Papers by Pierluigi Basile

Diacronie: Studi di Storia Contemporanea, Jul 1, 2010
Per l'Autonomia, contro la partitocrazia L'autonomismo sicilianista di Silvio Milazzo PIERLUIGI B... more Per l'Autonomia, contro la partitocrazia L'autonomismo sicilianista di Silvio Milazzo PIERLUIGI BASILE* Silvio Milazzo fu ricco agrario, allievo di don Luigi Sturzo insieme all'amico d'infanzia Mario Scelba. Giovane militante popolare, durante il Ventennio fu l'abile salvatore della Banca di San Giacomo, simbolo del prete inviso al regime; esponente di punta del cattolicesimo calatino fin dal dopoguerra, deputato e assessore regionale in tutte le giunte delle prime legislature. Fervente autonomista e sicilianista pervicace, in nome della difesa delle prerogative e delle istituzioni regionali sancite dallo Statuto e minacciate dal centralismo romano raccolse in un governo monarchici, comunisti, missini e socialisti, diventando così protagonista di una delle stagioni più intense e controverse della storia politica isolana e nazionale che da lui prese il nome di "milazzismo". 1. Il giovane popolare allievo di Sturzo tra primo dopoguerra e fascismo ilvio Milazzo nacque nel 1903 da una delle più eminenti famiglie di Caltagirone. Figlio della baronessa Brigida Crescimanno e di Mario, esponente democratico-radicale che fu sindaco del rinomato centro, deputato provinciale e presidente della Deputazione di Catania. Fin da giovane, dopo gli anni trascorsi a Roma dove studiò al Collegio Massimo dei gesuiti, fu tra i più giovani e attivi militanti del Partito popolare insieme all'amico Mario Scelba cui nel 1920 successe S Per l'Autonomia, contro la partitocrazia. L'autonomismo sicilianista di Silvio Milazzo Diacronie. Studi di Storia Contemporanea * L'autore Pierluigi Basile. Dottore magistrale (Master's degree) in Storia europea all'Università degli Studi di Palermo (2008) è attualmente dottorando di ricerca (PhD Student) in Storia presso l'Università di Roma Tre. Vincitore di un concorso per laureati nelle università siciliane indetto dal Centro di studi ed iniziative culturali "Pio La Torre" (2006). Diplomato in archivistica, paleografia e diplomatica ha collaborato all'attività di descrizione e inventariazione (cartacea ed elettronica) del patrimonio conservato presso l'Archivio di Stato di Palermo. Ha inoltre collaborato al progetto di ricerca di storia orale La memoria e il lutto: la strage di Portella della Ginestra nel vissuto dei protagonisti promosso dall'Istituto Meridionale di Storia e Scienze Sociali (Imes). Autore della monografia Le carte in regola. Piersanti Mattarella, un democristiano diverso (Palermo, 2010²). Nel corso delle sue ricerche si è occupato di storia sociale e politica della Sicilia contemporanea, studiando in particolare il rapporto tra mafia e potere politico tra età liberale e fascismo, la Democrazia Cristiana e la politica regionale tra gli anni Cinquanta e Settanta.

