Books by Federico Reggio

Calumet -intercultural and humanities review, 2022
Il presente contributo esamina, in ottica multidisciplinare, un momento significativo nello svilu... more Il presente contributo esamina, in ottica multidisciplinare, un momento significativo nello sviluppo delle c.d. ‘Vie della Seta’, ossia quello del suo passaggio da un insieme di interazioni sporadiche e spontanee a quello di un suo sviluppo nella cornice di un disegno politico. Si tratta di un contesto di cui si intende mostrare l’importanza per gli studi che, a vario livello, si interessano di interculturalità, intesa sia nella sua connotazione spaziale che temporale. A tal fine, lo sguardo è rivolto all’esperienza dell’estremo ellenismo orientale nella sua parabola conclusiva, in un momento di particolare vitalità e trasformazione, sulla spinta anche di fenomeni migratori e mutamenti politici. Fra i testimoni di questa realtà così dinamica e fortemente interculturale – sulla quale le fonti occidentali sono alquanto lacunose – eminente è il ruolo delle fonti cinesi: l’apertura della Cina degli Han verso le ‘Regioni Occidentali’ si traduce così in una serie di brevi affreschi utili a interrogarsi sulle caratteristiche di un mondo in repentino cambiamento e particolarmente fecondo di elementi per una lettura culturale attenta alle interconnessioni. Il fatto che in questo singolare humus maturino le condizioni politiche, economiche e infrastrutturali per la progressiva stabilizzazione di connessioni poi identificate con l’evocativo nome di Via della Seta, rende particolarmente interessante questo spaccato di storia antica, vista anche la rinnovata attualità che tale tema rivela oggi per effetto della Belt and Road Initiative da parte della Cina. Questo momento di singolare vitalità, scandito da migrazioni e stanzializzazioni di popoli, disegni ed esiti di politiche di colonizzazione, interazione fra culture e religioni, testimonia relazioni fra mondi che cercano e ottengono collegamenti sempre più stretti, e pur sempre si trovano coinvolti in conflitti e controversie che sfidano il sempre delicato rapporto fra identità politiche e culturali, non da ultimo anche attraverso strumenti giuridici.

Mediares, 2021
This essay examines the contribution that ‘artistic insights’ can offer to the theory and
practic... more This essay examines the contribution that ‘artistic insights’ can offer to the theory and
practice of peacebuilding, thereby taking into account the reflections of two pioneers in the field,
Howard Zehr and John William Cooley. The first Author – widely considered as the ‘grandfather’ of
restorative justice – has often taken profit by his expertise as a photographer, which affected his
perspective(s) on justice both at a theoretical and a practical level. Conversely, Cooley – whose vital
contribution to the theory of civil mediation is mostly connected to binding it to (a classical approach
to legal) argumentation – has reflected on the role of music in the theory and practice of mediation.
He suggested, in fact, a parallelism between being a mediator and a musician (both considered as a
performer and as a composer). Through different disciplines and metaphoric images, both Zehr and
Cooley show how arts can help reflecting on the perspective and angle through which a justice
process is understood, envisioned and put into practice. Concluding remarks are elaborated through
a reading of some argumentations drawn by John Paul Lederach’s very own The Moral Imagination.

- La nave di Milinda. La Restorative Justice fra conquiste e sfide ancora aperte, in C. Sarra – F. Reggio, Diritto, metodologia giuridica e composizione del conflitto, Primiceri, Padova 2020, pp. 11-100, 2020
Abstract: A trent’anni dalla sua più rilevante tematizzazione, la Restorative
Justice sembra aver... more Abstract: A trent’anni dalla sua più rilevante tematizzazione, la Restorative
Justice sembra aver conquistato stabilmente l’attenzione del dibattito
internazionale sulla giustizia penale, accreditandosi come proposta tanto
legittima quanto affascinante, non da ultimo per la sua capacità di
proporre una ‘alternativa’ sia concettuale che pratica al tradizionale modo
di pensare e ‘praticare’ la sanzione penale. Eppure, permangono alcune
‘zone critiche’ – sia di carattere teorico che di carattere pratico – rispetto
alle quali il paradigma restorative sembra caratterizzato ancora da una
certa incompiutezza, che ne investe anche i profili metodologici. L’indagine
che segue ha lo scopo di ‘fotografare’ questa situazione-soglia, portando il
lettore a ‘leggere fra le righe’ di una proposta avvincente, oggi chiamata a
dar conto della propria effettiva capacità innovativa in un contesto di
giustizia penale ancora poco propenso ad accogliere istanze di
complessivo e radicale ripensamento.

