University of Tuscia (Università degli Studi della Tuscia, Viterbo)
Dipartimento di Agronomia
Once time it was common opinion that intensive industrial agriculture, heavily dependent on chemistry, was essential to feed the growing world population, as well as - today - in consequence of the negative impacts of climate change and... more
Once time it was common opinion that intensive industrial agriculture, heavily dependent on chemistry, was essential to feed the growing world population, as well as - today - in consequence of the negative impacts of climate change and global scarcity of land agricultural. It was believed that the pesticide industry could solve the food problem by increasing a
agricultural productions disproportion: today we know that not only the increase in food production has failed to eliminate hunger in the world, but even this has happened at the expense of health human and the environment. Relying on the dangerous pesticides represented, in fact, a short solution a period that today affects the rights to food and health for present and future generations.
agricultural productions disproportion: today we know that not only the increase in food production has failed to eliminate hunger in the world, but even this has happened at the expense of health human and the environment. Relying on the dangerous pesticides represented, in fact, a short solution a period that today affects the rights to food and health for present and future generations.
- by Pietro Massimiliano Bianco and +3
- •
- Ecology, Agricolture, Pesticides
La legge impone controlli molto severi per gli acquedotti mentre la normativa per le acque minerali imbottigliata è molto meno rigida.
- by Marco Tiberti and +1
- •
- Water, Sustainable Development, Ecology
In Italia, con gravi effetti dal punto di vista ambientale, il consumo di acqua minerale imbottigliata è in continuo aumento anche a causa della diffidenza nei confronti delle acque di rubinetto causata da numerosi episodi di... more
In Italia, con gravi effetti dal punto di vista ambientale, il consumo di acqua minerale imbottigliata è in continuo aumento anche a causa della diffidenza nei confronti delle acque di rubinetto causata da numerosi episodi di contaminazione di varia provenienza. La legge impone controlli molto severi per gli acquedotti, mentre la normativa relativa alle acque minerali imbottigliate è meno rigida.
Detergents are among the most dangerous substances we have at home and often are a concentrate of irritants and pollutants to the environment that come through the discharges into the sea: They contain many potentially toxic substances... more
Detergents are among the most dangerous substances we have at home and often are a concentrate of irritants and pollutants to the environment that come through the discharges into the sea: They contain many potentially toxic substances and high environmental impact: non-ionic synthetic surfactants and of petroleum derivation, preservatives, perfumes and chemical dyes, enzymes and phosphates.
Detergents for dishwashers have a much greater toxicity than that of hand-washing detergents, also due to their strong alkalinity.
Detergents for dishwashers have a much greater toxicity than that of hand-washing detergents, also due to their strong alkalinity.
Il problema dell’invasività e dei rischi dei campi elettromagnetici ad alta frequenza è già stato trattato dalle nostre Associazioni. Nel corso degli anni si sono accumulate numerose evidenze sull’effetto nefasto di questa forma di... more
Il problema dell’invasività e dei rischi dei campi elettromagnetici ad alta frequenza è già stato trattato dalle nostre Associazioni. Nel corso degli anni si sono accumulate numerose evidenze sull’effetto nefasto di questa forma di inquinamento sulla salute umana e sull’ambiente.
Nell’ultimo decennio sono state diffuse risoluzioni scientifiche e governative, consensi scientifici e documenti di posizione, rapporti di gruppi di scienziati indipendenti e appelli ai governi per invitare a limitare la diffusione dell’uso di tecnologie di comunicazione promuovendo standard di sicurezza per i campi elettromagnetici basati su evidenze biologiche.
Alle raccomandazioni provenienti dal mondo scientifico, purtroppo, come nel caso dei pesticidi, delle emissioni in atmosfera e degli inquinanti organici persistenti (POP), è generalmente seguita una notevole inerzia normativa sia a livello europeo che nazionale. Ancora di più è trascurato, a livello politico e amministrativo, l’effetto sinergico di queste fonti di inquinamento, così come il Principio di Precauzione che dovrebbe guidare qualsiasi scelta in ambito gestionale.
Nel frattempo i campi elettromagnetici artificiali e l’inquinamento diffuso hanno continuato ad aumentare significativamente per motivazioni più legate a interessi economici privati che a effettive necessità o al concreto interesse per la salute pubblica e la tutela ambientale.
