Papers by Francesca Rubini

Repetita Iuvant, Perseverare Diabolicum. Un Approccio Multidisciplinare Alla Ripetizione, 2023
Scenario decisivo nei Promessi sposi, la guerra di Mantova e del Monferrato (1628-1631) è riscope... more Scenario decisivo nei Promessi sposi, la guerra di Mantova e del Monferrato (1628-1631) è riscoperta nella prima scrittura tutta d’invenzione di Maria Bellonci, Delitto di stato (1972-1981). La scrittrice costruisce l’opera su una serie di riprese manzoniane che investono il rapporto con i codici della tradizione e la scelta di precisi dispositivi enunciativi, a partire dal topos del manoscritto ritrovato. La ripetizione insistita dell’ipotesto dei Promessi sposi evidenzia il valore dello scarto operato dalla Bellonci che, mentre replica lo stesso referente storico e analoghe strategie discorsive, ribalta i principali paradigmi ideologici del suo modello. In Delitto di stato il romanzo storico non ambisce più a ricondurre la complessità di un mondo a una compiuta unità funzionale, ma interpreta la parzialità e l’inadeguatezza di ogni sintesi e di ogni rappresentazione, lo spaesamento della coscienza di fronte alla scoperta della sua «verità umana».

L’altra metà dell’editoria. Le professioniste del libro e della lettura nel Novecento, 2022
Fra il 1949 il 1955 la scrittrice Fausta Cialente entra a far parte della redazione di «Noi Donne... more Fra il 1949 il 1955 la scrittrice Fausta Cialente entra a far parte della redazione di «Noi Donne», organo dell'Unione Donne Italiane in cui le istanze politiche si intrecciano con la volontà di creare una rivista femminile di massa aperta alla compresenza di linguaggi e referenti estremamente diversi. La collaborazione con la rivista si realizza negli anni come un impegno di militanza letteraria che interessa, oltre la pubblicazione di articoli e reportage, importanti incarichi sul piano culturale. Cialente è infatti responsabile della rubrica «Libri per voi», spazio dedicato ai suggerimenti di lettura in cui seleziona, settimana dopo settimana, una piccola biblioteca di titoli classici e contemporanei da presentare al pubblico delle lettrici. Le viene affidata inoltre la cura della terza pagina di narrativa, riservata alle novelle e ai romanzi a puntate, per lo più di argomento sentimentale: Cialente deve, sulla base di precedenti considerazioni politiche, suggerire alle autrici una linea entro cui sviluppare le storie e i personaggi dei racconti, proponendo modelli di comportamento femminile alternativi alle tipiche eroine da paraletteratura. La scrittrice si confronta così con il fenomeno della diffusione commerciale di una narrativa di consumo articolata intorno alla specificità dei codici di genere, una narrativa che avvicina vasti strati di lettrici e per questo può diventare uno strumento di educazione e riscatto culturale, nell'urgenza di trasmettere una visione progressista e problematica di valori e costumi sociali. Divulgazione della narrativa d'autore e diffusione di racconti di genere divengono così due diverse strategie per una promozione della lettura assunta come gesto politico, mezzo per sviluppare nuova intelligenza civile e un'alternativa coscienza di sé.
Donne e guerra. Problemi, biografie, sguardi, 2022
La biografia di Fausta Cialente è segnata dall’esperienza ripetuta e determinante della guerra, e... more La biografia di Fausta Cialente è segnata dall’esperienza ripetuta e determinante della guerra, elemento che attraversa la sua biografia caricandosi di urgenze politiche e interrogando le forme dell’immaginario e della creazione letteraria. Il confronto con gli eventi che per due volte scuotono l’esistenza della sua generazione, si realizza secondo le diverse prospettive dell’esperienza e della scrittura.

