La ricerca di cui si riferisce saggiato la rappresentazione di professionalit\ue0 docente e la co... more La ricerca di cui si riferisce saggiato la rappresentazione di professionalit\ue0 docente e la competenza professionale percepita da insegnanti in servizio, anche allo scopo di individuare areee di bisogno formative. A tal fine, \ue8 stata tradotta e impiegata la scala di Tsachennen-Moran, nota anche come scala dell\u2019Ohio (TSES 2001) che, se pure nata in contesti culturali diversi, sembra particolarmente adatta a sondare una costellazione di comportamenti professionali salienti dell\u2019insegnante. Le 3 subscale che la compongono concernono rispettivamente le strategie didattiche, la gestione della classe, e la motivazione/coinvolgimento degli allievi. Per mettere in connessione l\u2019autovalutazione (o competenza percepita) con la rappresentazione dell\u2019insegnamento, si \ue8 proceduto a costruire uno strumento di rilevazione delle opinioni degli insegnanti che riproducesse puntualmente ciascuno degli item di autoefficacia e ad anteporlo alla scala di self-efficacy. Pertan...
La ricerca di cui si riferisce saggiato la rappresentazione di professionalit\ue0 docente e la co... more La ricerca di cui si riferisce saggiato la rappresentazione di professionalit\ue0 docente e la competenza professionale percepita da insegnanti in servizio, anche allo scopo di individuare areee di bisogno formative. A tal fine, \ue8 stata tradotta e impiegata la scala di Tsachennen-Moran, nota anche come scala dell\u2019Ohio (TSES 2001) che, se pure nata in contesti culturali diversi, sembra particolarmente adatta a sondare una costellazione di comportamenti professionali salienti dell\u2019insegnante. Le 3 subscale che la compongono concernono rispettivamente le strategie didattiche, la gestione della classe, e la motivazione/coinvolgimento degli allievi. Per mettere in connessione l\u2019autovalutazione (o competenza percepita) con la rappresentazione dell\u2019insegnamento, si \ue8 proceduto a costruire uno strumento di rilevazione delle opinioni degli insegnanti che riproducesse puntualmente ciascuno degli item di autoefficacia e ad anteporlo alla scala di self-efficacy. Pertan...
ITALIAN JOURNAL OF EDUCATIONAL RESEARCH, Dec 30, 2019
International literature indicates a plurality of experimental strategies for comprehension-foste... more International literature indicates a plurality of experimental strategies for comprehension-fostering (Pearson & Duke, 2002; Duke & Pearson 2009; Duke et. al., 2011), among which we have the Reciprocal Teaching strategy (Palincsar & Brown, 1984), which has been barely implemented and experimented in Italy (Calvani, Fornili & Serafini, 2018; Calvani & Chiappetta Cajola, 2019). The aim of this study, that is carried out in the Reggio Emilia area on fourth grade primary school students of different competence, is to verify the effectiveness of an experimental program based on Reciprocal Teaching promoted nationally by the association S.Ap.IE (Society for Learning and Education informed by Evidence). The analysis of the data showed that the tested didactic strategy had a positive effect and that significant differences depended on the level of initial competence and the complexity of the classes involved.
ITALIAN JOURNAL OF EDUCATIONAL RESEARCH, Dec 30, 2019
International literature indicates a plurality of experimental strategies for comprehension-foste... more International literature indicates a plurality of experimental strategies for comprehension-fostering (Pearson & Duke, 2002; Duke & Pearson 2009; Duke et. al., 2011), among which we have the Reciprocal Teaching strategy (Palincsar & Brown, 1984), which has been barely implemented and experimented in Italy (Calvani, Fornili & Serafini, 2018; Calvani & Chiappetta Cajola, 2019). The aim of this study, that is carried out in the Reggio Emilia area on fourth grade primary school students of different competence, is to verify the effectiveness of an experimental program based on Reciprocal Teaching promoted nationally by the association S.Ap.IE (Society for Learning and Education informed by Evidence). The analysis of the data showed that the tested didactic strategy had a positive effect and that significant differences depended on the level of initial competence and the complexity of the classes involved.
sezione monografica Riattivare le energie di quartiere. Una Ricerca-Formazione con il Ce.I.S. di ... more sezione monografica Riattivare le energie di quartiere. Una Ricerca-Formazione con il Ce.I.S. di Reggio Emilia* Empowering social neighborhood networks. A Research-Training with operators of a community work project in Reggio Emilia
sezione monografica Riattivare le energie di quartiere. Una Ricerca-Formazione con il Ce.I.S. di ... more sezione monografica Riattivare le energie di quartiere. Una Ricerca-Formazione con il Ce.I.S. di Reggio Emilia* Empowering social neighborhood networks. A Research-Training with operators of a community work project in Reggio Emilia
Utilizzando una prospettiva di indagine multidimensionale, questa ricerca ha esplorato le strateg... more Utilizzando una prospettiva di indagine multidimensionale, questa ricerca ha esplorato le strategie di acculturazione sviluppate da un campione di italiani emigrati in Baviera, con particolare attenzione alle variabili che influenzano tali strategie. Si \ue8 voluto verificare se la specifica strategia di acculturazione adottata possa incidere sulle valutazioni espresse nei confronti sia del proprio gruppo di appartenenza sia dell\u2019outgroup, nonch\ue9 sulla valutazione emotiva del nuovo contesto di accoglienza rispetto al proprio paese di provenienza.Il campione di ricerca ha coinvolto un gruppo di 102 immigrati italiani, di et\ue0 compresa fra i 21 e i 58 anni residenti mediamente da 12 anni in Germania a Monaco di Baviera e Stoccarda. L\u201982% dei soggetti pensa di rimanere in Germania a tempo indeterminato. \uc8 stato utilizzato un questionario costruito appositamente per questa ricerca sulla base della scala utilizzata da Kim, Laroche e Tomiuk (2001) per indagare le strategie di acculturazione e identificazione etnica di un campione di immigrati italiani in Canada. La versione adattata per la nostra ricerca \ue8 risultata composta da 31 item misurati su scale Likert a sette punti riconducibili a cinque dimensioni: l'uso della lingua del paese ospitante, l'esposizione ai mass media locali, l'interazione sociale con membri che appartengono al gruppo maggioritario autoctono, l'identificazione e l'adattamento alla cultura dominante, l'identificazione con il proprio gruppo etnico-culturale di appartenenza. Sono state inoltre rilevate le emozioni provate sia nei confronti della Germania sia dell'Italia, nonch\ue9, attraverso un differenziale semantico, quali fossero gli aggettivi che meglio descrivevano i tedeschi e gli italiani. In accordo con i modelli multidimensionali di