the book, the new prince will quickly become much more powerful than a hereditary prince. The foundation of this power would be a sort of ‘military occupation’ of the subjects’ minds by the image of the new prince and the new orders he embodies. The article raises the hypothesis that this form of obligation, which nullifies the free will of the subjects, is a superior form of love, resulting from the skilful use of religious suggestion combined with diπerent forms of political communication.
the «point» as a very real «spiritual power» similar to the soul, invisible and incorporeal because infinitely small, that by moving brings about space and the visible world and all natural effects and that can be worked out mathematically with the tools of perspective. The adoption of this model causes
the level of appearances to lose its original and stable character and become derivative and uncertain. I shall then show the tension that arises when the model of «pyramidal power» as «spiritual power» is concretely extended to the explanation of appearances. On the one hand, Leonardo tends to think of the «pyramid» as a real expansion of the metaphysical «point» and thus as an entity really existing in nature; on the other hand, the difficulties he encounters push him to consider it, in line with the perspective tradition, as
a mere proportion between two measures (for example, weight and speed,or volume and distance), and thus as an abstract measure.
The article examines the beginning of chapter xxiv of The Prince. In that chapter Machiavelli sums up his view of how the new prince should behave and mentions the qualities he should display in public to consolidate his own power. In a paradoxical way, Machiavelli claims that by following the rules he has outlined so far in the book, the new prince will quickly become much more powerful than a hereditary prince. The foundation of this power would be a sort of ‘military occupation’ of the subjects’ minds by the image of the new prince and the new orders he embodies. The article raises the hypothesis that this form of obligation, which nullifies the free will of the subjects, is a superior form of love, resulting from the skilful use of religious suggestion combined with diπerent forms of political communication.
it is possible to explain the peculiar oscillation of Machiavelli’s thought between identity (in eternity) and difference (in time), as
well as the intertwining among prudence, virtue, necessity and religion.
1827, in a much more tormented and mediate manner, politics appear as the struggle to rescue the “true” (the Enlightened rationalism, the Classical pessimism) from the Christian-bourgeois ideology of “truth” as the insurmountable horizon of Modernity. At the foundations of this political thinking there is an ontology that reaches, from the initial vitalism, to fix itself as a materialism of the absolute presence of the entities and the absolute value of present time.
This issue of «Laboratoire italien» reports on the current state of the research on Gramsci in Italy. From the point of view of their subject matter, the contributions collected in this issue can be divided into two main areas, which ultimately feed on each other: the editions, on the one hand, and on the other, the critical studies. The first section hosts contributions on the new editions, framed in the project – started in 1990 and still in progress – of the the Edizione nazionale degli scritti di Antonio Gramsci. In particular, it gathers essays on the new editions of the Prison Notebooks, the Writings 1910-1926 and the Correspondence. These articles give an account of the innovations – both in the method and content – that these new editions have produced. The section opens with an extensive essay by Gianni Francioni who studies the way Gramsci worked through the manuscript of the Notebooks, revealing its structure and diachronic features in the light of the latest philological findings. The second section collects studies on certain issues and concepts previously neglected, and that in the last two decades are emerging as crucial: pragmatism, linguistics, the interpretation of fascism, of corporatism and post-liberal societies, the category of “translatability”, the relationship with Vico’s philosophy. The issue is concluded (third section) by Giuseppe Vacca with a comprehensive overview of the most significant interpretations of Gramsci in Italy in recent years
IT
Questo fascicolo di «Laboratoire italien» fa il punto sullo stato attuale della ricerca su Gramsci in Italia. L’insieme delle acquisizioni che costituiscono l’oggetto degli studi qui raccolti può essere distinto in due grandi aree, che del resto si alimentano reciprocamente: le edizioni e gli studi critici. La sezione Filologia ospita contributi sulle le nuove edizioni, inquadrate nel progetto – avviato nel 1990 e tuttora in corso – della Edizione nazionale degli scritti di Antonio Gramsci. In particolare, sono qui raccolti saggi sulle nuove edizioni dei Quaderni del carcere, degli scritti giornalistici e politici e dell’epistolario, nei quali si dà conto delle novità – di metodo e di contenuto – che queste edizioni comportano. La sezione è aperta da un ampio saggio di Gianni Francioni che studia il modo di lavorare di Gramsci e il manoscritto dei Quaderni, esponendone la struttura e la diacronia alla luce delle più recenti acquisizioni filologiche. La sezione Strumenti raccoglie studi su alcuni temi e concetti in precedenza trascurati, e che nella ricerca dell’ultimo ventennio sono invece emersi come cruciali, come il pragmatismo, la linguistica, l’interpretazione del fascismo, del corporativismo e delle società post-liberali, la categoria di “traducibilità”, il rapporto con la filosofia di Vico. Il fascicolo è chiuso (sezione Bilancio) da una panoramica complessiva di Giuseppe Vacca sulle più significative interpretazioni di Gramsci in Italia negli ultimi anni.
