Papers by Michele Porcaro

Intervento discusso nel corso delle Conferenze Storiche all'interno dell'evento Fanum Fortunae - ... more Intervento discusso nel corso delle Conferenze Storiche all'interno dell'evento Fanum Fortunae - La Fano dei Cesari MMIX il giorno 13 luglio 2019.
Abstract: L’Atleta di Fano è una scultura bronzea inizialmente attribuita a Lisippo e successivamente assegnata a un allievo dello scultore sicioneo o a un’officina scultorea che si basava sui modelli scultorei del maestro. Ancor più della sua bellezza e della maestosità delle forme, la statua è celebre per i contenziosi tra la Repubblica Italiana e il Getty Museum circa quella che deve essere la sua sede. Al 2019, la disputa sembra vertere in favore dell’Italia. Ma qualora tornasse nel nostro paese, è giusto domandarsi come si potrebbe valorizzare al meglio quello che è un meraviglioso capolavoro dell’arte greca. Le strategie di marketing e di promozione culturale, impossibili da applicare senza un’adeguata conoscenza del perché un’opera come il “Lisippo” merita un adeguato processo di valorizzazione, possono e devono evitare che la statua di bronzo cada nell’oblio. Attraverso strumenti come lo storytelling, i social network e la creazione di strutture museali universali è possibile mettere l’Atleta di Fano a disposizione di un pubblico sempre più vasto. Obiettivo di questo processo, oltre a un ritorno economico adeguato per il museo, è la creazione di un legame tra il reperto, il territorio e il pubblico, volto all’identificazione e al riconoscimento della statua come parte integrante della cultura marchigiana e italiana.

Il tema iconografico dell’Eracle in riposo di matrice lisippea è uno dei più fortunati di tutta l... more Il tema iconografico dell’Eracle in riposo di matrice lisippea è uno dei più fortunati di tutta l’età ellenistica, e vanta un notevole successo anche nella copistica d’età romana, sia in età tardo-repubblicana e alto imperiale ma soprattutto in epoca antonina e severiana. Tale fortuna nasce dalla polivalenza del modello stesso, che si poteva collocare in più contesti e adattare a più circostanze. La straordinaria quantità di copie dell’Eracle a riposo, di cui la più celebre rimane l’Ercole Farnese di Napoli, è una preziosa testimonianza della fortuna di Lisippo, la cui importanza non è esclusivamente da legare al suo rapporto con Alessandro Magno. Uno studio delle copie dell’Heraklès Paùomenos è dunque opportuno per ricostruire congetturalmente le sembianze che doveva avere l’Eracle in riposo bronzeo che sappiamo essere stato fuso dal maestro per l’agorà argiva o sicionea e per ricostruire i passaggi e le differenze stilistiche che intercorrono tra i tre modelli che la critica ha riconosciuto essere di stampo lisippeo: il tipo “Argo”, il tipo “Anticitera-Sulmona” e il tipo “Farnese – Pitti”. Attraverso l’analisi di queste tre famiglie iconografiche e delle varianti ellenistiche è possibile risalire alla diffusione della fama di Lisippo e delle copie, nonché agli ambiti di collocamento degli Eracle a riposo.

Il seguente lavoro di tesi è stato iniziato sotto la guida del prof. Enzo Lippolis ed ultimato da... more Il seguente lavoro di tesi è stato iniziato sotto la guida del prof. Enzo Lippolis ed ultimato dal prof. Massimilano Papini a causa della prematura morte del primo. Tale elaborato archeologico è stato discusso da Michele Porcaro il 26 Marzo 2018 all'Università degli Studi di Roma Sapienza.
