
Mihaela Gavrila
Prof. PHD Mihaela Gavrila ([email protected]) is Associate Professor in Television Studies and Sociology of Cultural and Communicative Processes at the Department of Communication and Social Research of Sapienza University of Rome (Italy). On December 13rd, 2017, with the Decree of the Minister of Economic Development, she was nominated as an effective member of the Media and Minors Committee representing the Italian institutions.Over the time, she has been carrying out teaching activities in University master, research doctorate and advanced training courses on subjects such as communication, media and technologies. She has been collaborating as Professor in Communication and Security Studies with the Italian national police academies Scuola Superiore di Polizia and Scuola Interforze di Polizia for many years. Furthermore, she is a member of the Advisory Board of Studies in Visual Arts and Communication - an International Journal (Romania), RESED - Revista de Estudios Socioeducativos (Spain), Rivista Trimestrale della Scuola di Perfezionamento per le Forze di Polizia and Rivista Sociologia Italiana - AIS Journal of Sociology, Egea Editore Milano (Italy).In 2005, she established the Master’s degree in Languages, Production and Marketing of Radio, in cooperation with Radio Rai (Italian Public Radio-Television). She manages RadioSapienza’s activities (Sapienza University Radio Station). She is also Secretary of the Italian Association of Sociology – Cultural Institution and Processes Section Scientific Committee (2011-2014) and, since 2013, she is Member of the National Board of the Italian Association of Sociology (AIS). She also managed the research on the Public Service Broadcasting in Italy and the use made by younger generations and collaborates with the Italian Police Academies (Scuola Superiore di Polizia - II Level Master's Degree in Security Sciences and Scuola Interforze di Polizia - II Level Master's Degree in Security, Inter-force Coordination, International Cooperation).In 2017, she was the scientific manager of the course "Countering insecurity with the media: a project for the update of the managers and the communication officers of the Prefecture of Rome " promoted by the Prefecture of Rome and organized by the Department of Communication and Social Research of Sapienza in collaboration with the Association of Journalists from Lazio.Selected publications: Il futuro dello spazio pubblico. Nuove professioni per nuove esigenze sociali (ed. with F. Parziale), Maggioli Editore - 2018
Phone: +390649918449
Address: Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale
Sapienza Università di Roma
Via Salaria 113, Roma, 00198
www.coris.uniroma1.it
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Pompeu Fabra University
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University of Amsterdam
Benjamin Isakhan
Deakin University
Maurizio Forte
Duke University
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Papers by Mihaela Gavrila
Below the content:
Preface 9
Fabio L. Grassi
opening speeches
Tito Marci 15
Alessandro Saggioro 17
chapters
1. Indifference as a treatable disease. Social research,
communication and education as strategies for the pursuit
of human rights 21
Mihaela Gavrila
2. Minorities and diasporas in the Ottoman Empire
and Turkey – an introduction 25
Baskın Oran
3. The Rums: how to save Greek schools of Turkey?
Immigration, arabisation or “folklorization” 31
Samim Akgönül
4. Kurdish language rights, mobilisations, and representations
in the Justice and Development Party’s Era 43
Clémence Scalbert Yücel
5. Armenians in Turkey: from double marginalization
to where? 59
Arus Yumul
6. The Syrian diaspora between resilience and proactivity 79
Emanuela Claudia Del Re
7. The Caucasian diaspora: the struggle for visibility
and recognition 97
Cahit Aslan
8. The Alevis: religious, ethnic or political minority? 115
Martin van Bruinessen
Notes on contributors 143
per il risparmio energetico negli edifici”
La consapevolezza riflessiva nei confronti delle tematiche ambientali si è incrociata negli ultimi anni con una rinnovata sensibilizzazione verso i cosiddetti commons, i beni e le risorse comuni. Sulla scorta del pensiero del Premio Nobel per l'economia Elinor Ostrom, si pone al centro della riflessione il tema dei beni comuni, in cui si intrecciano ambiente e conoscenza, ossia tutela del territorio e libertà di accesso e utilizzo dei media, in particolare del web.
La stessa filosofia anima anche il punto di vista dell’imprenditore e opinionista americano Peter Barnes: il capitalismo riformato passa per i commons, i beni comuni, che tutti possono utilizzare ma su cui nessuno può reclamare un diritto esclusivo (come accade, per esempio, nel caso dei parchi pubblici, delle strade, dell’aria, ma anche dei beni culturali e comunicativi). Al di là delle soluzioni tecniche, la proposta di Barnes invoca un cambiamento culturale, la rivalutazione del concetto di bene collettivo, così essenziale per il benessere umano da richiedere di essere gestito in modo autonomo: indipendente dalle leggi di mercato ma anche dal controllo governativo, troppo sensibile all’influenza del business .
