ENRICO CASSINI collabora con le cattedre di Filosofia del diritto e Antropologia filosofico-giuri... more ENRICO CASSINI collabora con le cattedre di Filosofia del diritto e Antropologia filosofico-giuridica presso il dipartimento di Giurisprudenza dell'Università di Torino. Ha contribuito alle riviste Teoria e critica della regolazione sociale (Mimesis Edizioni), The Cardozo Electronic Law Bulletin e alla testata Agenda liberale del Centro Einaudi di Torino.
STUDIES ON ARGUMENTATION & LEGAL PHILOSOPHY / 3 - MULTIMODAL ARGUMENTATION, PLURALISM AND IMAGES IN LAW, 2018
La cultura giuridica contemporanea (intendendo con questo termine sia la filosofia del diritto, s... more La cultura giuridica contemporanea (intendendo con questo termine sia la filosofia del diritto, sia la dottrina che riflette sul diritto positivo), in diversi casi si è concentrata sul contributo che il portato teorico delle neuroscienze può precisare rispetto al nostro modo di pensare la categoria del giuridico. Molti studi si sono soffermati su questioni legate ad alcuni temi fondanti del pensiero filosofico e giuridico occidentale, quali il libero arbitrio e le determinanti delle scelte individuali, collegandole agli assunti che lo studio scientifico-biologico del cervello ha introdotto nelle filosofie speciali della mente e del diritto. Altri accostamenti, specificamente filosofico-giuridici, di dottrina processualistica o legati al pensiero criminologico, hanno invece evidenziato il ruolo che il paradigma neuroscientifico può e potrà ricoprire in sede processuale (peritale), specie in ambito penalistico. Rispetto a quest'ultimo nodo teorico, una possibile riflessione che pertiene al filosofo del diritto il quale voglia ricomprendere il campo giuridico nell'ambito delle discipline umanistiche, riguarda l'utilizzo retorico dell'immagine neuroscientifica (neuroimaging), sia a livello processuale, sia per ciò che concerne il discorso filosofico e dottrinale.
Filippo Santoni De Sio, Per colpa di chi? Mente, responsabilità e diritto, Milano, Raffaello Cort... more Filippo Santoni De Sio, Per colpa di chi? Mente, responsabilità e diritto, Milano, Raffaello Cortina, 2013 Tra gli spettri che, oggi, si aggirano all'interno degli studi filosofici e che ritornano con maggiore insistenza nelle pagine dei più diversi pensatori, vi è, senza dubbio, la responsabilità dell'essere umano rispetto alle sue azioni. Esso insidia l'etica, la filosofia dell'azione di derivazione analitica, le filosofie speciali del diritto e della mente, oltre che, non ultime, le riflessioni che si innestano sul portato delle neuroscienze. Tuttavia, si tratta di uno spettro le cui apparizioni non manifestano una imminente attestazione (presunta o meno) del concetto, ma la crisi di esso. È infatti proprio il dubbio sul suo statuto che conduce a continue messe in discussione, o a riaffermazioni (complete o parziali) della nozione di responsabilità e del suo «trascendentale», costituito dal libero arbitrio. È però importante premettere che, sebbene la nozione di responsabilità sia entrata in crisi in diversi ambiti, dal pensiero criminologico (almeno dal secolo XIX), a quello filosofico e psicologico, essa costituisce ancora uno dei principi cardine su cui si basa la disciplina giuridica. In modo particolare, il diritto penale «pensa» le sue sanzioni in ragione dei concetti di responsabilità e di libera volontà.