FR
Ce dossier de Laboratoire italien fait le point sur l’état actuel des recherches sur Gramsci en Italie. L’ensemble des acquis qui constituent l’objet des études que nous rassemblons ici peut être distingué en deux grands domaines, qui du reste s’alimentent l’un de l’autre : les éditions et les études critiques. La section Philologie accueille des contributions portant sur les nouvelles éditions, à l’intérieur du projet (initié dès 1990 et toujours en cours) de l’Édition nationale des écrits d’Antonio Gramsci. On y trouve des articles consacrés aux nouvelles éditions des Cahiers de prison, des écrits journalistiques et politiques et des lettres, qui rendent compte des nouveautés – de méthode et de contenu – que contiennent ces éditions. Cette section débute par une ample contribution de Gianni Francioni, qui étudie la façon dont travaille Gramsci et les manuscrits des Cahiers, exposant leur structure et leur chronologie à la lumière des acquisitions philologiques les plus récentes. La section Outils recueille des études consacrées à certains thèmes et concepts précédemment négligés, qui dans les recherches des vingt dernières années se sont à l’inverse révélés d’une importance cruciale, tels le pragmatisme, la linguistique, l’interprétation du fascisme, du corporatisme et des sociétés post-libérales, la catégorie de « traductibilité », le rapport avec la philosophie de Vico. Le dossier se conclut (section Bilan) avec un large tableau de Giuseppe Vacca consacré aux plus significatives interprétations de Gramsci parues ces dernières années en Italie.
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Table of Contents:
Special Issue: Gramsci and Anthropology: A “Round Trip”
edited by Sabrina Tosi Cambini and Fabio Frosini
Editorial - Derek Boothman 1
Editors’ Introduction - Sabrina Tosi Cambini, Fabio Frosini 2
Introduzione dei curatori - Sabrina Tosi Cambini, Fabio Frosini 17
Part I: Uses of Gramsci
1. Elizabeth L. Krause, Massimo Bressan - Via Gramsci: Hegemony and
Wars of Position in the Streets of Prato 31
2. Veronica Redini - «Un nuovo tipo umano». Per un antropologia del
lavoro industriale a partire da «Americanismo e Fordismo» 67
3. Alessandro Simonicca - Recuperare la scalarità del denso, tra
resistenza e studying up 87
4. Alessandro Deiana - Folklore come egemonia. Comprendere la cultura
popolare; riconoscere la subalternità; lottare sul terreno della
cultura? 113
Part II: History
5. Roberto Beneduce - History as Palimpsest. Notes on Subalternity,
Alienation, and Domination in Gramsci, De Martino, and Fanon 134
6. Riccardo Ciavolella - Gramsci in antropologia politica. Connessioni
sentimentali, monografie integrali e senso comune delle lotte
subalterne 174
7. Fabio Dei - Popolo, popolare, populismo 208
8. Gino Satta - Gramsci’s «Prison Notebooks» and the “re-foundation”
of anthropology in post-war Italy 239
Part IV: Intersections
9. Eugenio Testa - L’incanto del serpente. Gramsci in contrappunto tra
Giorgio Baratta e Alberto M. Cirese 258
10. Lelio La Porta - Lo studio « disinteressato» come nuovo terreno
applicativo della scienza dell’educazione 288
11. Roberto Dainotto - Filosofia, filologia, e il «senso delle masse» 306
Part IV: Memos and interviews
12. Piergiorgio Solinas - Egemonia e gerarchia, tracce nei «Quaderni
del carcere» 331
13. Luigi M. Lombardi Satriani - Pluralismo degli ordinamenti
giuridici e le «“nuove” credenze popolari» gramsciane: la sfida della
modernità 342
14. Eugenio Testa - Notizie sul «Regesto gramsciano» di Alberto M. Cirese 351
15. Pietro Clemente - Gramsci ed io. Intervista (a cura di Sabrina
Tosi Cambini e Fabio Frosini) 357
Part V: Reviews
16. Anthony Crézégut - Pour Tosel, un Aufklärer dans les Holzwege gramsciens 372