(Ir)raggiungibile. Altri mondi nella letteratura, nel teatro, nel cinema, 2021
Nel racconto Le donne muoiono, testo eponimo della raccolta pubblicata nel 1951, la scrittura di ... more Nel racconto Le donne muoiono, testo eponimo della raccolta pubblicata nel 1951, la scrittura di Anna Banti si confronta in maniera altamente personale con la letteratura distopica. Ambientata nel 2700, la vicenda narra gli effetti di un’epidemia che colpisce selettivamente la popolazione maschile, improvvisamente dotata di una «seconda memoria» relativa ai ricordi di un passato remoto. Escluse dalla vita degli uomini divenuti immortali, le donne scelgono l’isolamento per dedicarsi alla libera espressione del proprio istinto creativo. La declinazione in chiave distopica del racconto proietta in una società futura la secolare rimozione del femminile da una Storia definita dagli uomini, permette all’autrice di radicalizzare la diversità delle donne e insieme di condensare in poche pagine alcuni dei principali temi della sua narrativa: il talento artistico vissuto come privilegio e come condanna all’esclusione, il rapporto fra esperienza e rappresentazione, fra memoria e coscienza, fra storia e invenzione. Determinata a sfidare, con la sua scrittura e i suoi personaggi, l’oblio del tempo, Banti ribalta l’orientamento del suo discorso dal passato a un avvenire possibile, realizzando una delle più lucide riflessioni sul senso della parola letteraria e sulla possibilità dell’ingegno e della capacità individuale di incidere sulle sorti della civiltà. La scelta di riconsiderare le sue istanze ideologiche ed espressive dentro la creazione di un mondo altro, acquista particolare significato in rapporto al continuo dialogo della scrittrice con il romanzo storico. Nella tendenza alla rielaborazione e deformazione dei generi operata da Banti (e da tanta parte della scrittura di donne), la determinazione di un futuro distopico non sembra differire, sul piano della ricerca formale e delle intenzioni poetiche, dal recupero di un contesto seicentesco o risorgimentale: perché il racconto vero, come il romanzo vero, «altro non è che moralità, scelta morale in un tempo determinato».
Letteratura e Scienze. Atti delle sessioni parallele del XXIII Congresso dell’ADI (Associazione degli Italianisti) Pisa, 12-14 settembre 2019, 2021
Nelle Città invisibili, testo articolato come un complesso di pratiche significanti che indagano ... more Nelle Città invisibili, testo articolato come un complesso di pratiche significanti che indagano le possibilità della conoscenza e della fabulazione, Calvino declina un nuovo senso e nuove regole dell’esercizio narrativo, assumendo l’invenzione letteraria come disciplina formale del pensiero che richiama apertamente le proprietà del linguaggio scientifico, primo fra tutti quello matematico. Al centro di questa ricerca si articola la misura delle 55 città, dedotte logicamente dalla definizione di precisi modelli e condizioni, città-teorema che spettacolarizzano la dimostrazione di una tesi a partire da assiomi rigorosi quanto arbitrari, arrivando ad affermare l’illimitata e sempre relativa permutabilità fra reale e segno.
ELEPHANT & CASTLE, 2021
Il racconto lungo "Pamela e la bella estate" (1935) di Fausta Cialente e il romanzo breve “La bel... more Il racconto lungo "Pamela e la bella estate" (1935) di Fausta Cialente e il romanzo breve “La bella estate” (1940, edito nel 1949) di Cesare Pavese condividono, oltre alla ricorsività del titolo, una serie di aspetti che interessano la storia editoriale, la forma e il contenuto tematico. Entrambe le opere insistono sulla figura dell’artista e delle sue pratiche come espediente simbolico per due storie di mancata formazione al femminile. Nei testi narrativi l’incursione di un personaggio pittore sembra promettere il superamento di censure sociali, l’infrazione di norme di comportamento, il tentativo di affermare nuove proiezioni dell’identità e del desiderio. Coincidenze che esaltano l’emblema dell’artista, confermandone la funzionalità in presenza di esisti espressivi e profili intellettuali profondamente diversi.

"Protagoniste alle origini della Repubblica. Scrittrici, editrici, giornaliste e sceneggiatrici italiane", a cura di Laura Di Nicola, Roma, Carocci, pp. 99-130., 2021
Il lavoro analizza le collaborazioni giornalistiche di 13 autrici negli anni 1943-1956: Sibilla ... more Il lavoro analizza le collaborazioni giornalistiche di 13 autrici negli anni 1943-1956: Sibilla Aleramo, Anna Banti, Fausta Cialente, Alba de Céspedes, Natalia Ginzburg, Paola Masino, Gianna Manzini, Elsa Morante, Anna Maria Ortese, Lalla Romano, Renata Viganò e Giovanna Zangrandi. Il repertorio degli scritti giornalistici coinvolge circa 250 testate fra quotidiani, settimanali illustrati, rotocalchi, riviste femminili, letterarie o di attualità che testimoniano, in anni di grandi mutamenti sociali e culturali, il confronto delle scrittrici con un pubblico altamente diversificato e con forme alternative di comunicazione. Il rapporto delle scrittrici con i periodici interessa direttamente la nascita di alcune fra le principali riviste dell'epoca e una variegata serie di collaborazioni giornalistiche (oltre 2300 interventi) che comprende, oltre alla produzione creativa (racconti, prose e poesie), saggi sull’arte, la letteratura, il cinema e la moda, prose di viaggio, reportage, inchieste, interventi di cronaca nera, sportiva e di costume. In questo quadro, il saggio intende approfondire le collaborazioni e le esperienze che valorizzano il ruolo delle intellettuali come personalità riconosciute nel dibattito culturale e politico, capaci, col proprio prestigio, di guidare e rappresentare l’opinione pubblica: le forme del giornalismo militante (legato, in particolare, alle istanze politiche del Partito Comunista), la redazione di reportage e inchieste a sfondo sociale, la nascita di alcune rubriche firmate.