Diacronie: Studi di Storia Contemporanea, 2010
Mafia e fascismo nella Sicilia degli anni Venti Dall'ambigua tessitura all'operazione Mori, i max... more Mafia e fascismo nella Sicilia degli anni Venti Dall'ambigua tessitura all'operazione Mori, i maxiprocessi e la storia di una «tenebrosa associazione» PIERLUIGI BASILE* Nel 1925 con l'arrivo a Palermo del "prefetto di ferro" Cesare Mori si apriva una stagione di lotta alla mafia che non aveva precedenti nella storia del paese e che per l'intensità e l'energia impiegate nell'operazione repressiva e la mobilitazione propagandistica segnò un'epoca e rimase al centro della discussione pubblica anche a distanza di molto tempo. In realtà i rapporti tra mafia e fascismo prima di allora erano stati molto più complessi e nella stessa campagna antimafia degli anni Venti il contrasto alle associazioni criminali e le finalità politiche del regime si mescolavano e si sovrapponevano, come risultò evidente anche nel corso dei maxiprocessi celebrati dopo le "grandi retate" compiute in tutta la Sicilia. 1. Mafia e fascismo, una "ambigua tessitura" (1919-24) hiusi gli anni del primo conflitto mondiale si apriva anche in Sicilia nel 1918 una difficile stagione segnata da imponenti mobilitazioni collettive e forti tensioni sociali 1. La smobilitazione dell'esercito e il ritorno a casa dei militari 1 Sulle condizioni politiche e sociali della Sicilia tra dopoguerra e primi anni Venti cfr. MARINO,

Mafia e fascismo nella Sicilia degli anni Venti Dall'ambigua tessitura all'operazione Mori, i max... more Mafia e fascismo nella Sicilia degli anni Venti Dall'ambigua tessitura all'operazione Mori, i maxiprocessi e la storia di una «tenebrosa associazione» PIERLUIGI BASILE* Nel 1925 con l'arrivo a Palermo del "prefetto di ferro" Cesare Mori si apriva una stagione di lotta alla mafia che non aveva precedenti nella storia del paese e che per l'intensità e l'energia impiegate nell'operazione repressiva e la mobilitazione propagandistica segnò un'epoca e rimase al centro della discussione pubblica anche a distanza di molto tempo. In realtà i rapporti tra mafia e fascismo prima di allora erano stati molto più complessi e nella stessa campagna antimafia degli anni Venti il contrasto alle associazioni criminali e le finalità politiche del regime si mescolavano e si sovrapponevano, come risultò evidente anche nel corso dei maxiprocessi celebrati dopo le "grandi retate" compiute in tutta la Sicilia. 1. Mafia e fascismo, una "ambigua tessitura" (1919-24) hiusi gli anni del primo conflitto mondiale si apriva anche in Sicilia nel 1918 una difficile stagione segnata da imponenti mobilitazioni collettive e forti tensioni sociali 1. La smobilitazione dell'esercito e il ritorno a casa dei militari 1 Sulle condizioni politiche e sociali della Sicilia tra dopoguerra e primi anni Venti cfr. MARINO,

Diacronie Studi Di Storia Contemporanea, 2010
Silvio Milazzo fu ricco agrario, allievo di don Luigi Sturzo insieme all'amico d'infanzia Mario S... more Silvio Milazzo fu ricco agrario, allievo di don Luigi Sturzo insieme all'amico d'infanzia Mario Scelba. Giovane militante popolare, durante il Ventennio fu l'abile salvatore della Banca di San Giacomo, simbolo del prete inviso al regime; esponente di punta del cattolicesimo calatino fin dal dopoguerra, deputato e assessore regionale in tutte le giunte delle prime legislature. Fervente autonomista e sicilianista pervicace, in nome della difesa delle prerogative e delle istituzioni regionali sancite dallo Statuto e minacciate dal centralismo romano raccolse in un governo monarchici, comunisti, missini e socialisti, diventando così protagonista di una delle stagioni più intense e controverse della storia politica isolana e nazionale che da lui prese il nome di "milazzismo". 