acculturazione (cfr. fra gli altri Berry, 2005; Giovannini e Pintus, 2005; Mancini, 2001) si voleva verificare: 1) se le strategie di identificazione e adattamento al nuovo contesto socio-culturale (tedesco) e l'identificazione con il proprio gruppo etnico-culturale di appartenenza (italiano) fossero due dimensioni indipendenti tra loro; 2) quali fossero gli elementi pi\uf9 importanti per l'adattamento al nuovo contesto di accoglienza; 3) se a differenti strategie acculturative adottate corrispondessero (A) differenze qualitative nella propria esperienza emotiva nei confronti del paese ospitante vs quello di origine e (B) una diversa valutazione dei tedeschi e degli italiani. L'analisi dei dati ha confermato come l'identificazione con il nuovo contesto e con il proprio gruppo di appartenenza siano indipendenti tra loro. L'analisi della regressione multipla ha confermato come solo l'interazione con i membri del gruppo autoctono predica in modo significativo l'identificazione al nuovo contesto, rispetto all'uso dei media e della lingua tedeschi. I soggetti sono stati suddivisi in 4 gruppi corrispondenti alle strategie acculturative adottate: 1) integrazione/biculturalismo (alta identificazione ad entrambi i contesti socio-culturali), 29,4%; 2) assimilazione (alta identificazione al nuovo contesto-bassa identificazione al vecchio), 26,5%; 3) separazione (alta identificazione al contesto di origine-bassa identificazione al nuovo contesto), 27,5%; 4) marginalit\ue0 (bassa identificazione ad entrambi), 16,7%. Quando pensano alla Germania i soggetti provano maggiore fiducia e sicurezza (quest'ultima soprattutto tra gli assimilati e meno tra i separatisti), ma anche maggiore indifferenza e solitudine (quest'ultima soprattutto tra i separatisti), quando pensano all'Italia maggiore rabbia (soprattutto i marginali) e incertezza (soprattutto i separatisti), ma anche maggiore orgoglio (soprattutto i separatisti e gli integrati e meno i marginali e gli assimilati). Sono confermati gli stereotipi che vedono gli italiani pi\uf9 aperti e amichevoli e i tedeschi pi\uf9 razionali e concreti, tendenza questa che si accentua soprattutto nel caso dei separatisti e si attenua nel caso degli assimilati.Riferimenti bilbiograficiBerry, J.W. (2005). Acculturation: living successfully in two cultures. International Journal Intercultural Relations, 29, 697-712.Giovannini, D. e Pintus, A. (2005). Acculturazione, contatto interetnico e relazioni intergruppi, in G. Sarchielli e B. Zani (a cura di), Persone, gruppi e comunit\ue0. Scritti in onore di Augusto Palmonari, Bologna, Il Mulino.Kim, C., Laroche, M. e Tomiuk, M.A. (2001). A misure of acculturation for Italian Canadians: scale development and construct validation. International Journal Intercultural Relations, 25, 607-637.Mancini, T. (2001). S\ue9 e identit\ue0. Modelli, metodi e problemi in psicologia sociale, Roma, Carocci
Utilizzando una prospettiva di indagine multidimensionale, questa ricerca ha esplorato le strateg... more Utilizzando una prospettiva di indagine multidimensionale, questa ricerca ha esplorato le strategie di acculturazione sviluppate da un campione di italiani emigrati in Baviera, con particolare attenzione alle variabili che influenzano tali strategie. Si \ue8 voluto verificare se la specifica strategia di acculturazione adottata possa incidere sulle valutazioni espresse nei confronti sia del proprio gruppo di appartenenza sia dell\u2019outgroup, nonch\ue9 sulla valutazione emotiva del nuovo contesto di accoglienza rispetto al proprio paese di provenienza.Il campione di ricerca ha coinvolto un gruppo di 102 immigrati italiani, di et\ue0 compresa fra i 21 e i 58 anni residenti mediamente da 12 anni in Germania a Monaco di Baviera e Stoccarda. L\u201982% dei soggetti pensa di rimanere in Germania a tempo indeterminato. \uc8 stato utilizzato un questionario costruito appositamente per questa ricerca sulla base della scala utilizzata da Kim, Laroche e Tomiuk (2001) per indagare le strategie di acculturazione e identificazione etnica di un campione di immigrati italiani in Canada. La versione adattata per la nostra ricerca \ue8 risultata composta da 31 item misurati su scale Likert a sette punti riconducibili a cinque dimensioni: l'uso della lingua del paese ospitante, l'esposizione ai mass media locali, l'interazione sociale con membri che appartengono al gruppo maggioritario autoctono, l'identificazione e l'adattamento alla cultura dominante, l'identificazione con il proprio gruppo etnico-culturale di appartenenza. Sono state inoltre rilevate le emozioni provate sia nei confronti della Germania sia dell'Italia, nonch\ue9, attraverso un differenziale semantico, quali fossero gli aggettivi che meglio descrivevano i tedeschi e gli italiani. In accordo con i modelli multidimensionali di acculturazione (cfr. fra gli altri Berry, 2005; Giovannini e Pintus, 2005; Mancini, 2001) si voleva verificare: 1) se le strategie di identificazione e adattamento al nuovo contesto socio-culturale (tedesco) e l'identificazione con il proprio gruppo etnico-culturale di appartenenza (italiano) fossero due dimensioni indipendenti tra loro; 2) quali fossero gli elementi pi\uf9 importanti per l'adattamento al nuovo contesto di accoglienza; 3) se a differenti strategie acculturative adottate corrispondessero (A) differenze qualitative nella propria esperienza emotiva nei confronti del paese ospitante vs quello di origine e (B) una diversa valutazione dei tedeschi e degli italiani. L'analisi dei dati ha confermato come l'identificazione con il nuovo contesto e con il proprio gruppo di appartenenza siano indipendenti tra loro. L'analisi della regressione multipla ha confermato come solo l'interazione con i membri del gruppo autoctono predica in modo significativo l'identificazione al nuovo contesto, rispetto all'uso dei media e della lingua tedeschi. I soggetti sono stati suddivisi in 4 gruppi corrispondenti alle strategie acculturative adottate: 1) integrazione/biculturalismo (alta identificazione ad entrambi i contesti socio-culturali), 29,4%; 2) assimilazione (alta identificazione al nuovo contesto-bassa identificazione al vecchio), 26,5%; 3) separazione (alta identificazione al contesto di origine-bassa identificazione al nuovo contesto), 27,5%; 4) marginalit\ue0 (bassa identificazione ad entrambi), 16,7%. Quando pensano alla Germania i soggetti provano maggiore fiducia e sicurezza (quest'ultima soprattutto tra gli assimilati e meno tra i separatisti), ma anche maggiore indifferenza e solitudine (quest'ultima soprattutto tra i separatisti), quando pensano all'Italia maggiore rabbia (soprattutto i marginali) e incertezza (soprattutto i separatisti), ma anche maggiore orgoglio (soprattutto i separatisti e gli integrati e meno i marginali e gli assimilati). Sono confermati gli stereotipi che vedono gli italiani pi\uf9 aperti e amichevoli e i tedeschi pi\uf9 razionali e concreti, tendenza questa che si accentua soprattutto nel caso dei separatisti e si attenua nel caso degli assimilati.Riferimenti bilbiograficiBerry, J.W. (2005). Acculturation: living successfully in two cultures. International Journal Intercultural Relations, 29, 697-712.Giovannini, D. e Pintus, A. (2005). Acculturazione, contatto interetnico e relazioni intergruppi, in G. Sarchielli e B. Zani (a cura di), Persone, gruppi e comunit\ue0. Scritti in onore di Augusto Palmonari, Bologna, Il Mulino.Kim, C., Laroche, M. e Tomiuk, M.A. (2001). A misure of acculturation for Italian Canadians: scale development and construct validation. International Journal Intercultural Relations, 25, 607-637.Mancini, T. (2001). S\ue9 e identit\ue0. Modelli, metodi e problemi in psicologia sociale, Roma, Carocci