Negli ultimi tempi una notevole inquietudine si è diffusa anche presso i non addetti ai lavori per la nuova tecnologia 5G che minaccia, in un quadro già pericoloso almeno a livello locale, un ulteriore incremento dei campi elettromagnetici artificiali e l’utilizzo di frequenze mai utilizzate su così ampia scala in assenza di regole adeguate e di efficaci sistemi di monitoraggio dell’esposizione pubblica.
Per questi motivi e per porre, ancora una volta, all’attenzione pubblica e ai mass media i rischi correlati a queste tecnologie abbiamo trattato in maniera per quanto possibile sintetica le informazioni provenienti dalla ricerca scientifica, offrendo al lettore una notevole bibliografia con la quale aumentare la propria conoscenza e farsi una propria idea della situazione presente, a nostro parere già inquietante.
Le conclusioni a cui siamo giunti è che, se è vero che non si possono bloccare le innovazioni tecnologiche, esse devono essere tuttavia impiegate su larga scala solo dopo averne compiutamente considerato i possibili impatti ambientali e sanitari e solo dopo un efficace adeguamento delle normative in relazione alle conoscenze scientifiche, privilegiando la salute e l’ambiente prima di qualsiasi interesse economico.
Per tutelare la salute pubblica si rende indispensabile recepire gli studi scientifici più recenti ed attuare quanto indicato dalla Raccomandazione 1815 dell’Assemblea Plenaria del Consiglio d’Europa del 2011, volta ad abbassare i limiti di esposizione alle radiofrequenza in relazione all’uso privato di telefoni mobili, telefoni DECT (cordless), WiFi, WLAN e WIMAX per computer, Baby Phones a 0,2 V/m sul “lungo termine”, mentre secondo il rapporto Bionitiative 2012 sulla base delle evidenze sperimentali e del principio di precauzione deve essere portato a 0,6 V/m nell’immediato.
In relazione al 5G, fermi restando i presupposti di cui sopra, è necessaria una moratoria per valutare adeguatamente gli effetti sulla salute e sull’ambiente delle frequenze utilizzate, anche in relazione alla loro prevista onni-pervadenza. Vanno inoltre valutati i possibili effetti sulla sempre più folta comunità degli Elettrosensibili e sui soggetti potenzialmente più vulnerabili, come i bambini.
Riteniamo inoltre doveroso, sulla base delle evidenze disponibili, il divieto di installazione di reti Wi-Fi negli asili e nelle scuole frequentate da bambini e ragazzi al di sotto dei 16 anni e il divieto di posizionamento di ripetitori di radiotelefonia in prossimità degli stessi luoghi..
Vi deve essere obbligo, per le Agenzie di Salute Pubblica, di valutare i rischi per la salute connessi alle radiofrequenze, selezionando studi scientifici indipendenti ed escludendo quelli finanziati dall’industria delle telecomunicazioni o da fondazioni ed enti finanziati dalla stessa.
Riteniamo che debba essere sottoposto a Valutazione Ambientale Strategica l’intera Strategia per le Telecomunicazioni. Ricordiamo che il processo di VAS impone criteri ampi di partecipazione, tutela degli interessi legittimi e trasparenza del processo decisionale, attraverso il coinvolgimento e la consultazione dei soggetti competenti in materia ambientale e del pubblico che in interessato dall’iter decisionale.
Auspichiamo la promozione di investimenti pubblici e detassazione per la connettività in fibra ottica e via cavo, che è la tecnologia più efficiente e sicura per la salute e per l’ambiente.
Su questi presupposti siamo lieti di offrire al pubblico il nostro rapporto, svolto in modo del tutto indipendente.
Gradiamo costruttivi feedback per migliorare ulteriormente la conoscenza di base e la divulgazione delle problematiche correlate all’incremento dei campi elettromagnetici artificiali e alla necessità di un adeguata normativa e di processi per quanto possibile trasparenti e partecipati di valutazione degli impatti delle nuove tecnologie.
Nell’ultimo decennio sono state diffuse risoluzioni scientifiche e governative, consensi scientifici e documenti di posizione, rapporti di gruppi di scienziati indipendenti e appelli ai governi per invitare a limitare la diffusione dell’uso di tecnologie di comunicazione promuovendo standard di sicurezza per i campi elettromagnetici basati su evidenze biologiche.