Filologia e Critica, 2019
Il contributo analizza l’opera di Anna Banti come macrostruttura complessa in cui l’autrice speri... more Il contributo analizza l’opera di Anna Banti come macrostruttura complessa in cui l’autrice sperimenta diverse tipologie narrative sfidando l’unità della forma racconto. Il passaggio sperimentale attraverso la parzialità dei modelli narrativi è determinato dalle variazioni del paesaggio urbano, dispositivo simbolico e strutturale che cambia in funzione delle modalità enunciative. Sottoposta a uno sguardo lirico e deformante, la città di Venezia diventa metafora di una parola letteraria nuova, che resiste all’oblio del tempo e restituisce visibilità ad una presenza femminile rimossa e offesa dalla Storia.

Scritture del dispatrio. Atti del XX Convegno Internazionale della MOD 14-16 giugno 2018, 2020
La biografia di Fausta Cialente è segnata da lunghe permanenze all’estero, in particolare in Egit... more La biografia di Fausta Cialente è segnata da lunghe permanenze all’estero, in particolare in Egitto, dove abita dal 1921 al 1946, che definiscono il suo impegno narrativo, politico e civile e la sua partecipazione alla storia del Novecento italiano. Sotto la pressione dell’esperienza, la sua scrittura è connotata dall’invenzione di personaggi apolidi, sospesi in un esilio perpetuo che si sostituisce alla costruzione di un’identità (nazionale e personale) consolidata. La condizione di sradicamento dell’individuo viene declinata come esperienza di esclusione dalla patria e immersione in un contesto sconosciuto. I protagonisti di Cialente si muovono come stranieri nell'universo multietnico dell’Egitto levantino, scenario ricorrente nella sua produzione, interrogato come dimensione in cui le diversità sono contaminate ed esasperate. L’adesione del narrato ad una realtà altra, che trascende ogni riferimento e orientamento abituale, finisce per determinare le ragioni formali e la costruzione diegetica dei testi: superato il dato biografico, l’alterità del personaggio esule diventa un dispositivo ideologico, enunciativo e stilistico che non racconta più la vita di Cialente, ma la forma del suo romanzo.
Bollettino di italianistica, 2021
Il contributo analizza l’opera di Banti come dispositivo enunciativo complesso in cui la tenuta d... more Il contributo analizza l’opera di Banti come dispositivo enunciativo complesso in cui la tenuta dei diversi livelli narrativi è determinata dalle variazioni del paesaggio urbano, dispositivo simbolico e strutturale che cambia in funzione delle modalità del racconto. Sottoposta a uno sguardo lirico e deformante, la città di Venezia diventa metafora di una parola letteraria nuova, che resiste all’oblio del tempo e restituisce visibilità ad una presenza femminile rimossa e offesa dalla Storia.
Si dice in molti modi. Fraseologia e traduzioni nel Visconte dimezzato di Italo Calvino, a cura di Sabine Koesters Gensini e Andrea Berardini, Sapienza Università Editrice, 2020
L'articolo ricostruisce la diffusione nel mondo del "Visconte dimezzato" di Italo Calvino
Bollettino di italianistica, 2014
Il lavoro propone un’introduzione critica e descrittiva del Diario di guerra di Fausta Cialente, ... more Il lavoro propone un’introduzione critica e descrittiva del Diario di guerra di Fausta Cialente, un’imponente collezione di nove quaderni autografi composti in Egitto durante il Secondo conflitto mondiale. I diari restituiscono la storia degli anni di militanza antifascista in cui Cialente diventa collaboratrice della propaganda alleata e protagonista di diverse iniziative a favore della comunità italiana. La scrittura diaristica, avvicinata in occasione del coinvolgimento politico, si realizza per Cialente come un esercizio formale profondamente consapevole e direttamente funzionale all'attività politica, un eccezionale momento di confronto con il proprio immaginario e con l’organizzazione consapevole della memoria.