Una soluzione decisamente interessante in tempi di crisi, anche nella prospettiva di una diversa valorizzazione dei beni culturali e comunicativi al di là delle congiunture politiche ed economiche. La soluzione di Barnes di affidare la gestione di tali beni a Fondazioni istituite ad hoc mantiene la sua forza persuasiva anche quando si affronta la questione della comunicazione e della cultura come risorsa comune. Tra stato e mercato, i commons si candidano a diventare in questo inizio di millennio la vera terza via, più resistente ai tempi e ai fallimenti economici . Non a caso, nella stagione comunicativa dominata dalla retorica della rete e del declino dei media mainstream riemerge paradossalmente il bisogno di common sense e di mezzi per l’accesso alla conoscenza e ai valori condivisi. È un sintomo naturale della crisi e della paura dell’ignoto (o del noto agli altri e ignoto a sé).
Mentre la sostenibilità dei commons sta diventando un tema prioritario dell’agenda politica internazionale, non si può dire esattamente la stessa cosa per quanto riguarda l’agenda setting dei media, e ciò per via del modo in cui viene concepita e gestita oggi la sfera della comunicazione. Non sembra ancora maturata una cultura della comunicazione capace di interpretare e di tener testa alle sfide della sostenibilità ambientale. Il framework della sostenibilità richiederebbe una ridefinizione della struttura dell’orizzonte temporale alla quale i media non sono preparati. La comunicazione massmediatica, infatti, privilegia la logica dell’emergenza e del sensazionalismo ad ogni costo seguendo un orizzonte temporale effimero e di corto respiro. Sennonché, in questo modo processi complessi che si svolgono in un orizzonte temporale prolungato vengono rappresentati e distorti come eventi singolari (sia nel senso di “unici” sia nel senso di “curiosi, stravaganti”) che esplodono improvvisamente e ricevono un’attenzione solo momentanea. L’informazione che si veicola sotto forma di notizia, ovvero come res novissimae, tende a essere necessariamente decontestualizzata, deformata (novus in latino ha anche il senso di “inaudito, estremo, straordinario”) e schiacciata sull’attualità. Ma in questo modo i fatti si sottraggono ad ogni orizzonte di intelligibilità, che può funzionare solo attraverso la concatenazione di cause ad effetti nella lunga durata.
L’uomo partecipa all’armonia o al caos dell’universo e le lezioni delle ripetute catastrofi reali o immaginate sembrano funzionali a dimostrare proprio questo: la mancanza di equilibrio nella società umana va a toccare e a condizionare la pace della natura.
Ma qual è il ruolo dei media nel mantenimento di questo equilibrio o nell’aumento esponenziale dello stato di disordine e caos?
Cinema, letteratura, cronaca, attraverso un racconto estremo della realtà, inducono i pubblici a mettere in campo un comportamento simbolico che, da una parte, esprime un atteggiamento contrastante rispetto a forze naturali o sociali che non si riescono a controllare ma di cui si avverte l’estrema fragilità e instabilità, d’altra parte, permette al soggetto di sperimentare in modo compensatorio quanto non permesso nella vita reale. Accade quello che Edgar Morin teorizzava in riferimento alla violenza che caratterizza la cultura di massa: si attivano processi di trasgressione vicaria, attraverso la sperimentazione di emozioni, di paure e statuti di moralità e di senso, senza pregiudicare, tuttavia, il ritorno alla normalità.
È precisamente quello che accade nella fruizione cinematografica o nella lettura di testi letterari, dove la rappresentazione dell’ambiente, quando va oltre la dimensione paesaggistica, tende a confondersi con l’allarme e il catastrofismo.
E così, anziché permettere atteggiamenti positivi e mobilitare reazioni co-struttive, il risultato della rappresentazione mediale si avvicina molto agli effetti della catastrofe vissuta realmente: ha una funzione quasi catartica, che consente la ripresa della vita quotidiana come se nulla fosse accaduto. Una volta finito il trauma e la sofferenza provocate dal disastro, subentra il miracolo: due sensazioni forti e anestetizzanti, che inibiscono qualsiasi tentativo di azione e risposta razionale.
Si spera, infine, che le riflessioni scaturite da questo percorso di ricerca e di autoricerca sulla questione ambientale e i suoi volti mediatici, non si fossilizzi sulla rappresentazione della catastrofe, ma vada oltre, generando comportamenti virtuosi, curiosità e bisogno di miglioramento a più livelli. Innanzitutto nei ricercatori, anche in quelli di area socio-umanistica, che dovrebbero essere più convinti che alcune delle risposte alle crisi della società e alle paure individuali e collettive possano passare per i loro studi. Una responsabilità diversa viene attribuita agli operatori dei media, quelli che vivranno con la gioia o il peso di aver nutrito la cultura o l’incultura condivisa. I policy makers vengono toccati dall’invito a restituire alla politica la sua proiezione nel medio e lungo termine, facendo dell’impegno nel superamento della crisi ambientale strategia e investimento nel futuro. Infine, per le persone che abitano le città o i prati, i mari o le montagne, l’ambiente deve diventare vita quotidiana, per evitare la cultura dell’eccezionalità e, dunque, l’attesa della catastrofe.