- (Reggio F. – Ferrari Aggradi A.), Media-logica socratica. L’approccio dialogico-argomentativo alla mediazione alla prova di un case study, in C. Sarra – F. Reggio, Diritto, metodologia giuridica e composizione del conflitto, Primiceri, Padova 2020, pp. 101-139, 2020
Abstract: Il contributo si compone di due parti: la prima propone una breve
introduzione prospett... more Abstract: Il contributo si compone di due parti: la prima propone una breve
introduzione prospettica alla mediazione, offrendo alcuni spunti
metodologici per avvicinarsi a tale istituto entro un approccio dialogicoargomentativo,
che ha al cuore il concetto di mediazione come ‘maieutica
del dialogo’, atta ad abilitare fra le parti un confronto ragionato. Qui,
entro le dimensioni di ethos, pathos e logos, le parti protagoniste di una
controversia sono abilitate a ricercare una soluzione sostenibile che possa
per loro valere come ‘norma del caso’. Segue, nella seconda parte, una
disamina di alcuni di tali strumenti metodologici alla luce di problematiche
e questioni emerse in un case-study reale, che ripropone una lettura di una
controversia efficacemente risolta in sede di mediazione.

Pietro Patrizio, Storia, 2021
Il saggio, introduttivo alle Storie di Pietro Patrizio, riflette sulla figura del giurista, che f... more Il saggio, introduttivo alle Storie di Pietro Patrizio, riflette sulla figura del giurista, che fu celebre diplomatico e negoziatore in epoca giustinianea, ponendo al centro della riflessione il rapporto fra il diritto (nel suo rapporto anche con le virtutes classiche della prudentia, eloquentia, aequitas) e l'attività diretta a intavolare un dialogo e stipulare un accordo di pace. Proiettandosi anche su chiavi di lettura contemporanee, tipiche dei paradigmi di conflict resolution e conflict transformation, la seconda parte dello scritto analizza due negoziati condotti da Pietro (uno, fallito, per la liberazione della regina Amalasunta, figlia di Teodorico, l'altro, riuscito, volto a stipulare con il re persiano Cosroe un trattato di pace), cercando di comprendere quali elementi ne abbiano condizionato l'esito. Lo sguardo è quello filosofico-giuridico e della metodologia della mediazione, riportato all'interno di un circoscritto capitolo di una ideale "historia pacis".
Etica e Giustizia del Buonsenso (S. Primiceri), 2021
Il saggio costituisce una introduzione filosofico-giuridica al testo "etica e giustizia del buons... more Il saggio costituisce una introduzione filosofico-giuridica al testo "etica e giustizia del buonsenso", volto a problematizzare la nozione di buonsenso proposta dall'autore come riferimento concettuale etico, utile anche per il giurista pratico. In particolare, ci si concentra sulla dimensione endossale di tale riferimento, che richiede dunque uno sforzo argomentativo e critico per un raccordo con l'esperienza pratica: la proposta dell'autore si rivela, in questo senso, un percorso "sapienziale" volto a proporre attitudini e riferimenti concettuali o prospettici idonei a orientare verso il buonsenso come "prospettiva" per il pensiero e per l'agire.
Le guerre Daciche, 2020
Breve saggio introduttivo sul rapporto fra vero e verisimile nel contesto di un'operazione di ric... more Breve saggio introduttivo sul rapporto fra vero e verisimile nel contesto di un'operazione di ricostruzione storica di un testo andato perduto e noto solo de relato o per fragmenta.
Journal on Ethics and Legal Technologies , 2020
This paper offers some introductory remarks to the following issue of Journal of Ethics and Legal... more This paper offers some introductory remarks to the following issue of Journal of Ethics and Legal Technologies, with the aim of briefly recalling some of the core-themes that the participating authors have outlined. The aim is to show how the most recent and problematic issues arisen by technological development are not only constantly challenging the categories of legal thought, but also call for some deeper, philosophical understanding.
