Books by cecilia rostagni
Il volume ripercorre alcune tappe significative del dibattito intorno all'architettura che ha int... more Il volume ripercorre alcune tappe significative del dibattito intorno all'architettura che ha interessato Venezia nel corso del Novecento: dal ruolo svolto dai maestri in laguna (attraverso l'analisi di alcuni casi esemplari quali i progetti non realizzati di Frank Lloyd Wright e Louis Kahn), alla problematica questione che vede Venezia imporsi nel mondo quale "modello" (dall'Ottocento, alla lezione di piazza San Marco nell'opera di Eliel e Eero Saarinen, fino alle più recenti riflessioni di Paulo Mendes da Rocha), per concludere con una riflessione intorno al ruolo privilegiato, nell'ambito della costruzione e rinnovamento della città, svolto nel corso del Novecento dall'Ater di Venezia, di cui si sono da poco celebrati i 100 anni dalla fondazione.
papers by cecilia rostagni

TRA L'ARCHITETTURA E LE ARTI "Circa vent'anni or sono (ahimè quanto tristemente suona la parola "... more TRA L'ARCHITETTURA E LE ARTI "Circa vent'anni or sono (ahimè quanto tristemente suona la parola "ventennale"!), subito all'inizio della mia vita d'architetto, e anche prima, per essere esatto, mi sono accostato a Lei, collega più anziano, come ad un maestro liberamente scelto: e con Lei ho partecipato, in quel periodo arcaico, alle belle lotte per l'architettura, dividendo con Lei le idee dell'Italia libera, di cui il Muzio di allora faceva, ad onor suo, parte". Così scrive Tomaso Buzzi il 31 luglio 1943, all'indomani della caduta del fascismo, al suo (ormai ex) maestro, amico e collega Gio Ponti. 1 [1] Più giovane di alcuni anni, Buzzi lavora a stretto contatto con Ponti per circa un decennio: l'avvicinamento a Ponti avviene intorno al 1923, subito dopo la laurea al Regio Istituto tecnico superiore di Milano, quando Buzzi entra a far parte dello Studio\ di Sant'Orsola, con cui nel 1926 partecipa al concorso per il piano regolatore di Milano con il progetto "Forma Urbis Mediolani", come "Club degli Urbanisti", e progetta e realizza il monumento ai caduti di Milano (1926-29). Con i soli Ponti e Lancia, invece, Buzzi realizza la Villa Bouilhet, a Garches, detta "L'Ange Volant" , diversi arredamenti per ambasciate, e nel 1932 partecipa al concorso per il nuovo fabbricato viaggiatori della stazione di Santa Maria Novella a Firenze. Il gruppo non è unito solo dalla pratica professionale, ma anche da una visione e un sentire comune. Buzzi infatti condivide con Ponti e gli altri "neoclassici" milanesi il profondo interesse per l'antico e la storia dell'architettura. Non si tratta però dell'antico propugnato secondo l'insegnamento di Camillo Boito, e ancora ampiamente praticato nell'ambito milanese: l'architettura classica è vista infatti dal gruppo come maestra di chiarezza, di unità, di semplicità, senza nessuna volontà di ripresa stilistica o di ripetizione manieristica. In particolare, Buzzi mostra una predilezione -quasi un'ossessione -per le architetture del tardo Rinascimento e del Manierismo: quelle di Serlio, di Palladio e di Scamozzi. Quasi rimpiangendo queste epoche felici e identificandosi con questi architetti (soprattutto con Serlio), Buzzi studia e ridisegna le loro opere per coglierne i pregi e le qualità ancora attuali, ovvero per estrarne elementi da utilizzare nel linguaggio moderno: ad esempio è interessato agli aspetti "teatrali" di Scamozzi o alla modernità dei progetti di abitazione di Serlio, i "cui esempi" egli ritiene possano "essere ancora utilmente seguiti". 2-3 Mentre però Ponti rievocherà questa sua prima fase novecentista come quella dell'Accademia, dell'architecture d'apres l'architecture -come dirà nel numero monografico di "Aria d'Italia" del 1954, parafrasando l'art d'apres l'art di Cocteau -4 Buzzi resterà sempre saldamente ancorato alla lezione < [1] S. Saponaro, Testa del giovane Tomaso Buzzi, 1927-28, gesso e legno degli antichi, sottolineando negli anni successivi sempre più orgogliosamente questo suo voler essere "fuori tempo", di un altro tempo. Non a caso, in tutta la sua vita, Buzzi non cita mai nessun architetto a lui contemporaneo, se non lo stesso Ponti, in un articolo dedicato alla ceramica italiana, prima della rottura dei loro rapporti. 5 Ma non è solo la passione per l'antico a legare Buzzi, Ponti e gli altri milanesi. Com'è noto, essi condividono anche l'interesse per le arti applicate, l'arredamento, la decorazione d'interni e il disegno di oggetti, e in virtù di questo essi si riuniscono, nel 1927, nel Labirinto, associazione artistica "di particolari d'arredamento moderno", guidata da Ponti. 6 A differenza di Buzzi, gli interessi di Ponti non si limitano però solo al disegno dell'oggetto d'autore, ma si estendono a tutti gli aspetti della progettazione domestica, rivolgendosi sin d'ora a un vasto pubblico. Nello stesso 1927, infatti, Ponti dà vita a un'altra iniziativa imprenditoriale, questa volta col solo Lancia: la linea di produzione "Domus Nova" per i grandi magazzini La Rinascente. A differenza del Labirinto, incentrato sul singolo esemplare, la Domus Nova propone pezzi più semplici ed economici: vengono proposti per esempio arredamenti completi per la sala da pranzo, la camera da letto o il soggiorno, destinati non più ad un'elite colta e raffinata, ma alla media borghesia, quella classe che Ponti vuole educare al gusto moderno. 7 Sul finire del 1927 Buzzi viene coinvolto in quella che è forse la più importante iniziativa pontiana: la creazione di "Domus", rivista interamente dedicata ad "Architettura e arredamento dell'abitazione moderna in città e in campagna", come recita il sottotitolo dei primi numeri.

Gio Ponti's work is of particular interest when analyzing the relationships with the visual arts ... more Gio Ponti's work is of particular interest when analyzing the relationships with the visual arts that characterizes the Italian architectural panorama in the years before and after World War II. Architect, painter and designer himself, as well as an organizer and promoter of Italian taste abroad, since the early days of his career, Ponti aims to overcome the traditional boundaries between different artistic disciplines. During his long and varied activity he is in constant pursuit of a blend among the different creative spheres: from decoration of ceramics to furniture and everyday objects' design; from conception of residential homes to skyscrapers and large-scale buildings construction; from exhibitions to the design of sets and costumes. But it is not just in his design activity that he pursues the synthesis of the arts. The research of the possible relationship between architecture, painting , furniture and applied arts, cinema, literature, music and theatre, is the core of Stile magazine, which he created and directed between 1941 and 1947. Amplifying the action and the original spirit of Domus, the magazine is intended to show the high level of the Italian 'stile', by which he meant not a specific form, but the result of a common expression, of a collective feeling and taste. Stile is therefore a central episode, although little studied, within Ponti's reflection and work. At the same time, it highlights the liveliness of the Italian artistic and architectural debate of the 1940s, on which historiography has rarely focused. The paper aims to reconstruct, through the published writings and the unpublished documents, the synthetic strategies put in place by Ponti in Stile, in the light of the Italian debate of the time, as well as of his project activities.
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