
Antonello Battaglia
Capo Ufficio della Fondazione Roma Sapienza, insegna Storia dei Trattati e delle Relazioni internazionali presso l’Università degli Studi di Roma Unitelma Sapienza e Storia della Modernizzazione presso il dip.to di Comunicazione e Ricerca Sociale (CORIS) della Sapienza Università di Roma. Dal 2014 al 2018 è stato professore a contratto di Storia delle Relazioni Internazionali presso il dip.to di Studi Europei, Americani e Interculturali della Sapienza Università di Roma.
Ha conseguito l’Abilitazione Scientifica Nazionale - II fascia - per il settore concorsuale 14/B2 - Storia delle Relazioni Internazionali, delle Società e delle Istituzioni extraeuropee.
Nel 2009 ha conseguito il titolo di Dottore di Ricerca in Storia dell’Europa presso il Dip.to di Scienze Politiche della Sapienza Università di Rom
Referente per l’Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Difesa dei giovani ricercatori italiani, collaboratore dell’Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Difesa. É membro della Società Italiana di Storia Militare, segretario del Comitato di Roma dell'Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, consigliere scientifico dell’Istituto Alti Studi sul Terrorismo e l’Eversione.
Autore di numerosi articoli e saggi in riviste italiane e internazionali.
Tra le monografie: Da Suez ad Aleppo. La campagna Alleata e il Distaccamento italiano in Siria e Palestina (1917-1921), Roma, 2015; L’Italia senza Roma. Manovre diplomatiche e strategie militari (1865-1870), Roma, 2015; Separatismo siciliano. I documenti militari, Roma, 2015; Viaggio nell’Europa dell’Est. Dalla Serbia al Levante ottomano, Roma, 2014; Sicilia contesa. Separatismo, guerra e mafia, Roma 2013; I rapporti italo-francesi e le linee d’invasione transalpina (1859-1881), Roma 2012; Il Risorgimento sul mare. La campagna navale del 1860-1861, Roma 2012. Per l’annuario Treccani 2016 ha curato la voce Gli accordi Sykes-Picot 1916.
Address: Rome, Latium, Italy
Ha conseguito l’Abilitazione Scientifica Nazionale - II fascia - per il settore concorsuale 14/B2 - Storia delle Relazioni Internazionali, delle Società e delle Istituzioni extraeuropee.
Nel 2009 ha conseguito il titolo di Dottore di Ricerca in Storia dell’Europa presso il Dip.to di Scienze Politiche della Sapienza Università di Rom
Referente per l’Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Difesa dei giovani ricercatori italiani, collaboratore dell’Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Difesa. É membro della Società Italiana di Storia Militare, segretario del Comitato di Roma dell'Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, consigliere scientifico dell’Istituto Alti Studi sul Terrorismo e l’Eversione.
Autore di numerosi articoli e saggi in riviste italiane e internazionali.
Tra le monografie: Da Suez ad Aleppo. La campagna Alleata e il Distaccamento italiano in Siria e Palestina (1917-1921), Roma, 2015; L’Italia senza Roma. Manovre diplomatiche e strategie militari (1865-1870), Roma, 2015; Separatismo siciliano. I documenti militari, Roma, 2015; Viaggio nell’Europa dell’Est. Dalla Serbia al Levante ottomano, Roma, 2014; Sicilia contesa. Separatismo, guerra e mafia, Roma 2013; I rapporti italo-francesi e le linee d’invasione transalpina (1859-1881), Roma 2012; Il Risorgimento sul mare. La campagna navale del 1860-1861, Roma 2012. Per l’annuario Treccani 2016 ha curato la voce Gli accordi Sykes-Picot 1916.
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Books by Antonello Battaglia
Contestualmente agli eventi bellici, un’intensa attività diplomatica fece da sfondo all’azione del distaccamento. La vexata quaestio, alimentata dall’acceso spirito di competizione italiano nei confronti della Francia, riguardava l’ostinata volontà di Roma di tutelare i propri interessi in Palestina sostenendo la fine del protettorato transalpino in Terra Santa. Di contro, l’evidente ostracismo anglo-francese dovuto all’accordo segreto Sykes-Picot che, già nel maggio 1916, aveva decretato la spartizione di quella regione.