Il culto del sovrano (anche detto Ruler Cult o Herrscherkult) nelle sue diverse forme, tra cui l’apoteosi, la creazione di riti e l’edificazione di tempi dedicati al dinasta, rappresenta l’instrumentum regni più evidente della stagione ellenistica, che ha innegabili riverberi in epoche successive, dall’età di Alessandro Magno e dei Diadochi all’epoca imperiale e medievale, per non parlare delle possibili corrispondenze con la cosiddetta ‘religione della politica’ che contraddistinse i regimi monocratici e dittatoriali del XX secolo . Già negli ultimi decenni dell’epoca classica abbiamo attestazioni di culti (eroici o divini) riservati a dei mortali, tributati dalla cittadinanza sia in vita che post mortem del suddetto personaggio: le timai eroiche concesse dagli Anfipolitani prima all’ecista ateniese Agnone e poi allo spartano Brasida ; la scoperta archeologica di tracce di un presunto heròon dedicato allo spartano esiliato Cleandrida a Turi, nel quartiere di Parco del Cavallo ; la notizia esplicita, trasmessa da Duride , scrittore e politico di Samo, di un culto tributato nell’isola a Lisandro nel 404, con il conseguente cambiamento delle feste in onore di Era in Lisandrie attestato almeno fino al 401 a.C. ; una serie di onori eroici conferiti ai Dinomenidi di Siracusa e, non ultime, alcune pretese regali e divine rivendicate dai tiranni di Eraclea Pontica Clearco, che si proclamò figlio di Zeus, Timoteo, che ebbe i titoli di Keràunos, Sotèr, Euèrgetes e Chrèstos, e Dionisio, che ultimò il proprio culto della personalità portando la propria regalità al pari delle altre dinastie ellenistiche . Alle origini del culto dinastico vi sarà stata anche l’esigenza del re greco-macedone di rafforzare i culti greci legati alla dinastia e di costituire un proprio pantheon familiare distintivo nella grande varietà ed estraneità religiosa dei nuovi regni multietnici, fornendo dunque una forma di religiosità intima per il re e per la famiglia, e una religione nella quale il vasto numero dei funzionari, dei burocrati e dei soldati direttamente legati al basilèus, trovavano identità e aggregazione consolidando il lealismo nei confronti del re e della dinastia . Nel culto del re ellenistico bisogna dunque distinguere fra culti cittadini e culto dinastico: i culti cittadini in onore del basilèus, spesso intrecciati con cerimonie festive e religiose comuni che non implicano necessariamente forme dirette di culto del sovrano, sono manifestazioni apparentemente spontanee delle poleis libere ο soggette, interne ο esterne al regno. Sono però anche indizio del desiderio delle città di manifestare prontamente le proprie buone attitudini nei confronti del basileus del momento per ottenerne benevolenza e vantaggi, dunque esprimono il diffuso stato di incertezza e di insicurezza delle città di fronte al potere dei re ellenistici e di fronte agli eventi che le coinvolgono e le sovrastano. A sua volta, il re ellenistico corrisponde alle attese delle città svolgendo a loro favore la funzione generale di protettore e di evergete per eccellenza in àmbito politico, economico e fiscale. Non tutte le dinastie ellenistiche sono ricorse al culto dinastico, che è ben attestato per i Tolomei d’Egitto, per i Seleucidi di Siria e per i re di Commagene, mentre è assente, meno evidente, o comunque non pienamente concretizzato né per gli Antigonidi di Macedonia né per gli Attalidi di Pergamo. Se dunque i culti cittadini del basilèus dipendono dalla iniziativa interna della pòlis e dalle sue convenienze, il culto dinastico è invece un culto ufficiale istituito dai re per gli antenati (prógonoi), per sè stessi o per la regina e non interferisce con i culti cittadini spontanei e locali. Il culto dinastico aveva dunque lo scopo di rafforzare l’influenza e il potere della dinastia con la onnipresenza del re-dio sul territorio del regno. Obiettivo di questo lavoro di tesi è dunque ricostruire le modalità, i contesti e l’importanza che il culto dinastico svolgeva nelle corti ellenistiche per ottenere il consenso dei sudditi e per affermare il proprio potere, e come l’attuazione di questo stratagemma