Thesis Chapters by Tonino Abis

Tesi di laurea magistrale di Giuseppe Antonino Abis, relatore prof. Marco Milanese, correlatore dott. Piero Fois (copia pdf su richiesta-pdf copy after request), 2018
Questo lavoro di tesi nasce in seguito alle riflessioni scaturite durante l’analisi della storiog... more Questo lavoro di tesi nasce in seguito alle riflessioni scaturite durante l’analisi della storiografia sulla Sardegna tra VII e VIII secolo. In molte opere di riferimento il trasferimento della zecca imperiale da Cartagine alla Sardegna è tema ricorrente. Tale spostamento è indicato spesso come segno di un generalizzato trasferimento dell’amministrazione esarcale dall’Africa all’isola, apparentemente in realtà sarebbe l’unico segno di questa riorganizzazione territoriale da parte delle forze imperiali, un aspetto che dunque meriterebbe un’attenzione particolare per lo studio di un periodo altrimenti scarso di fonti.
Passando dalle opere di sintesi storica a specialistiche di numismatica si nota però che il dato materiale delle monete presenta molte criticità per quel che riguarda una sicura assegnazione alla Sardegna, se si analizzano le monete presentate come sarde con i criteri della numismatica stessa sorge il dubbio che l’officina monetaria in questione possa in realtà dimostrarsi una congettura, un ipotesi da verificare. Da qui la scelta di passare in rassegna la bibliografia disponibile accumulatasi nel tempo, come revisione generalizzata su quanto scritto su questo tema comunque abbastanza circoscrivibile.
Il primo capitolo è dedicato quindi all’analisi dei lavori di numismatica che si sono occupati in maniera diretta della questione o l’hanno comunque accettata e ratificata. Dalle prime indicazioni che ipoteticamente invocavano un coinvolgimento sardo per alcune serie si passa all’indicazione di specifiche monete ritenute coniate in Sardegna, questo negli anni 50 con Ricotti Prina. La teoria viene poi consacrata nei manuali e raccolte numismatiche diventati poi opere di riferimento in materia, sino ad arrivare ai nostri giorni dove ancora riscuote successo.
Dalla lettura delle opere appare però che l’ipotesi sembra accettata in modo passivo, appaiono dunque alcune criticità riguardo la possibilità non solo di ritenere le monete indicate come opera dell’ipotizzata zecca di Sardegna, ma anche solo come opera di una zecca a sé, questo seguendo i criteri dettati dalla numismatica, criteri che vengono se non proprio disattesi completamente, sicuramente non applicati in maniera rigorosa e il più possibile standardizzata (osservazioni e identificazioni basate su singole lettere o variazioni di stile e fattura del manufatto numismatico).
Il secondo capitolo parte dalla ipotesi che con la zecca di Sardegna in attività ci si dovrebbe aspettare un minimo di diffusione nelle regioni insulari con le quali la Sardegna stessa intrecciava rapporti secolari. A valutare da quanto disponibile in letteratura non sembrerebbero presenti in tali regioni monete con caratteristiche riconducibili a quelle attribuite dalla numismatica alla Sardegna. Se nel caso della vicinissima Corsica il dato negativo è in parte giustificabile poiché negli in cui si ritiene operativa la zecca di Sardegna (dagli anni novanta del VII agli anni 30 dell’VIII) si pensa che la potenza longobarda vi avesse ormai radicato il proprio potere, per le Baleari invece si tratterebbe di un dato negativo senza apparente giustificazione, tanto più che negli ultimi anni la ricerca archeologica sta confermando il protrarsi dell'influenza bizantino sull’arcipelago anche per il periodo in questione: sono stati trovati vari sigilli e monete bizantine per i regni interessati, buona parte di queste proveniente però dalla Sicilia e addirittura dalle superstiti zecche della penisola italiana.
Il terzo capitolo porta invece l’attenzione su un caso del tutto assimilabile a quello sardo, il trasferimento della zecca siracusana a Reggio Calabria in seguito alla conquista araba della Sicilia. Per quanto la conoscenza delle ultime fasi della dominazione bizantina nela parte meridionale della penisola italiana siano meglio documentate, anche qui l’ipotesi numismatica non sembra avere un solido fondamento e non sono portate prove definitive dell’esistenza di questa zecca, tanto più che le differenze con quella della capitale dovrebbero essere di pura natura stilistica, oltretutto nel periodo in questione le monete avevano ormai perso ogni riferimento esplicito al luogo di coniazione.
Nelle conclusioni si porta quindi l’attenzione sui punti critici della teoria della zecca bizantina di Sardegna e sulle complicate teorizzazioni cui si è costretti per ammetterne l’esistenza, come la questione dell’invio di coni dalla zecca di Siracusa che in base a nessuna altrimenti attestazione storica per alcuni studiosi sarebbe stata a capo della presunta zecca sarda.