Ma la questione che più viene focalizzata nel volume è quella del ruolo delle narrazioni mediali nella disseminazione della cultura ambientale e nel trasferimento dei valori e delle norme di vita sostenibili nei comportamenti quotidiani.
Infatti, è risultato di grande importanza capire quali media possono essere considerati strategici nella narrazione del rischio ambientale e nella diffusione di una moderna e aggiornata cultura della vita quotidiana, che tenga presente la simbiosi tra natura e umanità, andando oltre la rappresentazione catastrofica. Senza per questo negare l’esistenza dei disastri ambientali. Anzi, nel libro si è dimostrato ripetutamente che essi esistono e hanno scandito la storia dell’umanità, il suo immaginario e il modo di raccontarlo o di raccontarselo. Quello che ci rimane sono le narrazioni e la rappresentazione del tempo raccontato. Anche perché nel tempo cambia la natura delle catastrofi e la stessa conoscenza scientifica intorno agli eventi.
È evidente: la catastrofe – associata o non a un evento naturale – ha forti connotazioni culturali. Dipende dall’uomo: dalla sua presenza e dalla sue azioni.
È stata proprio questa consapevolezza a generare il progressivo spostamento del focus della ricerca dall’evento catastrofico alla percezione delle persone e al trattamento comunicativo di cui hanno bisogno per riuscire a prevenire e scongiurare il disastro naturale. E così si ritorna al ruolo e alle responsabilità dei media e del giornalismo, come della politica.
Note: Il saggio rappresenta la conclusione al libro "L'Onda anomala dei media. Il rischio ambientale tra realtà e rappresentazione". Si tratta di uno degli output dell'indagine PRIN 2007 "La catastrofe ambientale tra realtà e rappresentazione". Per la sua rilevanza strategica, per la continua interazione con le dimensioni del progresso tecnologico e per l’incidenza sulla qualità della vita, il problema ambientale rappresenta una sfida scientifica importante per gli studi sui processi sociali e comunicativi, come anche per quelli di storia della scienza. S’inizia a configurare un processo culturale di grande complessità, che implica una convivenza problematica tra sistemi di elaborazione di tipo “razionale”, come la ricerca e la divulgazione scientifica, e i flussi di informazione provenienti dai media tradizionali e innovativi, sempre più rilevanti nella costruzione delle identità e nell’avvicinamento delle persone a temi “sequestrati” dai saperi esperti o dalle visioni occulte. L’obiettivo che si sono dati i ricercatori coinvolti in questa indagine è capire se e come i media si sono avvicinati nel tempo alla questione ambientale e quali sarebbero le strategie più adatte a “dissequestrare” e restituire all’opinione pubblica un tema, come l’ambiente, diventato oggetto di riflessioni a trecentosessanta gradi e legato al rischio di una reale e fatale perdita di equilibrio nel nostro sistema terrestre. La paura della mutazione ambientale, per essere interpretata e affrontata, chiama dunque in causa sguardi, competenze e passioni diversi: saperi mediologici, sociologici e psicologici, oltre a quelli scientifici, economici e politici. I focus group con gli allievi delle scuole di Roma, Valle D’Aosta e Lecce, si sono avvalsi della collaborazione e della sensibilità dei dirigenti scolastici e degli insegnanti delle scuole coinvolte nella ricerca. Infine, le testimonianze d’eccellenza degli esperti, scienziati, politici, economisti ambientali, mediamen e mediawoman hanno arricchito questo libro della saggezza di chi dell’impegno ambientale ha fatto ragione di civiltà e di vita.
Italy, traditionally a country of emigration, suddenly became a territory of transit or reception of migrants, it is painfully confronted with a reality that is often relegated from the communication point of view to the size easier to tell by a journalism still not ready to deal with the complexity landings and safety / crime. But immigration must be returned, for example, as well as an extraordinary opportunity for rejuvenation of the population, the average age of the population of settled migrants in Italy is 32 years, compared with an average of age of the Italian population, which stood at 43 years. An interesting point, which indicates the possibility of a future redemption business and cultural center for people who put themselves to the test of coexistence and cultural sharing, after passing the initial conflicts inevitably linked to the sharing of physical and symbolic spaces. On the other hand, the very definition of multiculturalism involves the paradoxical coexistence of harmony and conflict. However, the research sponsored by the University of Valle d'Aosta, with the generous openness to the comparative size with the territory of the Province of Rome, which required the involvement of the Department of Communication and Social Research of Wisdom, highlights the next step : instead of addressing the issue in terms of multiculturalism, often devoid of simultaneous communication and ties, wide interpretation should change, transforming the immigration problem in resource and enhancing the look enchanting encounter between cultures. Multiculturalism replaces multiculturalism, which "... project of interaction between the parties" (Bosi, A., 1998, pp.. 35-36). This is, in fact, the essence and richness of the meeting between modern culture: cultivating the continued availability to learn and change, while maintaining and enhancing their own identity and culture of the base. But these processes become tiring and difficult, especially when it comes to abrupt changes, uprooting and struggle with prejudice. There are those who must exercise to identify availability and generosity towards others and who should assume in their new cultural universe linguistic traditions, regulations, hermeneutics.