In occasione della stipula della Convenzione di Settembre (15 settembre 1864), la diplomazia italiana si divideva sull’interpretazione degli accordi con il Secondo Impero. Avvicinamento a Roma oppure definitiva rinuncia a quella che Cavour aveva proclamato “naturale capitale dell’Italia”? La Questione Romana e quella Veneta caratterizzavano le dinamiche di politica internazionale italiana in una fase storica in cui il Paese fronteggiava gravi problemi interni come il colera, il Grande brigantaggio, il dissesto finanziario. La Prussia fu la chiave di volta dei diplomatici italiani. Nel 1866 sconfisse l’Impero asburgico consentendo all’Italia, nonostante una campagna militare fallimentare, di annettere il Veneto e quattro anni dopo sbaragliò la Francia di Napoleone III, aprendo a Cadorna la via per Roma.
Complesse manovre diplomatiche e articolate strategie militari in una fase delicata della storia italiana, della storia europea.
Il volume è la prima raccolta degli inediti documenti del Regio Esercito e del Servizio Informazioni Militare più significativi.
Fontainebleau, 15 settembre 1864, ore 15. Nigra, ambasciatore italiano a Parigi, Pepoli, ambasciatore italiano a Pietroburgo e amico di Napoleone III e Drouyn De Lhuys, ministro degli Esteri francese, siglano la Convenzione di Settembre. L’accordo, raggiunto dopo tre anni di trattative altalenanti, prevedeva la smobilitazione francese da Roma e il progressivo avvicendamento delle truppe imperiali con un corpo di volontari cattolici. L’Italia doveva tuttavia garantire l’indipendenza e la sicurezza dei territori pontifici e s’impegnava a trasferire la capitale da Torino a Firenze. L’ambiguità dell’accordo metteva entrambi i Paesi nella condizione di ritenerlo un successo diplomatico. Parigi ritirava le truppe perché giudicava lo spostamento di capitale come la definitiva rinuncia italiana a Roma, mentre per i diplomatici di Vittorio Emanuele II, si trattava di un avvicinamento progressivo all’urbe e l’inizio di una soluzione pacifica della Questione Romana. La guarnigione transalpina – intervenuta e insediatasi, su richiesta di Pio IX, nella tarda primavera del 1849 – iniziava a tornare in Francia. A seguito della Convenzione, una commissione militare – costituita dai generali di corpo d’armata – fu incaricata di studiare il nuovo assetto strategico-militare della Penisola alla luce dello spostamento di capitale. In prossimità del 150° anniversario dalla Convenzione, il volume ricostruisce – con l’ausilio dei Documenti Diplomatici Italiani e degli incarti custoditi presso l’Archivio dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito – le complicate trattative d’accordo e l’elaborazione delle nuove strategie militari italiane.
Il 4 settembre 1870, a seguito della sconfitta di Sedan, cadeva il Secondo Impero di Napoleone III e circa due settimane dopo, l’esercito italiano conquistava la Roma pontificia. Nel periodo successivo il governo repubblicano francese rimproverò all’Italia di non aver contraccambiato l’alleanza franco-sabauda del 1859 e di aver abbandonato il tradizionale alleato approfittando della sua sconfitta per aggredire l’Urbe. La chiave dei difficili e complicati rapporti italo-francesi, tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, fu proprio il 1870. Gli anni seguenti furono caratterizzati da timidi riavvicinamenti e ostili diffidenze fino al maggio 1881, quando le truppe francesi sbarcarono in Tunisia, imponendo il protettorato al bey. Lo “schiaffo di Tunisi” incrinò ulteriormente i rapporti diplomatici e lo Stato Maggiore italiano paventò l’ipotesi di un’imminente invasione francese pertanto, su direttiva del Ministero della Guerra, condusse uno studio relativo ai possibili punti di sbarco, agli obiettivi principali e alle direttrici d’attacco transalpine.
