
Maria Prezioso
Maria Prezioso. Full Professor of Economic and Political Geography and Economics and Territorial planning with more than 20 years of experience in developing research in academic context on economic geography issues and transnational research on European territorial development. Appointed by several national public institutions as scientific expert in the field of European policy (Ministry of Environment, Ministry of Infrastructure, Italian Cohesion Policy Dept.).
Expert in Territorial and Urban development, European spatial planning systems, European Regional and Cohesion Policy, Political Regional Geography, Local and Regional Development, and International Cooperation for Development, Scientists/Decision-Makers bridging. Expert in Territorial Impact Assessment of programmes plans and projects with development of a SEA/TIA procedure by of STeMA (Sustainable territorial economic/environmental Management Approach) patented methodology.
Expert in Territorial and Urban development, European spatial planning systems, European Regional and Cohesion Policy, Political Regional Geography, Local and Regional Development, and International Cooperation for Development, Scientists/Decision-Makers bridging. Expert in Territorial Impact Assessment of programmes plans and projects with development of a SEA/TIA procedure by of STeMA (Sustainable territorial economic/environmental Management Approach) patented methodology.
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Papers by Maria Prezioso
Temi e indirizzi su base territoriale informano l’agenda europea dell’ultimo decennio e rappresentano un punto di riferimento sostanziale delle scelte di policy che rilanciano la crescita e l’occupazione, interpretando, in modo innovativo, il concetto di sostenibilità.
Per l’ambiente e il territorio, letti ormai definitivamente secondo un approccio sistemico, interdisciplinare, integrato, strategico che include l’economia, l’Unione europea ha sviluppato, ad oggi, una robusta base di informazione quali-quantitativa e appropriati strumenti di rappresentazione e gestione, accumulati e aggiornati nel tempo alla ricerca di una sempre più stretta aderenza tra indirizzi strategici, policy e bisogni del “territorio/ambiente reale”.
L’analisi dei contributi politici e progettuali prodotti nell’ambito della Programmazione 2007-13 hanno rappresentato un forte incentivo a “sfidare”, in un’ottica di rinnovamento, il tradizionale atteggiamento economico e politico-culturale nei confronti del valore che l’identità di cui l’ambiente e il territorio (intesi come capitale territoriale e bene relazionale comune) sono portatori per la crescita (di breve periodo) e lo sviluppo (di medio-lungo).
Non è dunque un caso che le parole chiave di questo periodo appena concluso di programmazione (sostenibilità e coesione) costituiscano, seppure diversamente declinate e connesse, il sostegno imprescindibile a quello di “competitività”; e il comune riferimento di tutti i progetti, tra cui quelli di protezione e conservazione attiva dell’ambiente e delle risorse naturali (Cfr. ad esempio la spinta evolutiva impartita a The Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora – CITES. WTO-CITES, 2015).
Di fronte a queste ed altre sollecitazioni (crisi, spread, austerità, rigore, recovery), il campo dei programmi e dei progetti in materia di sostenibilità ambientale ha acquisito una posizione centrale nei processi di cooperazione transnazionali europei e si è aperto alla revisione e condivisione di paradigmi e contenuti operativi, affrontando e sviluppando temi quali:
• i cambiamenti strutturali e le grandi tendenze del territorio europeo dopo il 2013 includendo sempre più l’ambiente naturale come alternativa sostenibile nella sfida ad una competitività smart, green e blue, negli scenari 2020-2030-2050;
• l’integrazione dei principi di orientamento ambientale (ivi compreso il Cambiamento climatico e il Carbon Footprint) nella pianificazione attraverso la creazione di modelli integrati multidisciplinari e coesivi applicabili a differenti scale - NUTS 2, 3, 4, 5 – basati sulle capacità endogene di utilizzare capitali territoriali entro i limiti di sostenibilità;
• le procedure e gli strumenti di valutazione comuni per stimare, ad ampio spettro, la sostenibilità di politiche e direttive europee (Territorial Impact Assessment -TIA), integrando piani/programmi (Valutazione Ambientale Strategica - VAS), di opere (aggiornamento VIA 2014);
• lo sviluppo massivo di DataBase, GIS tool e manuali dedicati alla georeferenziazione e alla cartografia, al monitoraggio, alla gestione di processi trasparenti, sussidiari, integrati in ambito urbano e rurale rispondenti a strategie di medio-lungo periodo (2030-2050) entro cui realizzare investimenti di breve (ITI a partire dal Piano Junker e dal Quantitative easing);
• la definizione e l’applicazione di un protocollo di indicatori statistico-economico-geografici (anche sotto forma di serie storiche) condivisi e accreditati a sostegno dei processi analitici e decisionali;
• la revisione dei modelli di planning territoriale e ambientale.