Si porta anche l’attenzione sul fatto che un particolare tipo monetale, le serie di monete da venti nummi ritenute sarde solo in base alla lettera S possano essere in realtà monete siciliane. L’assegnazione alla Sardegna era stata in qualche modo favorita dal ritenere cessata la produzione di tale numerario da parte della zecca siciliana dopo il primo regno di Giustiniano II, la comparsa sul mercato di monete siciliane da venti nummi di Leonzio II con tratti siracusani (la sigla SCL e il monogramma) potrebbe rimettere in discussione anche l’assegnazione dei venti nummi “sardi”, che potrebbero semplicemente rappresentare una variante con marchio di zecca combinato graficamente col marchio di valore: SK (che già in passato un’ipotesi di lettura in seguito apparentemente ignorata dava come SICILIA), come variante del già noto SC.
Papers by Tonino Abis
![Research paper thumbnail of Beni numismatici, un caso di studio: l'esportazione in Svizzera della collezione Bertelè e la sua cessione al Dumbarton Oaks di Washington (1956, 1960), un episodio di mancata (o impossibile) tutela? [abstract]](https://attachments.academia-assets.com/76922402/thumbnails/1.jpg)
Rivista di diritto delle arti e dello spettacolo, 2021
Il contributo indaga sulla vendita della collezione di monete bizantine dell’ex diplomatico Tomma... more Il contributo indaga sulla vendita della collezione di monete bizantine dell’ex diplomatico Tommaso Bertelè (1892-1971) al Dumbarton Oaks Research Library and Collection di Georgetown (Washington, DC) effettuata in Svizzera. Il lavoro riflette su varie circostanze, come il fatto che la vendita sia stata tenuta segreta per vari anni e sull’eventualità che sia avvenuta in maniera non regolare (o non del tutto) in base alle leggi allora vigenti.
Articolo completo su Torrossa: http://digital.casalini.it/10.1400/285715
ENG:
Numismatic goods, a case study: the export of the Bertelè’s collection to Switzerland and its transferal to the Dumbarton Oaks (USA; 1956, 1969), an episode of missed (or impossible) protection?
Abstract: This paper explores the disposal of the byzantine coins’ collection of the former diplomat Tommaso Bertelè (1892-1971) towards the Dumbarton Oaks Research Library and Collection in Georgetown (Washington, DC) via Switzerland. The work reflects on various circumnstances, like that the selling was kept secret for several years and on the eventuality that it may have occurred in a not regular way (or not completely), accordingly to those days’ Italian laws.
Quaderni di storia, 2021
At the turn of 1938/1939 the Italian Jewish archaeologist Doro Levi (1898-1991) left Italy and la... more At the turn of 1938/1939 the Italian Jewish archaeologist Doro Levi (1898-1991) left Italy and landed in the United States after the Fascist regime deprived him of his job and his career. Only in recent years has been revealed the importance of the role played by “the spy” Royall Tyler and “the [former] ambassador” Robert Woods Bliss, best known as co-founder of the Dumbarton Oaks Research Library and Collection (Washington, DC). The aim of this paper is to sort the phases of the escape of the scholar, mainly linking the Bliss-Tyler correspondence managed by J.N. Carder (archivist at Dumbarton Oaks) with what was meanwhile taking place in Italy: facts, laws and administrative measures.
Quaderni di Storia, 94/2021:
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Passando dalle opere di sintesi storica a specialistiche di numismatica si nota però che il dato materiale delle monete presenta molte criticità per quel che riguarda una sicura assegnazione alla Sardegna, se si analizzano le monete presentate come sarde con i criteri della numismatica stessa sorge il dubbio che l’officina monetaria in questione possa in realtà dimostrarsi una congettura, un ipotesi da verificare. Da qui la scelta di passare in rassegna la bibliografia disponibile accumulatasi nel tempo, come revisione generalizzata su quanto scritto su questo tema comunque abbastanza circoscrivibile.
Il primo capitolo è dedicato quindi all’analisi dei lavori di numismatica che si sono occupati in maniera diretta della questione o l’hanno comunque accettata e ratificata. Dalle prime indicazioni che ipoteticamente invocavano un coinvolgimento sardo per alcune serie si passa all’indicazione di specifiche monete ritenute coniate in Sardegna, questo negli anni 50 con Ricotti Prina. La teoria viene poi consacrata nei manuali e raccolte numismatiche diventati poi opere di riferimento in materia, sino ad arrivare ai nostri giorni dove ancora riscuote successo.