Questo studio sperimentale riprende il paradigma degli esperimenti di Sherif noti come gli studi ... more Questo studio sperimentale riprende il paradigma degli esperimenti di Sherif noti come gli studi del \u201ccampo estivo\u201d per ragazzi (Sherif et al., 1961), utilizzando in laboratorio il video-gioco e dunque un contesto di relazioni interpersonali e intergruppi virtuale mediato dal computer. Secondo Sherif, un fattore determinante del comportamento intergruppi \ue8 la natura delle relazioni dirette allo scopo esistente fra i gruppi, per cui gli atteggiamenti e il comportamento intergruppi degli individui tenderanno a riflettere gli interessi oggettivi del proprio gruppo nel confronto con gli altri gruppi. Dati due gruppi in rapporto tra loro, relazioni dirette a scopi conflittuali generano competizione intergruppi e antagonismo, mentre scopi comuni o sovraordinati conducono all\u2019amichevolezza e alla cooperazione.Gli obiettivi di questo studio, in un contesto virtuale mediato dal computer, possono essere cos\uec sintetizzati: a) confermare gli effetti connessi all\u2019introduzione di uno scopo sovraordinato; b) indagare come si delineavano all\u2019interno di ogni gruppo i ruoli di leader, di deviante e di \u201cbastian contrario\u201d; c) verificare funzione e ruolo del Dungeon Master (l\u2019autorit\ue0); d) verificare la validit\ue0 di modelli derivati dall\u2019ipotesi del contatto (Allport, 1954). In particolare si \ue8 fatto riferimento al \u201cmodello della de categorizzazione\u201d di Brewer e Miller (1984) secondo cui gli effetti positivi del contatto si generalizzano se l\u2019incontro tra membri di gruppi diversi \ue8 di tipo interpersonale, nonch\ue9 al \u201cmodello dell\u2019identit\ue0 duplice\u201d di Gaertner et al. (2000) per cui questi effetti positivi si generalizzano se in in contesto i due gruppi riescono a costruire un\u2019unit\ue0, mantenendo la loro specificit\ue0.L\u2019esperimento ha utilizzato una rete locale (LAN) appositamente creata tramite 11 computer (10 per i giocatori e 1 per il Master) collegati a un concentratore (HUB) con un\u2019architettura definita in gergo LAN-Party. Hanno partecipato all\u2019esperimento 10 volontari (7 maschi e 3 femmine) di et\ue0 compresa tra i 21 e i 24 anni, studenti universitari, all\u2019oscuro dello scopo delle rilevazioni. I giocatori sono stati divisi in due gruppi ed \ue8 stato assegnato loro un compito di tipo competitivo consistente nel trovare e sconfiggere la Belva, compito che si poteva per\uf2 risolvere solo unendo le risorse dei due gruppi. I giocatori potevano interagire fra loro esclusivamente tramite una chat testuale che faceva comparire un \u201cbaloon\u201d sopra ai personaggi. Tramite questo elemento i giocatori erano liberi di utilizzare gli elementi tipici della comunicazione mediata dal computer, come gli emoticons o le maiuscole, ricorrendo, se necessario, anche al flaming. Un questionario distinto in tre parti \ue8 stato fatto compilare in tre momenti diversi ai membri di ciascun gruppo in funzione delle fasi di gioco.Come ipotizzato, i risultati hanno pienamente confermato il favoritismo ingroup e la discriminazione vs. l\u2019outgroup nella fase d competizione, nonch\ue9 attribuzioni migliori nei confronti dell\u2019outgroup nella situazione di cooperazione. Sulla base delle connotazioni attribuite, sono emerse chiare categorie di riferimento in relazione alla figura di leader, di deviante e di bastian contrario. I risultati ottenuti mostrano inoltre la funzione fondamentale assunta dal Dungeon Master, percepita come autorit\ue0 indiscussa ma prova degli effetti che si potrebbero ipotizzare a partire dal classico esperimento di Milgram (1974). Infine, pur in assenza di precise ipotesi concernenti i due modelli considerati e derivati dall\u2019ipotesi del contatto, si pu\uf2 affermare che i risultati ottenuti hanno fornito implicitamente una loro conferma: sconfitta la Belva, i partecipanti hanno chiesto infatti di voler continuare il gioco che si \ue8 prolungato per una mezz\u2019ora attraverso un\u2019esplorazione \u201cin gruppo\u201d del mondo della \u201cCaverna della belva\u201d. Questo dato consente di ipotizzare l\u2019utilit\ue0 di ambienti virtuali e l\u2019uso di videogiochi per verificare sperimentalmente la validit\ue0 dei modelli teorici derivati dall\u2019ipotesi del contatto di Allport.Riferimenti bibliograficiAllport, G. W. (1954). The nature of prejudice. New York: Addison-Wesley.Brewer, M. B., & Miller, N. (1984). Beyond the contact hypothesis: Theoretical perspectives on desegregation. In N. Miller & M. B. Brewer (Eds.), Groups in contact: The psychology of desegregation (pp. 281-302). New York: Academic Press.Gaertner, S. L., Dovidio, J. F., Nier, J. A., Banker, B. S., Ward, C. M., Houlette, M., et al. (2000). The common ingroup identity model for reducing intergroup bias: Progresses and challenges. In D. Capozza & R. Brown (Eds.), Social Identity Processes: Trends in theory and research (pp. 133-148). London: Sage.Milgram, S. (1974). Obedience to authority: An experimental view. New…
Questo studio sperimentale riprende il paradigma degli esperimenti di Sherif noti come gli studi ... more Questo studio sperimentale riprende il paradigma degli esperimenti di Sherif noti come gli studi del \u201ccampo estivo\u201d per ragazzi (Sherif et al., 1961), utilizzando in laboratorio il video-gioco e dunque un contesto di relazioni interpersonali e intergruppi virtuale mediato dal computer. Secondo Sherif, un fattore determinante del comportamento intergruppi \ue8 la natura delle relazioni dirette allo scopo esistente fra i gruppi, per cui gli atteggiamenti e il comportamento intergruppi degli individui tenderanno a riflettere gli interessi oggettivi del proprio gruppo nel confronto con gli altri gruppi. Dati due gruppi in rapporto tra loro, relazioni dirette a scopi conflittuali generano competizione intergruppi e antagonismo, mentre scopi comuni o sovraordinati conducono all\u2019amichevolezza e alla cooperazione.Gli obiettivi di questo studio, in un contesto virtuale mediato dal computer, possono essere cos\uec sintetizzati: a) confermare gli effetti connessi all\u2019introduzione