Thesis Chapters by Serena Ganzarolli
Papers by Serena Ganzarolli

Battute: 29904 2.1 Le ragioni degli Antis e dei Pros: il dibattito Come detto, il dibattito ingle... more Battute: 29904 2.1 Le ragioni degli Antis e dei Pros: il dibattito Come detto, il dibattito inglese si distinse nettamente da quello continentale; le prime suffragette chiesero il diritto di voto non tanto in nome dell'uguaglianza dei diritti, quanto facendo leva su un aspetto molto più pragmatico, legato alla rappresentanza delle possidenti senza marito; la lotta si delineava quindi all'insegna dell'adagio "no taxation without representation" (cfr. M. Pugh,. La proposta venne rigettata, perché escludere le donne sposate significava non riconoscere il ruolo della donna nella famiglia, anche se la proposta suffragista rispondeva al principio di virtualità della rappresentanza (cfr. M. Pugh, p. 50) invocato dagli Antis, secondo i quali era sostanzialmente inutile concedere il voto alle donne perché esse erano rappresentate dal voto del marito, del fratello o del padre; inoltre, sostenevano, le donne erano in grado di influenzare la scelta elettorale del coniuge. Un altro argomento centrale utilizzato dagli Antis contro il movimento suffragista, in particolare negli anni settanta e ottanta dell'Ottocento (e cioè prima che questo divenne un movimento di massa), era che, al di là della validità o meno delle ragioni delle suffragette, a lottare per questo diritto era un numero esiguo di donne, cui le suffragette replicarono sostenendo che la causa dell'apatia che le donne provavano nei confronti della politica era dovuta proprio alla loro esclusione. Al di là di queste considerazioni, aggiungevano, non era necessario che tutte le donne chiedessero il diritto di voto per concederglielo: coloro che non avrebbero voluto votare, semplicemente avrebbero continuato a non farlo. Ma l'argomento principale degli Antis (liberal e tories) era costituito dalla concezione del voto, il quale sarebbe stato un gesto di natura prettamente amministrativa -lontana dalla concezione della politica espressa dalla Rivoluzione francese -che le donne non potevano esercitare a causa della loro diversità: erano emotive, sensibili, e quindi incapaci di essere razionali, qualità fondamentale per partecipare al rito, la quali addirittura una volta al mese sarebbero state incapaci di esercitare "their mental faculties", per dirla con le parole del liberal William Cremer (cfr. M. Pugh, p. 41). A causa di questa differenza, le donne sarebbero state quindi mentalmente inferiori. La replica suffragista non si fece attendere, e fece leva sul lavoro che le associazioni filantropiche, guidate e organizzate da donne, svolgevano a contatto con i poveri, gli anziani e altre categorie sociali deboli. Chi meglio di loro aveva dato prova di essere in grado di "making judgments about licensing, housing, poor law reform or old age pensions?" (M. Pugh, p. 42). Le suffragette inoltre si appellarono al cosiddetto "royal argument", ovvero al fatto evidente che la regina era, appunto, una donna. Gli Antis replicarono ricordando che la regina non era una monarca assoluta, poiché si limitava a svolgere un ruolo di consiglio e di influenza nei confronti dei ministri... Esattamente quello che, nella mentalità degli Antis, faceva una moglie con il marito, e che la rendeva virtualmente rappresentata. Insomma, asserivano gli Antis, "la regina regna, ma non governa" (cfr. M. Pugh, p. 43). Veniva tuttavia riconosciuta una maggiore moralità alle donne, che però non sembrava necessario incanalare nella politica; John Stuart Mill, dal canto suo, a favore della lotta suffragista fece leva sul ruolo centrale che le donne ricoprivano nell'educazione e nell'istruzione dei futuri elettori, ruolo che richiedeva che loro per prime dovessero essere messe nelle condizioni di formarsi una propria opinione. Negli anni novanta, si fece inoltre largo l'interessante argomento sostenuto dai Pros secondo cui le donne fossero meno criminali, meno violente, più parsimoniose e previdenti (cit. in M. Pugh, p. 43). Inoltre, sempre i Pros pensavano che la politica dovesse tenere conto "of the domestic side of things" (cit. in M. Pugh, p. 44), e che dovesse riconoscere il lavoro domestico quotidiano svolto dalle madri, e quindi le conoscenze che queste avevano sviluppato nei temi quali l'igiene, la salute e l'istruzione, materie al centro di molte delle riforme discusse in parlamento. Gli Antis fecero soprattutto leva sulla paura che un cambiamento simile avrebbe provocato; le donne avrebbero infatti cambiato la natura del parlamento, mettendo al centro soprattutto questioni sociali e filantropiche. Al fatto che, in alcuni casi, a livello amministrativo le donne potessero già votare, i contrari sostenevano che a livello locale la loro partecipazione era accettabile perché la funzione delle autorità a quel livello era un'estensione del lavoro
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