Books by salvatore anselmo

Il volume esamina, per la prima volta, i simulacri lignei del Settecento custoditi nelle chiese,... more Il volume esamina, per la prima volta, i simulacri lignei del Settecento custoditi nelle chiese, nei Musei Diocesani e nelle collezioni private dell’Isola. Sono opere che, a grandezza naturale e di forte impatto emotivo, furono commissionate da prelati, confraternite, devoti e nobili. Le sculture, alcune restaurate altre in cattivo stato di conservazione, sono state approntate, secondo la pertinente temperie culturale, da artisti siciliani e napoletani, talora su prototipi di manufatti presenti a Roma. Divulgatori della produzione artistica capitolina in Sicilia furono l’architetto Giacomo Amato, il pittore Vito D’Anna, gli scultori Giovan Battista Ragusa e Ignazio Marabitti, non a caso documentati nella Città Eterna. Alle opere di questi artisti, non a caso palermitani, si sono dunque ispirati alcuni scultori siciliani. Tra gli autori isolani indagati nel volume, dei quali è stato ampliato il corpus di opere con manufatti inediti, si citano i panormitani Lorenzo e Nicolò Curti, Francesco Sciambra, Pietro Marabitti, Antonino Barcellona e Filippo Quattrocchi, i trapanesi fra’ Benedetto Valenza, Rocco Jacopelli, Cristofo Milanti, Mario Ciotta junior, Giacomo Tartaglio, Vito Lombardo, Antonio, Francesco e Domenico Nolfo e Baldassare Pisciotta, l’acese Ignazio Castorina Canzirri e gli agrigentini Antonio La Bella e Antonino Lo Verde. Tra gli artisti partenopei, documentati peraltro in altre regioni d’Italia, come Puglia, Basilicata, Lazio, Sardegna e Calabria ma anche in Spagna, si annoverano i più noti Pietro e Gaetano Patalano, Nicola Fumo, Giacomo Colombo, Francesco Antonio Picano, Ursino e Nicola De Mari, Giovanni Colicci, Giuseppe Picano e, ancora, Pietro Padula, Gennaro e Gaetano Franzese, Gaspare Castelli, Lorenzo Cerasuolo e i Verzella. Gli scultori napoletani approntavano le effigi lignee nella città di origine, e poi, via mare fino ai porti e successivamente tramite le lunghe ‘trazzere’, le statue giungevano negli edifici chiesastici dove venivano collocate dopo piccoli interventi di restauro dovuti ai traumi del viaggio. Le sculture partenopee, molte delle quali presentate per la prima volta nel volume, sono le più espressive. La Sicilia, nel Settecento, si configura, ancora una volta, come fulcro e crocevia di istanze e tendenze culturali provenienti dagli altri paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo

La produzione d’arte decorativa isolana ha una sua spiccata identità, tale da non temere confront... more La produzione d’arte decorativa isolana ha una sua spiccata identità, tale da non temere confronti. Il volume Divina Instrumenta. Argenti liturgici nelle chiese di Gangi, frutto di una indagine attenta e certosina di carattere specialistico, dimostra la bellezza e l’unicità di preziosi manufatti siciliani dei secoli passati. Unitamente ad altri studi condotti dagli anni Trenta del secolo scorso sino ad oggi, l’autore pubblica un libro la cui analisi è stata focalizzata, per la prima volta, su manufatti d’arte sacra, che, forgiati in oro, argento e rame ed arricchiti dal corallo, utilizzato con forte valenza simbolica, da smalti policromi e da pietre dure, sono custoditi nelle diverse e ricche chiese di Gangi. Le suppellettili liturgiche sono state realizzate da maestranze siciliane e non, dalla fine del Trecento, quando nell’Isola circolavano opere di origine toscana e ligure, agli inizi dell’Ottocento, secolo caratterizzato dall’avvento del rigoroso e sobrio stile neoclassico. Commissionate da ecclesiastici, nobili e giurati, che si emulavano gli uni con gli altri, talora con il sostegno dei fedeli, le opere, al pari delle arti figurative, sono state realizzate su precise indicazioni di teologi e su probabile disegno di architetti dal nome illustre, come ad esempio Gandolfo Felice Bongiorno. Diversi manufatti sono ancora oggi adoperati durante le celebrazioni eucaristiche, alcuni dei quali, infatti, pur musealizzati nei locali annessi alla Chiesa Madre, vengono utilizzati per le solenni funzioni religiose. Il volume ricostruisce, quindi, la produzione degli autori in relazione alle preziose opere di cui vi si parla e, nello stesso tempo, guida il lettore, sia esso uno specialista del settore oppure un cultore, in un affascinante viaggio nella Gangi dei secoli passati, facendo rivivere la ricca varietà di ambienti, familiari e sociali, in illo tempore intrisi fervidamente di fede, carità e devozione popolare, che ancora oggi sono indubitabilmente riscontrabili nella vita quotidiana dei cittadini del borgo madonita.