The path of research done so far has sought to investigate the interdependence between the Roman citizenship of preadolescents and the Aosta Valley and the quantity and quality of media consumption. be it traditional or digitale.I results, interesting level of confirmation of the hypothesis of the research, credit the media as strategic integration and blending of cultures. It is clear that the problem of identity and the functions performed by the mass media in the preservation and / or hybridisation between cultures has been focused by many scholars, from Stuart Hall, incontestable representative of British Cultural Studies, which insists on the reasons why it is important to reflect on the theme of identity. For Hall, the first reason is the weak formulation of the traditional theories about the identity (natural or essentialist approach), seen as a stable construct, a sort of genetic code and foundation for the most odious social and racial discrimination. Return to reflect the identity is also important to be able to contribute to the solution of fundamental social problems such as racial integration, preservation of local identities in the era of globalization, the problems of the diaspora. Treating the globalization of communication heavily dependent on the economic globalization and mass migration, Hall comes to identifying a new world, ie, the "post-colonial", characterized by cultural homogenisation, on the one hand, and by a strengthening and a redefinition of ethnic and national identity, on the other. Such a reality provokes the opening of new issues for studies on identity and, in particular, the problem of belonging and integration. The media, in fact, is confirmed by our research, help to cultivate a sense of ' cultural affiliation, based on security, trust in others and involvement. With rare exceptions, the data tell the research promoted by the University of Aosta Valley in collaboration with the University of Rome Sapienza, the media diets of the respondents are almost similar. As per the research hypothesis, in fact, in line with the trends of the social context to which we refer, the media habits of our respondents, regardless of the dichotomy Italian / foreign, are characterized by a significant use of television, mobile phones, computers, Internet and video games. In this scenario, especially in light of the young age of the sample, the data are placed on reading. Almost entirely absent deputies are the means to information, like newspapers for a fee and free press. In the sample has a particular emphasis on the trends related to the use of non-school books: with respect to the means of communication such as radio and video games, in fact, the book assumes no doubt play an important role in the habits of our team, almost certainly due to the stresses of teachers illuminati.Quanto use of the opportunities of online communication and social networking, we can confirm the original hypothesis: the Network strengthens existing relationships of proximity and allows the maintenance of relationships, even at a distance. But the Net, digital and one that sees the protagonist of people seeking content and opportunities to socialize and off the field of media becomes the metaphor for the integration and testing of the new identity, which go far beyond of national allegiances.
Ne conseguono processi spesso traumatici sia in termini di costi sia di accettazione sociale, che navigano tra l’idea di rivoluzione e la più dolce chance della transizione.
Percorrendo le parole chiave della modernità, emerge uno scenario apparentemente pieno di rivoluzioni, che sfumano successivamente in lente transizioni. Un assunto che viene confermato dalla stessa storia della comunicazione italiana. Già la veloce ricostruzione degli scenari sociali e comunicativi a partire dal secondo Novecento, basta per far emergere che, tutte quelle che all’inizio sembravano rivoluzioni (il passaggio dal monopolio al duopolio televisivo, l’ingresso delle nuove tecnologie e, infine, la digitalizzazione), in realtà si sono ripetutamente configurate come faticose transizioni.
Che cos’è, dunque, la transizione, e perché diventa funzionale ai fini della più esplicita argomentazione del nuovo ruolo della comunicazione e dei media nel superamento della crisi e del trauma da cambiamento?
Le situazioni di transizione offrono un ventaglio di soluzioni, di prospettive e di strategie per il futuro. Implicano, dunque, progettualità e razionalità. Le stesse dimensioni che spesso tendono a venir meno in condizioni di stress provocato da crisi. In questo contesto, i media e la cultura diventano fondamentali, perché estraggono l’individuo dal tendenziale stato di isolamento, lo espongono al nuovo, stimolando e incoraggiando il cambiamento.
Diventano quella potente forza che, in condizioni di complessità del mondo sociale e collusioni tra «serie causali indipendenti», come avrebbe detto Bourdieu, permetterebbe la ripresa, il ri-orientamento in funzione di valori condivisi e, dunque, l’ascesa, con la consequenziale uscita dalla crisi.
