Papers by paola carla verde

Alessandro Baratta “intagliatore di stampe di rame”, è l’autore della veduta topografica Fideliss... more Alessandro Baratta “intagliatore di stampe di rame”, è l’autore della veduta topografica Fidelissimae urbis neapolitanae…, del 1629, la più importante raffigurazione della città di Napoli nel Seicento. Originario di Scigliano Calabro, nacque intorno al 1583, e svolse la sua attività tra il 1606 e il 1637 a Roma, ma soprattutto a Napoli dove condusse una attivissima bottega specializzata nella tecnica di incisione a bulino legata all’illustrazione libraria e alla produzione di stampe d’iconografia urbana nelle quali si fondono echi provenienti dalla cultura figurativa romana, che ebbe modo di assorbire negli anni della formazione, e spagnola assimilata indirettamente attraverso le esigenze dei committenti. Egli si fece interprete dei desiderata di una committenza assai varia la quale influì in parte sull’identità e formazione dell’artista. Con la sua maestria grafica creava immagini che comunicassero auctoritas divenendo potenti strumenti di legittimazione e autoesaltazione del poter...

The study focuses on the construction of the Felice bridge at Borghetto affair, which represents ... more The study focuses on the construction of the Felice bridge at Borghetto affair, which represents an exemplary case as to analyse Domenico Fontana’s construction site procedures. The works started in 1589, under the architect Matteo Bartolano’s supervision, and when he died the works were assigned to Domenico Fontana. However, with the passing away of Pope Sixtus V, (1590) the construction site remained inactive until 1592, and started again with the intervention of Pope Clement VIII. The aim of the study has been to remedy the lack of studies on the operating procedures, the techniques, as well the role of the workforce involved in the construction works. Through the examination of archive documents, attempts have been made to shed light on other aspects of Fontana’s activity in particular with regard to the organisation chart of his business: the types of expertise of the various workforce and the various professionals tasked with measuring, estimating and counting. What have been...

Anuario Del Departamento De Historia Y Teoria Del Arte, 2006
Domenico Fontana nel 1592, dopo la morte di papa Sisto Y accetta l'incarico del viceré di Napoli ... more Domenico Fontana nel 1592, dopo la morte di papa Sisto Y accetta l'incarico del viceré di Napoli conte di Miranda per occuparsi della bonijca della campagna a nord di Napoli e nel 1593 gli viene conferito I'uficio di regio ingegnere. II Fontana viene itzterpellato at7clze per la realirzazione del canale per convogliare le acque del fiume Sumo fino alla cittci di Torre Annunziata. 11 successivo viceré conte d'Olivares gli ajj5da la realizzazione di niiovi assi viari e Iarghi quali la vio Olivares-da1 m010 grande al piccolola vio Gusmana-da1 baluardo dell'Alcalci al-1'Arsenaleil largo di Castello e il largo delle Pigne nonché la realirzazione del nuovo porto (progetto mai portato a termine). II Fontana realizo anche d~ie apparati effimeri: i catafalchi per le esequie di Filippo 11 (1599) e del viceré Lemos (1601). Proprio per il viceré Lemos realizza ['opera piu significativa della sua corriera di architetto maggiore del Regno: il nicovo Palazo Reale.
L'ospedale dei Poveri Mendicanti a ponte Sisto : un'analisi preliminare dell'impresa di Domenico Fontana attraverso il Libro di tutta la spesa, Jun 1, 2017

I cantieri in Europa nel Cinquecento: architettura e decorazione. I Roma, 2024
La fontana del Mosè, realizzata in piazza di Santa Susanna, oggi piazza San Bernardo, lungo la st... more La fontana del Mosè, realizzata in piazza di Santa Susanna, oggi piazza San Bernardo, lungo la strada Pia - attuale via Venti Settembre - rettilinea arteria che ancora oggi conduce dalla michelangiolesca porta Pia al palazzo del Quirinale, rappresenta il fronte monumentale del castellum acquae del nuovo acquedotto dell’Acqua Felice, impresa promossa da papa Sisto V tra il 1585 e il 1589: uno dei più cospicui contributi all’ampliamento dell’Urbe durante il quinquennio del suo papato.
Alla luce della recente storiografia sempre più attenta all’identificazione del processo costruttivo che dall’ideazione porta alla realizzazione dell’opera, si è posto al centro dell’indagine il cantiere di committenza papale dove architettura e decorazione sono indissolubilmente connesse. Si sono voluti offrire spunti alla riflessione sul tema della responsabilità individuale nonché della compartecipazione nelle attività svolte da Giovanni e Domenico Fontana e dagli scultori, scalpellini e stuccatori. Quanto premesso si prefigge lo scopo di concorrere alla piena identificazione e valorizzazione dei rispettivi ruoli progettuali ed esecutivi ricoperti dai due architetti ticinesi e dai vari artefici, al fine di attenuare una perdurante lacuna storiografica.
Si è reso possibile tale approfondimento attraverso il ritrovamento, presso l’Archivio di Stato di Roma, della misura e stima dei lavori relativi alla fontana, fonte documentaria finora trascurata. L’incrocio di notizie ricavate dal libro dei conti, dai mandati di pagamento e dal libro mastro, ha permesso di ricostruire fasi esecutive, di identificare artisti e maestranze, ma anche di fare chiarezza sulle modalità operative, sulle soluzioni tecniche e sulla provenienza dei materiali e dei manufatti di spoglio utilizzati.