Grand Strategy negli Stati Uniti, dopo la Guerra Fredda (Marzo 2009) di Enrico Cassini Premessa L... more Grand Strategy negli Stati Uniti, dopo la Guerra Fredda (Marzo 2009) di Enrico Cassini Premessa L'affrontare argomenti concernenti la difesa e, più in generale, il settore degli studi strategici nel contesto degli Stati Uniti d'America, attraverso la lente della politologia, presenta essenzialmente una doppia difficoltà. Soltanto di rado, infatti, gli specialisti di tali settori (con dovute eccezioni) concedono spazio a riflessioni teoretiche o politologiche e, in secondo luogo, trattando nello specifico della dottrina strategica statunitense, quella attorno alla quale elaborano le loro prescrizioni gli stati maggiori di tutto il mondo, ci si trova di fronte a programmi sviluppati quasi esclusivamente dal personale militare, senza la supervisione (o addirittura l'apporto) della controparte civile 1 . Andrew J. Bacevich, uno studioso di questioni di difesa e di grand strategy che ha concentrato la propria attenzione sugli sviluppi della dottrina strategica statunitense dopo la Guerra Fredda, pur riconoscendo lo scollamento profondo del settore militare dalla società civile e, in parte, dal controllo politico, ha però sottolineato come, negli Stati Uniti, temi quali la guerra e la sicurezza nazionale abbiano invaso prepotentemente la cultura e il discorso pubblico almeno dagli anni Ottanta. Ciò sarebbe avvenuto soprattutto in seguito agli sforzi di rilegittimazione delle forze armate dopo la guerra del Vietnam e con il dibattito attorno alla riduzione dei rischi sul campo di battaglia, grazie all'utilizzo delle nuove tecnologie 2 . Il ritratto che ne emerge è quasi paradossale: se infatti, da una parte, la dottrina strategica è caratterizzata da un percorso isolato e "blindato" sia rispetto agli indirizzi politici delle varie amministrazioni, sia rispetto alle analisi fornite dagli studiosi di politica internazionale, dall'altra, si assiste ad un proliferare di letteratura, che spazia dai profili giornalistici ai saggi accademici, dalle polemiche roventi alla cieca agiografia, dedicata alla "cultura della difesa" in tutte le sue declinazioni: strategica, tattica e operativa. Parallelamente quindi ad un settore militare assai "distaccato" dalla politica e con un alto grado di autonomia decisionale, si è sviluppata, negli ultimi vent'anni, una sorta di "militarizzazione" della mentalità e della cultura statunitensi. In questa sede, si tenterà di costruire un percorso, che sia specificamente teorico e politologico, dei concetti di intervento unilaterale e di guerra preventiva, così come delineati dalla National Security Strategy dell'amministrazione Bush, elaborata a seguito degli attacchi terroristici al World Trade Center e al Pentagono e redatta, infine, nel settembre del 2002. Si evidenzierà, inoltre, come tali disposizioni, lungi dall'essere specifiche conseguenze della cosiddetta War on Terror, comparvero già in documenti risalenti ai primi anni Novanta e vennero discusse da molti osservatori assai prima dell'11 settembre. Verranno presi in esame testi precedenti e contemporanei agli anni dell'amministrazione Bush, al fine di fornire un profilo 1 A tal proposito si vedano, ad esempio: Eliot A. Cohen, ". 3 Cfr. Cohen, Supreme Command…, cit., pp. 189-191. Per una breve ricognizione delle ridiscussioni successive al Vietnam, in riferimento alle ricadute negli anni successivi alla Guerra Fredda, si veda il secondo capitolo di Bacevich, op. cit., in particolare pp. 37-51. Il Golwater-Nichols è archiviato con la classificazione di Public Law 99-433. 4 Si pensi alle posizioni conservatrici ed isolazioniste di Patrick Buchanan e di intellettuali quali Chilton Williamson (e la sua rivista Chronicles) o, dall'altra parte dello spettro ideologico, a chi, come Noam Chomsky o James Petras, traccia da decenni, vere e proprie "demonologie" del potere statunitense. Bottom-Up Review è il rapporto che ha gettato le basi dell'assetto e della condotta delle forze armate americane negli anni di Clinton. Nonostante essa fosse nata per prospettare i "tagli" al budget della difesa a seguito del termine della Guerra Fredda, si trasformò durante la stesura, in un'agenda per gli interventi armati per gli anni a venire. Le prescrizioni della Bottom-Up Review erano di fatto mutuate dalla difesa regionale approvata da Cheney. 36 Clinton, A National…, cit., p. 5.
Ore 14 P. Heritier (Filosofia del diritto, Università di Torino), Positivismi esclusivi ed esteti... more Ore 14 P. Heritier (Filosofia del diritto, Università di Torino), Positivismi esclusivi ed estetica inclusiva. Quale nesso tra Law and Humanities, semiotica e teoria generale? A. Condello (Filosofia del diritto, Università Roma 3 e Ghent), Esemplarità ed analogicità: un approccio diacronico al rapporto tra segni e concetti nel discorso giuridico D. Canale, (Filosofia del diritto, Università Bocconi), Ripetizione e iterazione in Deleuze Ore 16, Coffee break Ore 16:30 M. Manzin (Filosofia del diritto, Università di Trento), Retorica delle immagini e argomentazione giudiziale: ethos, pathos o logos? E. Cassini (Filosofia del diritto, Università di Torino), Problemi della forma giuridica nella filosofia del diritto penale U. Volli (Semiotica del testo, Università di Torino), La legge come segno Discutono le relazioni: V. Gigliotti
ENRICO CASSINI collabora con le cattedre di Filosofia del diritto e Antropologia filosofico-giuri... more ENRICO CASSINI collabora con le cattedre di Filosofia del diritto e Antropologia filosofico-giuridica presso il dipartimento di Giurisprudenza dell'Università di Torino. Ha contribuito alle riviste Teoria e critica della regolazione sociale (Mimesis Edizioni), The Cardozo Electronic Law Bulletin e alla testata Agenda liberale del Centro Einaudi di Torino.