In Italia, molti cambiamenti in materia di ambiente e ricerca applicata nello sviluppo di piani regionali e locali sostenibili, tematici e strategici, sono stati introdotti e sperimentati attraverso programmi europei come ESPON, URBACT, Spazio Alpino, Rete Natura 2000, Life, Mede altro, che, dando attuazione alle diverse convenzioni internazionali, hanno confermato il potenziale valore innovativo di una diversa gestione delle risorse naturali anche per il nostro Paese.
Il Gruppo di Lavoro di Geografia economica attivo nella facoltà di Economia dell’Università di Roma “Tor Vergata” ha riflettuto su questi argomenti in confronto continuo con il Ministero dell’Ambiente e della protezione del Territorio e del Mare - Direzione Generale per la Protezione della Natura e del Mare - per poter affrontare il tema dell’adozione di strumenti innovativi per l’attuazione delle policy in materia di sviluppo territoriale correlato alla protezione ambientale, alla conservazione delle risorse naturali, alla tutela del mare e allo sviluppo sostenibile, con particolare riferimento alla Strategia Europe 2020, Rio +20 e alla Territorial Agenda 2020, in modo più articolato ed interdisciplinare rispetto alle tante ipotesi compartimentali, freddamente pensate a tavolino; e rispondere ad una sfida politica intergenerazionale dall'indiscutibile valore etico e sociale.
Una sfida che, interpretando positivamente e in modo del tutto originale i contributi dell'Unione Europea e dell'esperienza della programmazione 2013, perviene non solo ad un'offerta di modello di planning istituzionale che coglie la reale domanda territoriale, reinterpretandola alla luce di un nuovo ruolo da assegnare all’ambiente; ma coglie il bisogno di tutti, forze economiche e politiche comprese, di ristabilire un dialogo, dettando regole appropriate alle esigenze ed ai bisogni dello sviluppo sostenibile, richiamandone le nuove determinanti.
In questa visione, la green economy ed i nuovi indicatori che ne determinano la misura si fanno portatori di una sfida politica reale alla programmazione economico-territoriale 2020; e di una nuova governance, da trattare in chiave di nuova coesione ambientale più che di regolazione passiva, come testimoniano i risultati ottenuti.
L’impegnativo titolo con cui si è misurata la ricerca ha dunque un duplice senso: da un lato portare all’attenzione del dibattito scientifico europeo l’evoluzione di un pensiero, critico, teorico ed empirico sullo sviluppo sostenibile, che ha interessato in Italia molte scale geografiche, tipologie e settori di planning (dal generale al particolare); dall’altro fissare i contenuti di un processo che sta profondamente cambiando, in una direzione green, l’approccio e la metodologia, anche economica, con cui le istituzioni, prevalentemente pubbliche, hanno l’obbligo di confrontarsi, responsabilmente, nella redazione dei piani.
In Italia, la trasformazione delle deleghe in materia di protezione e gestione ambientale a livello provinciale (Legge 56/2014) ha ridotto e ricentralizzato i riferimenti istituzionali, assegnando ai policy-decision makers responsabilità e ruoli di vasta portata e di raccordo tra una programmazione europea e nazionale e le ‘arene’ della partecipazione “reale” allo sviluppo sostenibile, in cui sono ormai inclusi stakeholder e shareholder delle relazioni pubblico/privato.
In una prospettiva sussidiaria e di scala geografica le esperienze italiane di spatial planning sostenibile anche in materia di paesaggio tendono a porsi come riferimento per l’attuazione e la revisione di indirizzi di policy e programmazione trans e internazionali, intergovernativi, intrastatali; mentre il territorial planning li rafforza a quella sub-nazionale/regionale, intralocale, metropolitana e intersettoriale includendo l’urban regeneration basata sul green design.
Nuove generazioni di produttori/consumatori/gestori green sono attivi nello spazio europeo. Alla loro immaginazione e capacità di rinnovare l’uso del territorio progettandone la nuova competitività sul mercato globale nel rispetto della diversità e dell’identità dei luoghi è dedicato questo lavoro, che ha l’ambizione di sostenere, attraverso il prodotto della ricerca geografico-economica, la sfida che l’Europa lancia attraverso la green economy.