In particolare le inedite acquisizioni documentarie riguardanti il decisivo ruolo assunto da Giovanni Fontana, il cui portato resta a tutt’oggi subordinato alla figura del più celebre fratello Domenico, ricompongono le sue modalità di gestione e organizzazione del cantiere della fontana del Mosè e concorrono anche a operare una più precisa ricostruzione, tuttora inesplicata, dell’attività di Giovanni, il quale ha contribuito ad un significativo progresso tecnico e scientifico, a un ammodernamento delle pratiche di cantiere, alla maturazione di una disciplina architettonica che troverà esplicito riscontro nel fare di figure come Maderno e Borromini.

Quattro secoli di storia. il Museo della Fabbrica di Palazzo Reale, 2024
Il progetto di Fontana per il palazzo Reale di Napoli in parte si discosta dal modello di palazzo... more Il progetto di Fontana per il palazzo Reale di Napoli in parte si discosta dal modello di palazzo Farnese, che aveva condizionato le scelte progettuali dell’architetto ticinese per i palazzi romani, aderenti al linguaggio architettonico consolidatosi a Roma tra la metà e la fine del Cinquecento, presentando aspetti originali ispirati anche alla cinquecentesca architettura spagnola degli alcazar. A Napoli Fontana ha ideato un edificio maggiormente articolato, dotato di quattro prospetti diversi che sfuggivano ai canoni della simmetria, dando origine a un predominante orizzontalismo con tre cortili collegati tra loro di stampo tipicamente spagnolo come la scelta di adottare l’ordine architettonico in facciata, secondo una corretta successione tuscanico, ionico e corinzio, vistosa inversione di tendenza rispetto al linguaggio formale adoperato nelle fabbriche per papa Sisto V. Tale scelta può essere giustificata soltanto dall'interferenza della committenza spagnola che propendeva al «decorum romano»,

Architetture per i principi della Chiesa. Committenze in Roma, 1400-1700, 2023
L’acquedotto dell’Acqua Paola, la rete idrica destinata ad alimentare il Vaticano, il Gianicolo e... more L’acquedotto dell’Acqua Paola, la rete idrica destinata ad alimentare il Vaticano, il Gianicolo e i quartieri di Borgo e Trastevere, che convogliava in condotte in parte sotterranee e in parte realizzate su arcate l’acqua delle sorgenti dei rilievi del lago di Bracciano, costituì l’opera pubblica più rilevante portata a termine durante il pontificato di Paolo V Borghese.
La presente ricerca, a partire dalla letteratura esistente sull’argomento, indaga la pluralità di contributi e la coralità di apporti che hanno sotteso la progettazione e la realizzazione dell’acquedotto dell’Acqua Paola e delle relative fontane, opera infrastrutturale realizzata per volere di papa Paolo V sotto la regia degli architetti Giovanni Fontana e Flaminio Ponzio tra il 1609 e il 1614. I documenti del fondo Presidenza degli acquedotti conservati nell’Archivio di Stato di Roma hanno costituito la fonte privilegiata dalla quale poter ricavare informazioni riguardanti il cantiere dell’acquedotto. Attraverso i registri dei mandati camerali, i libri dei conti e gli atti notarili delle convenzioni con le imprese è stato possibile risalire agli aspetti organizzativi e finanziari del cantiere con l’obiettivo di chiarire alcuni aspetti finora solo parzialmente delineati. Si è cercato di operare un affondo sulle fasi progettuali ed esecutive dell’opera, sulle modalità operative e le dinamiche di cantiere, sulla compresenza di giovani professionisti e di maestranze specializzate prevalentemente di area lombardo-ticinese che concorsero al successo dell’impresa, prestando attenzione anche ai procedimenti burocratici e all’utilizzo di fondi necessari al finanziamento dell’opera, operando un confronto tra il papato di Sisto V e quello di Paolo V.
Le 2invenzioni di tante opere" Domenico Fontana e i suoi cantieri, 2022
www.officinalibraria.net Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in quals... more www.officinalibraria.net Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l'autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell'editore.
Le "invenzioni di tante opere" Domenico Fontana e i suoi cantieri, 2022
www.officinalibraria.net Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in quals... more www.officinalibraria.net Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l'autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell'editore.
Le "invenzioni di tante opere" Domenico Fontana e i suoi cantieri, 2022
www.officinalibraria.net Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in quals... more www.officinalibraria.net Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l'autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell'editore.

Il confronto tra le pratiche architettoniche messe in atto nei cantieri italiani fra la seonda me... more Il confronto tra le pratiche architettoniche messe in atto nei cantieri italiani fra la seonda metà del Cinquecento e l'inizio del Seicento costituisce una esplicativa chiave di lettura del processo costruttivo post-michelangiolesco. Il volume, in cui confluiscono le ricerche presentate al convegno internazionale di Mendrisio, organizzato dall'Archivio del Moderno-USI il 30 e 31 maggio 2016, illustra casi studio esemplari con l'obiettivo di rilevare specificità, analogie, permanenze e novità nelle modalità operative e di gestione del cantiere, attuate a Roma, Loreto, Venezia, Genova e nel Regno di Napoli. Una particolare attenzione è riservata, inoltre, alle imprese edili di origine ticinese, rilevandone la significativa presenza nei cantieri presi in esame. Analizzato secondo diversi aspetti, dai meccanismi finanziari che ne regolano la gestione alle soluzioni tecnico-operative adottate, fino alle gerarchie di programmazione del lavoro delle maestranze, il cantiere emer...