Alle raccomandazioni provenienti dal mondo scientifico, purtroppo, come nel caso dei pesticidi, delle emissioni in atmosfera e degli inquinanti organici persistenti (POP), è generalmente seguita una notevole inerzia normativa sia a livello europeo che nazionale. Ancora di più è trascurato, a livello politico e amministrativo, l’effetto sinergico di queste fonti di inquinamento, così come il Principio di Precauzione che dovrebbe guidare qualsiasi scelta in ambito gestionale.
Nel frattempo i campi elettromagnetici artificiali e l’inquinamento diffuso hanno continuato ad aumentare significativamente per motivazioni più legate a interessi economici privati che a effettive necessità o al concreto interesse per la salute pubblica e la tutela ambientale.
Negli ultimi tempi una notevole inquietudine si è diffusa anche presso i non addetti ai lavori per la nuova tecnologia 5G che minaccia, in un quadro già pericoloso almeno a livello locale, un ulteriore incremento dei campi elettromagnetici artificiali e l’utilizzo di frequenze mai utilizzate su così ampia scala in assenza di regole adeguate e di efficaci sistemi di monitoraggio dell’esposizione pubblica.
Per questi motivi e per porre, ancora una volta, all’attenzione pubblica e ai mass media i rischi correlati a queste tecnologie abbiamo trattato in maniera per quanto possibile sintetica le informazioni provenienti dalla ricerca scientifica, offrendo al lettore una notevole bibliografia con la quale aumentare la propria conoscenza e farsi una propria idea della situazione presente, a nostro parere già inquietante.
Le conclusioni a cui siamo giunti è che, se è vero che non si possono bloccare le innovazioni tecnologiche, esse devono essere tuttavia impiegate su larga scala solo dopo averne compiutamente considerato i possibili impatti ambientali e sanitari e solo dopo un efficace adeguamento delle normative in relazione alle conoscenze scientifiche, privilegiando la salute e l’ambiente prima di qualsiasi interesse economico.
Per tutelare la salute pubblica si rende indispensabile recepire gli studi scientifici più recenti ed attuare quanto indicato dalla Raccomandazione 1815 dell’Assemblea Plenaria del Consiglio d’Europa del 2011, volta ad abbassare i limiti di esposizione alle radiofrequenza in relazione all’uso privato di telefoni mobili, telefoni DECT (cordless), WiFi, WLAN e WIMAX per computer, Baby Phones a 0,2 V/m sul “lungo termine”, mentre secondo il rapporto Bionitiative 2012 sulla base delle evidenze sperimentali e del principio di precauzione deve essere portato a 0,6 V/m nell’immediato.
In relazione al 5G, fermi restando i presupposti di cui sopra, è necessaria una moratoria per valutare adeguatamente gli effetti sulla salute e sull’ambiente delle frequenze utilizzate, anche in relazione alla loro prevista onni-pervadenza. Vanno inoltre valutati i possibili effetti sulla sempre più folta comunità degli Elettrosensibili e sui soggetti potenzialmente più vulnerabili, come i bambini.
Riteniamo inoltre doveroso, sulla base delle evidenze disponibili, il divieto di installazione di reti Wi-Fi negli asili e nelle scuole frequentate da bambini e ragazzi al di sotto dei 16 anni e il divieto di posizionamento di ripetitori di radiotelefonia in prossimità degli stessi luoghi..
Vi deve essere obbligo, per le Agenzie di Salute Pubblica, di valutare i rischi per la salute connessi alle radiofrequenze, selezionando studi scientifici indipendenti ed escludendo quelli finanziati dall’industria delle telecomunicazioni o da fondazioni ed enti finanziati dalla stessa.
Riteniamo che debba essere sottoposto a Valutazione Ambientale Strategica l’intera Strategia per le Telecomunicazioni. Ricordiamo che il processo di VAS impone criteri ampi di partecipazione, tutela degli interessi legittimi e trasparenza del processo decisionale, attraverso il coinvolgimento e la consultazione dei soggetti competenti in materia ambientale e del pubblico che in interessato dall’iter decisionale.
Auspichiamo la promozione di investimenti pubblici e detassazione per la connettività in fibra ottica e via cavo, che è la tecnologia più efficiente e sicura per la salute e per l’ambiente.
Su questi presupposti siamo lieti di offrire al pubblico il nostro rapporto, svolto in modo del tutto indipendente.