Lo studio dei fenomeni comunicativi deve assumere oggi il senso di un esercizio di analisi e critica sociale, di una vera e propria filosofia del presente, che assuma criticamente e trasformi in sapienza una parte del passato, facendo della proiezione nel futuro un esercizio di responsabilità sociale.
Davide Borrelli è professore associato di Sociologia dei processi culturali presso l'Università del Salento e insegna Tecniche della comunicazione pubblicitaria all'Università "Suor Orsola Benincasa" di Napoli. Si è occupato di storia dell'industria culturale e di teorie della comunicazione. Ha pubblicato varie monografie, tra cui: Pensare i media. I classici delle scienze sociali e la comunicazione (Carocci 2010) e Il mondo che siamo. Per una sociologia dei media e dei linguaggi digitali (Liguori 2008).
Mihaela Gavrila è ricercatrice e professore aggregato presso il Dipartimento di Sociologia e Comunicazione e la Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione della Sapienza Università di Roma. Insegna Processi culturali e comunicativi, Giornalismo radiotelevisivo e Formati e generi televisivi. Con FrancoAngeli ha pubblicato: Quella Deficiente della Tv (con F. De Domenico e A. Preta), La crisi della Tv. La Tv della crisi. Televisione e Public Service nell'eterna transizione italiana (2010); L'onda anomala dei media. Il rischio ambientale tra realtà e rappresentazione (a cura di, 2012).
Indice
Davide Borrelli, Mihaela Gavrila, La comunicazione oltre la comunicazione. Vecchie e nuove parole chiave per leggere i media e il cambiamento
Prima I. Le parole che restano
Mario Morcellini, Cultura. La Sociologia della Comunicazione alla luce del nodo cultura/media
Carlo Grassi, Sfera pubblica. L'avvenire di un vecchio concetto
Mihaela Gavrila, Crisi. Traumi, transizioni e strategie per il passaggio al futuro
Davide Borrelli, Comune. Dalla comunicazione alla comunità
Diana Salzano, Beni relazionali. Internet come piattaforma di socialità
Emiliano Bevilacqua, Democrazia digitale. Una risposta alla crisi della politica
Ferdinando Spina, Protesta sociale. I movimenti tra criminalizzazione e ideologie comunicative
Marialuisa Stazio, Pubblici. Il consumo dei media come lavoro
Giovanni Fiorentino, Scuola. Istituzioni formative alla prova dei media
Maria Giovanna Onorati, Multiculturalismo. L'identità di fronte alla globalizzazione
Giovambattista Fatelli, Apocalisse. Uno sguardo critico alla comunicazione mediatica e ai suoi effetti
Francesco De Domenico, Mainstream. Il futuro dei vecchi media
Pietro Grignani, Creatività. La materia prima delle industrie culturali
Vittorio Roidi, Etica. Il lavoro giornalistico tra diritti e doveri
Parte II. Media e pratiche comunicative che cambiano
Alberto Mattiacci, BRAND. Lo stile della differenza
Christian Ruggiero, Politica. La forza della comunicazione nella sfera pubblica mediatizzata
Carmine Piscopo, Consumo. La nuova sapienza delle scelte
Romana Andò, Fandom. Una nuova storia delle audience mediali
Luciano Petullà, Cloud computing. Le nuove fabbriche dei media
Sarah Siciliano, Innovage. Verso una reinvenzione del passato
Stella Teodonio, Professioni della comunicazione. Vecchi e nuovi media-scenari
Luca Borriello, Creatività urbana Il cuore giovane delle città
Luciano Petullà, Ubiquitous media. Il futuro che viviamo
Davide Borrelli, Il corpo e la comunicazione vivente
Angela Pelliccia, Nativi digitali. Il presente del futuro
Cecilia Guida, Arte. I media digitali trasformano l'espressione estetica
Gabriele Balbi, Wireless. Nascita, morte e resurrezione di un'idea
Gli autori
Bibliografia.
che una società si prende in carico. Per la formazione
post-lauream, in particolare, passano tanti dei saperi e
delle credenze che andranno a incidere sul punto di vista che
adotterà, in futuro, un paese, un gruppo sociale, un territorio,
una categoria professionale. E quando questo punto di vista arriva
a incrociare uno dei bisogni fondamentali che una società
esprime, la sicurezza, il discorso si complessifica ulteriormente.
Il soddisfacimento del bisogno di sicurezza risulta, anche
dal punto di vista del World Happiness Report 2013/Rapporto
mondiale sulla felicità 20131, una delle categorie chiave per
comprendere e interpretare il grado di felicità di un gruppo sociale
o di una nazione.