STUDIES ON ARGUMENTATION & LEGAL PHILOSOPHY / 3 - MULTIMODAL ARGUMENTATION, PLURALISM AND IMAGES IN LAW, 2018
La cultura giuridica contemporanea (intendendo con questo termine sia la filosofia del diritto, s... more La cultura giuridica contemporanea (intendendo con questo termine sia la filosofia del diritto, sia la dottrina che riflette sul diritto positivo), in diversi casi si è concentrata sul contributo che il portato teorico delle neuroscienze può precisare rispetto al nostro modo di pensare la categoria del giuridico. Molti studi si sono soffermati su questioni legate ad alcuni temi fondanti del pensiero filosofico e giuridico occidentale, quali il libero arbitrio e le determinanti delle scelte individuali, collegandole agli assunti che lo studio scientifico-biologico del cervello ha introdotto nelle filosofie speciali della mente e del diritto. Altri accostamenti, specificamente filosofico-giuridici, di dottrina processualistica o legati al pensiero criminologico, hanno invece evidenziato il ruolo che il paradigma neuroscientifico può e potrà ricoprire in sede processuale (peritale), specie in ambito penalistico. Rispetto a quest'ultimo nodo teorico, una possibile riflessione che pertiene al filosofo del diritto il quale voglia ricomprendere il campo giuridico nell'ambito delle discipline umanistiche, riguarda l'utilizzo retorico dell'immagine neuroscientifica (neuroimaging), sia a livello processuale, sia per ciò che concerne il discorso filosofico e dottrinale.
Filippo Santoni De Sio, Per colpa di chi? Mente, responsabilità e diritto, Milano, Raffaello Cort... more Filippo Santoni De Sio, Per colpa di chi? Mente, responsabilità e diritto, Milano, Raffaello Cortina, 2013 Tra gli spettri che, oggi, si aggirano all'interno degli studi filosofici e che ritornano con maggiore insistenza nelle pagine dei più diversi pensatori, vi è, senza dubbio, la responsabilità dell'essere umano rispetto alle sue azioni. Esso insidia l'etica, la filosofia dell'azione di derivazione analitica, le filosofie speciali del diritto e della mente, oltre che, non ultime, le riflessioni che si innestano sul portato delle neuroscienze. Tuttavia, si tratta di uno spettro le cui apparizioni non manifestano una imminente attestazione (presunta o meno) del concetto, ma la crisi di esso. È infatti proprio il dubbio sul suo statuto che conduce a continue messe in discussione, o a riaffermazioni (complete o parziali) della nozione di responsabilità e del suo «trascendentale», costituito dal libero arbitrio. È però importante premettere che, sebbene la nozione di responsabilità sia entrata in crisi in diversi ambiti, dal pensiero criminologico (almeno dal secolo XIX), a quello filosofico e psicologico, essa costituisce ancora uno dei principi cardine su cui si basa la disciplina giuridica. In modo particolare, il diritto penale «pensa» le sue sanzioni in ragione dei concetti di responsabilità e di libera volontà.