Gradiamo costruttivi feedback per migliorare ulteriormente la conoscenza di base e la divulgazione delle problematiche correlate all’incremento dei campi elettromagnetici artificiali e alla necessità di un adeguata normativa e di processi per quanto possibile trasparenti e partecipati di valutazione degli impatti delle nuove tecnologie.
According to OMS1, electromagnetic fields of all frequencies represent one of the most common and rapidly increasing pollutants in the environment. All populations are exposed to varying degrees to electromagnetic fields, the intensity... more
According to OMS1, electromagnetic fields of all frequencies represent one of the most common and rapidly increasing pollutants in the environment. All populations are exposed to varying degrees to electromagnetic fields, the intensity levels of which will continually grow with current technological developments and can have effects on public and environmental health.
Sembra, come risultato anche da altre nostre ricerche, che come nei peggiori filoni complottisti sia effettivamente in atto un graduale avvelenamento della popolazione umana favorendo cibi di scarsa qualità e ripieni di sostanze tossiche... more
Sembra, come risultato anche da altre nostre ricerche, che come nei peggiori filoni complottisti sia effettivamente in atto un graduale avvelenamento della popolazione umana favorendo cibi di scarsa qualità e ripieni di sostanze tossiche e nocive spesso, per altro, rivolti come target ai bambini.
La legislazione appare estremamente permissiva e i limiti EFSA non considerano la sinergia con altre sostanze contenute negli alimenti (ad es. pesticidi, interferenti endocrini). Inoltre manca un adeguato profilo ambientale dei metaboliti che inevitabilmente finiscono nei fiumi e nei corsi d’acqua. Queste sostanze determinano, quando sintetiche, inevitabilmente un peggioramento della salute individuale e della qualità ambientale.
La legislazione appare estremamente permissiva e i limiti EFSA non considerano la sinergia con altre sostanze contenute negli alimenti (ad es. pesticidi, interferenti endocrini). Inoltre manca un adeguato profilo ambientale dei metaboliti che inevitabilmente finiscono nei fiumi e nei corsi d’acqua. Queste sostanze determinano, quando sintetiche, inevitabilmente un peggioramento della salute individuale e della qualità ambientale.
Keywords: Rete Natura 2000, Germoplasma, Sostenibilità, Biodiversità, Habitat. Si è analizzato dal punto di vista della situazione ecologica, delle potenzialità economiche e della normativa l’area SIC IT6020012 “Piana di S. Vittorino -... more
Keywords: Rete Natura 2000, Germoplasma, Sostenibilità, Biodiversità, Habitat.
Si è analizzato dal punto di vista della situazione ecologica, delle potenzialità economiche e della normativa l’area SIC IT6020012 “Piana di S. Vittorino - Sorgenti del Peschiera”. A livello analitico si sono identificati i principali elementi di criticità tra attività attuali e tutela degli habitat e delle specie, anche in relazione alle problematiche relative all’applicazione delle normative dal livello nazionale a quello locale, e si sono analizzate le possibili soluzioni. Per raggiungere questi scopi si è operato con un approccio up-scaling secondo le varie tematiche affrontate: protezione di habitat e specie, istituzione di un sistema di agricoltura sostenibile, emergenze turistiche, sentieristica e pressioni antropiche. Le conclusioni rivelano grandi potenzialità per avviare sistemi di produzione e di valorizzazione del territorio sostenibili, ma nello stesso tempo una forte pressione sugli habitat e le specie protette dovuta principalmente agli eccessivi prelievi con fini di gestione idropotabile e idro-elettrica, attività agricole e ittiche con artificializzazione dei corsi d’acqua e delle loro sponde. Per quanto riguarda gli ecosistemi forestali il Piano di Gestione non li tutela nella loro interezza. Non risultano effettuati studi di incidenza per gli impatti risultanti sull’habitat 92A0 Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba, periodicamente sottoposti a pulizia della vegetazione ripariale e forestale anche immersa, in contrasto con lo stesso Piano di Gestione.