La campagna militare del 1860-1861, combattuta prevalentemente via terra, venne seguita attentamente dal mare. Cavour, ministro della Marina, organizzò una vasta rete di monitoraggio in cui la flotta svolse un compito fondamentale. La spedizione garibaldina venne seguita fin dalle prime battute. La presenza della squadra navale di Persano ebbe un ruolo strategico: servì per controllare da vicino la condotta di Garibaldi; da deterrente nei confronti dei legni borbonici; da fattore incoraggiante nei confronti della popolazione locale e costituì la longa manus di Cavour nelle travagliate trattative per ottenere la defezione delle unità borboniche. Non mancarono nemmeno le operazioni navali stricto sensu nelle quali i navigli degli Antichi Stati Italiani operarono per la prima volta contro un nemico ormai provato. La marina fu il tramite tra il centro e la periferia, tra la Sicilia e Torino, tra la sfera militare e quella politica.
Note
Viaggio e viaggiatori, una lunga storia che abbraccia spazio e tempo, collega mondi lontani, culture diverse, idiomi e che caratterizza da sempre l’identità dell’uomo. Esploratori, avventurieri, pellegrini, missionari, intellettuali, touristes, diplomatici a cui aggiungere anche gli addetti e i delegati militari. I verbali e le relazioni di viaggio di questi ufficiali del Regio Esercito, custoditi presso l’Archivio dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’esercito, oltre alle note di servizio, sono ricchi di dettagli, di cronache particolareggiate sulle terre percorse e visitate. Impressioni, commenti, previsioni e spunti personali dei militari che viaggiano per conto del ministero della Guerra. Il maggiore Attilio Velini fu inviato in Serbia come delegato italiano della commissione per la delimitazione dei confini serbi (1879) e, in quei convulsi mesi, ebbe l’opportunità di viaggiare e conoscere i tratti salienti del principato cogliendo appieno il crescente panserbismo e le sue possibili derive future. Dieci anni dopo, il colonnello Dal Verme effettuò lo stesso viaggio, spingendosi però più a est, fino a giungere a Costantinopoli e a rientrare in Italia per Corinto e Corfù. Questi viaggi rientravano in un programma ben preciso dei vertici militari, in un segmento temporale, 1879-1889, in cui la penisola balcanica acquistava progressivamente importanza agli occhi del governo di Roma.
Papers by Antonello Battaglia
I fatti ebbero inizio a Bologna, quando Edgardo Levi Mortara, nato il 27 agosto 1851, fu battezzato, all'insaputa dei suoi genitori, nel suo primo anno di vita, dalla domestica, che lo riteneva a rischio di morte imminente a causa di una malattia. Per effetto delle leggi vigenti nello Stato Pontificio, che prevedevano l'obbligo di impartire un'educazione cattolica a tutti i battezzati, i genitori del bambino persero la patria potestà e Edgardo ricevette un'educazione in un collegio cattolico al di fuori della famiglia d'origine.
From the history of papal cassock, to the meaning of the liturgical colors, from the headgears to the chasubles and accessories. Not only priests, but also monastic orders. Not only tradition, but also innovation. However, there are also criticisms of the traditionalists, the “purists”.
The religious habit is not only about the exclusive ecclesiastical sphere, many stylists in fact, as early as the 50s', were inspired by religious dress for the realization of “civilian” clothes. Many fashion houses – Versace, Biagiotti, Fendi, Schmitt, Schreibmayr – restyling the ecclesiastical robes including liturgical vestments. New colors, sinuous forms, geometric, captivating.
Stylists of the past, stylists of the present, stylists specializing in religious clothing, stylists of the “civilian” clothes are inspired by the ecclesiastical robes, but also film directors like Federico Fellini in La dolce vita or Lana e Andy Wachowski in Matrix Reloaded and Matrix Revolution.
A fascinating subject that goes beyond the limits of the religious sector gaining the interest of all.
Contestualmente agli eventi bellici, un’intensa attività diplomatica fece da sfondo all’azione del distaccamento. La vexata quaestio, alimentata dall’acceso spirito di competizione italiano nei confronti della Francia, riguardava l’ostinata volontà di Roma di tutelare i propri interessi in Palestina sostenendo la fine del protettorato transalpino in Terra Santa. Di contro, l’evidente ostracismo anglo-francese dovuto all’accordo segreto Sykes-Picot che, già nel maggio 1916, aveva decretato la spartizione di quella regione.