Grand Strategy negli Stati Uniti, dopo la Guerra Fredda (Marzo 2009) di Enrico Cassini Premessa L... more Grand Strategy negli Stati Uniti, dopo la Guerra Fredda (Marzo 2009) di Enrico Cassini Premessa L'affrontare argomenti concernenti la difesa e, più in generale, il settore degli studi strategici nel contesto degli Stati Uniti d'America, attraverso la lente della politologia, presenta essenzialmente una doppia difficoltà. Soltanto di rado, infatti, gli specialisti di tali settori (con dovute eccezioni) concedono spazio a riflessioni teoretiche o politologiche e, in secondo luogo, trattando nello specifico della dottrina strategica statunitense, quella attorno alla quale elaborano le loro prescrizioni gli stati maggiori di tutto il mondo, ci si trova di fronte a programmi sviluppati quasi esclusivamente dal personale militare, senza la supervisione (o addirittura l'apporto) della controparte civile 1 . Andrew J. Bacevich, uno studioso di questioni di difesa e di grand strategy che ha concentrato la propria attenzione sugli sviluppi della dottrina strategica statunitense dopo la Guerra Fredda, pur riconoscendo lo scollamento profondo del settore militare dalla società civile e, in parte, dal controllo politico, ha però sottolineato come, negli Stati Uniti, temi quali la guerra e la sicurezza nazionale abbiano invaso prepotentemente la cultura e il discorso pubblico almeno dagli anni Ottanta. Ciò sarebbe avvenuto soprattutto in seguito agli sforzi di rilegittimazione delle forze armate dopo la guerra del Vietnam e con il dibattito attorno alla riduzione dei rischi sul campo di battaglia, grazie all'utilizzo delle nuove tecnologie 2 . Il ritratto che ne emerge è quasi paradossale: se infatti, da una parte, la dottrina strategica è caratterizzata da un percorso isolato e "blindato" sia rispetto agli indirizzi politici delle varie amministrazioni, sia rispetto alle analisi fornite dagli studiosi di politica internazionale, dall'altra, si assiste ad un proliferare di letteratura, che spazia dai profili giornalistici ai saggi accademici, dalle polemiche roventi alla cieca agiografia, dedicata alla "cultura della difesa" in tutte le sue declinazioni: strategica, tattica e operativa. Parallelamente quindi ad un settore militare assai "distaccato" dalla politica e con un alto grado di autonomia decisionale, si è sviluppata, negli ultimi vent'anni, una sorta di "militarizzazione" della mentalità e della cultura statunitensi. In questa sede, si tenterà di costruire un percorso, che sia specificamente teorico e politologico, dei concetti di intervento unilaterale e di guerra preventiva, così come delineati dalla National Security Strategy dell'amministrazione Bush, elaborata a seguito degli attacchi terroristici al World Trade Center e al Pentagono e redatta, infine, nel settembre del 2002. Si evidenzierà, inoltre, come tali disposizioni, lungi dall'essere specifiche conseguenze della cosiddetta War on Terror, comparvero già in documenti risalenti ai primi anni Novanta e vennero discusse da molti osservatori assai prima dell'11 settembre. Verranno presi in esame testi precedenti e contemporanei agli anni dell'amministrazione Bush, al fine di fornire un profilo 1 A tal proposito si vedano, ad esempio: Eliot A. Cohen, ". 3 Cfr. Cohen, Supreme Command…, cit., pp. 189-191. Per una breve ricognizione delle ridiscussioni successive al Vietnam, in riferimento alle ricadute negli anni successivi alla Guerra Fredda, si veda il secondo capitolo di Bacevich, op. cit., in particolare pp. 37-51. Il Golwater-Nichols è archiviato con la classificazione di Public Law 99-433. 4 Si pensi alle posizioni conservatrici ed isolazioniste di Patrick Buchanan e di intellettuali quali Chilton Williamson (e la sua rivista Chronicles) o, dall'altra parte dello spettro ideologico, a chi, come Noam Chomsky o James Petras, traccia da decenni, vere e proprie "demonologie" del potere statunitense. Bottom-Up Review è il rapporto che ha gettato le basi dell'assetto e della condotta delle forze armate americane negli anni di Clinton. Nonostante essa fosse nata per prospettare i "tagli" al budget della difesa a seguito del termine della Guerra Fredda, si trasformò durante la stesura, in un'agenda per gli interventi armati per gli anni a venire. Le prescrizioni della Bottom-Up Review erano di fatto mutuate dalla difesa regionale approvata da Cheney. 36 Clinton, A National…, cit., p. 5.
Ore 14 P. Heritier (Filosofia del diritto, Università di Torino), Positivismi esclusivi ed esteti... more Ore 14 P. Heritier (Filosofia del diritto, Università di Torino), Positivismi esclusivi ed estetica inclusiva. Quale nesso tra Law and Humanities, semiotica e teoria generale? A. Condello (Filosofia del diritto, Università Roma 3 e Ghent), Esemplarità ed analogicità: un approccio diacronico al rapporto tra segni e concetti nel discorso giuridico D. Canale, (Filosofia del diritto, Università Bocconi), Ripetizione e iterazione in Deleuze Ore 16, Coffee break Ore 16:30 M. Manzin (Filosofia del diritto, Università di Trento), Retorica delle immagini e argomentazione giudiziale: ethos, pathos o logos? E. Cassini (Filosofia del diritto, Università di Torino), Problemi della forma giuridica nella filosofia del diritto penale U. Volli (Semiotica del testo, Università di Torino), La legge come segno Discutono le relazioni: V. Gigliotti
Uploads
Books by Enrico Cassini
Papers by Enrico Cassini
Talks by Enrico Cassini