di uno scopo sovraordinato; b) indagare come si delineavano all\u2019interno di ogni gruppo i ruoli di leader, di deviante e di \u201cbastian contrario\u201d; c) verificare funzione e ruolo del Dungeon Master (l\u2019autorit\ue0); d) verificare la validit\ue0 di modelli derivati dall\u2019ipotesi del contatto (Allport, 1954). In particolare si \ue8 fatto riferimento al \u201cmodello della de categorizzazione\u201d di Brewer e Miller (1984) secondo cui gli effetti positivi del contatto si generalizzano se l\u2019incontro tra membri di gruppi diversi \ue8 di tipo interpersonale, nonch\ue9 al \u201cmodello dell\u2019identit\ue0 duplice\u201d di Gaertner et al. (2000) per cui questi effetti positivi si generalizzano se in in contesto i due gruppi riescono a costruire un\u2019unit\ue0, mantenendo la loro specificit\ue0.L\u2019esperimento ha utilizzato una rete locale (LAN) appositamente creata tramite 11 computer (10 per i giocatori e 1 per il Master) collegati a un concentratore (HUB) con un\u2019architettura definita in gergo LAN-Party. Hanno partecipato all\u2019esperimento 10 volontari (7 maschi e 3 femmine) di et\ue0 compresa tra i 21 e i 24 anni, studenti universitari, all\u2019oscuro dello scopo delle rilevazioni. I giocatori sono stati divisi in due gruppi ed \ue8 stato assegnato loro un compito di tipo competitivo consistente nel trovare e sconfiggere la Belva, compito che si poteva per\uf2 risolvere solo unendo le risorse dei due gruppi. I giocatori potevano interagire fra loro esclusivamente tramite una chat testuale che faceva comparire un \u201cbaloon\u201d sopra ai personaggi. Tramite questo elemento i giocatori erano liberi di utilizzare gli elementi tipici della comunicazione mediata dal computer, come gli emoticons o le maiuscole, ricorrendo, se necessario, anche al flaming. Un questionario distinto in tre parti \ue8 stato fatto compilare in tre momenti diversi ai membri di ciascun gruppo in funzione delle fasi di gioco.Come ipotizzato, i risultati hanno pienamente confermato il favoritismo ingroup e la discriminazione vs. l\u2019outgroup nella fase d competizione, nonch\ue9 attribuzioni migliori nei confronti dell\u2019outgroup nella situazione di cooperazione. Sulla base delle connotazioni attribuite, sono emerse chiare categorie di riferimento in relazione alla figura di leader, di deviante e di bastian contrario. I risultati ottenuti mostrano inoltre la funzione fondamentale assunta dal Dungeon Master, percepita come autorit\ue0 indiscussa ma prova degli effetti che si potrebbero ipotizzare a partire dal classico esperimento di Milgram (1974). Infine, pur in assenza di precise ipotesi concernenti i due modelli considerati e derivati dall\u2019ipotesi del contatto, si pu\uf2 affermare che i risultati ottenuti hanno fornito implicitamente una loro conferma: sconfitta la Belva, i partecipanti hanno chiesto infatti di voler continuare il gioco che si \ue8 prolungato per una mezz\u2019ora attraverso un\u2019esplorazione \u201cin gruppo\u201d del mondo della \u201cCaverna della belva\u201d. Questo dato consente di ipotizzare l\u2019utilit\ue0 di ambienti virtuali e l\u2019uso di videogiochi per verificare sperimentalmente la validit\ue0 dei modelli teorici derivati dall\u2019ipotesi del contatto di Allport.Riferimenti bibliograficiAllport, G. W. (1954). The nature of prejudice. New York: Addison-Wesley.Brewer, M. B., & Miller, N. (1984). Beyond the contact hypothesis: Theoretical perspectives on desegregation. In N. Miller & M. B. Brewer (Eds.), Groups in contact: The psychology of desegregation (pp. 281-302). New York: Academic Press.Gaertner, S. L., Dovidio, J. F., Nier, J. A., Banker, B. S., Ward, C. M., Houlette, M., et al. (2000). The common ingroup identity model for reducing intergroup bias: Progresses and challenges. In D. Capozza & R. Brown (Eds.), Social Identity Processes: Trends in theory and research (pp. 133-148). London: Sage.Milgram, S. (1974). Obedience to authority: An experimental view. New…
Lo studio qui presentato, realizzato con 23 insegnanti e 9 coordinatori pedagogici delle scuole d... more Lo studio qui presentato, realizzato con 23 insegnanti e 9 coordinatori pedagogici delle scuole dell’infanzia comunali di Parma, si colloca all’interno di una ricerca internazionale volta ad indagare le proprieta psicometriche del Global Guidelines Assessment tool sviluppato dall’Association for Childhood Education International (versione italiana denominato Indicazioni Globali per l’Autovalutazione – IGA). Le analisi dei dati mostrano da un lato una buona consistenza interna dell’IGA dall’altro una basso grado di accordo tra valutatori.
Lo studio qui presentato, realizzato con 23 insegnanti e 9 coordinatori pedagogici delle scuole d... more Lo studio qui presentato, realizzato con 23 insegnanti e 9 coordinatori pedagogici delle scuole dell’infanzia comunali di Parma, si colloca all’interno di una ricerca internazionale volta ad indagare le proprieta psicometriche del Global Guidelines Assessment tool sviluppato dall’Association for Childhood Education International (versione italiana denominato Indicazioni Globali per l’Autovalutazione – IGA). Le analisi dei dati mostrano da un lato una buona consistenza interna dell’IGA dall’altro una basso grado di accordo tra valutatori.
Questo contributo ha indagato l'atteggiamento dei datori di lavoro di piccole e medie imprese... more Questo contributo ha indagato l'atteggiamento dei datori di lavoro di piccole e medie imprese trentine verso i dipendenti extracomunitari. In particolare, si \\ue8 analizzato il pregiudizio nei vari settori di produzione, l'atteggiamento nei confronti del fenomeno immigrazione, le esperienze avute nei confronti di lavoratori immigrati extracomunitari, nonch\\ue9 la percezione di competenza e di abilit\\ue0 sociale degli immigrati
Questo contributo ha indagato l'atteggiamento dei datori di lavoro di piccole e medie imprese... more Questo contributo ha indagato l'atteggiamento dei datori di lavoro di piccole e medie imprese trentine verso i dipendenti extracomunitari. In particolare, si \\ue8 analizzato il pregiudizio nei vari settori di produzione, l'atteggiamento nei confronti del fenomeno immigrazione, le esperienze avute nei confronti di lavoratori immigrati extracomunitari, nonch\\ue9 la percezione di competenza e di abilit\\ue0 sociale degli immigrati
A current pedagogical debate on early childhood education must consider a reflection on the value... more A current pedagogical debate on early childhood education must consider a reflection on the value represented by learning environments that can be defined as 'beyond the threshold' of educational services. Even if international studies show that urban public and outdoor spaces offer a richness of educational experiences, the educational value is often neglected or underestimated. This paper identifies some theoretical premises, perspectives and promises around this topic.