1. Il giovane popolare allievo di Sturzo tra primo dopoguerra e fascismo ilvio Milazzo nacque nel 1903 da una delle più eminenti famiglie di Caltagirone. Figlio della baronessa Brigida Crescimanno e di Mario, esponente democratico-radicale che fu sindaco del rinomato centro, deputato provinciale e presidente della Deputazione di Catania. Fin da giovane, dopo gli anni trascorsi a Roma dove studiò al Collegio Massimo dei gesuiti, fu tra i più giovani e attivi militanti del Partito popolare insieme all'amico Mario Scelba cui nel 1920 successe S Per l'Autonomia, contro la partitocrazia. L'autonomismo sicilianista di Silvio Milazzo Diacronie. Studi di Storia Contemporanea 2 nella presidenza del Circolo Don Bosco 1 . Sin dagli anni dell'adolescenza si consolidava il legame con don Luigi Sturzo, già prosindaco della cittadina catanese dal 1905 al 1920, che lo aveva pure tenuto a battesimo come padrino in virtù dell'amicizia con il padre Mario, e che fu per lui maestro e guida. Ma nella formazione di Milazzo un'altra importante figura ebbe, accanto a quella di Sturzo, grande influsso e fu Luigi La Rosa (1875-1952), ricco proprietario che nel dopoguerra si era dedicato all'organizzazione dei lavoratori cattolici nella provincia divenendo uno dei maggiori esponenti del PPI calatino; questi venne in seguito eletto al parlamento nel 1921 e nel 1924, e dopo essere stato dichiarato decaduto, essendo stato tra i deputati antifascisti aventiniani, visse gli anni della dittatura appartato, spostandosi spesso in Francia 2 . A La Rosa Milazzo rimase sempre molto legato, oltre che per motivi di condivisione politico-ideologica, anche in virtù degli stretti rapporti privati e familiari, avendo due fratellastri di questo sposato le sorelle di Milazzo; il politico calatino a sua volta assunse l'amministrazione delle proprietà de La Rosa nel corso degli anni Trenta, rimanendo in contatto con lui anche durante i suoi lunghi soggiorni francesi. Dopo la partenza di Scelba per Roma nel 1922, Milazzo era rimasto a Caltagirone uno dei punti di riferimento di Sturzo, che aveva lasciato la città nel febbraio 1920, e dal novembre 1924 cominciava il lungo esilio all'estero. Così, mentre il paese entrava negli anni del regime, l'ancora ventenne Milazzo dovette abbandonare la vita politica e la militanza popolare -pur rimanendo in qualche modo in contatto con Scelba e con il lontano padrinodedicandosi poi all'attività professionale, tanto che aprì un ufficio di amministrazione e di affari, impegnandosi poi dal 1927 nel salvataggio della Cassa di San Giacomo, banca cattolica fondata da Sturzo nel 1896 e impegnata nel piccolo e medio credito agrario e artigiano. Nel ruolo di sindaco e di presidente dell'istituto bancario egli si impegnò, anche a costo di sacrifici personali, nel risanamento finanziario della cassa, «distinguendosi per un puntiglioso atteggiamento di concordia discors nei confronti del fascismo» 3 : pur iscritto infatti al partito fascista figurava come amministratore dell'antifascista La Rosa, mentre la stessa cassa, pur vicina ad ambienti ex popolari e legata indissolubilmente alla figura del fondatore, si andava specializzando nell'organizzazione degli ammassi granari in ossequio alle direttive del regime. 1 Dizionario storico del movimento cattolico in . Dottore magistrale (Master's degree) in Storia europea all'Università degli Studi di Palermo (2008) è attualmente dottorando di ricerca (PhD Student) in Storia presso l'Università di Roma Tre. Vincitore di un concorso per laureati nelle università siciliane indetto dal Centro di studi ed iniziative culturali "Pio La Torre" (2006). Diplomato in archivistica, paleografia e diplomatica ha collaborato all'attività di descrizione e inventariazione (cartacea ed elettronica) del patrimonio conservato presso l'Archivio di Stato di Palermo. Ha inoltre collaborato al progetto di ricerca di storia orale La memoria e il lutto: la strage di Portella della Ginestra nel vissuto dei protagonisti promosso dall'Istituto Meridionale di Storia e Scienze Sociali (Imes). Autore della monografia Le carte in regola. Piersanti Mattarella, un democristiano diverso (Palermo, 2010²). Nel corso delle sue ricerche si è occupato di storia sociale e politica della Sicilia contemporanea, studiando in particolare il rapporto tra mafia e potere politico tra età liberale e fascismo, la Democrazia Cristiana e la politica regionale tra gli anni Cinquanta e Settanta. URL: URL: http://www.studistorici.com/progett/autori/ Per citare questo articolo: BASILE, Pierluigi, «Per l'Autonomia, contro la partitocrazia. L'autonomismo sicilianista di Silvio Milazzo», Diacronie. Studi di Storia Contemporanea. Dossier : Luoghi e non luoghi della Sicilia contemporanea: istituzioni, culture politiche e potere mafioso, N. 3 2|2010, Diritti: gli articoli di Diacronie. Studi di Storia Contemporanea sono pubblicati sotto licenza Creative Commons 2.5. Possono essere riprodotti a patto di non modificarne i contenuti e di non usarli per fini commerciali. La citazione di estratti è comunque sempre autorizzata, nei limiti previsti dalla legge.