Il volume, seconda edizione aggiornata di Le Madonie. Guida all’arte edito nel 2008, esamina il p... more Il volume, seconda edizione aggiornata di Le Madonie. Guida all’arte edito nel 2008, esamina il patrimonio storico artistico dei seguenti paesi delle Madonie: Caltavuturo, Castelbuono, Cefalù, Collesano, Geraci Siculo, Gangi, Gratteri, Isnello, Petralia Soprana, Petralia Sottana, Polizzi Generosa, Pollina, San Mauro Castelverde e Sclafani Bagni. Per ogni singolo borgo si affronta brevemente la storia della città e successivamente si esaminano le chiese e le opere d’arte ivi contenute, iniziando dalla Chiesa Madre o dalla Basilica per poi continuare con gli altri edifici chiesastici e i palazzi nobiliari. Particolare attenzione viene riservata all’architettura, come le chiese medievali e rinascimentali di Castelbuono, Gratteri e Isnello o quelle barocche e rococò di Petralia Soprana e Polizzi Generosa. In merito alla pittura si affrontano in modo più approfondito i mosaici del bema della Cattedrale di Cefalù, i polittici del Quattro e del Cinquecento di Castelbuono, Petralia Sottana e Polizzi Generosa, le pale d’altare del Sei e del Settecento collocate nelle diverse chiese, i cicli di affreschi e le croci dipinte, come quella di Guglielmo da Pesaro della Cattedrale di Cefalù. Si indaga sia la scultura marmorea, gran parte della quale scolpita dai Gagini e da altri artisti carraresi attivi in Sicilia nel XVI secolo, sia quella lignea, realizzata da artisti locali o provenienti da altre province. Per ogni singola opera si fa riferimento alla letteratura artistica riportando le diverse ipotesi di studio circa l’autore e il periodo. Il volume indaga, inoltre, i musei del territorio, come il Mandralisca di Cefalù, dove è esposto il Ritratto di Antonello da Messina, ed i due di Castelbuono e Gibilmanna. La pubblicazione comprende anche le schede biografiche sui più noti artisti madoniti che hanno operato anche in altri centri della Sicilia, come i pittori Gaspare Bazzano e Giuseppe Salerno, noti come Zoppo di Gangi, e gli scultori frate Umile, frate Innocenzo, frate Benedetto, Giovan Pietro Ragona, Pietro Bencivinni e Filippo Quattrocchi.