Sono permessi tagli negli habitat 91AA Boschi orientali di quercia bianca e 9340 Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia, nonostante lo stesso piano di gestione ne evidenzi il grande valore naturalistico. Anche l’habitat prioritario 6210* “Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) (*stupenda fioritura di orchidee)” non è sottoposto a monitoraggio da parte dell’Ente gestore nonostante sia previsto dal Piano di gestione. Inoltre si è constatato una scarsità di dati disponibili presso l’ente gestore SOGESID inerenti fitosanitari, fonti di inquinamento, monitoraggio delle specie, degli habitat e della qualità delle
acque. Anche se è segnalata un’alta varietà di frutti e semi antichi nei due comuni (soprattutto di meli e ciliegi) si è constatata l’assenza di Custodi del germoplasma inseriti nell’Elenco Volontario della Rete di
Sicurezza e Conservazione gestita da Arsial. Si ricorda che queste antiche varietà sono particolarmente vocate al biologico e permettono agricoltura di qualità e conservativa nelle aree protette che può essere
ulteriormente rafforzata da marchi di qualità e dall’inserimento dei produttori/rivenditori nelle reti escursionistiche. Inoltre, molte varietà locali di seminativi e fruttifere (fagioli, visciole, fichi, mais, pomodori)
coltivate nel SIC/ZPS in biologico non sono individuati, ma molti di essi, nonostante la presenza di esemplari vetusti, non sono riportati negli elenchi ARSIAL o CREA. In conclusione i contrasti tra le richieste economiche e le necessità ecologiche, che devono essere basate sul principio di sostenibilità, risultano ancora squilibrate a causa del cattivo funzionamento o del disinteresse degli Enti preposti alla loro protezione.
Si è analizzato dal punto di vista della situazione ecologica, delle potenzialità economiche e della normativa l’area SIC IT6020012 “Piana di S. Vittorino - Sorgenti del Peschiera”. A livello analitico si sono identificati i principali elementi di criticità tra attività attuali e tutela degli habitat e delle specie, anche in relazione alle problematiche relative all’applicazione delle normative dal livello nazionale a quello locale, e si sono analizzate le possibili soluzioni. Per raggiungere questi scopi si è operato con un approccio up-scaling secondo le varie tematiche affrontate: protezione di habitat e specie, istituzione di un sistema di agricoltura sostenibile, emergenze turistiche, sentieristica e pressioni antropiche. Le conclusioni rivelano grandi potenzialità per avviare sistemi di produzione e di valorizzazione del territorio sostenibili, ma nello stesso tempo una forte pressione sugli habitat e le specie protette dovuta principalmente agli eccessivi prelievi con fini di gestione idropotabile e idro-elettrica, attività agricole e ittiche con artificializzazione dei corsi d’acqua e delle loro sponde. Per quanto riguarda gli ecosistemi forestali il Piano di Gestione non li tutela nella loro interezza. Non risultano effettuati studi di incidenza per gli impatti risultanti sull’habitat 92A0 Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba, periodicamente sottoposti a pulizia della vegetazione ripariale e forestale anche immersa, in contrasto con lo stesso Piano di Gestione.
Sono permessi tagli negli habitat 91AA Boschi orientali di quercia bianca e 9340 Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia, nonostante lo stesso piano di gestione ne evidenzi il grande valore naturalistico. Anche l’habitat prioritario 6210* “Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) (*stupenda fioritura di orchidee)” non è sottoposto a monitoraggio da parte dell’Ente gestore nonostante sia previsto dal Piano di gestione. Inoltre si è constatato una scarsità di dati disponibili presso l’ente gestore SOGESID inerenti fitosanitari, fonti di inquinamento, monitoraggio delle specie, degli habitat e della qualità delle
acque. Anche se è segnalata un’alta varietà di frutti e semi antichi nei due comuni (soprattutto di meli e ciliegi) si è constatata l’assenza di Custodi del germoplasma inseriti nell’Elenco Volontario della Rete di
Sicurezza e Conservazione gestita da Arsial. Si ricorda che queste antiche varietà sono particolarmente vocate al biologico e permettono agricoltura di qualità e conservativa nelle aree protette che può essere
ulteriormente rafforzata da marchi di qualità e dall’inserimento dei produttori/rivenditori nelle reti escursionistiche. Inoltre, molte varietà locali di seminativi e fruttifere (fagioli, visciole, fichi, mais, pomodori)
coltivate nel SIC/ZPS in biologico non sono individuati, ma molti di essi, nonostante la presenza di esemplari vetusti, non sono riportati negli elenchi ARSIAL o CREA. In conclusione i contrasti tra le richieste economiche e le necessità ecologiche, che devono essere basate sul principio di sostenibilità, risultano ancora squilibrate a causa del cattivo funzionamento o del disinteresse degli Enti preposti alla loro protezione.