In occasione della stipula della Convenzione di Settembre (15 settembre 1864), la diplomazia italiana si divideva sull’interpretazione degli accordi con il Secondo Impero. Avvicinamento a Roma oppure definitiva rinuncia a quella che Cavour aveva proclamato “naturale capitale dell’Italia”? La Questione Romana e quella Veneta caratterizzavano le dinamiche di politica internazionale italiana in una fase storica in cui il Paese fronteggiava gravi problemi interni come il colera, il Grande brigantaggio, il dissesto finanziario. La Prussia fu la chiave di volta dei diplomatici italiani. Nel 1866 sconfisse l’Impero asburgico consentendo all’Italia, nonostante una campagna militare fallimentare, di annettere il Veneto e quattro anni dopo sbaragliò la Francia di Napoleone III, aprendo a Cadorna la via per Roma.
Complesse manovre diplomatiche e articolate strategie militari in una fase delicata della storia italiana, della storia europea.
Il volume è la prima raccolta degli inediti documenti del Regio Esercito e del Servizio Informazioni Militare più significativi.
Fontainebleau, 15 settembre 1864, ore 15. Nigra, ambasciatore italiano a Parigi, Pepoli, ambasciatore italiano a Pietroburgo e amico di Napoleone III e Drouyn De Lhuys, ministro degli Esteri francese, siglano la Convenzione di Settembre. L’accordo, raggiunto dopo tre anni di trattative altalenanti, prevedeva la smobilitazione francese da Roma e il progressivo avvicendamento delle truppe imperiali con un corpo di volontari cattolici. L’Italia doveva tuttavia garantire l’indipendenza e la sicurezza dei territori pontifici e s’impegnava a trasferire la capitale da Torino a Firenze. L’ambiguità dell’accordo metteva entrambi i Paesi nella condizione di ritenerlo un successo diplomatico. Parigi ritirava le truppe perché giudicava lo spostamento di capitale come la definitiva rinuncia italiana a Roma, mentre per i diplomatici di Vittorio Emanuele II, si trattava di un avvicinamento progressivo all’urbe e l’inizio di una soluzione pacifica della Questione Romana. La guarnigione transalpina – intervenuta e insediatasi, su richiesta di Pio IX, nella tarda primavera del 1849 – iniziava a tornare in Francia. A seguito della Convenzione, una commissione militare – costituita dai generali di corpo d’armata – fu incaricata di studiare il nuovo assetto strategico-militare della Penisola alla luce dello spostamento di capitale. In prossimità del 150° anniversario dalla Convenzione, il volume ricostruisce – con l’ausilio dei Documenti Diplomatici Italiani e degli incarti custoditi presso l’Archivio dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito – le complicate trattative d’accordo e l’elaborazione delle nuove strategie militari italiane.
Il 4 settembre 1870, a seguito della sconfitta di Sedan, cadeva il Secondo Impero di Napoleone III e circa due settimane dopo, l’esercito italiano conquistava la Roma pontificia. Nel periodo successivo il governo repubblicano francese rimproverò all’Italia di non aver contraccambiato l’alleanza franco-sabauda del 1859 e di aver abbandonato il tradizionale alleato approfittando della sua sconfitta per aggredire l’Urbe. La chiave dei difficili e complicati rapporti italo-francesi, tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, fu proprio il 1870. Gli anni seguenti furono caratterizzati da timidi riavvicinamenti e ostili diffidenze fino al maggio 1881, quando le truppe francesi sbarcarono in Tunisia, imponendo il protettorato al bey. Lo “schiaffo di Tunisi” incrinò ulteriormente i rapporti diplomatici e lo Stato Maggiore italiano paventò l’ipotesi di un’imminente invasione francese pertanto, su direttiva del Ministero della Guerra, condusse uno studio relativo ai possibili punti di sbarco, agli obiettivi principali e alle direttrici d’attacco transalpine.