Temi di questo volume sono l'aulica produzione siciliana di preziosi monili in oro, smalti, coral... more Temi di questo volume sono l'aulica produzione siciliana di preziosi monili in oro, smalti, corallo e pietre preziose, la superba creatività nel modellare suppellettili liturgiche in argento e l'eccellente tradizione manifatturiera di parati sacri. Viene dunque svelata un'eccezionale collezione di opere d'arte decorativa di cui si fornisce un'analitica catalogazione. Ciascun manufatto, doviziosamente descritto, è infatti contestualizzato nella pertinente temperie storico culturale di cui è espressione. L'ampia rassegna comprende opere realizzate dal X al XIX secolo e conservate nelle chiese di Petralia Sottana, centro delle alte Madonie. Il forte sentimento devozionale e la sensibilità nel dare splendore al Mistero eucaristico sono tra le motivazioni che hanno sollecitato la generosa committenza di confraternite, compagnie, pii fedeli, nobili, come i Pucci e i Lanza, badesse o prelati, come don Pietro Macaluso I e don Nicola Maria Polizzotti. Grazie alla loro munificenza, spesso eternata da iscrizioni o dedotta da ricerche documentarie, la comunità madonita possiede importanti tesori prodotti dalle più ricerca-te maestranze non solo regionali, ma anche internazionali.

Il libro esamina le suppellettili liturgiche in argento, i monili in oro, smalti e pietre prezios... more Il libro esamina le suppellettili liturgiche in argento, i monili in oro, smalti e pietre preziose, i parati sacri ricamati e operati e le opere in avorio, ambra e alabastro realizzati dal XV al XIX secolo e conservati nelle chiese di Polizzi Generosa, centro delle alte Madonie. Il volume è costituito da un saggio introduttivo e dalle schede delle opere, divise per tipologia, materiale e secolo. Ciascun manufatto è, infatti, contestualizzato nella pertinente temperie storico culturale di cui è espressione. Il sentimento devozionale e la sensibilità nel dare splendore al Mistero eucaristico sono tra le motivazioni che hanno sollecitato la generosa committenza di pii fedeli, prelati e nobili. Ne costituisce significativo esempio la Custodia Eucaristica in argento realizzata da Nibilio Gagini nel 1586 su commissione di Leonardo Cirillo. Altro pregevole capolavoro è l’urna d’argento di San Gandolfo, patrono del centro, realizzata da diversi argentieri, tra cui Nibilio e Giuseppe Gagini, tra il XVI e il XIX secolo. Alcune opere attualmente custodite nel Tesoro della Chiesa Madre, realizzate perlopiù da maestranze palermitane, provengono dagli edifici chiesastici degli ordini religiosi o da altre chiese distrutte o chiuse al culto. Il volume, completo di appendice documentaria e bibliografia, offre, dunque, la conoscenza di un patrimonio di grande interesse pressoché inedito.

Il libro esamina il patrimonio storico artistico dei seguenti paesi delle Madonie: Caltavuturo, C... more Il libro esamina il patrimonio storico artistico dei seguenti paesi delle Madonie: Caltavuturo, Castelbuono, Cefalù, Collesano, Geraci Siculo, Gangi, Gratteri, Isnello, Petralia Soprana, Petralia Sottana, Polizzi Generosa, Pollina, San Mauro Castelverde e Sclafani Bagni. Si tratta di centri della provincia di Palermo che ora appartengo all’antica Diocesi di Cefalù. Per ogni singolo paese si affronta brevemente la storia della città e successivamente si esaminano le chiese e le opere d’arte ivi contenute, iniziando dalla Chiesa Madre o dalla Basilica per poi continuare con gli altri edifici chiesastici e i palazzi nobiliari. Particolare attenzione si dà all’architettura, come le chiese medievali e rinascimentali di Castelbuono, Gratteri e Isnello o quelle barocche e rococò di Petralia Soprana e Polizzi Generosa. In merito alla pittura si affrontano in modo più approfondito i mosaici del bema della Cattedrale di Cefalù, i polittici del Quattro e del Cinquecento di Castelbuono, Petralia Sottana e Polizzi Generosa, le pale d’altare del Sei e del Settecento collocate nelle diverse chiese, i cicli di affreschi e le croci dipinte, come quella di Guglielmo da Pesaro della Cattedrale di Cefalù. Interessante è pure la scultura marmorea, gran parte della quale scolpita dai Gagini e da altri artisti carraresi attivi in Sicilia nel XVI secolo, e quella lignea, realizzata da artisti locali o provenienti da altre province. Per ogni singola opera si fa riferimento alla letteratura artistica riportando le diverse ipotesi di studio circa l’autore e il periodo. Il volume indaga pure i musei del territorio, come il Mandralisca di Cefalù, dove si trova il Ritratto di marinaio di Antonello da Messina, ed i due di Castelbuono e Gibilmanna. La pubblicazione comprende anche le schede biografiche sui più noti artisti madoniti che hanno operato anche in altri centri della Sicilia, come i pittori Gaspare Bazzano e Giuseppe Salerno, noti come Zoppo di Gangi, e gli scultori frate Umile da Petralia Soprana, Filippo Quattrocchi da Gangi e Pietro Bencivinni da Polizzi Generosa