Frontiere. Tre itinerari biogiuridici, 2018
ABSTRACT: Il capitolo propone una rilettura di alcuni punti salienti della riflessione biogiuridi... more ABSTRACT: Il capitolo propone una rilettura di alcuni punti salienti della riflessione biogiuridica di Francesca Zanuso, a partire da rilevanti osservazioni critiche emerse in un recente scritto di Anna Pintore, e che quest’ultima dedica al pensiero della compianta studiosa. Essi cadono su centri nevralgici della riflessione biogiuridica contemporanea, ed
offrono lo spunto per ritornare su alcuni elementi salienti del percorso di Zanuso, raccogliendo, in particolare, il suo invito ad una prospettiva dialettica del biodiritto, qui declinato secondo una proposta di ‘biogiuridica dialogica’.

Il paradigma scartato. Saggio sulla filosofia del diritto di Giambattista Vico, 2018
Giambattista Vico non è autore che si presti a facili etichettature concettuali. Questo può forse... more Giambattista Vico non è autore che si presti a facili etichettature concettuali. Questo può forse aiutare a comprendere il motivo alla base delle multiformi e talora contrastanti letture che sono state fatte della sua figura e del suo pensiero. Proprio in questa sfuggente polimorfia può essere trovato, tuttavia, un argomento che rivela la perdurante vitalità di questo autore, e che impegna il lettore in uno sforzo interpretativo destinato a rinnovarsi continuamente e a tenersi a prudenziale distanza dal pericolo di incasellare Vico entro schemi, o comunque reti categoriali troppo rigide e anguste.
Un aspetto ancora controverso, a questo riguardo, è il rapporto che Vico ebbe nei confronti del suo tempo, e, più in generale, della Weltanschauung moderna, di cui fu, dall’interno, interlocutore critico, non di rado proponendo percorsi concettuali alternativi rispetto al mainstream dei suoi contemporanei.
In un momento nel quale, come accade nella temperie attuale, si constatano con lucidità, e talora con senso di disillusione, molti dei fallimenti teoretici e pratici intorno ai quali la visione del mondo moderna aveva costruito e alimentato le sue aspirazioni di “magnifiche sorti e progressive”, volgere lo sguardo al pensiero di Giambattista Vico è come confrontarsi con un’alternativa in gran parte rimasta inascoltata, se non sconfitta, nel momento in cui fu concepita e presentata.
Forse, proprio da quel “paradigma scartato” che fu – nel ‘700 – la filosofia giuridica vichiana, possono giungere spunti ancor oggi ricchi di interesse ed attualità: non certo perché si possa “ritornare al quel bivio” per scegliere una strada differente da quella in cui l’Occidente si è avventurato nella Modernità, bensì perché misurarsi con gli argomenti dell’alternativa scartata può offrire – in pieno esodo dalla mentalità moderna – ulteriori spunti e motivi di riflessione perché il pensiero giuridico contemporaneo acquisisca consapevolezza delle opzioni filosofiche da cui deriva, così come del fatto che esse non risultano una via obbligata.

Frontiere. Tre itinerari biogiuridici, 2018
La biogiuridica ha nei suoi tratti essenziali l’essere materia ‘di frontiera’ e ‘di frontiere’: n... more La biogiuridica ha nei suoi tratti essenziali l’essere materia ‘di frontiera’ e ‘di frontiere’: non solo per il suo collocarsi a raccordo fra discipline differenti (fra cui diritto, medicina, biotecnologie, etica, filosofia…) ma anche per il fatto di coagulare domande e riflessioni intorno a quesiti che spesso rappresentano scenari inesplorati, e rispetto ai quali le categorie a disposizione all’interno degli orizzonti di sapere tradizionali si rivelano inadeguate, o comunque bisognose di ripensamento critico.
Frontiere raccoglie questo ‘invito alla complessità’ proponendo non già una trattazione di ampio spettro sul biodiritto in generale, bensì tre itinerari di pensiero su temi di rilevanza biogiuridica: il primo riguarda una frontiera di ‘inizio vita’, come il tema del ‘risarcimento da nascita indesiderata’ (e la connessa e discussa domanda sulla possibile esistenza di un ‘diritto a non nascere, se non sano’); segue una riflessione su una frontiera di ‘fine vita’, e in particolare sul ‘buon accompagnamento’, analizzato sia da un punto di vista etico-filosofico che con riguardo ai profili comunicativi della relazione medico-paziente. Il terzo itinerario, infine, propone riflessioni filosofiche di portata più generale, maturate a partire dal confronto con due differenti ed autorevoli approcci filosofico-giuridici al biodiritto.