politico si riscontri nella cultura materiale e immateriale in nostro possesso, partendo dalla conformazione urbana delle capitali ellenistiche e ricostruendo come gli edifici, i santuari, le monete e, più in generale, i reperti in nostro possesso siano stati dei potenti mezzi di cui i sovrani dell’epoca post-alessandrina si sono avvalsi per valorizzare il proprio potere. Nel primo capitolo dell’elaborato sarà tracciato un profilo storico generale: partendo dalle presunte origini eroiche, divine o semidivine rivendicate dai sovrani ellenistici (primo tra tutti Alessandro Magno, identificato come il prodromo più illustre del fenomeno del culto della personalità ellenistica), attraverso un lavoro di ricerca sulle fonti storiche e archeologiche, sarà opportuno evidenziare come l’affermazione del potere si riscontri anche nella cultura materiale, giunta fino a noi in maniera integrale o frammentaria (o, in alcuni casi, solo testimoniata da fonti). Inoltre, nello stesso capitolo, l’analisi si concentra sulla questione dei processi di divinizzazione e di eroizzazione, tenendo sempre a mente come queste due liturgie, già presenti nella figura di Alessandro III di Macedonia, siano state sfruttate dai Diadochi a proprio vantaggio. Nei capitoli 2 e 3, verranno analizzati, tra le tante famiglie che si contendono l’ecumene mediterraneo durante la stagione ellenistica, due casi, che ci mostrano due differenti situazioni di culto del sovrano e della personalità: quello della dinastia tolemaica (o lagide) d’Egitto e quello della dinastia pergamena degli Attalidi. In entrambi i casi verrà trattata l’organizzazione dello spazio urbano come rappresentazione del dinasta, delineando le opportune differenze tra le due capitali ellenistiche: Pergamo e Alessandria. In Egitto, partendo dalla divinizzazione post mortem di Alessandro, attuata da Tolomeo I Sotèr (e sfruttata a suo vantaggio come manifesto del proprio culto della personalità), si vedrà come il dinasta e i suoi discendenti attueranno raffinati sistemi propagandistici che avranno come punto d’arrivo la divinizzazione e l’istituzione di culti sacrali dedicati ai sovrani d’Egitto (basti pensare alla titolatura dei dinasti tolemaici e ai culti dei Theoi Adelphoi e dei Theoi Soteres) e Alessandria rappresenterà, nel suo impianto urbano e nella sua suddivisione amministrativa, una testimonianza concreta del sistema di potere messo in atto. A valorizzare quest’affermazione sarà preso in esame il fatto che un’enorme porzione di superficie della capitale tolemaica fosse occupata dai palazzi reali e da costruzioni architettoniche che indubbiamente mostravano la magnificenza della dinastia regnante (il Museo, il Sema di Alessandro e la Biblioteca) e un notevole indicatore degli strumenti usati da Tolomeo e dai suoi successori per costruire il culto della personalità.
Lo studio del culto dinastico della famiglia attalide nella città di Pergamo, che occuperà l’intero terzo capitolo dell’elaborato, si mostra più limitato rispetto a quello in merito ad Alessandria, ma non per questo meno interessante. Sebbene infatti i sovrani pergameni scelsero di non farsi divinizzare in vita e di non ricevere a Pergamo quegli stessi riti pomposi dedicati ai sovrani che troviamo invece nell’Egitto tolemaico o nella Siria seleucide, optarono invece per una politica evergete e soprattutto filellena, ponendosi culturalmente e politicamente all’interno del mondo ellenistico come i continuatori ideali dell’Atene classica e come difensori dello spirito greco.
Questo lavoro di ricerca, supportato da una collettività di studi internazionali che da poco meno di un secolo si è concentrata sullo studio di tale argomento, ha permesso di analizzare e ricostruire molti importantissimi fattori legati al culto del dinasta durante l’epoca ellenistica, soprattutto nel periodo compreso tra gli ultimi anni del regno di Alessandro Magno (326-323 a.C.) e la fine del II secolo. Una summa dei risultati sarà esposta dettagliatamente nelle conclusioni finali della tesi, accompagnata dall’insieme delle tavole e delle figure di alcune opere citate durante l’elaborato di tesi.