Il libro tratta la produzione dell'intagliatore Pietro Bencivinni, natio di Polizzi Generosa, di ... more Il libro tratta la produzione dell'intagliatore Pietro Bencivinni, natio di Polizzi Generosa, di cui per la prima volta si ricostruisce la biografia e il catalogo, ed esamina più di 250 sculture e intagli lignei dal Quattrocento all'inizio dell'Ottocento custoditi nelle chiese dei quattordici paesi delle Madonie (Caltavuturo, Castelbuono, Cefalù, Collesano, Gangi, Geraci Siculo, Gratteri, Isnello, Petralia Soprana, Petralia Sottana, Polizzi Generosa, Pollina, San Mauro Castelverde e Sclafani Bagni). Sono centri che appartengono alla provincia di Palermo e che rientrano nell’antica Diocesi di Cefalù. La pubblicazione presenta una appendice documentaria costituita da 547 documenti rinvenuti presso l’archivio di Stato di Termini Imerese, in quello Diocesano di Cefalù nonché in quelli delle parrocchie dei centri madoniti. La ricerca ha rivelato un cospicuo numero di artisti locali che hanno realizzato opere ancora esistenti, come i cori delle Matrici di Petralia Soprana e Gratteri, il mobile di sagrestia della chiesa del Santissimo Salvatore di Petralia Soprana, il Cristo Risorto della chiesa di S. Michele di Isnello, l'Immacolata della Chiesa Madre di Geraci Siculo, la vara della crocifissione della chiesa di San Filippo di Scafani Bagni, le cornici, le custodie e le cantorie di numerose chiese. È stato pure ampliato il catalogo degli artisti del Cinque e del Seicento attivi pure in altri centri della Sicilia, come quello dello spagnolo Diego Ingutierrez, dei Matinati, dei Li Volsi da Tusa-Nicosia, di fra' Innocenzo da Petralia Sottana e del più noto fra' Umile da Petralia Soprana, di Vincenzo Di Giovanni e di Francesco Reyna. Particolare attenzione viene riservata alla produzione dei Ragona e a quella del gangitano Filippo Quattrocchi, scultori attestati in altri centri dell’Isola, da Messina a Catania, da Agrigento a Trapani. Il volume comprende un capitolo sulle sculture realizzate dai napoletani tra la fine del Seicento e il Settecento, come Giacomo Colombo, Lorenzo Cerasuolo, Gaetano Franzese, Gaspare Castelli e Domenico Puglisi, ed un altro interamente dedicato ai palermitani Bagnasco che concludono la grande stagione della scultura lignea in epoca Neoclassica.