Il percorso proposto dal testo ambisce ad aiutare il lettore a cogliere alcuni fra i principali profili problematici inerenti al dibattito contemporaneo, non già perché da tale consapevolezza sorga un invito allo scacco e alla paralisi: si auspica, piuttosto, che ciò valga come esortazione a sottoporre la riflessione e l’agire biogiuridici alla prova di un vaglio critico e di un autentico dialogo e fra gli interlocutori coinvolti.

Concordare la norma Gli strumenti consensuali di soluzione della controversia in ambito civile: una prospettiva filosofico-metodologica, 2017
In un contesto di crescente attenzione per gli strumenti di risoluzione alternativa della controv... more In un contesto di crescente attenzione per gli strumenti di risoluzione alternativa della controversia, testimoniata dalla progressiva estensione del loro ambito applicativo e utilizzo, il giurista è oggi chiamato a dotarsi di riferimenti concettuali e prospettive di metodo divenuti necessari per la sua formazione e professione. Alla luce di questa esigenza, Concordare la norma affronta il fenomeno ADR in ambito civile, coniugando considerazioni filosofico-giuridiche e proposte metodologiche, grazie anche a sollecitazioni provenienti dall’esperienza pratica. Concentrandosi soprattutto sugli strumenti consensuali, con un focus specifico sulla mediazione, il testo raccoglie quindi la sfida di connettere teoria e prassi, ponendo in contatto elaborazioni di matrice più classica con concetti e metodi provenienti dal dibattito internazionale in materia di conflict resolution.

"In a moment in which several different voices underline the state of crisis that characterizes c... more "In a moment in which several different voices underline the state of crisis that characterizes criminal justice both in its conceptual premises and its practical applications, Restorative Justice captures an increasingly high interest: such a conception underlines – although with different articulations – the importance of a reparative and participatory approach to the reaction to crime.
By claiming a deeper attention to the wound that crime has actually performed, and therefore also to the persons directly involved in it, Restorative Justice purposes a decisive change of perspectives in the way punishment and its determination are conceived. Such an approach invites, first of all, to rethink the justification, the goal, and the limits of the reaction to crime, therefore tends to criticize several conceptual premises which characterised the modern and contemporary vision of criminal justice.
This study is meant to offer, at first, an introduction to Restorative Justice, analysing its constitutive elements, the main models of its practical applications, and its cultural origins; besides, it undertakes a critical analysis of some of the main ‘commonplaces’ which tend to characterise the principal argumentative schemes adopted by the advocates of such an approach. The latter analysis aims at verifying the real unity of Restorative Justice as a theory and, secondly, is intended to let emerge concepts and argumentative structures able to place Restorative Justice’s innovative strength within a solid philosophical frame.