Bollettino di italianistica, 2014
Il lavoro propone l’edizione critica integrale di un inedito di Fausta Cialente conservato all'in... more Il lavoro propone l’edizione critica integrale di un inedito di Fausta Cialente conservato all'interno del Dario di guerra dell’autrice (1941-47). Il testo, composto da otto carte dattiloscritte ricche di correzioni a penna, è datato febbraio-luglio 1947 e costituisce il prologo e il capitolo iniziale di un romanzo in prima persona dedicato all’attività antifascista di Cialente. L’edizione è introdotta da una breve ricognizione della storia del testo, delle modalità di conservazione, del rapporto con il resto dei diari e delle carte d’archivio.
DigItalia, 2014
Il 27 ottobre 2014 presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Roma “La Sapienza”... more Il 27 ottobre 2014 presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Roma “La Sapienza” si è tenuto il convegno “Digital Humanities 1. Giuseppe Gigliozzi, il CRILeT e la ricerca letteraria”, evento patrocinato dal Dipartimento di Scienze Documentarie, Linguistico-Filologiche e Geografiche (Sapienza), dal DigiLab (Sapienza), e dal Centro Linceo Interdisciplinare “Beniamino Segre”. La giornata di studi dedicata alla memoria di Giuseppe Gigliozzi ha aperto i lavori del nuovo “Laboratorio CRILeT (Centro di Coordinamento Ricerca Informatica Letteratura e Testo) Giuseppe Gigliozzi” diretto da Monica Cristina Storini e ha ospitato l’inaugurazione della biblioteca del Centro. La giornata è stata un’occasione di confronto e di progettazione per studiosi e ricercatori impegnati nel campo delle Digital Humanities.

Geografie della modernità letteraria. Atti del 17° Convegno internazionale della Mod, 10-13 giugno 2015, a cura di Siriana Sgavicchia e Massimiliano Tortora, Pisa, Edizioni ETS, 2017
La scrittura narrativa di Tommaso Landolfi frequenta con insistita e irrisolta continuità i modi ... more La scrittura narrativa di Tommaso Landolfi frequenta con insistita e irrisolta continuità i modi narrativi del fantastico ottocentesco, mutuando le principali disposizioni spaziali del romanticismo europeo. Antichi e disabitati manieri, foreste stregate, cimiteri, impervie montagne costituiscono, a dispetto dell'ambientazione contemporanea, lo sfondo privilegiato di molti suoi racconti. Ne risulta una cartografia topograficamente aggiornata e simbolicamente problematica del fantastico, organizzata come rassegna di citazioni consapevolmente esposte e contraddette dai dispositivi stilistici dell'autore. Landolfi impone coordinate spazio-temporali dalla natura claustrale e labirintica che risultano prive di qualsiasi credibilità extratestuale: cronotopi di secondo grado che non rimandano a possibili condizioni della realtà, ma trovano i loro referenti solo in alcuni momenti, storicamente riconoscibili, della finzione letteraria. L'ossessione per i tòpoi spaziali fantastici tematizza l'esilio volontario della parola poetica, capace di abitare solo luoghi meta- identitari, meta-relazionali e meta-storici. Denuncia l'insufficienza di una letteratura ridotta a sostituire la geografia del mondo, ormai illeggibile, con il proprio repertorio di invenzioni già lette e già smascherate.
Storia e problemi contemporanei, 2015
Il contributo propone un’introduzione critica e descrittiva a «Fronte Unito» di Fausta Cialente, ... more Il contributo propone un’introduzione critica e descrittiva a «Fronte Unito» di Fausta Cialente, settimanale di politica e cultura pubblicato in Egitto fra il 1943 e il 1946. Il saggio indaga il contesto storico e politico in cui Cialente realizza il progetto di un giornale antifascista rivolto a tutti i prigionieri e civili italiani in Egitto e in Nord Africa, evidenziando le specificità dell’iniziativa nel quadro della pubblicistica italiana del dopoguerra. Attraverso lo studio delle carte private dell’autrice, il testo ricostruisce la storia editoriale di «Fronte Unito» e indaga i contenuti e i principali sviluppi nella struttura interna della rivista.