Ecco perchè la teoria del prof. Francesco Tiboni, secondo la quale il cavallo di Troia di omerica... more Ecco perchè la teoria del prof. Francesco Tiboni, secondo la quale il cavallo di Troia di omerica memoria era in realtà una nave fenicia, mostra evidenti lacune e si lascia facilmente confutare dalle evidenze filologiche e archeologiche in nostro possesso.
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Abstract: L’Atleta di Fano è una scultura bronzea inizialmente attribuita a Lisippo e successivamente assegnata a un allievo dello scultore sicioneo o a un’officina scultorea che si basava sui modelli scultorei del maestro. Ancor più della sua bellezza e della maestosità delle forme, la statua è celebre per i contenziosi tra la Repubblica Italiana e il Getty Museum circa quella che deve essere la sua sede. Al 2019, la disputa sembra vertere in favore dell’Italia. Ma qualora tornasse nel nostro paese, è giusto domandarsi come si potrebbe valorizzare al meglio quello che è un meraviglioso capolavoro dell’arte greca. Le strategie di marketing e di promozione culturale, impossibili da applicare senza un’adeguata conoscenza del perché un’opera come il “Lisippo” merita un adeguato processo di valorizzazione, possono e devono evitare che la statua di bronzo cada nell’oblio. Attraverso strumenti come lo storytelling, i social network e la creazione di strutture museali universali è possibile mettere l’Atleta di Fano a disposizione di un pubblico sempre più vasto. Obiettivo di questo processo, oltre a un ritorno economico adeguato per il museo, è la creazione di un legame tra il reperto, il territorio e il pubblico, volto all’identificazione e al riconoscimento della statua come parte integrante della cultura marchigiana e italiana.
Il culto del sovrano (anche detto Ruler Cult o Herrscherkult) nelle sue diverse forme, tra cui l’apoteosi, la creazione di riti e l’edificazione di tempi dedicati al dinasta, rappresenta l’instrumentum regni più evidente della stagione ellenistica, che ha innegabili riverberi in epoche successive, dall’età di Alessandro Magno e dei Diadochi all’epoca imperiale e medievale, per non parlare delle possibili corrispondenze con la cosiddetta ‘religione della politica’ che contraddistinse i regimi monocratici e dittatoriali del XX secolo . Già negli ultimi decenni dell’epoca classica abbiamo attestazioni di culti (eroici o divini) riservati a dei mortali, tributati dalla cittadinanza sia in vita che post mortem del suddetto personaggio: le timai eroiche concesse dagli Anfipolitani prima all’ecista ateniese Agnone e poi allo spartano Brasida ; la scoperta archeologica di tracce di un presunto heròon dedicato allo spartano esiliato Cleandrida a Turi, nel quartiere di Parco del Cavallo ; la notizia esplicita, trasmessa da Duride , scrittore e politico di Samo, di un culto tributato nell’isola a Lisandro nel 404, con il conseguente cambiamento delle feste in onore di Era in Lisandrie attestato almeno fino al 401 a.C. ; una serie di onori eroici conferiti ai Dinomenidi di Siracusa e, non ultime, alcune pretese regali e divine rivendicate dai tiranni di Eraclea Pontica Clearco, che si proclamò figlio di Zeus, Timoteo, che ebbe i titoli di Keràunos, Sotèr, Euèrgetes e Chrèstos, e Dionisio, che ultimò il proprio culto della personalità portando la propria regalità al pari delle altre dinastie ellenistiche . Alle origini del culto dinastico vi sarà stata anche l’esigenza del re greco-macedone di rafforzare i culti greci legati alla dinastia e di costituire un proprio pantheon familiare distintivo nella grande varietà ed estraneità religiosa dei nuovi regni multietnici, fornendo dunque una forma di religiosità intima per il re e per la famiglia, e una religione nella quale il vasto numero dei funzionari, dei burocrati e dei soldati direttamente legati al basilèus, trovavano identità e aggregazione consolidando il lealismo nei confronti del re e della dinastia . Nel culto del re ellenistico bisogna dunque distinguere fra culti cittadini e culto dinastico: i culti cittadini in onore del basilèus, spesso intrecciati con cerimonie festive e religiose comuni che non implicano necessariamente forme dirette di culto del sovrano, sono manifestazioni apparentemente spontanee delle poleis libere ο soggette, interne ο esterne al regno. Sono però anche indizio del desiderio delle città