Dalla lettura delle opere appare però che l’ipotesi sembra accettata in modo passivo, appaiono dunque alcune criticità riguardo la possibilità non solo di ritenere le monete indicate come opera dell’ipotizzata zecca di Sardegna, ma anche solo come opera di una zecca a sé, questo seguendo i criteri dettati dalla numismatica, criteri che vengono se non proprio disattesi completamente, sicuramente non applicati in maniera rigorosa e il più possibile standardizzata (osservazioni e identificazioni basate su singole lettere o variazioni di stile e fattura del manufatto numismatico).
Il secondo capitolo parte dalla ipotesi che con la zecca di Sardegna in attività ci si dovrebbe aspettare un minimo di diffusione nelle regioni insulari con le quali la Sardegna stessa intrecciava rapporti secolari. A valutare da quanto disponibile in letteratura non sembrerebbero presenti in tali regioni monete con caratteristiche riconducibili a quelle attribuite dalla numismatica alla Sardegna. Se nel caso della vicinissima Corsica il dato negativo è in parte giustificabile poiché negli in cui si ritiene operativa la zecca di Sardegna (dagli anni novanta del VII agli anni 30 dell’VIII) si pensa che la potenza longobarda vi avesse ormai radicato il proprio potere, per le Baleari invece si tratterebbe di un dato negativo senza apparente giustificazione, tanto più che negli ultimi anni la ricerca archeologica sta confermando il protrarsi dell'influenza bizantino sull’arcipelago anche per il periodo in questione: sono stati trovati vari sigilli e monete bizantine per i regni interessati, buona parte di queste proveniente però dalla Sicilia e addirittura dalle superstiti zecche della penisola italiana.
Il terzo capitolo porta invece l’attenzione su un caso del tutto assimilabile a quello sardo, il trasferimento della zecca siracusana a Reggio Calabria in seguito alla conquista araba della Sicilia. Per quanto la conoscenza delle ultime fasi della dominazione bizantina nela parte meridionale della penisola italiana siano meglio documentate, anche qui l’ipotesi numismatica non sembra avere un solido fondamento e non sono portate prove definitive dell’esistenza di questa zecca, tanto più che le differenze con quella della capitale dovrebbero essere di pura natura stilistica, oltretutto nel periodo in questione le monete avevano ormai perso ogni riferimento esplicito al luogo di coniazione.
Nelle conclusioni si porta quindi l’attenzione sui punti critici della teoria della zecca bizantina di Sardegna e sulle complicate teorizzazioni cui si è costretti per ammetterne l’esistenza, come la questione dell’invio di coni dalla zecca di Siracusa che in base a nessuna altrimenti attestazione storica per alcuni studiosi sarebbe stata a capo della presunta zecca sarda.
Si porta anche l’attenzione sul fatto che un particolare tipo monetale, le serie di monete da venti nummi ritenute sarde solo in base alla lettera S possano essere in realtà monete siciliane. L’assegnazione alla Sardegna era stata in qualche modo favorita dal ritenere cessata la produzione di tale numerario da parte della zecca siciliana dopo il primo regno di Giustiniano II, la comparsa sul mercato di monete siciliane da venti nummi di Leonzio II con tratti siracusani (la sigla SCL e il monogramma) potrebbe rimettere in discussione anche l’assegnazione dei venti nummi “sardi”, che potrebbero semplicemente rappresentare una variante con marchio di zecca combinato graficamente col marchio di valore: SK (che già in passato un’ipotesi di lettura in seguito apparentemente ignorata dava come SICILIA), come variante del già noto SC.
Papers by Tonino Abis
Articolo completo su Torrossa: http://digital.casalini.it/10.1400/285715
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Numismatic goods, a case study: the export of the Bertelè’s collection to Switzerland and its transferal to the Dumbarton Oaks (USA; 1956, 1969), an episode of missed (or impossible) protection?
Abstract: This paper explores the disposal of the byzantine coins’ collection of the former diplomat Tommaso Bertelè (1892-1971) towards the Dumbarton Oaks Research Library and Collection in Georgetown (Washington, DC) via Switzerland. The work reflects on various circumnstances, like that the selling was kept secret for several years and on the eventuality that it may have occurred in a not regular way (or not completely), accordingly to those days’ Italian laws.
Quaderni di Storia, 94/2021:
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Passando dalle opere di sintesi storica a specialistiche di numismatica si nota però che il dato materiale delle monete presenta molte criticità per quel che riguarda una sicura assegnazione alla Sardegna, se si analizzano le monete presentate come sarde con i criteri della numismatica stessa sorge il dubbio che l’officina monetaria in questione possa in realtà dimostrarsi una congettura, un ipotesi da verificare. Da qui la scelta di passare in rassegna la bibliografia disponibile accumulatasi nel tempo, come revisione generalizzata su quanto scritto su questo tema comunque abbastanza circoscrivibile.