Il libro esamina le suppellettili liturgiche ed i parati sacri realizzati dal XVI al XIX secolo e... more Il libro esamina le suppellettili liturgiche ed i parati sacri realizzati dal XVI al XIX secolo e conservati nelle chiese di Gratteri, centro delle alte Madonie. Esso è costituito da tre saggi, uno dedicato alle opere d’arte decorativa in argento di S. Anselmo e due ai paramenti sacri, operati e ricamati, di Rosalia Francesca Margiotta e Maurizio Vitella. A questi testi seguono le schede delle opere, divise per tipologie, materiale e secolo, redatte dai primi due autori. Ciascun manufatto è, infatti, contestualizzato nella pertinente temperie storico culturale di cui è espressione. Il sentimento devozionale e la sensibilità nel dare splendore al Mistero eucaristico sono tra le motivazioni che hanno sollecitato la generosa committenza di pii fedeli, prelati e nobili come i Ventimiglia. Il volume, completo di appendice documentaria e bibliografia, offre, dunque, la conoscenza di un patrimonio di grande interesse completamente inedito.
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Patrimonio Cultural. Ética, capacidades y sostenibilidad (Workshop Internacional de Patromonio Cultural, Baeza-2023- Baeza-Universidad Internacional de Andalucía , 17-19 luglio 2023) a cura di E. Alba Pagán e X. Revert Roldán, Universidad Internacional de Andalucia, pp. 363-381., 2024
Il contributo verte sul patrimonio culturale delle Madonie, territorio dell’entroterra della Sic... more Il contributo verte sul patrimonio culturale delle Madonie, territorio dell’entroterra della Sicilia che, appartenente alla provincia di Palermo, ricade nella giurisdizione ecclesiastica della Diocesi di Cefalù. Quest’area isolana, rimasta intatta nel corso dei secoli, è contraddistinta anche da paesaggi mozzafiati, da specie endemiche e da insediamenti rurali. I borghi che vi insistono, un tempo realtà feudali, ad eccezione della demaniale Polizzi Generosa e di Cefalù, sede vescovile, conservano ancora oggi un patrimonio storico-artistico di notevole interesse. Esso, indagato a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, è perlopiù inaccessibile. Solo una minima parte di queste opere d’arte è, infatti, fruibile nei musei del territorio. Scarsa e limitante si rivela il sistema viario dalle città principali alle Madonie così come carenti sono i mezzi pubblici. Il patrimonio culturale di questo specifico ambito geografico, se valorizzato in tutte le sue manifestazioni, potrà essere mezzo per rinvigorire l’economia del territorio, in cui tra l’altro, insiste un Parco Regionale protetto.

in “Ricche Minere. Rivista semestrale di storia dell’arte”, a. XI, n. 22 , dicembre, 2024
Si esaminano le principali botteghe di intagliatori che hanno operato tra la fine del Seicento e ... more Si esaminano le principali botteghe di intagliatori che hanno operato tra la fine del Seicento e la prima metà del Settecento nella Sicilia Occidentale. Sono ateliers che, talvolta con la magistrale guida di noti architetti o pittori isolani, hanno divulgato manufatti in legno con complessi intarsi, talvolta pure in madreperla, secondo la pertinente corrente culturale. Ad una produzione ancora vincolata alla temperie tardo manierista, ancora in auge allo scadere del XVII secolo, si sovrappongono opere barocche o tardo barocche, di matrice romana, prossime all’esuberante stile francese del rococò. Siffatti intagli - nello specifico armadi, cantorie, custodie, cori, paliotti, tabernacoli e tavoli - destinati ad ambienti chiesastici, attestano l’infiltrazione del barocco romano in Sicilia grazie a figure di spicco attive nel Città dei Papi, come quella dell’architetto crocifero Giacomo Amato. Questi, autore di un notevole corpus di disegni custodito nei depositi della Galleria Regionale della Sicilia di Palermo, Palazzo Abatellis, fu affiancato dal pittore Antonino Grano e dal più anziano marattesco Pietro Aquila (de Aquila). Le opere lignee, per le quali sono state avanzate ipotesi attributive, furono approntate per chiese o oratori palermitani ove, come confermano gli studi, risultano attestati non solo architetti ma anche pittori, scultori, marmorari, argentieri, orafi, corallai, ricamatori, tessitori e stuccatori, spesso in stretta sintonia tra loro. Si tratta, infatti, di équipe di artisti documentate nei più noti cantieri siciliani tra la fine del Sei e la prima metà del Settecento. Congiuntamente agli atelier palermitani operarono in Sicilia le botteghe locali, in particolate quelle agrigentine e trapanesi, le quali, lungi dall’essere estranee alle principali novità che diramarono gli intagliatori di Palermo, eseguirono intagli dal complesso programma iconografico, di sicuro suggerito da teologi o dai committenti. Significativa, a riguardo, è l’attività dei frati francescani, abili nella produzione di pregevoli intagli. Maggiore attenzione è riservata, infine, alle panche dell’oratorio di San Lorenzo di Palermo, costituite da 22 micro sculture in bosso eseguite tra il 1702 e il 1703 dal trapanese Leonardo Bongiorno, per le quali un inedito documento conferma l’ideazione di Giacomo Serpotta, il più noto stuccatore isolano, attivo, spesso, accanto al citato Amato.