The purpose of this contribution is to ask whether the world of today can be analysed in terms of hegemony. Firstly, the main features of hegemony in the 19th century, during the period between the two wars and in the postwar period up to the 1970s, are illustrated. Secondly, the elements that allow us to speak, in the nineteenth and twentieth centuries, of a "passive revolution" are described. And finally, the model known as Neoliberalism is compared to these notions. The conclusion is that, though much more restricted in its ambitions, Neoliberalism can ultimately be said "hegemonic" because it tries to articulate the main elements of the hegemonic discourse, despite the fact that the terrain has changed: no longer the national State but the international field of the new "cosmopolitical" bourgeoisie.
Abstract: The translatability of languages, as in the thought of Antonio Gramsci, represents an important attempt to renew Marxism and, to this end, faces a “territory” that Marx and Engels left practically unexplored. Nevertheless, one can find in Marx's writings of 1844-1845 a rich reflection on the plurality of “voices” as constitutive of the “human essence”. Marx aimed at overcoming all the subaltern variants of speculative activity, and for this he investigated immanence in the light of a non-absolute, arbitrary “worldliness”, but as “relative necessity”. The diversity of languages as a starting point for critical thinking an action.
Stefano G. Azzarà e Stefano Visentin (Università di Urbino)
Anche dalla pubblicistica più indulgente, la Rivoluzione d’ottobre viene per lo più rappresentata oggi come un incidente della storia e cioè come una diabolica deviazione del corso del mondo dalla normale modernizzazione liberale: una sorta di Sonderweg russo di estrema sinistra. Ancor più spesso viene presentata però come una catastrofe politica originaria, ovvero come un’eruzione di fanatismo demagogico tardo-giacobino dalla quale sarebbero scaturite tutte le correnti totalitarie che hanno poi attraversato il Ventesimo secolo. È la celebre tesi di Ernst Nolte, convinto, sulla scorta di Heidegger e Schmitt, che il nazismo e il suo «genocidio di razza» fossero un semplice «contromovimento» reattivo nei confronti del «genocidio di classe» bolscevico. Nonostante i grandi cambiamenti che sul piano materiale come su quello culturale ci separano irreversibilmente dall’epoca e dal clima del dopoguerra – e nonostante cento anni siano ormai passati – quell’evento è però tutt’ora ricordato e studiato in tutto il mondo. E molte tra le maggiori Università, comprese quelle italiane, hanno cercato di affrontarne la memoria e le ripercussioni come esse meritano e cioè su un piano che deve essere anzitutto storiografico e filosofico-politico e non certamente ideologico e propagandistico.
Pur avendo scandalizzato anche quella parte – minoritaria – della storiografia liberale che era rimasta fedele al paradigma democratico e antifascista, le tesi di Nolte non sono, a guardar bene, troppo distanti da quella «teoria del totalitarismo» che dai tempi della Dottrina Truman definisce gli assi interpretativi fondamentali della visione del mondo liberaldemocratica occidentale. Non stupisce perciò che esse continuino ad avere un notevole seguito, tanto più che il modello interpretativo che semplifica la storia universale sulla base della coppia libertà/totalitarismo si presta ad essere traslato e variato con la medesima leggerezza nelle più diverse epoche. Non a caso, soprattutto negli Stati Uniti ma anche in Europa, è proprio quell’idealtipo storiografico prêt-à-porter l’ipotesi di lavoro prevalente che guida oggi le ricerche sull’islamismo radicale (considerato da Daniel Pipes come da numerosi altri autori come la «terza ondata» di una sorta di totalitarismo ideale eterno pervicacemente impegnato a cancellare il Mondo Libero) e persino sul cosiddetto “populismo”.