"
Papers by Federico Reggio
Breve presentazione dei contenuti, fonte e sviluppo del noto brocardo garantistic
Il saggio propone una lettura della filosofia giuridica vichiana come "consapevole alternati... more Il saggio propone una lettura della filosofia giuridica vichiana come "consapevole alternativa", maturata in un contrasto di critica ai presupposti filosofico-giuridici del giusnaturalismo moderno, di cui Vico fu acuto osservatore. La critica vichiana, e la proposta dell'autore, tuttavia, sono rimasti una sorta di "immagine scartata", dal momento che lo sviluppo delle idee moderne in et\ue0 illuminista, e nelle epoche successive, ha mostrato il prevalere - soprattutto in ambito filosofico-giuridico - proprio di quelle premesse di pensiero di cui Vico fu cos\uec acuto critico

Le soluzioni della controversia individuate sulla base del 'consensus inter partes' - com... more Le soluzioni della controversia individuate sulla base del 'consensus inter partes' - come accade, ad es., nella transazione o nella conciliazione emersa all'esito di una mediazione - sono qui indagate come 'zona limite' della positivit\ue0 giuridica. Esse individuano infatti una 'norma del caso' capace di sostituirsi, in tutto o in parte, alla decisione giudiziale, eppure cos\uec circoscritta alla situazione disciplinata da non risultare richiamabile in altri casi analoghi come precedente. Si cercher\ue0 dunque di riflettere sul fulcro concettuale di tali soluzioni concordate: ci si chieder\ue0 se esso poggi esclusivamente su basi volontaristiche, o se invece altri fattori oltre al solo consenso delle parti possano spiegarne le prerogative e le specificit\ue0. Tali interrogativi evidenziano l'esigenza di interrogarsi sul possibile significato di un sempre pi\uf9 ampio ricorso a strumenti di 'giustizia consensuale' in un contesto di asserita crisi della 'positivit\ue0' giuridica, dalla quale non pare esente nemmeno l'istituto del processo
Rivista internazionale di filosofia del diritto, 2005
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""In a moment in which several different voices underline the state of crisis that char... more ""In a moment in which several different voices underline the state of crisis that characterizes criminal justice both in its conceptual premises and its practical applications, Restorative Justice captures an increasingly high interest: such a conception underlines – although with different articulations – the importance of a reparative and participatory approach to the reaction to crime. By claiming a deeper attention to the wound that crime has actually performed, and therefore also to the persons directly involved in it, Restorative Justice purposes a decisive change of perspectives in the way punishment and its determination are conceived. Such an approach invites, first of all, to rethink the justification, the goal, and the limits of the reaction to crime, therefore tends to criticize several conceptual premises which characterised the modern and contemporary vision of criminal justice. This study is meant to offer, at first, an introduction to Restorative Justice, analysing its constitutive elements, the main models of its practical applications, and its cultural origins; besides, it undertakes a critical analysis of some of the main ‘commonplaces’ which tend to characterise the principal argumentative schemes adopted by the advocates of such an approach. The latter analysis aims at verifying the real unity of Restorative Justice as a theory and, secondly, is intended to let emerge concepts and argumentative structures able to place Restorative Justice’s innovative strength within a solid philosophical frame. ""

Academia letters, Aug 6, 2021
The mystique of a largely obscure history. Some puzzling questions on the Greeks in Bactria and I... more The mystique of a largely obscure history. Some puzzling questions on the Greeks in Bactria and India. The history of the easternmost Hellenistic realms, the kingdom of Bactria and the Indo-Greek kingdom is as fascinating and challenging as still largely obscure. Scholars often found themselves moving into a realm of hypotheses and counterhypotheses around a variety of topics, starting from the attempt to explain the high number of kings (with different names and a variety of possible dynastic affiliations) that we mostly know only on the base of numismatic findings 1 . Another quite open question regards the relationship between Graeco-Bactrians, Indo-Greeks and other peoples that came to power in the kaleidoscopic scenario of the Indian Subcontinent since the second half of the II century b.C., such as the Indo-Scythians and the 1 See, for a first overview, W.
Mediares, Journal on Conflict Transformation, Restorative Culture and Mediation, 2024
An end-of-life frontier. Palliative care, 'good accompaniment' and doctor-patient relationship in... more An end-of-life frontier. Palliative care, 'good accompaniment' and doctor-patient relationship in light of a dialogical (and restorative) perspective 1
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Books by Federico Reggio
practice of peacebuilding, thereby taking into account the reflections of two pioneers in the field,
Howard Zehr and John William Cooley. The first Author – widely considered as the ‘grandfather’ of
restorative justice – has often taken profit by his expertise as a photographer, which affected his
perspective(s) on justice both at a theoretical and a practical level. Conversely, Cooley – whose vital
contribution to the theory of civil mediation is mostly connected to binding it to (a classical approach
to legal) argumentation – has reflected on the role of music in the theory and practice of mediation.
He suggested, in fact, a parallelism between being a mediator and a musician (both considered as a
performer and as a composer). Through different disciplines and metaphoric images, both Zehr and
Cooley show how arts can help reflecting on the perspective and angle through which a justice
process is understood, envisioned and put into practice. Concluding remarks are elaborated through
a reading of some argumentations drawn by John Paul Lederach’s very own The Moral Imagination.