Arti Decorative, costume e società nel Mediterraneo tra XVIII e XIX secolo, atti del Convegno Internazionale (Università degli Studi, 21-22 aprile 2023) a cura di R. Cruciata, M.C. Di Natale e S. Intorre, n. speciale 1/2024 Oadi Rivista, n. 29, Giugno , 2024
Dopo un excursus sulla sfortuna critica della scultura lignea del Settecento in Sicilia, si indag... more Dopo un excursus sulla sfortuna critica della scultura lignea del Settecento in Sicilia, si indaga la produzione artistica della bottega trapanese dei Milanti, il cui capostipite fu Leonardo, padre di Cristoforo (doc. 1660 ca-1718) e di Giuseppe (doc.1661-1697). Questi ultimi sono autori di statue in legno, in stucco e in marmo, eseguite non solo a Trapani e nei centri viciniori, ma anche a Palermo. Il contributo, oltre a riesaminare la produzione degli autori citati distinguendo i tratti stilistici adoperati dai membri dell’atelier, riconduce a Leonardo Milanti l’inedito Cristo Crocifisso della chiesa di Maria SS. del Giubino di Calatafimi (Tp) e alla bottega di Cristoforo, se non al maestro, il Crocifisso della chiesa di S. Francesco all’Immacolata di Agrigento

in "Las artes suntuarias al servicio del culto divino. Siglos XVI-XVIII", a cura di L. Illescas, A. Jantos Santos, J. Rivas Carmona, M. C. Di Natale, S. Intorre,, 2024
Prodotto delle botteghe orafe palermitane della metà del Seicento, è l’urna reliquiario dei Santi... more Prodotto delle botteghe orafe palermitane della metà del Seicento, è l’urna reliquiario dei Santi Alfio, Filadelfo e Cirino custodita nella Chiesa Madre di San Fratello (Me). Eseguita in pieno clima tridentino, l’opera è stata commissionata dall’establishment del borgo costituito, nello specifico, dal barone don Gaspare Lucchese e Filangeri Spatafora Larcan, dall’arcipresbitero, dal vicario nonché da altre figure emergenti del centro messinese, come governatori, giurati, capitani e notai. Il reliquiario dei santi patrizi, finora ignoto alla storiografia isolana, per le sue caratteristiche, costituisce un manufatto di transizione tra le più sontuose urne barocche siciliane - istoriate e culminanti con una micro figura del Santo - eseguite su più livelli e con disegno di pittori e architetti, e quelle, più ridimensionate e dalla forma di urna parallelepipedo, contraddistinte da un brioso motivo decorativo tipicamente tardo barocco. Si evidenziano, quindi, le caratteristiche delle più note urne isolane eseguite dal Seicento al Settecento delle quali si delinea l’evoluzione compositivo-formale

