Papers by Simona Sassetti

Entrando in un museo d'arte contemporanea capita spesso di pensare, dire, o sentire domande di qu... more Entrando in un museo d'arte contemporanea capita spesso di pensare, dire, o sentire domande di questo
genere. Anche per gli addetti ai lavori (critici, galleristi, curatori) è sempre più difficile riconoscere cosa sia
arte e cosa non lo sia. Ma una volta che l'artista vede riconosciuto il suo ruolo, il problema della distinzione
tra arte e non arte smette di esistere perché quella fatta da lui è "arte". Ma in virtù di che cosa l'artista è ciò
che è? "In virtù della sua opera" avrebbe detto Heidegger. Che un'opera faccia onore ad un artista significa
infatti che solo l'opera fa dell'artista un maestro dell'arte1. Ma se l'osservatore non la riconosce, se non è in
grado di capirla? Oggi per lo spettatore non basta più solo guardare un'opera d'arte, ma si pretende di
capirla, di oggettivarla. Anche l'arte classica aveva una componente concettuale e richiedeva uno sforzo per
comprenderla, eppure, l'approccio all'arte contemporanea sembra ormai tanto diverso da quel tipo d'arte.
A volte la sensazione che si prova ci porta a dire "pure io saprei fare quell'opera li". Un'esclamazione simile
è stata pronunciata sicuramente da molti di noi di fronte ad un'opera. Certo, il fatto che l'opera sia esposta
in un museo fa si che sia un'opera d'arte ma, nonostante questo, spesso pensiamo di poter anche noi
realizzare "quella cosa li". Prima di mezzo secolo fa non avremmo mai pensato questa frase di fronte ad un
capolavoro di Van Gogh, che univa talento e genialità. Oggi, invece, sembra che basti essere capaci di
realizzare ciò che ha fatto un artista per essere artisti a nostra volta.
"Il sorpasso" è un film del 1962, diretto da Dino Risi. La pellicola, generalmente considerata co... more "Il sorpasso" è un film del 1962, diretto da Dino Risi. La pellicola, generalmente considerata come il capolavoro del regista, costituisce uno degli affreschi
cinematografici più rappresentativi dell'Italia del benessere e del miracolo economico di quegli anni.
Scritti e discorsi: 1947-1949 a cura di Stefano Caretti con introduzione di Antonio Ghirelli
“Ricorditi di me, che son la Pia;
Siena mi fè, disfecemi Maremma:
salsi colui che ‘nnnellata pria... more “Ricorditi di me, che son la Pia;
Siena mi fè, disfecemi Maremma:
salsi colui che ‘nnnellata pria
disposando m’avea con la sua gemma”
(Dante, Purgatorio V. 130-136)
Chi si mette sulle tracce del ruolo delle donne nel Medioevo incontra molte difficoltà a causa de... more Chi si mette sulle tracce del ruolo delle donne nel Medioevo incontra molte difficoltà a causa del numero esiguo di risorse a riguardo. A partire dagli anni ’70, però, questi studi sono diventati frequenti e ricchi. L’interesse stava esplodendo e sono stati molti coloro che hanno capito che era necessario studiare i ruoli sessuali, le gerarchie femminili e maschili, il lavoro fuori e dentro la casa, per avere un buon bagaglio e materiale di confronto sulla mentalità, la cultura e i modelli di comportamento che in molti casi, nonostante il passar dei secoli, non erano cambiati se non peggiorati. Per le donne, dunque, leggere il Medioevo e il ruolo della donna in esso, significa avere un motivo in più per rompere gli schemi. Si abbandona, così, lo schematismo di porre l’attenzione sui “senza storia” e si scopre, dunque, che le fonti ci sono purché le si sappia cercare
Se hai compiuto cattive azioni,
Esse ti condanneranno.
Se hai compiuto cattive azioni,
Le tue cat... more Se hai compiuto cattive azioni,
Esse ti condanneranno.
Se hai compiuto cattive azioni,
Le tue cattive azioni
Alla fine ti perderanno.
Ma io zappavo la terra dietro alla mia capanna,
Ero come una giovane pollastra
Catturata per essere venduta.
Non ho mai rotto un vaso d’argilla,
Non ho mai ammaccato un piatto di stagno,
Eppure mi hanno preso e venduto.