Justice sembra aver conquistato stabilmente l’attenzione del dibattito
internazionale sulla giustizia penale, accreditandosi come proposta tanto
legittima quanto affascinante, non da ultimo per la sua capacità di
proporre una ‘alternativa’ sia concettuale che pratica al tradizionale modo
di pensare e ‘praticare’ la sanzione penale. Eppure, permangono alcune
‘zone critiche’ – sia di carattere teorico che di carattere pratico – rispetto
alle quali il paradigma restorative sembra caratterizzato ancora da una
certa incompiutezza, che ne investe anche i profili metodologici. L’indagine
che segue ha lo scopo di ‘fotografare’ questa situazione-soglia, portando il
lettore a ‘leggere fra le righe’ di una proposta avvincente, oggi chiamata a
dar conto della propria effettiva capacità innovativa in un contesto di
giustizia penale ancora poco propenso ad accogliere istanze di
complessivo e radicale ripensamento.
introduzione prospettica alla mediazione, offrendo alcuni spunti
metodologici per avvicinarsi a tale istituto entro un approccio dialogicoargomentativo,
che ha al cuore il concetto di mediazione come ‘maieutica
del dialogo’, atta ad abilitare fra le parti un confronto ragionato. Qui,
entro le dimensioni di ethos, pathos e logos, le parti protagoniste di una
controversia sono abilitate a ricercare una soluzione sostenibile che possa
per loro valere come ‘norma del caso’. Segue, nella seconda parte, una
disamina di alcuni di tali strumenti metodologici alla luce di problematiche
e questioni emerse in un case-study reale, che ripropone una lettura di una
controversia efficacemente risolta in sede di mediazione.
offrono lo spunto per ritornare su alcuni elementi salienti del percorso di Zanuso, raccogliendo, in particolare, il suo invito ad una prospettiva dialettica del biodiritto, qui declinato secondo una proposta di ‘biogiuridica dialogica’.
Un aspetto ancora controverso, a questo riguardo, è il rapporto che Vico ebbe nei confronti del suo tempo, e, più in generale, della Weltanschauung moderna, di cui fu, dall’interno, interlocutore critico, non di rado proponendo percorsi concettuali alternativi rispetto al mainstream dei suoi contemporanei.
In un momento nel quale, come accade nella temperie attuale, si constatano con lucidità, e talora con senso di disillusione, molti dei fallimenti teoretici e pratici intorno ai quali la visione del mondo moderna aveva costruito e alimentato le sue aspirazioni di “magnifiche sorti e progressive”, volgere lo sguardo al pensiero di Giambattista Vico è come confrontarsi con un’alternativa in gran parte rimasta inascoltata, se non sconfitta, nel momento in cui fu concepita e presentata.
Forse, proprio da quel “paradigma scartato” che fu – nel ‘700 – la filosofia giuridica vichiana, possono giungere spunti ancor oggi ricchi di interesse ed attualità: non certo perché si possa “ritornare al quel bivio” per scegliere una strada differente da quella in cui l’Occidente si è avventurato nella Modernità, bensì perché misurarsi con gli argomenti dell’alternativa scartata può offrire – in pieno esodo dalla mentalità moderna – ulteriori spunti e motivi di riflessione perché il pensiero giuridico contemporaneo acquisisca consapevolezza delle opzioni filosofiche da cui deriva, così come del fatto che esse non risultano una via obbligata.
Frontiere raccoglie questo ‘invito alla complessità’ proponendo non già una trattazione di ampio spettro sul biodiritto in generale, bensì tre itinerari di pensiero su temi di rilevanza biogiuridica: il primo riguarda una frontiera di ‘inizio vita’, come il tema del ‘risarcimento da nascita indesiderata’ (e la connessa e discussa domanda sulla possibile esistenza di un ‘diritto a non nascere, se non sano’); segue una riflessione su una frontiera di ‘fine vita’, e in particolare sul ‘buon accompagnamento’, analizzato sia da un punto di vista etico-filosofico che con riguardo ai profili comunicativi della relazione medico-paziente. Il terzo itinerario, infine, propone riflessioni filosofiche di portata più generale, maturate a partire dal confronto con due differenti ed autorevoli approcci filosofico-giuridici al biodiritto.
Il percorso proposto dal testo ambisce ad aiutare il lettore a cogliere alcuni fra i principali profili problematici inerenti al dibattito contemporaneo, non già perché da tale consapevolezza sorga un invito allo scacco e alla paralisi: si auspica, piuttosto, che ciò valga come esortazione a sottoporre la riflessione e l’agire biogiuridici alla prova di un vaglio critico e di un autentico dialogo e fra gli interlocutori coinvolti.