di manifestare prontamente le proprie buone attitudini nei confronti del basileus del momento per ottenerne benevolenza e vantaggi, dunque esprimono il diffuso stato di incertezza e di insicurezza delle città di fronte al potere dei re ellenistici e di fronte agli eventi che le coinvolgono e le sovrastano. A sua volta, il re ellenistico corrisponde alle attese delle città svolgendo a loro favore la funzione generale di protettore e di evergete per eccellenza in àmbito politico, economico e fiscale. Non tutte le dinastie ellenistiche sono ricorse al culto dinastico, che è ben attestato per i Tolomei d’Egitto, per i Seleucidi di Siria e per i re di Commagene, mentre è assente, meno evidente, o comunque non pienamente concretizzato né per gli Antigonidi di Macedonia né per gli Attalidi di Pergamo. Se dunque i culti cittadini del basilèus dipendono dalla iniziativa interna della pòlis e dalle sue convenienze, il culto dinastico è invece un culto ufficiale istituito dai re per gli antenati (prógonoi), per sè stessi o per la regina e non interferisce con i culti cittadini spontanei e locali. Il culto dinastico aveva dunque lo scopo di rafforzare l’influenza e il potere della dinastia con la onnipresenza del re-dio sul territorio del regno. Obiettivo di questo lavoro di tesi è dunque ricostruire le modalità, i contesti e l’importanza che il culto dinastico svolgeva nelle corti ellenistiche per ottenere il consenso dei sudditi e per affermare il proprio potere, e come l’attuazione di questo stratagemma politico si riscontri nella cultura materiale e immateriale in nostro possesso, partendo dalla conformazione urbana delle capitali ellenistiche e ricostruendo come gli edifici, i santuari, le monete e, più in generale, i reperti in nostro possesso siano stati dei potenti mezzi di cui i sovrani dell’epoca post-alessandrina si sono avvalsi per valorizzare il proprio potere. Nel primo capitolo dell’elaborato sarà tracciato un profilo storico generale: partendo dalle presunte origini eroiche, divine o semidivine rivendicate dai sovrani ellenistici (primo tra tutti Alessandro Magno, identificato come il prodromo più illustre del fenomeno del culto della personalità ellenistica), attraverso un lavoro di ricerca sulle fonti storiche e archeologiche, sarà opportuno evidenziare come l’affermazione del potere si riscontri anche nella cultura materiale, giunta fino a noi in maniera integrale o frammentaria (o, in alcuni casi, solo testimoniata da fonti). Inoltre, nello stesso capitolo, l’analisi si concentra sulla questione dei processi di divinizzazione e di eroizzazione, tenendo sempre a mente come queste due liturgie, già presenti nella figura di Alessandro III di Macedonia, siano state sfruttate dai Diadochi a proprio vantaggio. Nei capitoli 2 e 3, verranno analizzati, tra le tante famiglie che si contendono l’ecumene mediterraneo durante la stagione ellenistica, due casi, che ci mostrano due differenti situazioni di culto del sovrano e della personalità: quello della dinastia tolemaica (o lagide) d’Egitto e quello della dinastia pergamena degli Attalidi. In entrambi i casi verrà trattata l’organizzazione dello spazio urbano come rappresentazione del dinasta, delineando le opportune differenze tra le due capitali ellenistiche: Pergamo e Alessandria. In Egitto, partendo dalla divinizzazione post mortem di Alessandro, attuata da Tolomeo I Sotèr (e sfruttata a suo vantaggio come manifesto del proprio culto della personalità), si vedrà come il dinasta e i suoi discendenti attueranno raffinati sistemi propagandistici che avranno come punto d’arrivo la divinizzazione e l’istituzione di culti sacrali dedicati ai sovrani d’Egitto (basti pensare alla titolatura dei dinasti tolemaici e ai culti dei Theoi Adelphoi e dei Theoi Soteres) e Alessandria rappresenterà, nel suo impianto urbano e nella sua suddivisione amministrativa, una testimonianza concreta del sistema di potere messo in atto. A valorizzare quest’affermazione sarà preso in esame il fatto che un’enorme porzione di superficie della capitale tolemaica fosse occupata dai palazzi reali e da costruzioni architettoniche che indubbiamente mostravano la magnificenza della dinastia regnante (il Museo, il Sema di Alessandro e la Biblioteca) e un notevole indicatore degli strumenti usati da Tolomeo e dai suoi successori per costruire il culto della personalità.