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Papers by Simona Sassetti
genere. Anche per gli addetti ai lavori (critici, galleristi, curatori) è sempre più difficile riconoscere cosa sia
arte e cosa non lo sia. Ma una volta che l'artista vede riconosciuto il suo ruolo, il problema della distinzione
tra arte e non arte smette di esistere perché quella fatta da lui è "arte". Ma in virtù di che cosa l'artista è ciò
che è? "In virtù della sua opera" avrebbe detto Heidegger. Che un'opera faccia onore ad un artista significa
infatti che solo l'opera fa dell'artista un maestro dell'arte1. Ma se l'osservatore non la riconosce, se non è in
grado di capirla? Oggi per lo spettatore non basta più solo guardare un'opera d'arte, ma si pretende di
capirla, di oggettivarla. Anche l'arte classica aveva una componente concettuale e richiedeva uno sforzo per
comprenderla, eppure, l'approccio all'arte contemporanea sembra ormai tanto diverso da quel tipo d'arte.
A volte la sensazione che si prova ci porta a dire "pure io saprei fare quell'opera li". Un'esclamazione simile
è stata pronunciata sicuramente da molti di noi di fronte ad un'opera. Certo, il fatto che l'opera sia esposta
in un museo fa si che sia un'opera d'arte ma, nonostante questo, spesso pensiamo di poter anche noi
realizzare "quella cosa li". Prima di mezzo secolo fa non avremmo mai pensato questa frase di fronte ad un
capolavoro di Van Gogh, che univa talento e genialità. Oggi, invece, sembra che basti essere capaci di
realizzare ciò che ha fatto un artista per essere artisti a nostra volta.
cinematografici più rappresentativi dell'Italia del benessere e del miracolo economico di quegli anni.
Siena mi fè, disfecemi Maremma:
salsi colui che ‘nnnellata pria
disposando m’avea con la sua gemma”
(Dante, Purgatorio V. 130-136)
Esse ti condanneranno.
Se hai compiuto cattive azioni,
Le tue cattive azioni
Alla fine ti perderanno.
Ma io zappavo la terra dietro alla mia capanna,
Ero come una giovane pollastra
Catturata per essere venduta.
Non ho mai rotto un vaso d’argilla,
Non ho mai ammaccato un piatto di stagno,
Eppure mi hanno preso e venduto.
genere. Anche per gli addetti ai lavori (critici, galleristi, curatori) è sempre più difficile riconoscere cosa sia
arte e cosa non lo sia. Ma una volta che l'artista vede riconosciuto il suo ruolo, il problema della distinzione
tra arte e non arte smette di esistere perché quella fatta da lui è "arte". Ma in virtù di che cosa l'artista è ciò
che è? "In virtù della sua opera" avrebbe detto Heidegger. Che un'opera faccia onore ad un artista significa
infatti che solo l'opera fa dell'artista un maestro dell'arte1. Ma se l'osservatore non la riconosce, se non è in
grado di capirla? Oggi per lo spettatore non basta più solo guardare un'opera d'arte, ma si pretende di
capirla, di oggettivarla. Anche l'arte classica aveva una componente concettuale e richiedeva uno sforzo per
comprenderla, eppure, l'approccio all'arte contemporanea sembra ormai tanto diverso da quel tipo d'arte.
A volte la sensazione che si prova ci porta a dire "pure io saprei fare quell'opera li". Un'esclamazione simile
è stata pronunciata sicuramente da molti di noi di fronte ad un'opera. Certo, il fatto che l'opera sia esposta
in un museo fa si che sia un'opera d'arte ma, nonostante questo, spesso pensiamo di poter anche noi
realizzare "quella cosa li". Prima di mezzo secolo fa non avremmo mai pensato questa frase di fronte ad un
capolavoro di Van Gogh, che univa talento e genialità. Oggi, invece, sembra che basti essere capaci di
realizzare ciò che ha fatto un artista per essere artisti a nostra volta.
cinematografici più rappresentativi dell'Italia del benessere e del miracolo economico di quegli anni.
Siena mi fè, disfecemi Maremma:
salsi colui che ‘nnnellata pria
disposando m’avea con la sua gemma”
(Dante, Purgatorio V. 130-136)
Esse ti condanneranno.
Se hai compiuto cattive azioni,
Le tue cattive azioni
Alla fine ti perderanno.
Ma io zappavo la terra dietro alla mia capanna,
Ero come una giovane pollastra
Catturata per essere venduta.
Non ho mai rotto un vaso d’argilla,
Non ho mai ammaccato un piatto di stagno,
Eppure mi hanno preso e venduto.