By claiming a deeper attention to the wound that crime has actually performed, and therefore also to the persons directly involved in it, Restorative Justice purposes a decisive change of perspectives in the way punishment and its determination are conceived. Such an approach invites, first of all, to rethink the justification, the goal, and the limits of the reaction to crime, therefore tends to criticize several conceptual premises which characterised the modern and contemporary vision of criminal justice.
This study is meant to offer, at first, an introduction to Restorative Justice, analysing its constitutive elements, the main models of its practical applications, and its cultural origins; besides, it undertakes a critical analysis of some of the main ‘commonplaces’ which tend to characterise the principal argumentative schemes adopted by the advocates of such an approach. The latter analysis aims at verifying the real unity of Restorative Justice as a theory and, secondly, is intended to let emerge concepts and argumentative structures able to place Restorative Justice’s innovative strength within a solid philosophical frame.
"
Papers by Federico Reggio
practice of peacebuilding, thereby taking into account the reflections of two pioneers in the field,
Howard Zehr and John William Cooley. The first Author – widely considered as the ‘grandfather’ of
restorative justice – has often taken profit by his expertise as a photographer, which affected his
perspective(s) on justice both at a theoretical and a practical level. Conversely, Cooley – whose vital
contribution to the theory of civil mediation is mostly connected to binding it to (a classical approach
to legal) argumentation – has reflected on the role of music in the theory and practice of mediation.
He suggested, in fact, a parallelism between being a mediator and a musician (both considered as a
performer and as a composer). Through different disciplines and metaphoric images, both Zehr and
Cooley show how arts can help reflecting on the perspective and angle through which a justice
process is understood, envisioned and put into practice. Concluding remarks are elaborated through
a reading of some argumentations drawn by John Paul Lederach’s very own The Moral Imagination.
Justice sembra aver conquistato stabilmente l’attenzione del dibattito
internazionale sulla giustizia penale, accreditandosi come proposta tanto
legittima quanto affascinante, non da ultimo per la sua capacità di
proporre una ‘alternativa’ sia concettuale che pratica al tradizionale modo
di pensare e ‘praticare’ la sanzione penale. Eppure, permangono alcune
‘zone critiche’ – sia di carattere teorico che di carattere pratico – rispetto
alle quali il paradigma restorative sembra caratterizzato ancora da una
certa incompiutezza, che ne investe anche i profili metodologici. L’indagine
che segue ha lo scopo di ‘fotografare’ questa situazione-soglia, portando il
lettore a ‘leggere fra le righe’ di una proposta avvincente, oggi chiamata a
dar conto della propria effettiva capacità innovativa in un contesto di
giustizia penale ancora poco propenso ad accogliere istanze di
complessivo e radicale ripensamento.
introduzione prospettica alla mediazione, offrendo alcuni spunti
metodologici per avvicinarsi a tale istituto entro un approccio dialogicoargomentativo,
che ha al cuore il concetto di mediazione come ‘maieutica
del dialogo’, atta ad abilitare fra le parti un confronto ragionato. Qui,
entro le dimensioni di ethos, pathos e logos, le parti protagoniste di una
controversia sono abilitate a ricercare una soluzione sostenibile che possa
per loro valere come ‘norma del caso’. Segue, nella seconda parte, una
disamina di alcuni di tali strumenti metodologici alla luce di problematiche
e questioni emerse in un case-study reale, che ripropone una lettura di una
controversia efficacemente risolta in sede di mediazione.
offrono lo spunto per ritornare su alcuni elementi salienti del percorso di Zanuso, raccogliendo, in particolare, il suo invito ad una prospettiva dialettica del biodiritto, qui declinato secondo una proposta di ‘biogiuridica dialogica’.
Un aspetto ancora controverso, a questo riguardo, è il rapporto che Vico ebbe nei confronti del suo tempo, e, più in generale, della Weltanschauung moderna, di cui fu, dall’interno, interlocutore critico, non di rado proponendo percorsi concettuali alternativi rispetto al mainstream dei suoi contemporanei.