D’altronde, già alla fine degli anni novanta, Amartya Sen aveva
argomentato in modo convincente che il riconoscimento della
complessità della natura umana e della diversità dell’ambiente
fisico e umano circostante, identifica il benessere di una persona
non in una sola dimensione, come nella visione utilitaristica,
ma in una pluralità di funzioni vitali, di azioni e di condizioni
che una persona ritiene importanti nel corso della sua vita. Queste
funzioni spaziano da quelle elementari, come quella di essere
adeguatamente nutrito o di non essere afflitto da malattie, fino
a attività o condizioni complesse come la libertà politica, la
garanzia del lavoro, le opportunità sociali, l’accesso all’educazione
e all’informazione, la garanzia di protezione e di sicurezza. La sicurezza, dunque, si pone, accanto al bisogno di equità,
come categoria trasversale al benessere di un individuo e della
società in un certo momento storico.
Leggere la società attraverso la lente della
comunicazione. Una mappa di sintesi sui consumi
e i comportamenti culturali degli italiani » 335
L’Italia in fuga dal mainstream televisivo » 340
La radio tra vecchie e nuove opportunità
comunicative » 342
Il quotidiano tra crisi e Rete » 344
Media vecchi e nuovi tra rottura e continuità » 346
L’Italia che cambia. Sconfiggere la crisi
con la cultura
Il contributo si concentra su alcuni fenomeni attraverso
cui possiamo comprendere le novità del nostro tempo
e delineare la prospettiva interpretativa che con essi si apre. La
prima constatazione da cui muove il ragionamento è che
siamo ormai usciti da una disputa teorica concentrata sull’idea
di comunicazione come suffragio universale, come bene intersoggettivo
o di massa. Chi si è occupato di media negli ultimi
anni ha denunciato in modo convincente l’insufficienza delle
tradizionali teorie apocalittiche della manipolazione e dell’alienazione
comunicativa. Oggi possiamo affermare con dovizia
di argomenti e sulla base di significativi riscontri empirici che è
sostanzialmente privo di fondamento il luogo comune che per
decenni ha ipotecato i media studies, per cui la comunicazione
avrebbe reso ottusa la società, l’avrebbe resa più incompetente,
più incapace di reagire e meno attenta ai bisogni ed alle istanze
di senso soggettive. Non è vero che la società è stata vittima di
un dispotismo della comunicazione. Anzi, se osserviamo le conseguenze
sociali della comunicazione moderna, le caratteristiche
più evidenti ad essa associate sono sintetizzabili complessivamente
nel processo di presa di parola e di potere da parte
del soggetto, nell’aumento di competenza e di capacità di scelta
che esso ha conquistato, insomma nel rafforzamento della sovranità
individuale.
Siamo di fronte a un autentico cambiamento di paradigma.
Vecchi e nuovi media al tempo del digitale » 353
4.2.1 Nuove contaminazioni tra rete e TV » 354
4.2.2 Le variabili che fanno la differenza:
l’età e la presenza di minori » 359
4.2.3 Informarsi, comunicare e partecipare con i
media digitali » 361
L’attuale congiuntura italiana è caratterizzata da alcuni fenomeni
complessivi di ammodernamento della strumentazione
tecno-comunicativa a disposizione delle persone e a una più generale rivisitazione dei rapporti di forza tra i media tradizionali
e le nuove forme di comunicazione digitale. Una faticosa via
italiana alla digitalizzazione che esprime alcune punte di eccellenza,
ma risente indubbiamente della peculiare struttura socio-
demografica di un paese ad elevata presenza di anziani e di
una debole strategia di accompagnamento delle fasce più fragili
della popolazione nelle transizioni verso l’innovazione comunicativa.
Per questo ordine di ragioni, il cambiamento negli strumenti
di comunicazione deve essere analizzato scomponendo analiticamente
le modificazioni che avvengono a livello tecnologico
dalla complessa morfologia degli adattamenti comportamentali
delle persone che utilizzeranno quegli strumenti nuovi. Tale
differenziazione funziona solo come dispositivo per la narrazione
(e l’analisi) del mutamento. Dal punto di vista delle pratiche
quotidiane, infatti, i nuovi oggetti tecnologici sono profondamente
interrelati con il loro uso da parte delle persone. Un
nuovo dispositivo può rappresentare una discontinuità nella sequenza
della strumentazione a disposizione se viene percepito
ed esperito come tale. Le persone, infatti, contribuiscono dal
basso all’innovazione tecnologica e interpretano le narrazioni
collettive del senso della tecnologia stessa. Un quadro così complesso
contribuisce a spiegare l’accavallarsi di interpretazioni
differenti rispetto all’effettiva portata del cambiamento sociale
a ridosso dei processi di digitalizzazione.
