In: Morel J.P., Mercuri A.M. (Eds.) Plants and culture: seeds of the Cultural Heritage of Europe. PaCE, a project for Europe. , 2009
Questo articolo nasce dalla cooperazione di ricercatori che portano avanti indagini archeobotanic... more Questo articolo nasce dalla cooperazione di ricercatori che portano avanti indagini archeobotaniche e iconografiche in campo nazionale (Gruppi di interesse scientifico e tecnico operativo di Paleobotanica e di Botaniche Applicate della Società Botanica Italiana) ed internazionale (International Work Group for Palaeoethnobotany). L’idea di cooperazione su una pianta di notevole interesse culturale è nata in seno al progetto PaCE, che vede riunita in questo volume molta ricerca centrata sulla ricostruzione della storia botanica d’Europa. In questo lavoro sono state verificate dagli autori sia le rappresentazioni iconografiche che le notizie provenienti da fonti letterarie sul pesco. Il pesco venne introdotto in Italia nella prima metà del I sec. d.C. Le fonti storiche indicano la sua presenza da circa il 40 d.C., ma i reperti archeobotanici sembrerebbero retrodatare di almeno un decennio la sua presenza, almeno in Italia settentrionale. I macroresti di pesco sono costituiti quasi esclusivamente dai resistenti endocarpi legnosi o da frammenti degli stessi. Sono spesso rinvenuti in quantitativi scarsi in contesti funerari ed in zone portuali di età Romana imperiale, ma talvolta trovati in grandi quantità in sedimenti archeologici ricchi d’acqua, sepolti e spesso conservati in condizioni anossiche (i cosiddetti waterlogged remains riportati nella letteratura inglese, la cui traduzione italiana “resti sommersi” non sembra rendere a pieno la denominazione originale di quei macroresti considerati un tempo come particolari resti mummificati). La loro presenza in giardini privati e ville rustiche di età classica fa pensare che il pesco fosse utilizzato e apprezzato sia a scopo ornamentale che alimentare. Dati preliminari ottenuti da ricerche morfobiometriche condotte sui nòccioli di pesca sembrano indicare l’esistenza di diverse cultivar già durante il primo periodo di coltivazione in Italia (del resto erano state importate dall’Asia dove erano già in fase ben avviata di coltivazione) e che una grande variabilità si sia conservata anche nel Medioevo. I ritrovamenti di età medievale e rinascimentale suggeriscono che all’epoca il consumo di pesche era ridotto, se non limitato, a contesti abitativi particolarmente ricchi quali castelli o palazzi signorili.
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Papers by Laura Sadori
Archaeobotanical Working Group. It was in 2005. After several very simple and modestly
organized meetings our group was transformed into the Conference of Environmental
Archaeology since 2010 as Czech speaking action. Yet in 2015 we decided to organize first international meeting in English.
So, welcome to České Budějovice! This conference is connected with main activity of the PAPAVER, Centre for human and plant
studies in Europe and Northern Africa, founded in 2012 by the Laboratory of Archaeobotany and Palaeoecology, Faculty of Science with collaboration of the Institute of Archaeology,
Faculty of Philosophy, University of South Bohemia. The aim of the PAPAVER centre is to develop ties within the interdisciplinary team consisting of paleoecologists, archaeologists, and vegetation ecologists in order to create an effective space for the study of climatic, cultural as well as landscape changes in vegetation and crops along a gradient from Northern Africa across Central Europe up to the coldest areas of the north. The purpose of the project is to connect and coordinate key experts of international repute and thus provide the South Bohemian team the dynamics and impulses for the development of top quality research. A research centre bears the name of a genus of poppies (Papaver), whose representatives are distributed from the coldest areas in the High Arctic to the warmest Northern Africa, thus, representing the region targeted by the project research interests.
21st January 2015,
Jaromír Beneš – Petr Pokorný