![Research paper thumbnail of [Ita] L'Iconografia Asservita Al Potere. L'Opera e I Committenti Dell'Incisore e Topografo Alessandro Baratta Alla Corte Vicereale DI Napoli Nella Prima Metà Del XVII Secolo // Iconography Subdued Power. The Works and Clients of Alessandro Baratta, Engraver and Topographer in the Early XVII Century](https://attachments.academia-assets.com/83267004/thumbnails/1.jpg)
Los Libros de la Corte.es, 2017
Alessandro Baratta "intagliatore di stampe di rame", è l'autore della veduta topografica Fideliss... more Alessandro Baratta "intagliatore di stampe di rame", è l'autore della veduta topografica Fidelissimae urbis neapolitanae…, del 1629, la più importante raffigurazione della città di Napoli nel Seicento. Originario di Scigliano Calabro, nacque intorno al 1583, e svolse la sua attività tra il 1606 e il 1637 a Roma, ma soprattutto a Napoli dove condusse una attivissima bottega specializzata nella tecnica di incisione a bulino legata all'illustrazione libraria e alla produzione di stampe d'iconografia urbana nelle quali si fondono echi provenienti dalla cultura figurativa romana, che ebbe modo di assorbire negli anni della formazione, e spagnola assimilata indirettamente attraverso le esigenze dei committenti. Egli si fece interprete dei desiderata di una committenza assai varia la quale influì in parte sull'identità e formazione dell'artista. Con la sua maestria grafica creava immagini che comunicassero auctoritas divenendo potenti strumenti di legittimazione e autoesaltazione del potere politico ed ecclesiastico.

Pratiche architettoniche a confronto nei cantieri italiani della seconda metà del Cinquecento, 2019
L’acquedotto dell’Acqua Felice, la rete idrica destinata ad alimentare il Laterano, l’Esquilino, ... more L’acquedotto dell’Acqua Felice, la rete idrica destinata ad alimentare il Laterano, l’Esquilino, il Viminale, il Quirinale e il Campidoglio, che convogliava in condotte in parte sotterranee e in parte realizzate su arcate, l’acqua delle sorgenti di Pantano dei Griffi (oggi Pantano Borghese) costituì l’opera pubblica più rilevante portata a termine durante il pontificato sistino.
I documenti del fondo Presidenza degli acquedotti conservati nell’Archivio di Stato di Roma hanno costituito la fonte privilegiata dalla quale poter ricavare informazioni riguardanti il cantiere dell’acquedotto. Attraverso i registri dei mandati camerali, i libri dei conti, i libri mastri, i giornali di cantiere e gli atti notarili delle convenzioni con le imprese è stato possibile risalire agli aspetti organizzativi e finanziari del cantiere.
Sisto V riprese le fila di un progetto già predisposto durante il papato di Gregorio XIII con le medesime premesse e motivazioni, mentre la fonte di finanziamento risultò del tutto differente: non ci si affidò ad investitori privati bensì l’opera venne per la maggior parte sovvenzionata dalla Camera apostolica. Nel corso della ricerca sono state identificate le gerarchie dell’articolata burocrazia pontificia con riferimento alla realizzazione dell’opera in esame. Per comprendere il funzionamento del cantiere è stato anche necessario confrontarsi con aspetti riguardanti la gestione e movimentazione del denaro camerale.
L’aministratione dell’opera inizialmente fu affidata all’architetto Matteo Bartolani da Città di Castello, che ebbe modo di soprintendere alle attività svolte nel cantiere dal 1 maggio 1585 (a partire dalle opere di livellamento) fino al 3 luglio 1586 (ultimo pagamento in suo favore). Egli però non riuscì ad assicurare la funzionalità dell’opera e di conseguenza del prosieguo di essa fu incaricato, dal 22 luglio 1586, Giovanni Fontana che riuscì infine a far giungere l’acqua a Roma nel giugno del 1587, mettendo a punto adeguamenti atti a convertire un’opera inutilizzabile in un’opera perfettamente funzionale.
Attraverso le misure e stime di ciascuna fase esecutiva presentate dalle numerose imprese che agivano nel cantiere dell’Acqua Felice è stato possibile determinare la natura e le caratteristiche degli appalti intercorsi tra architetto e imprese, i prezzi delle categorie delle opere finite e dei singoli materiali, le soluzioni tecniche e operative impiegate e il ruolo di sovrastanti e maestranze. Sono state evidenziate anche le differenze delle verifiche finalizzate alla corretta gestione delle finanze pubbliche tra l’iniziale gestione di Bartolani e quella successiva di Giovanni Fontana quest’ultima con l’adozione di procedure del tutto particolari.
Il cantiere dell’Acqua Felice per la sua mole contribuì in maniera determinante all’incremento e qualificazione della produzione e del trasporto di materiali da costruzione, la cui commercializzazione veniva ad assumere così gli aspetti di una vera e propria attività industriale, nella quale furono coinvolti anche i parenti dei Fontana. Inoltre indirettamente l’opera promosse l’attività di compagnie d’impresa gestite da “capimastri intraprendenti” che dettero luogo a vere e proprie attività imprenditoriali. Del resto anche i Fontana andavano assumendo un ruolo imprenditoriale, grazie alla privilegiata relazione con il Papa committente.