From 11 September 2001 onwards, the imagery of catastrophe is poured directly from the everyday to the scene on TV, radio, web, etc.. Tsunamis, earthquakes, avalanches, hurricanes and floods bounce without filters symbolic of the realities of the screens, and these fall on their life by multiplying the load of fear and anxiety. But, unlike the risk of terrorism, as in the case of the attack on the Twin Towers, it can be exorcised with the performance of power and metabolized through public performances, anxieties for the fury of nature is not easily erased and leave in people a feeling of insecurity and widespread set of fatalistic helplessness. This book, the result of a collective reflection and interdisciplinary, explores the role of the media in the dynamics that trigger fear, and questions about what communication strategies you can implement to transform a catastrophic scenario hard, which terrifies and paralyzes, in a representation of nature that points to the sustainability and calls into question the responsibility of the individual. To experience the environment or as a miracle or as a trauma but as a common good, to grow individually and all together. . They have contributed to this book: Romana went, Scarlett Basile, David Borrelli, Donatella Capaldi, Francesca Comunello, Ida Cortoni, Antonio Di Stefano Martina Ferrucci, Florence Gamba, Laura Gherlone, Silvia Leonzi, Federico Di Trocchio, Emiliano Ilardi, Ivetta Ivaldi, Amber Malagola, Claudio Marciano, Anna Rosa Montani, Maria Giovanna Onorati, Julia Ovarelli, Carmine Piscopo, Annalaura Ruffolo, Sarah Siciliano, Alexander Tired, Fabio Tarzia, Star Teodonio.
Indice
Mario Morcellini, Prefazione. Mediapocalisse
Mihaela Gavrila, Introduzione. Che fine hanno fatto i dinosauri? Note intorno a una ricerca su rischio ambientale e le sue narrazioni mediali
Parte I. Catastrofe ambientale, narrazioni, immaginario. Il punto di vista del cinema e della letteratura
Donatella Capaldi, L'occhio della catastrofe
Emiliano Ilardi, Catastrofi ambientali, mass media e mutazioni: le profezie di J. G. Ballard
Fabio Tarzia, Il sangue del mondo. Mutazione, vampirismo e catastrofe. Il caso di I Am Legend
Giulia Ovarelli, Risposte britanniche alla paura della catastrofe. Ian McEwan tra scienza e Umanismo
Parte II. Tra Internet e diritti di cittadinanza. Il lento riemergere dei movimenti ambientalisti
Anna Rosa Montani, Claudio Marciano, Il movimento ambientalista tra passato e futuro
Carmine Piscopo, Stella Teodonio, La cittadinanza verso la dimensione digitale. Idee, sentimenti e movimenti nella rete libera
Rossella Basile, Annalaura Ruffolo, NetAttivismo: quando la partecipazione civica incontra le potenzialità della Rete
Francesca Comunello, Social network sites e comunicazione ambientale: spunti di riflessione e prove di dialogo
Parte III. L'inverdirsi dell'Io. Catastrofe e ambiente negli occhi dei bambini
Maria Giovanna Onorati, Media e minori: strategie di costruzione della società mondiale del rischio
Romana Andò, "Tutto ciò che ci circonda". L'ambiente nelle parole degli adolescenti romani
Davide Borrelli, Sarah Siciliano, A Sud della catastrofe. Riflessioni a partire dai focus con i ragazzi del Salento
Maria Giovanna Onorati, Media, catastrofe ambientale e minori in Valle d'Aosta
Ida Cortoni , Ambra Malagola, Carmine Piscopo, Le parole dell'ambiente. Focus group alla luce dell'analisi testuale
Parte IV. Rischio ambientale e vita quotidiana. Punti di vista e prospettive interpretative
Ivetta Ivaldi, Politiche pubbliche. L'incidenza sull'ambiente e sullo sviluppo sostenibile
Alessandro Stanchi, Economia. Una lettura del cambiamento climatico
Fiorenza Gamba, Sociologia della città. Rinaturare la cultura
Stella Teodonio, Laura Gherlone, Sociologia dei processi culturali. L'ambiente come cultura condivisa
Federico Di Trocchio, Comunicazione scientifica. Disastri tecnologici, responsabilità della scienza e gestione dei rischi
Sara Ritucci, Alessandra M. Straniero, Giornalismo scientifico. L'importanza di farsi capire
Silvia Leonzi, Antonio Di Stefano, Sociologia dei processi comunicativi. Anatomia di una catastrofe (annunciata?): tre settimanali e il terremoto dell'Abruzzo
Mihaela Gavrila, Conclusioni. L'ambiente è mainstream. Le politiche della comunicazione di fronte alla sfida della cittadinanza ecologica.