La campagna militare del 1860-1861, combattuta prevalentemente via terra, venne seguita attentamente dal mare. Cavour, ministro della Marina, organizzò una vasta rete di monitoraggio in cui la flotta svolse un compito fondamentale. La spedizione garibaldina venne seguita fin dalle prime battute. La presenza della squadra navale di Persano ebbe un ruolo strategico: servì per controllare da vicino la condotta di Garibaldi; da deterrente nei confronti dei legni borbonici; da fattore incoraggiante nei confronti della popolazione locale e costituì la longa manus di Cavour nelle travagliate trattative per ottenere la defezione delle unità borboniche. Non mancarono nemmeno le operazioni navali stricto sensu nelle quali i navigli degli Antichi Stati Italiani operarono per la prima volta contro un nemico ormai provato. La marina fu il tramite tra il centro e la periferia, tra la Sicilia e Torino, tra la sfera militare e quella politica.
Note
Viaggio e viaggiatori, una lunga storia che abbraccia spazio e tempo, collega mondi lontani, culture diverse, idiomi e che caratterizza da sempre l’identità dell’uomo. Esploratori, avventurieri, pellegrini, missionari, intellettuali, touristes, diplomatici a cui aggiungere anche gli addetti e i delegati militari. I verbali e le relazioni di viaggio di questi ufficiali del Regio Esercito, custoditi presso l’Archivio dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’esercito, oltre alle note di servizio, sono ricchi di dettagli, di cronache particolareggiate sulle terre percorse e visitate. Impressioni, commenti, previsioni e spunti personali dei militari che viaggiano per conto del ministero della Guerra. Il maggiore Attilio Velini fu inviato in Serbia come delegato italiano della commissione per la delimitazione dei confini serbi (1879) e, in quei convulsi mesi, ebbe l’opportunità di viaggiare e conoscere i tratti salienti del principato cogliendo appieno il crescente panserbismo e le sue possibili derive future. Dieci anni dopo, il colonnello Dal Verme effettuò lo stesso viaggio, spingendosi però più a est, fino a giungere a Costantinopoli e a rientrare in Italia per Corinto e Corfù. Questi viaggi rientravano in un programma ben preciso dei vertici militari, in un segmento temporale, 1879-1889, in cui la penisola balcanica acquistava progressivamente importanza agli occhi del governo di Roma.
I fatti ebbero inizio a Bologna, quando Edgardo Levi Mortara, nato il 27 agosto 1851, fu battezzato, all'insaputa dei suoi genitori, nel suo primo anno di vita, dalla domestica, che lo riteneva a rischio di morte imminente a causa di una malattia. Per effetto delle leggi vigenti nello Stato Pontificio, che prevedevano l'obbligo di impartire un'educazione cattolica a tutti i battezzati, i genitori del bambino persero la patria potestà e Edgardo ricevette un'educazione in un collegio cattolico al di fuori della famiglia d'origine.
From the history of papal cassock, to the meaning of the liturgical colors, from the headgears to the chasubles and accessories. Not only priests, but also monastic orders. Not only tradition, but also innovation. However, there are also criticisms of the traditionalists, the “purists”.
The religious habit is not only about the exclusive ecclesiastical sphere, many stylists in fact, as early as the 50s', were inspired by religious dress for the realization of “civilian” clothes. Many fashion houses – Versace, Biagiotti, Fendi, Schmitt, Schreibmayr – restyling the ecclesiastical robes including liturgical vestments. New colors, sinuous forms, geometric, captivating.
Stylists of the past, stylists of the present, stylists specializing in religious clothing, stylists of the “civilian” clothes are inspired by the ecclesiastical robes, but also film directors like Federico Fellini in La dolce vita or Lana e Andy Wachowski in Matrix Reloaded and Matrix Revolution.