The study was concerned with the effects of the activation of specific target-groups (immigrants ... more The study was concerned with the effects of the activation of specific target-groups (immigrants in general, Moroccan, Chinese) on the preferred acculturation strategies and on the level of social dominance orientation
This study deals with the topic of reading comprehension, a crucial skill for the students cultur... more This study deals with the topic of reading comprehension, a crucial skill for the students cultural development, that is lacking in those who belongs to disadvantaged socio-cultural environments. Particularly, according to the individualized intervention centered on the reader methodology (Lumbelli, 2009) integrated with a collaborative pairs work activity and class discussion it was designed and carried out a short didactic intervention for primary school students in order to stimulate both text integration and inferential skills. This teaching method was investigated through a quasi-experimental design with 106 primary school students. The analysis of two-way mixed ANOVA showed a positiveeffect of thetreatment (F (1, 102) = 4,747, p < 0,05); the effect size shows a marked improvement in the experimental group compared to the control group (0.643 vs 0.248), particularly for the less competent students. More extensive investigations appear necessary but the short training appears both effective and sustainable in the school
La ricerca di cui si riferisce saggiato la rappresentazione di professionalit\ue0 docente e la co... more La ricerca di cui si riferisce saggiato la rappresentazione di professionalit\ue0 docente e la competenza professionale percepita da insegnanti in servizio, anche allo scopo di individuare areee di bisogno formative. A tal fine, \ue8 stata tradotta e impiegata la scala di Tsachennen-Moran, nota anche come scala dell\u2019Ohio (TSES 2001) che, se pure nata in contesti culturali diversi, sembra particolarmente adatta a sondare una costellazione di comportamenti professionali salienti dell\u2019insegnante. Le 3 subscale che la compongono concernono rispettivamente le strategie didattiche, la gestione della classe, e la motivazione/coinvolgimento degli allievi. Per mettere in connessione l\u2019autovalutazione (o competenza percepita) con la rappresentazione dell\u2019insegnamento, si \ue8 proceduto a costruire uno strumento di rilevazione delle opinioni degli insegnanti che riproducesse puntualmente ciascuno degli item di autoefficacia e ad anteporlo alla scala di self-efficacy. Pertan...
La ricerca di cui si riferisce saggiato la rappresentazione di professionalit\ue0 docente e la co... more La ricerca di cui si riferisce saggiato la rappresentazione di professionalit\ue0 docente e la competenza professionale percepita da insegnanti in servizio, anche allo scopo di individuare areee di bisogno formative. A tal fine, \ue8 stata tradotta e impiegata la scala di Tsachennen-Moran, nota anche come scala dell\u2019Ohio (TSES 2001) che, se pure nata in contesti culturali diversi, sembra particolarmente adatta a sondare una costellazione di comportamenti professionali salienti dell\u2019insegnante. Le 3 subscale che la compongono concernono rispettivamente le strategie didattiche, la gestione della classe, e la motivazione/coinvolgimento degli allievi. Per mettere in connessione l\u2019autovalutazione (o competenza percepita) con la rappresentazione dell\u2019insegnamento, si \ue8 proceduto a costruire uno strumento di rilevazione delle opinioni degli insegnanti che riproducesse puntualmente ciascuno degli item di autoefficacia e ad anteporlo alla scala di self-efficacy. Pertan...
ITALIAN JOURNAL OF EDUCATIONAL RESEARCH, Dec 30, 2019
International literature indicates a plurality of experimental strategies for comprehension-foste... more International literature indicates a plurality of experimental strategies for comprehension-fostering (Pearson & Duke, 2002; Duke & Pearson 2009; Duke et. al., 2011), among which we have the Reciprocal Teaching strategy (Palincsar & Brown, 1984), which has been barely implemented and experimented in Italy (Calvani, Fornili & Serafini, 2018; Calvani & Chiappetta Cajola, 2019). The aim of this study, that is carried out in the Reggio Emilia area on fourth grade primary school students of different competence, is to verify the effectiveness of an experimental program based on Reciprocal Teaching promoted nationally by the association S.Ap.IE (Society for Learning and Education informed by Evidence). The analysis of the data showed that the tested didactic strategy had a positive effect and that significant differences depended on the level of initial competence and the complexity of the classes involved.
ITALIAN JOURNAL OF EDUCATIONAL RESEARCH, Dec 30, 2019
International literature indicates a plurality of experimental strategies for comprehension-foste... more International literature indicates a plurality of experimental strategies for comprehension-fostering (Pearson & Duke, 2002; Duke & Pearson 2009; Duke et. al., 2011), among which we have the Reciprocal Teaching strategy (Palincsar & Brown, 1984), which has been barely implemented and experimented in Italy (Calvani, Fornili & Serafini, 2018; Calvani & Chiappetta Cajola, 2019). The aim of this study, that is carried out in the Reggio Emilia area on fourth grade primary school students of different competence, is to verify the effectiveness of an experimental program based on Reciprocal Teaching promoted nationally by the association S.Ap.IE (Society for Learning and Education informed by Evidence). The analysis of the data showed that the tested didactic strategy had a positive effect and that significant differences depended on the level of initial competence and the complexity of the classes involved.
sezione monografica Riattivare le energie di quartiere. Una Ricerca-Formazione con il Ce.I.S. di ... more sezione monografica Riattivare le energie di quartiere. Una Ricerca-Formazione con il Ce.I.S. di Reggio Emilia* Empowering social neighborhood networks. A Research-Training with operators of a community work project in Reggio Emilia
sezione monografica Riattivare le energie di quartiere. Una Ricerca-Formazione con il Ce.I.S. di ... more sezione monografica Riattivare le energie di quartiere. Una Ricerca-Formazione con il Ce.I.S. di Reggio Emilia* Empowering social neighborhood networks. A Research-Training with operators of a community work project in Reggio Emilia
Utilizzando una prospettiva di indagine multidimensionale, questa ricerca ha esplorato le strateg... more Utilizzando una prospettiva di indagine multidimensionale, questa ricerca ha esplorato le strategie di acculturazione sviluppate da un campione di italiani emigrati in Baviera, con particolare attenzione alle variabili che influenzano tali strategie. Si \ue8 voluto verificare se la specifica strategia di acculturazione adottata possa incidere sulle valutazioni espresse nei confronti sia del proprio gruppo di appartenenza sia dell\u2019outgroup, nonch\ue9 sulla valutazione emotiva del nuovo contesto di accoglienza rispetto al proprio paese di provenienza.Il campione di ricerca ha coinvolto un gruppo di 102 immigrati italiani, di et\ue0 compresa fra i 21 e i 58 anni residenti mediamente da 12 anni in Germania a Monaco di Baviera e Stoccarda. L\u201982% dei soggetti pensa di rimanere in Germania a tempo indeterminato. \uc8 stato utilizzato un questionario costruito appositamente per questa ricerca sulla base della scala utilizzata da Kim, Laroche e Tomiuk (2001) per indagare le strategie di acculturazione e identificazione etnica di un campione di immigrati italiani in Canada. La