Italia Contemporanea, 2016
Il lavoro introduce un primo studio sull'attivita' politica e culturale di Fausta Cialente presso... more Il lavoro introduce un primo studio sull'attivita' politica e culturale di Fausta Cialente presso Radio Cairo, emittente britannica per cui lavora come redattrice e speaker dal 1940 al 1943. Esperienza immediatamente precedente e determinante per la fondazione del periodico «Fronte Unito» (diretto dal 1943 al 1946), la propaganda radiofonica si iscrive all'interno di un difficile e inedito percorso di coscienza e impegno civile, dove l'assunzione di grandi responsabilità politiche corrisponde alla riscoperta di un sentimento nazionale e identitario, all'urgenza di partecipare al rinnovamento democratico del proprio paese.

Geocritica e geopoetica nella letteratura italiana del Novecento, a cura di Anastasija Gjurcinova e Irina Talevska, Università Ss. Cirillo e Metodio di Skopje, 2018
Autrice di romanzi e racconti, giornalista, redattrice radiofonica, traduttrice, Fausta Cialente ... more Autrice di romanzi e racconti, giornalista, redattrice radiofonica, traduttrice, Fausta Cialente (1898- 1994) attraversa il Novecento italiano con una lunga e singolare presenza, particolarmente incisiva sul piano dell'impegno civile e degli esiti letterari. La specificità del suo percorso biografico e della sua scrittura è determinata in massima parte dalla lunga permanenza ad Alessandria d'Egitto, dove l'autrice risiede dal 1921 al 1946. La ricostruzione letteraria della città nei suoi contesti pubblici e privati rappresenta il nucleo tematico di buona parte della narrativa cialentiana, culminando nei due grandi romanzi Cortile a Cleopatra (1936) e Ballata levantina (1961). Il ritratto della borghesia levantina negli anni del primo dopoguerra coincide con la costruzione cronotopica di una precisa coordinata storico-geografica in cui tutti i rapporti sono falsati dagli squilibri introdotti dal potere coloniale e in cui viene annullato ogni tentativo di definire la rappresentazione spaziale delle identità. Nei due romanzi di ambientazione alessandrina spazio della cultura narrante e spazio del diverso si sovrappongono in una geografia dell'esilio e della mancanza che tematizza lo smarrimento dell'individuo di fronte alla Storia, si interrogano nella scrittura di un'autrice che offre proprio nelle percezioni spaziali il senso più autentico della sua esperienza umana e artistica.

La modernità letteraria e le declinazioni del visivo. Arti, cinema, fotografia e nuove tecnologie, Atti del XIX Convegno Internazionale della MOD 22-24 giugno 2017, a cura di Riccardo Gasperina Geroni e Filippo Milani, Pisa, Edizioni ETS, 2019
Le pagine iniziali del Mestiere di vivere composte fra il 1935 e il 1939 conservano una serie di ... more Le pagine iniziali del Mestiere di vivere composte fra il 1935 e il 1939 conservano una serie di riflessioni esplicitamente dedicate alla forza evocativa dell’immagine e al ruolo determinante che il linguaggio figurativo esercita all’interno del sistema compositivo dell’autore. Un linguaggio che diventa protagonista assoluto nel romanzo breve La bella estate, edito nel 1949 ma composto nel 1940, a margine delle riflessioni diaristiche sul valore delle suggestioni visive nella scrittura letteraria. L’opera è interamente costruita intorno alla produttività di un’«immagine-racconto» che arriva a definire e risolvere tutti i livelli del testo. L’esercizio pittorico che domina la trama della vicenda corrisponde all’atto creativo dello scrittore e determina uno sdoppiamento interdisciplinare della narrazione: la storia scritta è il racconto di una figura dipinta che è a sua volta una proiezione inconscia e inconfessabile della protagonista, tabù ancestrale da superare attraverso la duplice rappresentazione della parola e dell’immagine.
«E io non scenderò più!» Il barone rampante di Italo Calvino, 1767-2017, «Bollettino di italianistica», 2019
L’intervento esamina la diffusione all’estero del Barone rampante, ad oggi tradotto in 35 lingue ... more L’intervento esamina la diffusione all’estero del Barone rampante, ad oggi tradotto in 35 lingue e 43 paesi. L’articolo analizza la ricezione internazionale del romanzo interrogando il numero e la cronologia delle edizioni, la presenza in particolari collane, il ruolo dei traduttori, il confronto con il riconoscimento all’estero delle altre opere dell’autore. Lo studio della fortuna del Barone rampante nel mondo permette inoltre di interrogare il romanzo rispetto alla sua identità di classico italiano del Novecento e alle ragioni della sua traducibilità e universalità.
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