Tuttavia, la nostra impressione è che questo straordinario consensus che accomuna ormai le più diverse posizioni culturali e politiche – incluse alcune tra le tendenze intellettuali che erano state eredi della tradizione del marxismo novecentesco ma che hanno mutato i loro riferimenti culturali senza dilungarsi troppo nell’elaborazione concettuale di questo spostamento –, ben poco abbia di scientifico ma sia in gran parte determinato e corroborato dalla vittoria di sistema conseguita da una delle due parti in lotta al termine della Guerra Fredda. E pensiamo, in questa prospettiva, che il compito di una storiografia e di una riflessione filosofico-politica rigorose e autonome sia in primo luogo esattamente il contrario ovvero quello di sottoporre ad analisi critica il punto di vista dei vincitori: quell’interpretazione che troppo facilmente tracima nel senso comune fino a diventare verità indiscussa e indiscutibile, quasi ideologia che ridiventa natura.
In realtà, anche a uno sguardo superficiale non è possibile negare che almeno due delle caratteristiche fondamentali del nostro tempo e della democrazia moderna intesa come democrazia progressiva sarebbero letteralmente impensabili senza la rottura che la Rivoluzione russa, in particolare quella d’ottobre, ha rappresentato nella storia contemporanea.
In primo luogo, gli eventi russi – i quali di per sé contribuiscono in maniera esemplare a illuminare i nessi che sussistono tra conflitto politico-sociale, democrazia e guerra – rappresentano l’avvio di quel più ampio e complessivo processo di rivoluzionamento del mondo contemporaneo che è costituito dalla decolonizzazione e i cui effetti non sono ancora conclusi. La messa in discussione dell’ordinamento eurocentrico della Terra inizia certamente già nel XIX secolo, a partire dalle prime sollevazioni in America Latina, in Medio Oriente, in Asia, e soprattutto a partire da quella guerra ispano-americana che ha dato avvio al progetto egemonico globale statunitense. E però è solo con l’impulso della Rivoluzione d’ottobre che – grazie alle intuizioni politiche di Lenin e al tentativo di universalizzare le conseguenze del marxismo costruendo un ponte politico tra Occidente e Oriente, Città e Campagna, Centro e Periferia – la rottura dell’ordine coloniale diventa un fenomeno di portata planetaria e significativo sul piano politico. Un fenomeno che condizionerà gli sviluppi interni agli stessi Stati nazionali euro-occidentali e che darà vita a uno dei presupposti fondamentali della democrazia moderna: l’idea di un diritto internazionale basato sul principio di eguaglianza (gli stessi 14 punti di Wilson sono successivi al 1917).
In secondo luogo – e non è possibile qui più di un accenno –, va ribadito come anche gli storiografi di orientamento liberal-conservatore (ma Hayek e Popper lo avevano fatto notare con sdegno già molti decenni prima...) siano ormai dell’idea che la deterrenza costituita dalla presenza di un competitore politico, economico e ideologico su scala globale abbia svolto un ruolo determinante nello sviluppo dei sistemi di Welfare ai quali la democrazia occidentale e persino lo stesso capitalismo consumeristico devono gran parte del proprio sviluppo. Non è un caso che la fine della Guerra Fredda abbia coinciso con l’inizio dello smantellamento di questi sistemi ovvero con l’espunzione dal mercato capitalistico di ogni elemento di responsabilità sociale e intervento pubblico e con l’apertura di un’epoca politica e economica completamente nuova, tutta all’insegna dell’individualismo proprietario ma anche della crisi permanente.