Silvio Milazzo, L'attività parlamentare all'Assemblea Regionale Siciliana. Discorsi, 2013
Silvio Milazzo fu ricco agrario, allievo di don Luigi Sturzo insieme all’amico
d’infanzia Mario ... more Silvio Milazzo fu ricco agrario, allievo di don Luigi Sturzo insieme all’amico
d’infanzia Mario Scelba. Giovane militante popolare, durante il Ventennio fu l’abile
salvatore della Banca di San Giacomo, simbolo del prete inviso al regime; esponente
di punta del cattolicesimo calatino fin dal dopoguerra, deputato e assessore
regionale in tutte le giunte delle prime legislature. Fervente autonomista e sicilianista
pervicace, in nome della difesa delle prerogative e delle istituzioni regionali sancite
dallo Statuto e minacciate dal centralismo romano raccolse in un governo
monarchici, comunisti, missini e socialisti, diventando così protagonista di una delle
stagioni più intense e controverse della storia politica isolana e nazionale che da lui
prese il nome di “milazzismo”
Nel 1925 con l’arrivo a Palermo del “prefetto di ferro” Cesare Mori si apriva una stagione di
lo... more Nel 1925 con l’arrivo a Palermo del “prefetto di ferro” Cesare Mori si apriva una stagione di
lotta alla mafia che non aveva precedenti nella storia del paese e che per l’intensità e l’energia
impiegate nell’operazione repressiva e la mobilitazione propagandistica segnò un’epoca e
rimase al centro della discussione pubblica anche a distanza di molto tempo. In realtà i rapporti
tra mafia e fascismo prima di allora erano stati molto più complessi e nella stessa campagna
antimafia degli anni Venti il contrasto alle associazioni criminali e le finalità politiche del
regime si mescolavano e si sovrapponevano, come risultò evidente anche nel corso dei maxi-processi
celebrati dopo le “grandi retate” compiute in tutta la Sicilia.
Books by Pierluigi Basile
La prima biografia politica del presidente della Regione siciliana ucciso dalla mafia il 6 gennai... more La prima biografia politica del presidente della Regione siciliana ucciso dalla mafia il 6 gennaio 1980. Una storia a lungo e colpevolmente dimenticata.
La moderna cultura autonomista, eredità del pensiero di Luigi Sturzo, unita alla competenza
tecnica, all’esperienza maturata negli enti locali e all’influenza della lezione di Pasquale
Saraceno sulla programmazione e sull’intervento pubblico in economia, avrebbero posto
Piersanti Mattarella alla guida del fronte del regionalismo meridionalista negli anni Settanta.
Egli raccolse attorno a sé con il “gruppo Politica” una nuova generazione di cattolici
impegnati, nel solco tracciato dal Concilio Vaticano II, per rinnovare concetti, modi e forme
della politica. Con il suo impegno per le “carte in regola” lanciò una sfida al sistema di potere
affaristico e mafioso che dominava sull’isola soffocando il suo sviluppo

Una strage ignorata. Sindacalisti agricoli uccisi dalla mafia in Sicilia, 1944-48, 2014
16 Sugli aspetti più propriamente militari vedi A. Santoni, Le operazioni in Sicilia e in Calabri... more 16 Sugli aspetti più propriamente militari vedi A. Santoni, Le operazioni in Sicilia e in Calabria (luglio-settembre 1943), a cura del ministero della Difesa, U cio storico dello stato maggiore dell'esercito, Roma, 1983. Sono comunque numerosi i testi dedicati all'operazione Husky. Tra questi sicuramente vanno ricordati R. Atkinson, Il giorno della battaglia. Gli alleati in Italia, 1943-1944. di C. Lazzari), Mondadori, Milano, 2008; C. D'Este, 1943. Lo sbarco in Sicilia, Mondadori, Milano, 1990. 17 M. Patti, La Sicilia e gli alleati. Tra occupazione e Liberazione, Donzelli, Roma, 2013, pp. 65-66. Chirco) corredato da saggi e testimonianze, pubblicato da Edizioni Salvare Palermo, Palermo, 2008. 20 V. Rabito, Terra matta, Einaudi, Torino, 2008. Rabito (1899-1981) nato a Chiaramonte Gul , piccolo paese in provincia di Ragusa, prima bracciante poi 22 A. Crisantino, Breve storia della Sicilia. Le radici antiche dei problemi di oggi, Di Girolamo, Trapani, 2012, p. 227.
