Daniel Dovico
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Papers by Daniel Dovico
Condurre una vita associata significa oggi, in buona parte, condurre una vita connessa. Molti degli aspetti della nostra esistenza passano ormai attraverso la rete e i dispositivi che consentono di accedervi: ciò riguarda non solo gli interessi, le relazioni personali o il tempo libero, ma anche la vita lavorativa e la possibilità di usufruire di servizi pubblici.
La versatilità della rete e delle tecnologie informatiche si pone alla radice del loro successo e contribuisce a spiegare la loro diffusione capillare. Questa stessa ramificazione, che ha messo in collegamento tra loro miliardi di utenti in tutto il mondo, ha visto ugualmente l’imporsi nella vita pubblica e nell’economia dei cosiddetti new media. Ciò ha avuto tra i suoi effetti una sostanziale alterazione delle modalità di produzione, diffusione e fruizione degli oggetti culturali, oltre ad imprimere una trasformazione radicale a quel che si è soliti chiamare cultura. A maggior ragione, quindi, chi si occupa di studi umanistici è chiamato a interrogarsi sulle problematiche che emergono da tali rivolgimenti e sui loro esiti possibili.
Abbiamo iniziato tracciando per sommi capi una storia delle origini di internet, inframezzandola con alcuni momenti decisivi che hanno riguardato il diffondersi dell’informatica nella cultura di massa. Ciò ci ha consentito di esaminare sia l’avverarsi di una rete oligopolistica e trasversalmente commerciale, sia quelle aspirazioni e possibilità che non hanno avuto modo di realizzarsi o hanno finito per assumere posizioni marginali. Successivamente, ci siamo concentrati sulle dinamiche economiche sottese allo stato attuale del web, che coinvolgono gli utenti attraverso vari espedienti tecnici finalizzati alla raccolta dati e alla personalizzazione di contenuti e annunci pubblicitari. Inoltre, abbiamo tentato di comprendere, su basi sociologiche e psicologiche, come un’organizzazione degli apparati tecnologici a fini prettamente economici contribuisca a precisare una corrispondente strutturazione delle identità personali, della circolazione d’informazioni, delle esperienze culturali e delle relazioni. Da tali osservazioni empiriche emerge come gli attuali assetti tecnico-economici favoriscano l’ulteriore radicamento di una cultura incentrata su un individualismo egoistico e narcisistico, su relazioni interpersonali strumentali e su un’esperienza estetica compromessa dalle logiche del consumo.
La concretezza di queste stesse osservazioni ha gettato le fondamenta per la costruzione di un percorso filosofico che, a partire dalla teoria dell’individuazione concepita da Gilbert Simondon, approda alle riflessioni sulla tecnica di Bernard Stiegler. Secondo quest’ultimo, l’implementazione diffusa delle tecnologie computazionali a sostegno del consumo corrisponde a una de-individuazione dei singoli e dei gruppi, ossia a un’incapacità di differenziazione che comporta un crollo del desiderio e un irrigidimento mortifero. Tale irrigidimento si attua anche nella sovrabbondanza di esteriorizzazione tecnica che colpisce i saperi, cosicché gli esseri umani finiscono per perdere il loro saper vivere. In conclusione, abbiamo passato al setaccio il pensiero di Maurice Merleau-Ponty, cercando nel linguaggio dei segnali che alludessero a possibilità alternative e alle potenzialità taumaturgiche del linguaggio stesso. Come si vedrà, tali segnali assumono una luminescenza eccezionalmente vivida nella parola letteraria.
Condurre una vita associata significa oggi, in buona parte, condurre una vita connessa. Molti degli aspetti della nostra esistenza passano ormai attraverso la rete e i dispositivi che consentono di accedervi: ciò riguarda non solo gli interessi, le relazioni personali o il tempo libero, ma anche la vita lavorativa e la possibilità di usufruire di servizi pubblici.
La versatilità della rete e delle tecnologie informatiche si pone alla radice del loro successo e contribuisce a spiegare la loro diffusione capillare. Questa stessa ramificazione, che ha messo in collegamento tra loro miliardi di utenti in tutto il mondo, ha visto ugualmente l’imporsi nella vita pubblica e nell’economia dei cosiddetti new media. Ciò ha avuto tra i suoi effetti una sostanziale alterazione delle modalità di produzione, diffusione e fruizione degli oggetti culturali, oltre ad imprimere una trasformazione radicale a quel che si è soliti chiamare cultura. A maggior ragione, quindi, chi si occupa di studi umanistici è chiamato a interrogarsi sulle problematiche che emergono da tali rivolgimenti e sui loro esiti possibili.
Abbiamo iniziato tracciando per sommi capi una storia delle origini di internet, inframezzandola con alcuni momenti decisivi che hanno riguardato il diffondersi dell’informatica nella cultura di massa. Ciò ci ha consentito di esaminare sia l’avverarsi di una rete oligopolistica e trasversalmente commerciale, sia quelle aspirazioni e possibilità che non hanno avuto modo di realizzarsi o hanno finito per assumere posizioni marginali. Successivamente, ci siamo concentrati sulle dinamiche economiche sottese allo stato attuale del web, che coinvolgono gli utenti attraverso vari espedienti tecnici finalizzati alla raccolta dati e alla personalizzazione di contenuti e annunci pubblicitari. Inoltre, abbiamo tentato di comprendere, su basi sociologiche e psicologiche, come un’organizzazione degli apparati tecnologici a fini prettamente economici contribuisca a precisare una corrispondente strutturazione delle identità personali, della circolazione d’informazioni, delle esperienze culturali e delle relazioni. Da tali osservazioni empiriche emerge come gli attuali assetti tecnico-economici favoriscano l’ulteriore radicamento di una cultura incentrata su un individualismo egoistico e narcisistico, su relazioni interpersonali strumentali e su un’esperienza estetica compromessa dalle logiche del consumo.
La concretezza di queste stesse osservazioni ha gettato le fondamenta per la costruzione di un percorso filosofico che, a partire dalla teoria dell’individuazione concepita da Gilbert Simondon, approda alle riflessioni sulla tecnica di Bernard Stiegler. Secondo quest’ultimo, l’implementazione diffusa delle tecnologie computazionali a sostegno del consumo corrisponde a una de-individuazione dei singoli e dei gruppi, ossia a un’incapacità di differenziazione che comporta un crollo del desiderio e un irrigidimento mortifero. Tale irrigidimento si attua anche nella sovrabbondanza di esteriorizzazione tecnica che colpisce i saperi, cosicché gli esseri umani finiscono per perdere il loro saper vivere. In conclusione, abbiamo passato al setaccio il pensiero di Maurice Merleau-Ponty, cercando nel linguaggio dei segnali che alludessero a possibilità alternative e alle potenzialità taumaturgiche del linguaggio stesso. Come si vedrà, tali segnali assumono una luminescenza eccezionalmente vivida nella parola letteraria.