In definitiva Giovanni Fontana a seguito del prestigio conseguito con la ‘felice’ conclusione dell’acquedotto, pur restando in subordine rispetto al fratello Domenico, si ritagliò una sua specializzazione nel campo degli interventi di carattere idraulico.
Pratiche architettoniche a confronto nei cantieri italiani della seconda metà del Cinquecento, a cura di M.F. Nicoletti e P.C. Verde, 2019
IL saggio propone le vicende costruttive attraverso testimonianze documentarie di alcune delle fa... more IL saggio propone le vicende costruttive attraverso testimonianze documentarie di alcune delle fasi salienti della costruzione del Cortile del Belvedere Vaticano nel Cinquecento dopo l'avvio di Donato Bramante.
CIRCOLAZIONE SCAMBI E MODELLI: GLI SCULTORI A ROMA NELLA SECONDA METÀ DEL CINQUECENTO

Delli Aspetti de Paesi. Vecchi e nuovi Media per l’immagine del Paesaggio, 2016
Il tema dell’antico nell’opera del poliedrico Alessandro Baratta “intagliatore di stampe di rame”... more Il tema dell’antico nell’opera del poliedrico Alessandro Baratta “intagliatore di stampe di rame” (Scigliano Calabro 1583 circa – Napoli 1637 ?), autore della più importante veduta topografica della Napoli seicentesca: Fidelissimae urbis neapolitanae… (1627-29), costituisce un aspetto non trascurabile nell’ambito della sua produzione complessiva [De Seta 1969; Pane 1970, 118-159; Pane 1973, 45-70; de Seta 1986, 1-13; Pane 1986, 29-39; Verde 2006, pp. 58-63; Bellucci, Valerio 2007, passim; Dettori 2015].
In realtà dell’attività di Baratta restavano molti aspetti da approfondire, che ho cercato di contribuire a mettere in luce. Sono emersi infatti il suo periodo di apprendistato a Roma presso l’incisore fiammingo Johannes Eillarts, il suo sodalizio con l’architetto Giulio Cesare Fontana, alcune incisioni librarie fin ora ignorate e il ritrovamento dell’unico esemplare pervenutoci de La fedelissima città di Napoli con la nobilissima cavalcata che si fece a 19 di Decembre nel 1630 nell’uscita della Serenissima infante Maria d’Austria Regina d’Ungaria c’vi entrò a 8 d’agosto del Medesimo anno del 1632 .
Sicuramente l’esperienza maturata nell’Urbe e il fascino dei monumenti antichi stimolarono Baratta ad adottare gli ordini architettonici nei frontespizi dei volumi da lui illustrati, atti a trasfondere nel lettore il senso dell’auctoritas politica, ecclesiastica o letteraria. Anche la fastosa rappresentazione della cavalcata reale del 1632 esprime l’influenza che la classicità esercitò su Baratta in quanto richiama i trionfi dell’epoca imperiale romana.
The ancient theme in the work of the multifaceted Alessandro Baratta “intagliatore di stampe di rame” (Scigliano Calabro approximately 1583 prints - Naples in 1637?), Author of the most important topographic view of Naples in the seventeenth century: Fidelissimae Urbis Neapolitanae, the 1627-29, does not costitute an insignificant aspect as part of its overall production.
In fact in the activity of Baratta, many issues remained to investigate which I tried to contribute to highlighting. It has emerged in fact his apprenticeship in Rome at the Flemish engraver Johannes Eillarts, his association with the architect Giulio Cesare Fontana, some library incisions so far ignored and the discovery of the only extant copy of La fedelissima città di Napoli con la nobilissima cavalcata che si fece a 19 di Decembre nel 1630 nell’uscita della Serenissima infante Maria d’Austria Regina d’Ungaria c’vi entrò a 8 d’agosto del Medesimo anno del 1632.
Certainly the experience gained in the City of Rome and the charm of the ancient monuments stimulated Baratta to take the architectural orders in the title pages of the books illustrated by him, designed to instil in the reader a sense of political, ecclesiastical or literary auctoritas. Also, a magnificent spectacle of the royal cavalcade of 1632 expresses the influence exerted on the classic Baratta since it recalls the triumphs of the Roman Empire.
Iconografia delle città in Campania. Avellino, Benevento, Caserta e Salerno, 2008
Dimore signorili a Napoli. Palazzo Zevallos Stigliano e il mecenatismo aristocratico dal XVI al XX secolo, 2013

“ArcHistoR”, anno V, 2018, n. 9, pp. 32-67, 2018
«Si sono mandati architetti et ingegneri a pigliar il dissegno del nuovo ponte». The Construction... more «Si sono mandati architetti et ingegneri a pigliar il dissegno del nuovo ponte». The Construction Site of the Felice Bridge from Matteo Bartolani to Domenico Fontana (1589-1592) The study focuses on the construction of the Felice bridge in Borghetto, which represents an exemplary case to analyse Domenico Fontana's construction site procedures. The works started in 1589, under the architect, Matteo Bartolano's supervision, and when he died the works were assigned to Domenico Fontana. However, with the death of Pope Sixtus V, (1590) the construction site remained inactive until 1592 and restarted with the intervention of Pope Clement VIII. The aim of the study was to remedy the lack of research on operating procedures, and techniques, as well as the role of the labourers involved in the construction works. Through the examination of archive documents, attempts have been made to clarify other aspects of Fontana's activity, in particular with regard to the organisation chart of his business: the types of expertise of the various workers and the various professionals tasked with measuring, estimating and counting. The mechanisms with which the Ticino architect received and paid out salaries as well as the particular concessions which his accounts benefitted from, accounts which should have been presented, examined and sworn beforehand by the Camera Apostolica, have been further investigated. Another aspect which has been highlighted is the method of financing; the failure of the construction site at the Felice bridge during the pontificate of Clement VIII led to an assessment of Fontana's accounts and, thereafter, as appears from some notarial acts, tender dossiers were stipulated by the Camera Apostolica with new firms, excluding Fontana from the works he had previously designed and supervised. In conclusion, the documents shed new light on the final period of his life in Rome and explain the various reasons as to why he decided to move to Naples.