Conference Presentations by Pierluigi Basile
Dal nuovo meridionalismo alla "questione settentrionale". I dualismi territoriali in età repubbli... more Dal nuovo meridionalismo alla "questione settentrionale". I dualismi territoriali in età repubblicana (1945-2012) Coordinatore: Francesco Dandolo (Università degli Studi di Napoli "Federico II") Pierluigi Basile (Università degli Studi Roma Tre) "La linea della palma". La risalita delle mafie dal Mezzogiorno al Nord Italia
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d’infanzia Mario Scelba. Giovane militante popolare, durante il Ventennio fu l’abile
salvatore della Banca di San Giacomo, simbolo del prete inviso al regime; esponente
di punta del cattolicesimo calatino fin dal dopoguerra, deputato e assessore
regionale in tutte le giunte delle prime legislature. Fervente autonomista e sicilianista
pervicace, in nome della difesa delle prerogative e delle istituzioni regionali sancite
dallo Statuto e minacciate dal centralismo romano raccolse in un governo
monarchici, comunisti, missini e socialisti, diventando così protagonista di una delle
stagioni più intense e controverse della storia politica isolana e nazionale che da lui
prese il nome di “milazzismo”
lotta alla mafia che non aveva precedenti nella storia del paese e che per l’intensità e l’energia
impiegate nell’operazione repressiva e la mobilitazione propagandistica segnò un’epoca e
rimase al centro della discussione pubblica anche a distanza di molto tempo. In realtà i rapporti
tra mafia e fascismo prima di allora erano stati molto più complessi e nella stessa campagna
antimafia degli anni Venti il contrasto alle associazioni criminali e le finalità politiche del
regime si mescolavano e si sovrapponevano, come risultò evidente anche nel corso dei maxi-processi
celebrati dopo le “grandi retate” compiute in tutta la Sicilia.
Books by Pierluigi Basile
La moderna cultura autonomista, eredità del pensiero di Luigi Sturzo, unita alla competenza
tecnica, all’esperienza maturata negli enti locali e all’influenza della lezione di Pasquale
Saraceno sulla programmazione e sull’intervento pubblico in economia, avrebbero posto
Piersanti Mattarella alla guida del fronte del regionalismo meridionalista negli anni Settanta.
Egli raccolse attorno a sé con il “gruppo Politica” una nuova generazione di cattolici
impegnati, nel solco tracciato dal Concilio Vaticano II, per rinnovare concetti, modi e forme
della politica. Con il suo impegno per le “carte in regola” lanciò una sfida al sistema di potere
affaristico e mafioso che dominava sull’isola soffocando il suo sviluppo
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d’infanzia Mario Scelba. Giovane militante popolare, durante il Ventennio fu l’abile
salvatore della Banca di San Giacomo, simbolo del prete inviso al regime; esponente
di punta del cattolicesimo calatino fin dal dopoguerra, deputato e assessore
regionale in tutte le giunte delle prime legislature. Fervente autonomista e sicilianista
pervicace, in nome della difesa delle prerogative e delle istituzioni regionali sancite
dallo Statuto e minacciate dal centralismo romano raccolse in un governo
monarchici, comunisti, missini e socialisti, diventando così protagonista di una delle
stagioni più intense e controverse della storia politica isolana e nazionale che da lui
prese il nome di “milazzismo”
lotta alla mafia che non aveva precedenti nella storia del paese e che per l’intensità e l’energia
impiegate nell’operazione repressiva e la mobilitazione propagandistica segnò un’epoca e
rimase al centro della discussione pubblica anche a distanza di molto tempo. In realtà i rapporti
tra mafia e fascismo prima di allora erano stati molto più complessi e nella stessa campagna
antimafia degli anni Venti il contrasto alle associazioni criminali e le finalità politiche del
regime si mescolavano e si sovrapponevano, come risultò evidente anche nel corso dei maxi-processi
celebrati dopo le “grandi retate” compiute in tutta la Sicilia.
La moderna cultura autonomista, eredità del pensiero di Luigi Sturzo, unita alla competenza
tecnica, all’esperienza maturata negli enti locali e all’influenza della lezione di Pasquale
Saraceno sulla programmazione e sull’intervento pubblico in economia, avrebbero posto
Piersanti Mattarella alla guida del fronte del regionalismo meridionalista negli anni Settanta.
Egli raccolse attorno a sé con il “gruppo Politica” una nuova generazione di cattolici
impegnati, nel solco tracciato dal Concilio Vaticano II, per rinnovare concetti, modi e forme
della politica. Con il suo impegno per le “carte in regola” lanciò una sfida al sistema di potere
affaristico e mafioso che dominava sull’isola soffocando il suo sviluppo