versione adattata per la nostra ricerca \ue8 risultata composta da 31 item misurati su scale Likert a sette punti riconducibili a cinque dimensioni: l'uso della lingua del paese ospitante, l'esposizione ai mass media locali, l'interazione sociale con membri che appartengono al gruppo maggioritario autoctono, l'identificazione e l'adattamento alla cultura dominante, l'identificazione con il proprio gruppo etnico-culturale di appartenenza. Sono state inoltre rilevate le emozioni provate sia nei confronti della Germania sia dell'Italia, nonch\ue9, attraverso un differenziale semantico, quali fossero gli aggettivi che meglio descrivevano i tedeschi e gli italiani. In accordo con i modelli multidimensionali di acculturazione (cfr. fra gli altri Berry, 2005; Giovannini e Pintus, 2005; Mancini, 2001) si voleva verificare: 1) se le strategie di identificazione e adattamento al nuovo contesto socio-culturale (tedesco) e l'identificazione con il proprio gruppo etnico-culturale di appartenenza (italiano) fossero due dimensioni indipendenti tra loro; 2) quali fossero gli elementi pi\uf9 importanti per l'adattamento al nuovo contesto di accoglienza; 3) se a differenti strategie acculturative adottate corrispondessero (A) differenze qualitative nella propria esperienza emotiva nei confronti del paese ospitante vs quello di origine e (B) una diversa valutazione dei tedeschi e degli italiani. L'analisi dei dati ha confermato come l'identificazione con il nuovo contesto e con il proprio gruppo di appartenenza siano indipendenti tra loro. L'analisi della regressione multipla ha confermato come solo l'interazione con i membri del gruppo autoctono predica in modo significativo l'identificazione al nuovo contesto, rispetto all'uso dei media e della lingua tedeschi. I soggetti sono stati suddivisi in 4 gruppi corrispondenti alle strategie acculturative adottate: 1) integrazione/biculturalismo (alta identificazione ad entrambi i contesti socio-culturali), 29,4%; 2) assimilazione (alta identificazione al nuovo contesto-bassa identificazione al vecchio), 26,5%; 3) separazione (alta identificazione al contesto di origine-bassa identificazione al nuovo contesto), 27,5%; 4) marginalit\ue0 (bassa identificazione ad entrambi), 16,7%. Quando pensano alla Germania i soggetti provano maggiore fiducia e sicurezza (quest'ultima soprattutto tra gli assimilati e meno tra i separatisti), ma anche maggiore indifferenza e solitudine (quest'ultima soprattutto tra i separatisti), quando pensano all'Italia maggiore rabbia (soprattutto i marginali) e incertezza (soprattutto i separatisti), ma anche maggiore orgoglio (soprattutto i separatisti e gli integrati e meno i marginali e gli assimilati). Sono confermati gli stereotipi che vedono gli italiani pi\uf9 aperti e amichevoli e i tedeschi pi\uf9 razionali e concreti, tendenza questa che si accentua soprattutto nel caso dei separatisti e si attenua nel caso degli assimilati.Riferimenti bilbiograficiBerry, J.W. (2005). Acculturation: living successfully in two cultures. International Journal Intercultural Relations, 29, 697-712.Giovannini, D. e Pintus, A. (2005). Acculturazione, contatto interetnico e relazioni intergruppi, in G. Sarchielli e B. Zani (a cura di), Persone, gruppi e comunit\ue0. Scritti in onore di Augusto Palmonari, Bologna, Il Mulino.Kim, C., Laroche, M. e Tomiuk, M.A. (2001). A misure of acculturation for Italian Canadians: scale development and construct validation. International Journal Intercultural Relations, 25, 607-637.Mancini, T. (2001). S\ue9 e identit\ue0. Modelli, metodi e problemi in psicologia sociale, Roma, Carocci
Utilizzando una prospettiva di indagine multidimensionale, questa ricerca ha esplorato le strateg... more Utilizzando una prospettiva di indagine multidimensionale, questa ricerca ha esplorato le strategie di acculturazione sviluppate da un campione di italiani emigrati in Baviera, con particolare attenzione alle variabili che influenzano tali strategie. Si \ue8 voluto verificare se la specifica strategia di acculturazione adottata possa incidere sulle valutazioni espresse nei confronti sia del proprio gruppo di appartenenza sia dell\u2019outgroup, nonch\ue9 sulla valutazione emotiva del nuovo contesto di accoglienza rispetto al proprio paese di provenienza.Il campione di ricerca ha coinvolto un gruppo di 102 immigrati italiani, di et\ue0 compresa fra i 21 e i 58 anni residenti mediamente da 12 anni in Germania a Monaco di Baviera e Stoccarda. L\u201982% dei soggetti pensa di rimanere in Germania a tempo indeterminato. \uc8 stato utilizzato un questionario costruito appositamente per questa ricerca sulla base della scala utilizzata da Kim, Laroche e Tomiuk (2001) per indagare le strategie di acculturazione e identificazione etnica di un campione di immigrati italiani in Canada. La versione adattata per la nostra ricerca \ue8 risultata composta da 31 item misurati su scale Likert a sette punti riconducibili a cinque dimensioni: l'uso della lingua del paese ospitante, l'esposizione ai mass media locali, l'interazione sociale con membri che appartengono al gruppo maggioritario autoctono, l'identificazione e l'adattamento alla cultura dominante, l'identificazione con il proprio gruppo etnico-culturale di appartenenza. Sono state inoltre rilevate le emozioni provate sia nei confronti della Germania sia dell'Italia, nonch\ue9, attraverso un differenziale semantico, quali fossero gli aggettivi che meglio descrivevano i tedeschi e gli italiani. In accordo con i modelli multidimensionali di acculturazione (cfr. fra gli altri Berry, 2005; Giovannini e Pintus, 2005; Mancini, 2001) si voleva verificare: 1) se le strategie di identificazione e adattamento al nuovo contesto socio-culturale (tedesco) e l'identificazione con il proprio gruppo etnico-culturale di appartenenza (italiano) fossero due dimensioni indipendenti tra loro; 2) quali fossero gli elementi pi\uf9 importanti per l'adattamento al nuovo contesto di accoglienza; 3) se a differenti strategie acculturative adottate corrispondessero (A) differenze qualitative nella propria esperienza emotiva nei confronti del paese ospitante vs quello di origine e (B) una diversa valutazione dei tedeschi e degli italiani. L'analisi dei dati ha confermato come l'identificazione con il nuovo contesto e con il proprio gruppo di appartenenza siano indipendenti tra loro. L'analisi della regressione multipla ha confermato come solo l'interazione con i membri del gruppo autoctono predica in modo significativo l'identificazione al nuovo contesto, rispetto all'uso dei media e della lingua tedeschi. I soggetti sono stati suddivisi in 4 gruppi corrispondenti alle strategie acculturative adottate: 1) integrazione/biculturalismo (alta identificazione ad entrambi i contesti socio-culturali), 29,4%; 2) assimilazione (alta identificazione al nuovo contesto-bassa identificazione al vecchio), 26,5%; 3) separazione (alta identificazione al contesto di origine-bassa identificazione al nuovo contesto), 27,5%; 4) marginalit\ue0 (bassa identificazione ad entrambi), 16,7%. Quando pensano alla Germania i soggetti provano maggiore fiducia e sicurezza (quest'ultima soprattutto tra gli assimilati e meno tra i separatisti), ma anche maggiore indifferenza e solitudine (quest'ultima soprattutto tra i separatisti), quando pensano all'Italia maggiore rabbia (soprattutto i marginali) e incertezza (soprattutto i separatisti), ma anche maggiore orgoglio (soprattutto i separatisti e gli integrati e meno i marginali e gli assimilati). Sono confermati gli stereotipi che vedono gli italiani pi\uf9 aperti e amichevoli e i tedeschi pi\uf9 razionali e concreti, tendenza questa che si accentua soprattutto nel caso dei separatisti e si attenua nel caso degli assimilati.Riferimenti bilbiograficiBerry, J.W. (2005). Acculturation: living successfully in two cultures. International Journal Intercultural Relations, 29, 697-712.Giovannini, D. e Pintus, A. (2005). Acculturazione, contatto interetnico e relazioni intergruppi, in G. Sarchielli e B. Zani (a cura di), Persone, gruppi e comunit\ue0. Scritti in onore di Augusto Palmonari, Bologna, Il Mulino.Kim, C., Laroche, M. e Tomiuk, M.A. (2001). A misure of acculturation for Italian Canadians: scale development and construct validation. International Journal Intercultural Relations, 25, 607-637.Mancini, T. (2001). S\ue9 e identit\ue0. Modelli, metodi e problemi in psicologia sociale, Roma, Carocci