Lo studio del culto dinastico della famiglia attalide nella città di Pergamo, che occuperà l’intero terzo capitolo dell’elaborato, si mostra più limitato rispetto a quello in merito ad Alessandria, ma non per questo meno interessante. Sebbene infatti i sovrani pergameni scelsero di non farsi divinizzare in vita e di non ricevere a Pergamo quegli stessi riti pomposi dedicati ai sovrani che troviamo invece nell’Egitto tolemaico o nella Siria seleucide, optarono invece per una politica evergete e soprattutto filellena, ponendosi culturalmente e politicamente all’interno del mondo ellenistico come i continuatori ideali dell’Atene classica e come difensori dello spirito greco.
Questo lavoro di ricerca, supportato da una collettività di studi internazionali che da poco meno di un secolo si è concentrata sullo studio di tale argomento, ha permesso di analizzare e ricostruire molti importantissimi fattori legati al culto del dinasta durante l’epoca ellenistica, soprattutto nel periodo compreso tra gli ultimi anni del regno di Alessandro Magno (326-323 a.C.) e la fine del II secolo. Una summa dei risultati sarà esposta dettagliatamente nelle conclusioni finali della tesi, accompagnata dall’insieme delle tavole e delle figure di alcune opere citate durante l’elaborato di tesi.
Abstract: L’Atleta di Fano è una scultura bronzea inizialmente attribuita a Lisippo e successivamente assegnata a un allievo dello scultore sicioneo o a un’officina scultorea che si basava sui modelli scultorei del maestro. Ancor più della sua bellezza e della maestosità delle forme, la statua è celebre per i contenziosi tra la Repubblica Italiana e il Getty Museum circa quella che deve essere la sua sede. Al 2019, la disputa sembra vertere in favore dell’Italia. Ma qualora tornasse nel nostro paese, è giusto domandarsi come si potrebbe valorizzare al meglio quello che è un meraviglioso capolavoro dell’arte greca. Le strategie di marketing e di promozione culturale, impossibili da applicare senza un’adeguata conoscenza del perché un’opera come il “Lisippo” merita un adeguato processo di valorizzazione, possono e devono evitare che la statua di bronzo cada nell’oblio. Attraverso strumenti come lo storytelling, i social network e la creazione di strutture museali universali è possibile mettere l’Atleta di Fano a disposizione di un pubblico sempre più vasto. Obiettivo di questo processo, oltre a un ritorno economico adeguato per il museo, è la creazione di un legame tra il reperto, il territorio e il pubblico, volto all’identificazione e al riconoscimento della statua come parte integrante della cultura marchigiana e italiana.