Indice
Sergio Zavoli, Presentazione
Premessa
Crisi, transazioni e strategie per il passaggio al futuro. Idee alla ricerca di definizioni
(Le definizioni complesse; Crisi e transizione nella storia italiana della comunicazione; La crisi economica: il recupero del common sense come risposta alla complessità; In risposta alla crisi: cultura, comunicazione e comportamenti giovanili)
Tele-visioni in transizione
(Uno scenario in movimento; La tv nell'Italia che cambia. Tra crisi, transizioni e riposizionamento)
L'ultima stagione di cambiamento, ossia la lunga transizione al digitale
(La tv è morta. Viva la tv; Verso il digitale. Questioni di definizione; Prove di società... con le altre tv; La diffusione della televisione digitale in Europa. Verso la DigItalia; Il satellite come incipit)
Tre generi (anche) per il futuro: fiction, informazione, programmazione per i bambini
(La fiction tv nella stagione dell'abbondanza; L'informazione televisiva: una Killer application tra passato e futuro; Una nuova Killer application: la programmazione per bambini e minori)
Il Public Service al tempo della complessità
(Tra crisi e sfide future; Il caso italiano. Principali player e Servizio Pubblico; Quale digitale? La questione della moltiplicazione delle piattaforme; La questione dei contenuti e della qualità; Giovani e innovativi di generazione; Nel nome del telespettatore; Il dilemma della qualità: Un decalogo del Servizio Pubblico multimediale quale strategia di superamento della crisi)
Professioni e professionisti dell'audiovisivo tra analogico e digitale
(La questione tecnologica; La complessità delle professioni; L'eterna transizione: tra lavori, tecnologie e cambiamenti sociali. La formazione come antidoto; Cambiano le regole del gioco; Una riflessione con vista sul futuro)
Conclusioni. Quale mainstream per il futuro? Tv e tecnologie nei nuovi paesaggi sociali
La tv sotto analisi.
(Stefania Di Mario, Le attività di ricerca della Facoltà di Scienze della Comunicazione della Sapienza)
Lorenza Lei, Postfazione. Un futuro da cogliere giorno per giorno
The reflection on the new strategies of communication and marketing of the wine also goes for an overall rethinking of consumer behavior that characterize the new generations. Such a perspective calls for a significant cultural challenge primarily to its interdisciplinary nature: the young, the wine and their interactions seek connections between technical and scientific knowledge, the humanities and communicational. All this leads to arguments set overall evolution and food, surpassing the usual geographical and sectoral boundaries and making it appear as a very timely "," reading "," an interdisciplinary complex system, called home to make the various issues agribusiness , also favoring the comparison between different approaches and aspects of convergenza.I young people behave as carriers of the question of "how to live" today, the politically revolutionary and more widespread than most people realize, visible in the search for new ways of living, new forms of democracy, different local sustainable development. In other words, they become carriers of interesting "ethical" of life and the daily values. It comes to size and, indirectly, are also traceable in consumer behavior and the relationship that you establish with an element of tradition like wine. It will always be the young universe to sketch some answers to one of the outstanding problems of the communication of wine: will this market rather rich to ensure space for affirmation too small producers, much less prepared and willing to deal with especially communication costs and marketing? An interesting solution to this problem could be identified in the strategies of web marketing. Young people, in addition to being connoisseurs and wine consumers, are also the drivers of technological innovation and communication within the family and community. The daily reality of the boys become, in some respects, the metaphor of an epochal generational shift: the technologies mark the boundaries of a sort of "extra-territorial area" of the house, difficult cognitive access for parents. The life of adolescents seems to be a privileged space for computer literacy within the family. A sort of "free zone" of intergenerational encounter and trespassing between old and new worlds of communication. In fact, young people and adults in search of information found in the opportunities of technological networks, an extension of their life-worlds and the potential contact with other people's universes of meaning. In the new communication pass, that is, the values and relationships sociali.La trend contamination between clusters of technological and cultural youth and adults prepare a new world based on the quality of the interactions between people, at a time when technological networks become resources Fundamental to build "synthesis" dynamics of knowledge, values and relazioni.Nell 'universe youth born and experience effectively also the "community without a territory," restricted in time but extended in space (such as the community network) built around the participation an event, sharing a passion and interest for the Community ... a product capable of producing the phenomena of identification, involvement and interaction. One senses, in modern society, a gradual return to the recovery of the memory that comes back to play a crucial role as a cultural heritage, emotion, imagination to draw, from the food (typical foods and appreciation of the wine-growing area) to the aesthetic (forms retro in the car, the success of modern art), from clothing to cultural products (literature, music, cinema) tourism (villages, archeology, authenticity and quality). Arguments very interesting for the design and testing of new relations between the contents of tradition and innovation communication, also with the aim of an effective and successful promotion of wine in and out of the new youth culture.
La comunicación, a menudo identificada con la vulgarización de los medios, encuentra en la educación su contenido
más valioso y un campo de actividad y de experimentación. Lo la fuerza de transformación que la
comunicación opera sobre la gente es magnífica. Las formas de expresión cotidiana de la era digital tienen que ver con los soportes (tabletas, teléfonos móviles, etc.) y con la post-información y por tanto, la socialización en las sociedades tecnológicas pasa por esos soportes y nuevos métodos,
precisarando formas de expresión, cada vez más contundentes y visuales en el advenimiento de una sociedad que
conecta en un pack imagen y lenguaje.