Questo studio sperimentale riprende il paradigma degli esperimenti di Sherif noti come gli studi ... more Questo studio sperimentale riprende il paradigma degli esperimenti di Sherif noti come gli studi del \u201ccampo estivo\u201d per ragazzi (Sherif et al., 1961), utilizzando in laboratorio il video-gioco e dunque un contesto di relazioni interpersonali e intergruppi virtuale mediato dal computer. Secondo Sherif, un fattore determinante del comportamento intergruppi \ue8 la natura delle relazioni dirette allo scopo esistente fra i gruppi, per cui gli atteggiamenti e il comportamento intergruppi degli individui tenderanno a riflettere gli interessi oggettivi del proprio gruppo nel confronto con gli altri gruppi. Dati due gruppi in rapporto tra loro, relazioni dirette a scopi conflittuali generano competizione intergruppi e antagonismo, mentre scopi comuni o sovraordinati conducono all\u2019amichevolezza e alla cooperazione.Gli obiettivi di questo studio, in un contesto virtuale mediato dal computer, possono essere cos\uec sintetizzati: a) confermare gli effetti connessi all\u2019introduzione di uno scopo sovraordinato; b) indagare come si delineavano all\u2019interno di ogni gruppo i ruoli di leader, di deviante e di \u201cbastian contrario\u201d; c) verificare funzione e ruolo del Dungeon Master (l\u2019autorit\ue0); d) verificare la validit\ue0 di modelli derivati dall\u2019ipotesi del contatto (Allport, 1954). In particolare si \ue8 fatto riferimento al \u201cmodello della de categorizzazione\u201d di Brewer e Miller (1984) secondo cui gli effetti positivi del contatto si generalizzano se l\u2019incontro tra membri di gruppi diversi \ue8 di tipo interpersonale, nonch\ue9 al \u201cmodello dell\u2019identit\ue0 duplice\u201d di Gaertner et al. (2000) per cui questi effetti positivi si generalizzano se in in contesto i due gruppi riescono a costruire un\u2019unit\ue0, mantenendo la loro specificit\ue0.L\u2019esperimento ha utilizzato una rete locale (LAN) appositamente creata tramite 11 computer (10 per i giocatori e 1 per il Master) collegati a un concentratore (HUB) con un\u2019architettura definita in gergo LAN-Party. Hanno partecipato all\u2019esperimento 10 volontari (7 maschi e 3 femmine) di et\ue0 compresa tra i 21 e i 24 anni, studenti universitari, all\u2019oscuro dello scopo delle rilevazioni. I giocatori sono stati divisi in due gruppi ed \ue8 stato assegnato loro un compito di tipo competitivo consistente nel trovare e sconfiggere la Belva, compito che si poteva per\uf2 risolvere solo unendo le risorse dei due gruppi. I giocatori potevano interagire fra loro esclusivamente tramite una chat testuale che faceva comparire un \u201cbaloon\u201d sopra ai personaggi. Tramite questo elemento i giocatori erano liberi di utilizzare gli elementi tipici della comunicazione mediata dal computer, come gli emoticons o le maiuscole, ricorrendo, se necessario, anche al flaming. Un questionario distinto in tre parti \ue8 stato fatto compilare in tre momenti diversi ai membri di ciascun gruppo in funzione delle fasi di gioco.Come ipotizzato, i risultati hanno pienamente confermato il favoritismo ingroup e la discriminazione vs. l\u2019outgroup nella fase d competizione, nonch\ue9 attribuzioni migliori nei confronti dell\u2019outgroup nella situazione di cooperazione. Sulla base delle connotazioni attribuite, sono emerse chiare categorie di riferimento in relazione alla figura di leader, di deviante e di bastian contrario. I risultati ottenuti mostrano inoltre la funzione fondamentale assunta dal Dungeon Master, percepita come autorit\ue0 indiscussa ma prova degli effetti che si potrebbero ipotizzare a partire dal classico esperimento di Milgram (1974). Infine, pur in assenza di precise ipotesi concernenti i due modelli considerati e derivati dall\u2019ipotesi del contatto, si pu\uf2 affermare che i risultati ottenuti hanno fornito implicitamente una loro conferma: sconfitta la Belva, i partecipanti hanno chiesto infatti di voler continuare il gioco che si \ue8 prolungato per una mezz\u2019ora attraverso un\u2019esplorazione \u201cin gruppo\u201d del mondo della \u201cCaverna della belva\u201d. Questo dato consente di ipotizzare l\u2019utilit\ue0 di ambienti virtuali e l\u2019uso di videogiochi per verificare sperimentalmente la validit\ue0 dei modelli teorici derivati dall\u2019ipotesi del contatto di Allport.Riferimenti bibliograficiAllport, G. W. (1954). The nature of prejudice. New York: Addison-Wesley.Brewer, M. B., & Miller, N. (1984). Beyond the contact hypothesis: Theoretical perspectives on desegregation. In N. Miller & M. B. Brewer (Eds.), Groups in contact: The psychology of desegregation (pp. 281-302). New York: Academic Press.Gaertner, S. L., Dovidio, J. F., Nier, J. A., Banker, B. S., Ward, C. M., Houlette, M., et al. (2000). The common ingroup identity model for reducing intergroup bias: Progresses and challenges. In D. Capozza & R. Brown (Eds.), Social Identity Processes: Trends in theory and research (pp. 133-148). London: Sage.Milgram, S. (1974). Obedience to authority: An experimental view. New…
Questo studio sperimentale riprende il paradigma degli esperimenti di Sherif noti come gli studi ... more Questo studio sperimentale riprende il paradigma degli esperimenti di Sherif noti come gli studi del \u201ccampo estivo\u201d per ragazzi (Sherif et al., 1961), utilizzando in laboratorio il video-gioco e dunque un contesto di relazioni interpersonali e intergruppi virtuale mediato dal computer. Secondo Sherif, un fattore determinante del comportamento intergruppi \ue8 la natura delle relazioni dirette allo scopo esistente fra i gruppi, per cui gli atteggiamenti e il comportamento intergruppi degli individui tenderanno a riflettere gli interessi oggettivi del proprio gruppo nel confronto con gli altri gruppi. Dati due gruppi in rapporto tra loro, relazioni dirette a scopi conflittuali generano competizione intergruppi e antagonismo, mentre scopi comuni o sovraordinati conducono all\u2019amichevolezza e alla cooperazione.Gli obiettivi di questo studio, in un contesto virtuale mediato dal computer, possono essere cos\uec sintetizzati: a) confermare gli effetti connessi all\u2019introduzione di uno scopo sovraordinato; b) indagare come si delineavano all\u2019interno di ogni gruppo i ruoli di leader, di deviante e di \u201cbastian contrario\u201d; c) verificare funzione e ruolo del Dungeon Master (l\u2019autorit\ue0); d) verificare la validit\ue0 di modelli derivati dall\u2019ipotesi del contatto (Allport, 1954). In particolare si \ue8 fatto riferimento al \u201cmodello della de categorizzazione\u201d di Brewer e Miller (1984) secondo cui gli effetti positivi del contatto si generalizzano se l\u2019incontro tra membri di gruppi diversi \ue8 di tipo interpersonale, nonch\ue9 al \u201cmodello dell\u2019identit\ue0 duplice\u201d di Gaertner et al. (2000) per cui questi effetti positivi si generalizzano se in in contesto i due gruppi riescono a