In un momento nel quale, come accade nella temperie attuale, si constatano con lucidità, e talora con senso di disillusione, molti dei fallimenti teoretici e pratici intorno ai quali la visione del mondo moderna aveva costruito e alimentato le sue aspirazioni di “magnifiche sorti e progressive”, volgere lo sguardo al pensiero di Giambattista Vico è come confrontarsi con un’alternativa in gran parte rimasta inascoltata, se non sconfitta, nel momento in cui fu concepita e presentata.
Forse, proprio da quel “paradigma scartato” che fu – nel ‘700 – la filosofia giuridica vichiana, possono giungere spunti ancor oggi ricchi di interesse ed attualità: non certo perché si possa “ritornare al quel bivio” per scegliere una strada differente da quella in cui l’Occidente si è avventurato nella Modernità, bensì perché misurarsi con gli argomenti dell’alternativa scartata può offrire – in pieno esodo dalla mentalità moderna – ulteriori spunti e motivi di riflessione perché il pensiero giuridico contemporaneo acquisisca consapevolezza delle opzioni filosofiche da cui deriva, così come del fatto che esse non risultano una via obbligata.
Frontiere raccoglie questo ‘invito alla complessità’ proponendo non già una trattazione di ampio spettro sul biodiritto in generale, bensì tre itinerari di pensiero su temi di rilevanza biogiuridica: il primo riguarda una frontiera di ‘inizio vita’, come il tema del ‘risarcimento da nascita indesiderata’ (e la connessa e discussa domanda sulla possibile esistenza di un ‘diritto a non nascere, se non sano’); segue una riflessione su una frontiera di ‘fine vita’, e in particolare sul ‘buon accompagnamento’, analizzato sia da un punto di vista etico-filosofico che con riguardo ai profili comunicativi della relazione medico-paziente. Il terzo itinerario, infine, propone riflessioni filosofiche di portata più generale, maturate a partire dal confronto con due differenti ed autorevoli approcci filosofico-giuridici al biodiritto.
Il percorso proposto dal testo ambisce ad aiutare il lettore a cogliere alcuni fra i principali profili problematici inerenti al dibattito contemporaneo, non già perché da tale consapevolezza sorga un invito allo scacco e alla paralisi: si auspica, piuttosto, che ciò valga come esortazione a sottoporre la riflessione e l’agire biogiuridici alla prova di un vaglio critico e di un autentico dialogo e fra gli interlocutori coinvolti.
By claiming a deeper attention to the wound that crime has actually performed, and therefore also to the persons directly involved in it, Restorative Justice purposes a decisive change of perspectives in the way punishment and its determination are conceived. Such an approach invites, first of all, to rethink the justification, the goal, and the limits of the reaction to crime, therefore tends to criticize several conceptual premises which characterised the modern and contemporary vision of criminal justice.
This study is meant to offer, at first, an introduction to Restorative Justice, analysing its constitutive elements, the main models of its practical applications, and its cultural origins; besides, it undertakes a critical analysis of some of the main ‘commonplaces’ which tend to characterise the principal argumentative schemes adopted by the advocates of such an approach. The latter analysis aims at verifying the real unity of Restorative Justice as a theory and, secondly, is intended to let emerge concepts and argumentative structures able to place Restorative Justice’s innovative strength within a solid philosophical frame.
"
digital technologies in a way that puts the human being at the centre of the attention, considering how
instead the digital world and its related technologies can result de-humanizing at various levels. The
digital world, in fact, can produce or enhance various forms of discrimination, whose outcome may
ultimately result in forms of more or less explicit violence to people and relationships.
This writing will not take into account restorative ways to react to phenomena of discrimination, but
rather will seeks to show that a restorative approach can offer important conceptual and ethical
standpoints for legal designers and technology developers in order to design digital technology around
users, their interests and their needs rather than imposing such tools "on", or "notwithstanding",
them. The overall goal of these first reflection on the theme is to offer a pathway able to match a “critical
openness” towards technological innovations with the issue of ethically safeguarding the protection of
their human users.
Have you noticed that often negotiation and mediation are defined as "arts?"
Have you noticed metaphors like "framing" and "reframing" or "harmonizing conflicting issues"?
Then the cross-section between art and peacebuilding is all but weird.
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With a renewed, empowered Scientific Commitee and Editorial Board, the online journal Mediares is ready to launch n. 1/2021 in an online, bilingual (English; Italian) format.