“Los Libros de la Corte”, 2016, n. 13, 2016
Alessandro Baratta “intagliatore di stampe di rame” , celebre autore della veduta topografica di... more Alessandro Baratta “intagliatore di stampe di rame” , celebre autore della veduta topografica di Napoli Fidelissimae urbis neapolitanae…, del 1629 , caposaldo dell’iconografia urbana partenopea , risulta tra le figure più rilevanti tra i “fabbricatori di immagini” nell’ambito della produzione di libri e del commercio di stampe nella capitale del viceregno nella prima metà del XVII secolo.
Originario di Scigliano Calabro, nacque intorno al 1583 , e svolse la sua attività tra il 1606 e il 1637 a Roma, ma soprattutto Napoli dove condusse una attivissima bottega specializzata nella tecnica di incisione a bulino ed ebbe modo di stampare i suoi lavori con le tipografie più rinomate dell’epoca.
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Papers by paola carla verde
Alla luce della recente storiografia sempre più attenta all’identificazione del processo costruttivo che dall’ideazione porta alla realizzazione dell’opera, si è posto al centro dell’indagine il cantiere di committenza papale dove architettura e decorazione sono indissolubilmente connesse. Si sono voluti offrire spunti alla riflessione sul tema della responsabilità individuale nonché della compartecipazione nelle attività svolte da Giovanni e Domenico Fontana e dagli scultori, scalpellini e stuccatori. Quanto premesso si prefigge lo scopo di concorrere alla piena identificazione e valorizzazione dei rispettivi ruoli progettuali ed esecutivi ricoperti dai due architetti ticinesi e dai vari artefici, al fine di attenuare una perdurante lacuna storiografica.
Si è reso possibile tale approfondimento attraverso il ritrovamento, presso l’Archivio di Stato di Roma, della misura e stima dei lavori relativi alla fontana, fonte documentaria finora trascurata. L’incrocio di notizie ricavate dal libro dei conti, dai mandati di pagamento e dal libro mastro, ha permesso di ricostruire fasi esecutive, di identificare artisti e maestranze, ma anche di fare chiarezza sulle modalità operative, sulle soluzioni tecniche e sulla provenienza dei materiali e dei manufatti di spoglio utilizzati.
In particolare le inedite acquisizioni documentarie riguardanti il decisivo ruolo assunto da Giovanni Fontana, il cui portato resta a tutt’oggi subordinato alla figura del più celebre fratello Domenico, ricompongono le sue modalità di gestione e organizzazione del cantiere della fontana del Mosè e concorrono anche a operare una più precisa ricostruzione, tuttora inesplicata, dell’attività di Giovanni, il quale ha contribuito ad un significativo progresso tecnico e scientifico, a un ammodernamento delle pratiche di cantiere, alla maturazione di una disciplina architettonica che troverà esplicito riscontro nel fare di figure come Maderno e Borromini.
La presente ricerca, a partire dalla letteratura esistente sull’argomento, indaga la pluralità di contributi e la coralità di apporti che hanno sotteso la progettazione e la realizzazione dell’acquedotto dell’Acqua Paola e delle relative fontane, opera infrastrutturale realizzata per volere di papa Paolo V sotto la regia degli architetti Giovanni Fontana e Flaminio Ponzio tra il 1609 e il 1614. I documenti del fondo Presidenza degli acquedotti conservati nell’Archivio di Stato di Roma hanno costituito la fonte privilegiata dalla quale poter ricavare informazioni riguardanti il cantiere dell’acquedotto. Attraverso i registri dei mandati camerali, i libri dei conti e gli atti notarili delle convenzioni con le imprese è stato possibile risalire agli aspetti organizzativi e finanziari del cantiere con l’obiettivo di chiarire alcuni aspetti finora solo parzialmente delineati. Si è cercato di operare un affondo sulle fasi progettuali ed esecutive dell’opera, sulle modalità operative e le dinamiche di cantiere, sulla compresenza di giovani professionisti e di maestranze specializzate prevalentemente di area lombardo-ticinese che concorsero al successo dell’impresa, prestando attenzione anche ai procedimenti burocratici e all’utilizzo di fondi necessari al finanziamento dell’opera, operando un confronto tra il papato di Sisto V e quello di Paolo V.
I documenti del fondo Presidenza degli acquedotti conservati nell’Archivio di Stato di Roma hanno costituito la fonte privilegiata dalla quale poter ricavare informazioni riguardanti il cantiere dell’acquedotto. Attraverso i registri dei mandati camerali, i libri dei conti, i libri mastri, i giornali di cantiere e gli atti notarili delle convenzioni con le imprese è stato possibile risalire agli aspetti organizzativi e finanziari del cantiere.