Il culto del sovrano (anche detto Ruler Cult o Herrscherkult) nelle sue diverse forme, tra cui l’apoteosi, la creazione di riti e l’edificazione di tempi dedicati al dinasta, rappresenta l’instrumentum regni più evidente della stagione ellenistica, che ha innegabili riverberi in epoche successive, dall’età di Alessandro Magno e dei Diadochi all’epoca imperiale e medievale, per non parlare delle possibili corrispondenze con la cosiddetta ‘religione della politica’ che contraddistinse i regimi monocratici e dittatoriali del XX secolo . Già negli ultimi decenni dell’epoca classica abbiamo attestazioni di culti (eroici o divini) riservati a dei mortali, tributati dalla cittadinanza sia in vita che post mortem del suddetto personaggio: le timai eroiche concesse dagli Anfipolitani prima all’ecista ateniese Agnone e poi allo spartano Brasida ; la scoperta archeologica di tracce di un presunto heròon dedicato allo spartano esiliato Cleandrida a Turi, nel quartiere di Parco del Cavallo ; la notizia esplicita, trasmessa da Duride , scrittore e politico di Samo, di un culto tributato nell’isola a Lisandro nel 404, con il conseguente cambiamento delle feste in onore di Era in Lisandrie attestato almeno fino al 401 a.C. ; una serie di onori eroici conferiti ai Dinomenidi di Siracusa e, non ultime, alcune pretese regali e divine rivendicate dai tiranni di Eraclea Pontica Clearco, che si proclamò figlio di Zeus, Timoteo, che ebbe i titoli di Keràunos, Sotèr, Euèrgetes e Chrèstos, e Dionisio, che ultimò il proprio culto della personalità portando la propria regalità al pari delle altre dinastie ellenistiche . Alle origini del culto dinastico vi sarà stata anche l’esigenza del re greco-macedone di rafforzare i culti greci legati alla dinastia e di costituire un proprio pantheon familiare distintivo nella grande varietà ed estraneità religiosa dei nuovi regni multietnici, fornendo dunque una forma di religiosità intima per il re e per la famiglia, e una religione nella quale il vasto numero dei funzionari, dei burocrati e dei soldati direttamente legati al basilèus, trovavano identità e aggregazione consolidando il lealismo nei confronti del re e della dinastia . Nel culto del re ellenistico bisogna dunque distinguere fra culti cittadini e culto dinastico: i culti cittadini in onore del basilèus, spesso intrecciati con cerimonie festive e religiose comuni che non implicano necessariamente forme dirette di culto del sovrano, sono manifestazioni apparentemente spontanee delle poleis libere ο soggette, interne ο esterne al regno. Sono però anche indizio del desiderio delle città di manifestare prontamente le proprie buone attitudini nei confronti del basileus del momento per ottenerne benevolenza e vantaggi, dunque esprimono il diffuso stato di incertezza e di insicurezza delle città di fronte al potere dei re ellenistici e di fronte agli eventi che le coinvolgono e le sovrastano. A sua volta, il re ellenistico corrisponde alle attese delle città svolgendo a loro favore la funzione generale di protettore e di evergete per eccellenza in àmbito politico, economico e fiscale. Non tutte le dinastie ellenistiche sono ricorse al culto dinastico, che è ben attestato per i Tolomei d’Egitto, per i Seleucidi di Siria e per i re di Commagene, mentre è assente, meno evidente, o comunque non pienamente concretizzato né per gli Antigonidi di Macedonia né per gli Attalidi di Pergamo. Se dunque i culti cittadini del basilèus dipendono dalla iniziativa interna della pòlis e dalle sue convenienze, il culto dinastico è invece un culto ufficiale istituito dai re per gli antenati (prógonoi), per sè stessi o per la regina e non interferisce con i culti cittadini spontanei e locali. Il culto dinastico aveva dunque lo scopo di rafforzare l’influenza e il potere della dinastia con la onnipresenza del re-dio sul territorio del regno. Obiettivo di questo lavoro di tesi è dunque ricostruire le modalità, i contesti e l’importanza che il culto dinastico svolgeva nelle corti ellenistiche per ottenere il consenso dei sudditi e per affermare il proprio potere, e come l’attuazione di questo stratagemma