Le grandi trasformazioni iniziate con il periodo 1989-91 non sono ancora terminate. All’esplosione della globalizzazione (che ha fatto gridare alcuni frettolosi interpreti ad una ormai compiuta «fine della storia») sono in realtà seguiti imponenti sconvolgimenti in tutti i settori della vita sociale, dall’economia alla scienza-tecnologia alle tecniche di governo; trasformazioni che a loro volta hanno innescato nuove contraddizioni e nuovi conflitti interni ai singoli paesi come su scala planetaria. È possibile leggere queste trasformazioni e le tensioni che esse hanno generato senza metterle a confronto con la categoria di rivoluzione? E cosa rimane oggi di quelle ulteriori tracce della Rivoluzione russa che tanto in profondità hanno scavato nella democrazia moderna e nelle sue forme di coscienza, a partire dalla costituzione delle identità politiche che hanno animato la fenomenologia del conflitto per oltre un cinquantennio? Cosa è rimasto, infine, dell’esperienza politica e della riflessione di un uomo, Lenin, il cui nome oggi sconosciuto ai più ha rappresentato uno spartiacque per quasi un secolo?
A queste e ad altre domande abbiamo cercato di dare, se non una risposta, almeno uno spazio di riflessione e una giusta risonanza in un recente convegno. Un momento di confronto che ha ospitato punti di vista anche molto distanti tra loro – pensiamo alla questione del rapporto tra socialismo e principio nazionale oppure al tema dello sviluppo delle forze produttive e della NEP – e del quale riportiamo qui la prima parte degli atti, affiancandola ad altri contributi. Il convegno, promosso dal Dipartimento di studi umanistici e dal Dipartimento di economia, società e politica dell’Università di Urbino, ha avuto il patrocinio dell’Istituto italiano per gli studi filosofici e della Internationale Gesellschaft Hegel-Marx für dialektisches Denken, che qui ringraziamo.
Completano questo numero di “Materialismo Storico” – dedicato più in generale a «rivoluzioni e restaurazioni, guerre e grandi crisi storiche» – un saggio di Venanzio Raspa su Meinong e la Prima guerra mondiale, un’intervista sulla crisi capitalistica all’economista dell’Università di Siena Ernesto Screpanti, una lettura decisamente controcorrente dell’ultimo Foucault e la traduzione italiana di un assai dibattuto intervento di Gianni Vattimo e Santiago Zabala sul «comunismo ermeneutico». Di particolare rilievo è infine per noi l’intervista di Gianfranco Rebucini ad Andrè Tosel, probabilmente l’ultima che sia stata rilasciata dal nostro compianto collega, amico, maestro (pubblichiamo su questo numero la prima parte e sul prossimo, previsto per luglio, la seconda).
forces in unstable balance, which struggle to position themselves on the side of history, to identify with it. For this reason, in his reading of Marxism, the unity of history is a result, the product of a successful strategy of hegemony building. This article reviews the Gramscian theory of hegemony and tries to show its coherence with the philosophy of praxis, that is, with the notion of the fundamentally practical nature of reality. In particular, it is argued that, on the one hand, a crisis of hegemony must be understood as disintegrating (and not emptying) a hegemonic system, which allows subordinated hegemonic moments to emerge; on the other hand, the crisis itself is determined by the formulation of hegemonic discourses that try to escape their condition of subordination.
The article intends to highlight the close relationship between the hypothesis that fascism is the “passive revolution” of the 20th century and the fact that it can be considered as a kind of political laboratory. Gramsci states the hypothesis that fascism is the “passive revolution” of the 20th century as a result of a critique to Benedetto Croce’s approach to Italian history, which culminates in the definition of Croce’s “religion of liberty” as an effort to stabilise fascism, that is, as a way to reinstate bourgeois hegemony over popular masses. On the other side, as a “totalitarian” State and as a “totalitarian” political practice, fascism cannot be considered as a mere reaction to the process of self-organisation of the popular masses, which is carried on in the first decades of the 20th century and above all after the World War. Since fascism’s main goal is to absorb and channel the masses’ impulse more than to reject it, it is rather a “political laboratory”, where for the first time in the history of the Italian national state, the “people” can do their “apprenticeship” to politics. The conclusion Gramsci draws from this analysis of fascism and of Croce’s discourse on “liberty”, is that in contemporary Italy it is possible to articulate a political strategy that, recalling to the other Jacobin values of “equality” and “fraternity”, gives rise to a movement for popular democracy under the slogan of the “constituent assembly”.