Sisto V riprese le fila di un progetto già predisposto durante il papato di Gregorio XIII con le medesime premesse e motivazioni, mentre la fonte di finanziamento risultò del tutto differente: non ci si affidò ad investitori privati bensì l’opera venne per la maggior parte sovvenzionata dalla Camera apostolica. Nel corso della ricerca sono state identificate le gerarchie dell’articolata burocrazia pontificia con riferimento alla realizzazione dell’opera in esame. Per comprendere il funzionamento del cantiere è stato anche necessario confrontarsi con aspetti riguardanti la gestione e movimentazione del denaro camerale.
L’aministratione dell’opera inizialmente fu affidata all’architetto Matteo Bartolani da Città di Castello, che ebbe modo di soprintendere alle attività svolte nel cantiere dal 1 maggio 1585 (a partire dalle opere di livellamento) fino al 3 luglio 1586 (ultimo pagamento in suo favore). Egli però non riuscì ad assicurare la funzionalità dell’opera e di conseguenza del prosieguo di essa fu incaricato, dal 22 luglio 1586, Giovanni Fontana che riuscì infine a far giungere l’acqua a Roma nel giugno del 1587, mettendo a punto adeguamenti atti a convertire un’opera inutilizzabile in un’opera perfettamente funzionale.
Attraverso le misure e stime di ciascuna fase esecutiva presentate dalle numerose imprese che agivano nel cantiere dell’Acqua Felice è stato possibile determinare la natura e le caratteristiche degli appalti intercorsi tra architetto e imprese, i prezzi delle categorie delle opere finite e dei singoli materiali, le soluzioni tecniche e operative impiegate e il ruolo di sovrastanti e maestranze. Sono state evidenziate anche le differenze delle verifiche finalizzate alla corretta gestione delle finanze pubbliche tra l’iniziale gestione di Bartolani e quella successiva di Giovanni Fontana quest’ultima con l’adozione di procedure del tutto particolari.
Il cantiere dell’Acqua Felice per la sua mole contribuì in maniera determinante all’incremento e qualificazione della produzione e del trasporto di materiali da costruzione, la cui commercializzazione veniva ad assumere così gli aspetti di una vera e propria attività industriale, nella quale furono coinvolti anche i parenti dei Fontana. Inoltre indirettamente l’opera promosse l’attività di compagnie d’impresa gestite da “capimastri intraprendenti” che dettero luogo a vere e proprie attività imprenditoriali. Del resto anche i Fontana andavano assumendo un ruolo imprenditoriale, grazie alla privilegiata relazione con il Papa committente.
In definitiva Giovanni Fontana a seguito del prestigio conseguito con la ‘felice’ conclusione dell’acquedotto, pur restando in subordine rispetto al fratello Domenico, si ritagliò una sua specializzazione nel campo degli interventi di carattere idraulico.
In realtà dell’attività di Baratta restavano molti aspetti da approfondire, che ho cercato di contribuire a mettere in luce. Sono emersi infatti il suo periodo di apprendistato a Roma presso l’incisore fiammingo Johannes Eillarts, il suo sodalizio con l’architetto Giulio Cesare Fontana, alcune incisioni librarie fin ora ignorate e il ritrovamento dell’unico esemplare pervenutoci de La fedelissima città di Napoli con la nobilissima cavalcata che si fece a 19 di Decembre nel 1630 nell’uscita della Serenissima infante Maria d’Austria Regina d’Ungaria c’vi entrò a 8 d’agosto del Medesimo anno del 1632 .
Sicuramente l’esperienza maturata nell’Urbe e il fascino dei monumenti antichi stimolarono Baratta ad adottare gli ordini architettonici nei frontespizi dei volumi da lui illustrati, atti a trasfondere nel lettore il senso dell’auctoritas politica, ecclesiastica o letteraria. Anche la fastosa rappresentazione della cavalcata reale del 1632 esprime l’influenza che la classicità esercitò su Baratta in quanto richiama i trionfi dell’epoca imperiale romana.
The ancient theme in the work of the multifaceted Alessandro Baratta “intagliatore di stampe di rame” (Scigliano Calabro approximately 1583 prints - Naples in 1637?), Author of the most important topographic view of Naples in the seventeenth century: Fidelissimae Urbis Neapolitanae, the 1627-29, does not costitute an insignificant aspect as part of its overall production.
In fact in the activity of Baratta, many issues remained to investigate which I tried to contribute to highlighting. It has emerged in fact his apprenticeship in Rome at the Flemish engraver Johannes Eillarts, his association with the architect Giulio Cesare Fontana, some library incisions so far ignored and the discovery of the only extant copy of La fedelissima città di Napoli con la nobilissima cavalcata che si fece a 19 di Decembre nel 1630 nell’uscita della Serenissima infante Maria d’Austria Regina d’Ungaria c’vi entrò a 8 d’agosto del Medesimo anno del 1632.
Certainly the experience gained in the City of Rome and the charm of the ancient monuments stimulated Baratta to take the architectural orders in the title pages of the books illustrated by him, designed to instil in the reader a sense of political, ecclesiastical or literary auctoritas. Also, a magnificent spectacle of the royal cavalcade of 1632 expresses the influence exerted on the classic Baratta since it recalls the triumphs of the Roman Empire.