politico si riscontri nella cultura materiale e immateriale in nostro possesso, partendo dalla conformazione urbana delle capitali ellenistiche e ricostruendo come gli edifici, i santuari, le monete e, più in generale, i reperti in nostro possesso siano stati dei potenti mezzi di cui i sovrani dell’epoca post-alessandrina si sono avvalsi per valorizzare il proprio potere. Nel primo capitolo dell’elaborato sarà tracciato un profilo storico generale: partendo dalle presunte origini eroiche, divine o semidivine rivendicate dai sovrani ellenistici (primo tra tutti Alessandro Magno, identificato come il prodromo più illustre del fenomeno del culto della personalità ellenistica), attraverso un lavoro di ricerca sulle fonti storiche e archeologiche, sarà opportuno evidenziare come l’affermazione del potere si riscontri anche nella cultura materiale, giunta fino a noi in maniera integrale o frammentaria (o, in alcuni casi, solo testimoniata da fonti). Inoltre, nello stesso capitolo, l’analisi si concentra sulla questione dei processi di divinizzazione e di eroizzazione, tenendo sempre a mente come queste due liturgie, già presenti nella figura di Alessandro III di Macedonia, siano state sfruttate dai Diadochi a proprio vantaggio. Nei capitoli 2 e 3, verranno analizzati, tra le tante famiglie che si contendono l’ecumene mediterraneo durante la stagione ellenistica, due casi, che ci mostrano due differenti situazioni di culto del sovrano e della personalità: quello della dinastia tolemaica (o lagide) d’Egitto e quello della dinastia pergamena degli Attalidi. In entrambi i casi verrà trattata l’organizzazione dello spazio urbano come rappresentazione del dinasta, delineando le opportune differenze tra le due capitali ellenistiche: Pergamo e Alessandria. In Egitto, partendo dalla divinizzazione post mortem di Alessandro, attuata da Tolomeo I Sotèr (e sfruttata a suo vantaggio come manifesto del proprio culto della personalità), si vedrà come il dinasta e i suoi discendenti attueranno raffinati sistemi propagandistici che avranno come punto d’arrivo la divinizzazione e l’istituzione di culti sacrali dedicati ai sovrani d’Egitto (basti pensare alla titolatura dei dinasti tolemaici e ai culti dei Theoi Adelphoi e dei Theoi Soteres) e Alessandria rappresenterà, nel suo impianto urbano e nella sua suddivisione amministrativa, una testimonianza concreta del sistema di potere messo in atto. A valorizzare quest’affermazione sarà preso in esame il fatto che un’enorme porzione di superficie della capitale tolemaica fosse occupata dai palazzi reali e da costruzioni architettoniche che indubbiamente mostravano la magnificenza della dinastia regnante (il Museo, il Sema di Alessandro e la Biblioteca) e un notevole indicatore degli strumenti usati da Tolomeo e dai suoi successori per costruire il culto della personalità.
Lo studio del culto dinastico della famiglia attalide nella città di Pergamo, che occuperà l’intero terzo capitolo dell’elaborato, si mostra più limitato rispetto a quello in merito ad Alessandria, ma non per questo meno interessante. Sebbene infatti i sovrani pergameni scelsero di non farsi divinizzare in vita e di non ricevere a Pergamo quegli stessi riti pomposi dedicati ai sovrani che troviamo invece nell’Egitto tolemaico o nella Siria seleucide, optarono invece per una politica evergete e soprattutto filellena, ponendosi culturalmente e politicamente all’interno del mondo ellenistico come i continuatori ideali dell’Atene classica e come difensori dello spirito greco.
Questo lavoro di ricerca, supportato da una collettività di studi internazionali che da poco meno di un secolo si è concentrata sullo studio di tale argomento, ha permesso di analizzare e ricostruire molti importantissimi fattori legati al culto del dinasta durante l’epoca ellenistica, soprattutto nel periodo compreso tra gli ultimi anni del regno di Alessandro Magno (326-323 a.C.) e la fine del II secolo. Una summa dei risultati sarà esposta dettagliatamente nelle conclusioni finali della tesi, accompagnata dall’insieme delle tavole e delle figure di alcune opere citate durante l’elaborato di tesi.