INCURSIONES GRAMSCIANAS ARGENTINAS
Dilemas actuales, a 100 años de Octubre, a 80 años de la muerte de Antonio Gramsci
(Buenos Aires, 21, 22 y 23 de junio de 2017)
Centro Cultural de la Cooperación “Floreal Gorini”
Facultad de Ciencias Sociales – Universidad de Buenos Aires
The Ghilarza Summer School - Scuola internazionale di studi gramsciani offers 15 scholarships for participating in an advanced studies course on the thought of Antonio Gramsci. The course will be held in Ghilarza (the small town in Sardinia where Gramsci spent the years of his childhood and youth) during the period from 8th to 13th September 2025, and will be dedicated to the subject: LITERATURE AND NATIONAL LIFE
La Ghilarza Summer School - Scuola internazionale di studi gramsciani publica una convocatoria de 15 becas para participar en un curso avanzado sobre el pensamiento de Antonio Gramsci. El curso se llevará a cabo en Ghilarza (el pueblo de Cerdeña donde Gramsci pasó su infancia y juventud) durante el periodo del 8 al 13 de septiembre 2025 y estará dedicado al tema:
LITERATURA Y VIDA NACIONAL
Prato, 17-19 dicembre 2015
“Antropologia applicata e approccio interdisciplinare”
Il 21 giugno 1921 Mussolini pronuncia alla Camera dei deputati il suo primo discorso parlamentare, un esordio che segna un «punto di svolta nella sua carriera politica». Da «agitatore, giornalista e tribuno» si accinge a trasformarsi in uomo di governo che «traduce quotidianamente i termini della disputa in indicazioni di carattere generale», che a loro volta diventano i capisaldi della costruzione di uno Stato nuovo. Con un approccio storico-critico rigoroso, Fabio Frosini raccoglie gli interventi che racchiudono i temi essenziali alla comprensione di questo progetto nel suo primo decennio, fino a quel 1932, anniversario della marcia su Roma, che ne sancirà la piena stabilizzazione ma anche l’inizio della crisi. Se la storiografia dell’ultimo cinquantennio si è occupata ampiamente della personalità e delle prese di posizione di Mussolini e ha dedicato invece poca attenzione ai suoi testi, questo volume sottrae articoli, saggi, interviste e discorsi al «raggio dell’eredità storica del fascismo» in cui sono stati quasi per intero confinati. Dall’analisi delle dinamiche sottese alla genesi di un «regime che provvede e prevede» – il rapporto fra politica e cultura, fra tecniche di gestione e governo, e fra Stato ed economia, il mito della rivoluzione, il capitalismo nascente, l’ideologia post-liberale – emerge il ruolo chiave svolto dal corporativismo nel fare del popolo, adeguatamente disciplinato, lo strumento della potenza della nazione.
Considerato in quel momento da buona parte dell’opinione pubblica «tutt’altro che una disgrazia», il fascismo degli anni venti è apparso, persino a Benedetto Croce e Antonio Gramsci, come la forza che ha traghettato l’Italia fuori dalla crisi d’autorità in cui era precipitata dopo la guerra e come il mezzo che, di fatto, ne ha unificato il «tessuto» morale e sociale.
Ce livre rassemble des textes écrits par les plus grands spécialistes internationaux du révolutionnaire italien Antonio Gramsci. Ces études approfondies mettent en lumière des éléments fondamentaux de sa pensée qui, bien que forgés dans les geôles du fascisme, conservent une actualité pour notre époque, comme l’opposition entre communisme et populisme, les notions d’américanisme et de fordisme ou l’idée de crise d’hégémonie.
L’ouvrage montre ainsi la profonde originalité du marxisme ouvert de Gramsci, ou de sa « philosophie de la praxis », qui est tout entière orientée vers l’émancipation des subalternes et est indissociable de leurs luttes pour l’avènement d’un monde radicalement nouveau.
Avec les contributions de Yohann Douet, Fabio Frosini, Francesca Izzo, Domenico Losurdo, Pierre Musso, André Tosel et Giuseppe Vacca. Édité par Yohann Douet.