Originario di Scigliano Calabro, nacque intorno al 1583 , e svolse la sua attività tra il 1606 e il 1637 a Roma, ma soprattutto Napoli dove condusse una attivissima bottega specializzata nella tecnica di incisione a bulino ed ebbe modo di stampare i suoi lavori con le tipografie più rinomate dell’epoca.
Alla luce della recente storiografia sempre più attenta all’identificazione del processo costruttivo che dall’ideazione porta alla realizzazione dell’opera, si è posto al centro dell’indagine il cantiere di committenza papale dove architettura e decorazione sono indissolubilmente connesse. Si sono voluti offrire spunti alla riflessione sul tema della responsabilità individuale nonché della compartecipazione nelle attività svolte da Giovanni e Domenico Fontana e dagli scultori, scalpellini e stuccatori. Quanto premesso si prefigge lo scopo di concorrere alla piena identificazione e valorizzazione dei rispettivi ruoli progettuali ed esecutivi ricoperti dai due architetti ticinesi e dai vari artefici, al fine di attenuare una perdurante lacuna storiografica.
Si è reso possibile tale approfondimento attraverso il ritrovamento, presso l’Archivio di Stato di Roma, della misura e stima dei lavori relativi alla fontana, fonte documentaria finora trascurata. L’incrocio di notizie ricavate dal libro dei conti, dai mandati di pagamento e dal libro mastro, ha permesso di ricostruire fasi esecutive, di identificare artisti e maestranze, ma anche di fare chiarezza sulle modalità operative, sulle soluzioni tecniche e sulla provenienza dei materiali e dei manufatti di spoglio utilizzati.
In particolare le inedite acquisizioni documentarie riguardanti il decisivo ruolo assunto da Giovanni Fontana, il cui portato resta a tutt’oggi subordinato alla figura del più celebre fratello Domenico, ricompongono le sue modalità di gestione e organizzazione del cantiere della fontana del Mosè e concorrono anche a operare una più precisa ricostruzione, tuttora inesplicata, dell’attività di Giovanni, il quale ha contribuito ad un significativo progresso tecnico e scientifico, a un ammodernamento delle pratiche di cantiere, alla maturazione di una disciplina architettonica che troverà esplicito riscontro nel fare di figure come Maderno e Borromini.
La presente ricerca, a partire dalla letteratura esistente sull’argomento, indaga la pluralità di contributi e la coralità di apporti che hanno sotteso la progettazione e la realizzazione dell’acquedotto dell’Acqua Paola e delle relative fontane, opera infrastrutturale realizzata per volere di papa Paolo V sotto la regia degli architetti Giovanni Fontana e Flaminio Ponzio tra il 1609 e il 1614. I documenti del fondo Presidenza degli acquedotti conservati nell’Archivio di Stato di Roma hanno costituito la fonte privilegiata dalla quale poter ricavare informazioni riguardanti il cantiere dell’acquedotto. Attraverso i registri dei mandati camerali, i libri dei conti e gli atti notarili delle convenzioni con le imprese è stato possibile risalire agli aspetti organizzativi e finanziari del cantiere con l’obiettivo di chiarire alcuni aspetti finora solo parzialmente delineati. Si è cercato di operare un affondo sulle fasi progettuali ed esecutive dell’opera, sulle modalità operative e le dinamiche di cantiere, sulla compresenza di giovani professionisti e di maestranze specializzate prevalentemente di area lombardo-ticinese che concorsero al successo dell’impresa, prestando attenzione anche ai procedimenti burocratici e all’utilizzo di fondi necessari al finanziamento dell’opera, operando un confronto tra il papato di Sisto V e quello di Paolo V.
I documenti del fondo Presidenza degli acquedotti conservati nell’Archivio di Stato di Roma hanno costituito la fonte privilegiata dalla quale poter ricavare informazioni riguardanti il cantiere dell’acquedotto. Attraverso i registri dei mandati camerali, i libri dei conti, i libri mastri, i giornali di cantiere e gli atti notarili delle convenzioni con le imprese è stato possibile risalire agli aspetti organizzativi e finanziari del cantiere.
Sisto V riprese le fila di un progetto già predisposto durante il papato di Gregorio XIII con le medesime premesse e motivazioni, mentre la fonte di finanziamento risultò del tutto differente: non ci si affidò ad investitori privati bensì l’opera venne per la maggior parte sovvenzionata dalla Camera apostolica. Nel corso della ricerca sono state identificate le gerarchie dell’articolata burocrazia pontificia con riferimento alla realizzazione dell’opera in esame. Per comprendere il funzionamento del cantiere è stato anche necessario confrontarsi con aspetti riguardanti la gestione e movimentazione del denaro camerale.
L’aministratione dell’opera inizialmente fu affidata all’architetto Matteo Bartolani da Città di Castello, che ebbe modo di soprintendere alle attività svolte nel cantiere dal 1 maggio 1585 (a partire dalle opere di livellamento) fino al 3 luglio 1586 (ultimo pagamento in suo favore). Egli però non riuscì ad assicurare la funzionalità dell’opera e di conseguenza del prosieguo di essa fu incaricato, dal 22 luglio 1586, Giovanni Fontana che riuscì infine a far giungere l’acqua a Roma nel giugno del 1587, mettendo a punto adeguamenti atti a convertire un’opera inutilizzabile in un’opera perfettamente funzionale.