A fascinating subject that goes beyond the limits of the religious sector gaining the interest of all.
ebbero luogo nell'ex impero ottomano. Dall'Iraq alla Palestina, stiamo
ancora facendo i conti con le decisioni prese dalle potenze europee
quasi un secolo fa.
intelligence
In the summer of 1943, before the Operation Husky, was founded the Provisional
Committee for the Sicilian Independence. The Allies, in order to gain the support of local
people stipulated agreements with the Mafia and initially supported the initiative of Sicilian
separatism. In a second step, the Anglo-Americans supported the movement to hasten the
crisis of the Fascist regime and after July 25, they used the menace of separatism to
obtain the Italian armistice. Because political vacuum and the absence of alternatives, the
new movement claimed as the current anti-fascist of renewal, obtaining the consent of
population, hungry and exhausted by war.
In February 1944, the island was returned to the Italian administration and the departure of
the Allied Commission disappointed the expectations of separatists who wanted an
independent Sicilian republic. The struggle with the Italian government became violent
because of the affirmation of the subversive group.
The central government sent Aosta and Savoia divisions (later Reggio) and the Garibaldi
regiment of the Folgore.
The study of inedited archival documents of the Italian General Staff and Italian
intellicenge, has made it possible to reconstruct this complex part of the history of Sicily
and Italy.
The speech will focus on military operations, espionage/counterespionage and the many
separatist networks.
Kingdom of Sardinia opposed to the Austrian Empire during the Second War of
Independence. Under the agreements, the Kingdom of Sardinia would have obtained
the Lombardo-Veneto and Napoleon III, Nice, Savoy, and he wanted to extend the
French influence on the whole northern Italy. During the war, the French emperor
was strongly contested by the public opinion for the many losses and the possibility
of a military intervention of Prussia in support of Austria. For these reasons,
Napoleon III decided to sign the Armistice of Villafranca. In 1860-1861 the Italian
unification became a reality to which was opposed by the French public opinion,
which didn t want the creation of a new power in the heart of the Mediterranean Sea.
In 1870, because of the Franco-Prussian War, the Second French Empire collapsed
and the Italian Army took advantage of this situation to conquer Rome. The new
French republican government accused Italy for failing to reciprocate the favor of
1859 and in subsequent years, the relations between the two States were unstable
and consequential to the different governing coalitions. In 1881, French troops
occupied Tunis, considered by the Italians their area of influence. The diplomatic
relations were dangerously compromised and it was feared an imminent conflict
between Italy and France
finalizzato all’analisi del profilo costiero albanese, delle difese militari,
dei possibili punti d’attracco per un’eventuale sbarco di uomini.
Nell’autunno del 1903, l’addetto militare italiano a Costantinopoli,
colonnello Vittorio Trombi, eseguì un’ispezione delle coste al fine di
individuare ed esaminare i potenziali punti di sbarco di un possibile
attacco italiano finalizzato al controllo dell’Albania e, soprattutto, alla
creazione di una testa di ponte per una futura penetrazione nella
penisola balcanica.
In 1860-1861, the French conduct was ambiguous: on the one hand, the emperor approved the Italian unification, on the other hand, the public opinion was opposed to the creation of a new power competitor in the heart of the Mediterranean Sea.
In fact, the competition for the control of this important area began a few years later. In the autumn of 1864 – during the trading of “Convenzione di Settembre” - a violent revolt broke out in Tunis.
The first ship to anchor in the Tunisian coast were the French, followed by English.
The Italian government immediately sent its vessels in order not to leave France an easy conquest of the area. Turin and Paris, therefore, claimed its influence on Tunisia.
took an ambiguous policy by putting pressure on the continental powers to declare war against the Orthodox Russian Empire of Nicholas
I, but at the same time he didn’t want that Austria took part in the war.The apparent contradictory papal policy hides a coherent project:
defeating Russian Empire, its expansionism and asserts the Roman’s superiority over the orthodox faith, but at the same time Austria
must not act because Vienna is the order’s guarantor in Italian peninsula. If Austrian Emperor goes to war, he’ll remove his men from the
Lombard-Venetian front sending them to the east and, especially, this situation can be an opportunity for the Kingdom of Sardinia’s
expansionism or for Italian revolutionaries to destabilize the peninsula and also Holy See’s territorial integrity. This is the position of the
pontifical diplomacy at the beginning of the War.