Il primo capitolo è dedicato quindi all’analisi dei lavori di numismatica che si sono occupati in maniera diretta della questione o l’hanno comunque accettata e ratificata. Dalle prime indicazioni che ipoteticamente invocavano un coinvolgimento sardo per alcune serie si passa all’indicazione di specifiche monete ritenute coniate in Sardegna, questo negli anni 50 con Ricotti Prina. La teoria viene poi consacrata nei manuali e raccolte numismatiche diventati poi opere di riferimento in materia, sino ad arrivare ai nostri giorni dove ancora riscuote successo.
Dalla lettura delle opere appare però che l’ipotesi sembra accettata in modo passivo, appaiono dunque alcune criticità riguardo la possibilità non solo di ritenere le monete indicate come opera dell’ipotizzata zecca di Sardegna, ma anche solo come opera di una zecca a sé, questo seguendo i criteri dettati dalla numismatica, criteri che vengono se non proprio disattesi completamente, sicuramente non applicati in maniera rigorosa e il più possibile standardizzata (osservazioni e identificazioni basate su singole lettere o variazioni di stile e fattura del manufatto numismatico).
Il secondo capitolo parte dalla ipotesi che con la zecca di Sardegna in attività ci si dovrebbe aspettare un minimo di diffusione nelle regioni insulari con le quali la Sardegna stessa intrecciava rapporti secolari. A valutare da quanto disponibile in letteratura non sembrerebbero presenti in tali regioni monete con caratteristiche riconducibili a quelle attribuite dalla numismatica alla Sardegna. Se nel caso della vicinissima Corsica il dato negativo è in parte giustificabile poiché negli in cui si ritiene operativa la zecca di Sardegna (dagli anni novanta del VII agli anni 30 dell’VIII) si pensa che la potenza longobarda vi avesse ormai radicato il proprio potere, per le Baleari invece si tratterebbe di un dato negativo senza apparente giustificazione, tanto più che negli ultimi anni la ricerca archeologica sta confermando il protrarsi dell'influenza bizantino sull’arcipelago anche per il periodo in questione: sono stati trovati vari sigilli e monete bizantine per i regni interessati, buona parte di queste proveniente però dalla Sicilia e addirittura dalle superstiti zecche della penisola italiana.
Il terzo capitolo porta invece l’attenzione su un caso del tutto assimilabile a quello sardo, il trasferimento della zecca siracusana a Reggio Calabria in seguito alla conquista araba della Sicilia. Per quanto la conoscenza delle ultime fasi della dominazione bizantina nela parte meridionale della penisola italiana siano meglio documentate, anche qui l’ipotesi numismatica non sembra avere un solido fondamento e non sono portate prove definitive dell’esistenza di questa zecca, tanto più che le differenze con quella della capitale dovrebbero essere di pura natura stilistica, oltretutto nel periodo in questione le monete avevano ormai perso ogni riferimento esplicito al luogo di coniazione.
Nelle conclusioni si porta quindi l’attenzione sui punti critici della teoria della zecca bizantina di Sardegna e sulle complicate teorizzazioni cui si è costretti per ammetterne l’esistenza, come la questione dell’invio di coni dalla zecca di Siracusa che in base a nessuna altrimenti attestazione storica per alcuni studiosi sarebbe stata a capo della presunta zecca sarda.
Si porta anche l’attenzione sul fatto che un particolare tipo monetale, le serie di monete da venti nummi ritenute sarde solo in base alla lettera S possano essere in realtà monete siciliane. L’assegnazione alla Sardegna era stata in qualche modo favorita dal ritenere cessata la produzione di tale numerario da parte della zecca siciliana dopo il primo regno di Giustiniano II, la comparsa sul mercato di monete siciliane da venti nummi di Leonzio II con tratti siracusani (la sigla SCL e il monogramma) potrebbe rimettere in discussione anche l’assegnazione dei venti nummi “sardi”, che potrebbero semplicemente rappresentare una variante con marchio di zecca combinato graficamente col marchio di valore: SK (che già in passato un’ipotesi di lettura in seguito apparentemente ignorata dava come SICILIA), come variante del già noto SC.
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Numismatic goods, a case study: the export of the Bertelè’s collection to Switzerland and its transferal to the Dumbarton Oaks (USA; 1956, 1969), an episode of missed (or impossible) protection?
Abstract: This paper explores the disposal of the byzantine coins’ collection of the former diplomat Tommaso Bertelè (1892-1971) towards the Dumbarton Oaks Research Library and Collection in Georgetown (Washington, DC) via Switzerland. The work reflects on various circumnstances, like that the selling was kept secret for several years and on the eventuality that it may have occurred in a not regular way (or not completely), accordingly to those days’ Italian laws.
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