À l’occasion de la sortie du livre, Contretemps a publié un extrait de l’introduction de l’ouvrage, écrite par Yohann Douet, autour du marxisme ouvert de Gramsci : « Gramsci: un marxisme singulier, une nouvelle conception du monde » (Contretemps.eu, 16 juillet 2021).
e “rivoluzione passiva” come categorie fondamentali dei Quaderni del carcere. Della prima Gramsci si serve per analizzare diversi eventi che
scuotono il Novecento (dalla crisi della cultura positivistica a quella di
egemonia seguita alla prima guerra mondiale, dalla crisi del socialismo
a quella dello Stato liberale con la nascita e l’avvento del fascismo,
alla crisi, infine, del modello di accumulazione “individualistico” con
il crollo della borsa nel 1929), evidenziando come siano tutti legati
all’emergere delle organizzazioni delle forze popolari quali nuove protagoniste della vita politica. Con “rivoluzione passiva” egli indica un
processo di rivolgimento e trasformazione “progressivi”, che però assorbono politicamente le spinte alla frattura innescate dalle crisi e impediscono derive di tipo “giacobino”. Nell’intreccio di “crisi” e “rivoluzione passiva” si disegna un complesso dispositivo che la borghesia forgia nel secolo XIX per conquistare il potere e che ripropone nel presente per poterlo mantenere, facendo proprie alcune delle rivendicazioni del suo avversario e privandolo così della capacità di iniziativa politica.
a cura di Francesca Antonini
e Giuliano Guzzone
Autorevoli storici e studiosi italiani e internazionali riflettono sul ruolo del pensiero gramsciano in Italia e nella cultura internazionale, facendo il punto sulle acquisizioni e sulle prospettive degli scritti di Gramsci, sulla sua filosofia della praxis e la sua importanza nella cultura italiana, analizzando anche stato e nuove frontiere degli studi gramsciani nel mondo globale (Europa, Stati Uniti, Asia, America Latina).
a cura di Fabio Frosini, Marco Gatto e Giacomo Tarascio
Urbino, 8-10 maggio 2024
Con il sostegno del fondo per manifestazioni di rilevante interesse scientifico dell’Università di Urbino Carlo Bo
e del Dipartimento di Studi Umanistici
in collaborazione con:
Università di Pavia, Dipartimento di Studi Umanistici
Università della Calabria, Dipartimento di Studi Umanistici
Centro interuniversitario di ricerca per gli studi gramsciani
Link: https://www.gramsciforthehumanities.org/gramsci-una-massima-di-antoine-rivarol-e-i-libri-non-letti/
Seminario de Presentación (Coordinan Anxo Garrido y Manuel Romero) Sesión 2 - 06.07.2020
SCUOLA INTERNAZIONALE DI STUDI GRAMSCIANI
BANDO 2023
La Ghilarza Summer School - Scuola internazionale di studi gramsciani bandisce 15 posti per la partecipazione a un corso di alta formazione sul pensiero di Antonio Gramsci.
Il corso si svolgerà in una villa di campagna vicino a Ghilarza (il paese della Sardegna in cui Gramsci visse gli anni dell’infanzia e della giovinezza) dal 4 al 9 settembre 2023 e sarà dedicato al tema:
LA SCUOLA E L’EDUCAZIONE NAZIONALE
The Ghilarza Summer School - Scuola internazionale di studi gramsciani offers 15 scholarships for participating in an advanced studies course on the thought of Antonio Gramsci. The course will be held in a country house near Ghilarza (the small town in Sardinia where Gramsci spent the years of his childhood and youth) during the period from 4th to 9th September 2023, and will be dedicated to the subject:
SCHOOL AND NATIONAL EDUCATION
La Ghilarza Summer School - Scuola internazionale di studi gramsciani publica una convocatoria de 15 becas para participar en un curso avanzado sobre el pensamiento de Antonio Gramsci. El curso se llevará a cabo en una casa rural cerca de Ghilarza (el pueblo de Cerdeña donde Gramsci pasó su infancia y juventud) durante el periodo del 4 al 9 de septiembre 2023 y estará dedicado al tema:
LA ESCUELA Y LA EDUCACIÓN NACIONAL