Attraverso le misure e stime di ciascuna fase esecutiva presentate dalle numerose imprese che agivano nel cantiere dell’Acqua Felice è stato possibile determinare la natura e le caratteristiche degli appalti intercorsi tra architetto e imprese, i prezzi delle categorie delle opere finite e dei singoli materiali, le soluzioni tecniche e operative impiegate e il ruolo di sovrastanti e maestranze. Sono state evidenziate anche le differenze delle verifiche finalizzate alla corretta gestione delle finanze pubbliche tra l’iniziale gestione di Bartolani e quella successiva di Giovanni Fontana quest’ultima con l’adozione di procedure del tutto particolari.
Il cantiere dell’Acqua Felice per la sua mole contribuì in maniera determinante all’incremento e qualificazione della produzione e del trasporto di materiali da costruzione, la cui commercializzazione veniva ad assumere così gli aspetti di una vera e propria attività industriale, nella quale furono coinvolti anche i parenti dei Fontana. Inoltre indirettamente l’opera promosse l’attività di compagnie d’impresa gestite da “capimastri intraprendenti” che dettero luogo a vere e proprie attività imprenditoriali. Del resto anche i Fontana andavano assumendo un ruolo imprenditoriale, grazie alla privilegiata relazione con il Papa committente.
In definitiva Giovanni Fontana a seguito del prestigio conseguito con la ‘felice’ conclusione dell’acquedotto, pur restando in subordine rispetto al fratello Domenico, si ritagliò una sua specializzazione nel campo degli interventi di carattere idraulico.
In realtà dell’attività di Baratta restavano molti aspetti da approfondire, che ho cercato di contribuire a mettere in luce. Sono emersi infatti il suo periodo di apprendistato a Roma presso l’incisore fiammingo Johannes Eillarts, il suo sodalizio con l’architetto Giulio Cesare Fontana, alcune incisioni librarie fin ora ignorate e il ritrovamento dell’unico esemplare pervenutoci de La fedelissima città di Napoli con la nobilissima cavalcata che si fece a 19 di Decembre nel 1630 nell’uscita della Serenissima infante Maria d’Austria Regina d’Ungaria c’vi entrò a 8 d’agosto del Medesimo anno del 1632 .
Sicuramente l’esperienza maturata nell’Urbe e il fascino dei monumenti antichi stimolarono Baratta ad adottare gli ordini architettonici nei frontespizi dei volumi da lui illustrati, atti a trasfondere nel lettore il senso dell’auctoritas politica, ecclesiastica o letteraria. Anche la fastosa rappresentazione della cavalcata reale del 1632 esprime l’influenza che la classicità esercitò su Baratta in quanto richiama i trionfi dell’epoca imperiale romana.
The ancient theme in the work of the multifaceted Alessandro Baratta “intagliatore di stampe di rame” (Scigliano Calabro approximately 1583 prints - Naples in 1637?), Author of the most important topographic view of Naples in the seventeenth century: Fidelissimae Urbis Neapolitanae, the 1627-29, does not costitute an insignificant aspect as part of its overall production.
In fact in the activity of Baratta, many issues remained to investigate which I tried to contribute to highlighting. It has emerged in fact his apprenticeship in Rome at the Flemish engraver Johannes Eillarts, his association with the architect Giulio Cesare Fontana, some library incisions so far ignored and the discovery of the only extant copy of La fedelissima città di Napoli con la nobilissima cavalcata che si fece a 19 di Decembre nel 1630 nell’uscita della Serenissima infante Maria d’Austria Regina d’Ungaria c’vi entrò a 8 d’agosto del Medesimo anno del 1632.
Certainly the experience gained in the City of Rome and the charm of the ancient monuments stimulated Baratta to take the architectural orders in the title pages of the books illustrated by him, designed to instil in the reader a sense of political, ecclesiastical or literary auctoritas. Also, a magnificent spectacle of the royal cavalcade of 1632 expresses the influence exerted on the classic Baratta since it recalls the triumphs of the Roman Empire.
Originario di Scigliano Calabro, nacque intorno al 1583 , e svolse la sua attività tra il 1606 e il 1637 a Roma, ma soprattutto Napoli dove condusse una attivissima bottega specializzata nella tecnica di incisione a bulino ed ebbe modo di stampare i suoi lavori con le tipografie più rinomate dell’epoca.
Il volume, in cui sono confluite le ricerche presentate al convegno internazionale organizzato dall’Archivio del Moderno a Mendrisio il 30 e 31 maggio 2016, illustra casi studio esemplari con l’obiettivo di rilevare specificità, analogie, permanenze e novità nelle modalità operative e di gestione del cantiere, attuate a Roma, Loreto, Venezia, Genova e nel Regno di Napoli. Una particolare attenzione è riservata, inoltre, alle imprese edili di origine ticinese, rilevandone la significativa presenza nei cantieri presi in esame.
Analizzato secondo diversi aspetti, dai meccanismi finanziari che ne regolano la gestione alle soluzioni tecnico-operative adottate fino alle gerarchie di programmazione del lavoro delle maestranze, il cantiere emerge come momento privilegiato della produzione artistica, luogo di sperimentazione di molteplici saperi e incrocio di diversificate competenze.
Le nuove conoscenze e la rinnovata attenzione riguardanti l’opera di Fontana ha costituito l’occasione per la riedizione del volume Domenico Fontana a Napoli 1592-1607 in versione digitale con aggiornamenti bibliografici e iconografici con riguardo anche alla fortuna critica.