costruire un\u2019unit\ue0, mantenendo la loro specificit\ue0.L\u2019esperimento ha utilizzato una rete locale (LAN) appositamente creata tramite 11 computer (10 per i giocatori e 1 per il Master) collegati a un concentratore (HUB) con un\u2019architettura definita in gergo LAN-Party. Hanno partecipato all\u2019esperimento 10 volontari (7 maschi e 3 femmine) di et\ue0 compresa tra i 21 e i 24 anni, studenti universitari, all\u2019oscuro dello scopo delle rilevazioni. I giocatori sono stati divisi in due gruppi ed \ue8 stato assegnato loro un compito di tipo competitivo consistente nel trovare e sconfiggere la Belva, compito che si poteva per\uf2 risolvere solo unendo le risorse dei due gruppi. I giocatori potevano interagire fra loro esclusivamente tramite una chat testuale che faceva comparire un \u201cbaloon\u201d sopra ai personaggi. Tramite questo elemento i giocatori erano liberi di utilizzare gli elementi tipici della comunicazione mediata dal computer, come gli emoticons o le maiuscole, ricorrendo, se necessario, anche al flaming. Un questionario distinto in tre parti \ue8 stato fatto compilare in tre momenti diversi ai membri di ciascun gruppo in funzione delle fasi di gioco.Come ipotizzato, i risultati hanno pienamente confermato il favoritismo ingroup e la discriminazione vs. l\u2019outgroup nella fase d competizione, nonch\ue9 attribuzioni migliori nei confronti dell\u2019outgroup nella situazione di cooperazione. Sulla base delle connotazioni attribuite, sono emerse chiare categorie di riferimento in relazione alla figura di leader, di deviante e di bastian contrario. I risultati ottenuti mostrano inoltre la funzione fondamentale assunta dal Dungeon Master, percepita come autorit\ue0 indiscussa ma prova degli effetti che si potrebbero ipotizzare a partire dal classico esperimento di Milgram (1974). Infine, pur in assenza di precise ipotesi concernenti i due modelli considerati e derivati dall\u2019ipotesi del contatto, si pu\uf2 affermare che i risultati ottenuti hanno fornito implicitamente una loro conferma: sconfitta la Belva, i partecipanti hanno chiesto infatti di voler continuare il gioco che si \ue8 prolungato per una mezz\u2019ora attraverso un\u2019esplorazione \u201cin gruppo\u201d del mondo della \u201cCaverna della belva\u201d. Questo dato consente di ipotizzare l\u2019utilit\ue0 di ambienti virtuali e l\u2019uso di videogiochi per verificare sperimentalmente la validit\ue0 dei modelli teorici derivati dall\u2019ipotesi del contatto di Allport.Riferimenti bibliograficiAllport, G. W. (1954). The nature of prejudice. New York: Addison-Wesley.Brewer, M. B., & Miller, N. (1984). Beyond the contact hypothesis: Theoretical perspectives on desegregation. In N. Miller & M. B. Brewer (Eds.), Groups in contact: The psychology of desegregation (pp. 281-302). New York: Academic Press.Gaertner, S. L., Dovidio, J. F., Nier, J. A., Banker, B. S., Ward, C. M., Houlette, M., et al. (2000). The common ingroup identity model for reducing intergroup bias: Progresses and challenges. In D. Capozza & R. Brown (Eds.), Social Identity Processes: Trends in theory and research (pp. 133-148). London: Sage.Milgram, S. (1974). Obedience to authority: An experimental view. New…
Lo studio qui presentato, realizzato con 23 insegnanti e 9 coordinatori pedagogici delle scuole d... more Lo studio qui presentato, realizzato con 23 insegnanti e 9 coordinatori pedagogici delle scuole dell’infanzia comunali di Parma, si colloca all’interno di una ricerca internazionale volta ad indagare le proprieta psicometriche del Global Guidelines Assessment tool sviluppato dall’Association for Childhood Education International (versione italiana denominato Indicazioni Globali per l’Autovalutazione – IGA). Le analisi dei dati mostrano da un lato una buona consistenza interna dell’IGA dall’altro una basso grado di accordo tra valutatori.
Lo studio qui presentato, realizzato con 23 insegnanti e 9 coordinatori pedagogici delle scuole d... more Lo studio qui presentato, realizzato con 23 insegnanti e 9 coordinatori pedagogici delle scuole dell’infanzia comunali di Parma, si colloca all’interno di una ricerca internazionale volta ad indagare le proprieta psicometriche del Global Guidelines Assessment tool sviluppato dall’Association for Childhood Education International (versione italiana denominato Indicazioni Globali per l’Autovalutazione – IGA). Le analisi dei dati mostrano da un lato una buona consistenza interna dell’IGA dall’altro una basso grado di accordo tra valutatori.
Questo contributo ha indagato l'atteggiamento dei datori di lavoro di piccole e medie imprese... more Questo contributo ha indagato l'atteggiamento dei datori di lavoro di piccole e medie imprese trentine verso i dipendenti extracomunitari. In particolare, si \\ue8 analizzato il pregiudizio nei vari settori di produzione, l'atteggiamento nei confronti del fenomeno immigrazione, le esperienze avute nei confronti di lavoratori immigrati extracomunitari, nonch\\ue9 la percezione di competenza e di abilit\\ue0 sociale degli immigrati
Questo contributo ha indagato l'atteggiamento dei datori di lavoro di piccole e medie imprese... more Questo contributo ha indagato l'atteggiamento dei datori di lavoro di piccole e medie imprese trentine verso i dipendenti extracomunitari. In particolare, si \\ue8 analizzato il pregiudizio nei vari settori di produzione, l'atteggiamento nei confronti del fenomeno immigrazione, le esperienze avute nei confronti di lavoratori immigrati extracomunitari, nonch\\ue9 la percezione di competenza e di abilit\\ue0 sociale degli immigrati
A current pedagogical debate on early childhood education must consider a reflection on the value... more A current pedagogical debate on early childhood education must consider a reflection on the value represented by learning environments that can be defined as 'beyond the threshold' of educational services. Even if international studies show that urban public and outdoor spaces offer a richness of educational experiences, the educational value is often neglected or underestimated. This paper identifies some theoretical premises, perspectives and promises around this topic.
The study was concerned with the effects of the activation of specific target-groups (immigrants ... more The study was concerned with the effects of the activation of specific target-groups (immigrants in general, Moroccan, Chinese) on the preferred acculturation strategies and on the level of social dominance orientation
This study deals with the topic of reading comprehension, a crucial skill for the students cultur... more This study deals with the topic of reading comprehension, a crucial skill for the students cultural development, that is lacking in those who belongs to disadvantaged socio-cultural environments. Particularly, according to the individualized intervention centered on the reader methodology (Lumbelli, 2009) integrated with a collaborative pairs work activity and class discussion it was designed and carried out a short didactic intervention for primary school students in order to stimulate both text integration and inferential skills. This teaching method was investigated through a quasi-experimental design with 106 primary school students. The analysis of two-way mixed ANOVA showed a positiveeffect of thetreatment (F (1, 102) = 4,747, p < 0,05); the effect size shows a marked improvement in the experimental group compared to the control group (0.643 vs 0.248), particularly for the less competent students. More extensive investigations appear necessary but the short training appears both effective and sustainable in the school
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