“Arte Cristiana. Rivista Internazionale di storia dell’arte e di arti liturgiche”, fasc. 928, vol. CX, gennaio-febbraio, 2022
Si esamina la diffusione e la circolazione delle reliquie da Roma alla Sicilia e la conseguente p... more Si esamina la diffusione e la circolazione delle reliquie da Roma alla Sicilia e la conseguente proliferazione, a seguito dei dettami del Concilio di Trento recepiti dai vari Sinodi diocesani, di sacre custodie in metallo prezioso o in legno. Vengono, infatti, indagati alcuni reliquiari d’argento che, custoditi nei Tesori siciliani, sono contestualizzati nella pertinente temperie storico-culturale. Due di essi, inediti e dalla tipologia a busto, sono conservati nel Tesoro della Matrice di San Mauro Castelverde (Pa). Della suppellettile liturgica contenente le sacra vestigia di S. Vittoria, sono stati individuati autore e committenti. L’altra inedita opera, voluta dal marchese Simone I Ventimiglia, signore del luogo, custodiva in origine le reliquie di S. Giorgio, primo protettore del borgo. Le spoglie della Santa furono donate da don Vincenzo Greco (1597-1687), di cui viene delineata la figura. Il presbitero, nato a S. Mauro, si trasferì a Roma, dove, oltre a rivestire incarichi di prestigio, entrò in contatto con influenti cardinali come L. Capponi, P. L. Caraffa, D. Carafa, F. e G. Verospi. Fu sovrintendente ai “Cimiterij de Santi Martiri”, incarico che gli permise di avere numerose reliquie di martiri che donò a diverse chiese siciliane. Greco regalò opere al suo borgo natio, come la Stauroteca riferita ad orafo lombardo della fine del XV sec. e per la cui committenza è stato ipotizzato l’ambito di Papa Alessandro VI, e il Salvator Mundi in marmo scolpito nel 1674 da Ercole Ferrata.

Napoli Nobilissima. Rivista di arti, filologia e storia, serie VII, vol. VIII, fascicolo I, gennaio-aprile, pp. 48-64., 2022
Dopo una premessa sui committenti, si indagano i più rappresentativi simulacri lignei del XVIII s... more Dopo una premessa sui committenti, si indagano i più rappresentativi simulacri lignei del XVIII secolo della Sicilia occidentale. Le statue sono state eseguite, secondo la pertinente temperie culturale, da scultori locali, talvolta ignari dei tratti innovativi del tempo, che hanno reiterato stilemi dei secoli precedenti. Tra gli artisti con bottega a Palermo, aggiornati alle più moderne istanze, si annoverano Barcellona, Quattrocchi e Valenza. Altre opere, perlopiù ubicate nelle chiese degli ordini religiosi, sono state approntate da autori napoletani su esplicita richiesta di attenti committenti. Alle opere partenopee va il merito di aver contribuito all’aggiornamento del linguaggio artistico di alcuni scultori siciliani che hanno guardato a queste statue anche per la tecnica di realizzazione. La Sicilia del Settecento si configura, dunque, come fulcro e crocevia di istanze e tendenze culturali provenienti da realtà artistiche esterne al contesto isolano.
La Chiesa di Santa Maria la Porta a Geraci Siculo. Scrigno d’arte rinascimentale, a cura di G. Antista, Arte-Architettura-Città e Territorio /ART, collana diretta da M.S. Di Fede,, 2023
Il contributo indaga le sculture lignee ubicate nella chiesa di Santa Maria la Porta di Geraci Si... more Il contributo indaga le sculture lignee ubicate nella chiesa di Santa Maria la Porta di Geraci Siculo. Si tratta di opere eseguite dal XVI al XVII secolo da scultori attestati non solo nel borgo madonita ma anche in altre realtà isolane. Ogni manufatto è collocato nella pertinente temperie culturale
in Dipingere e scolpire in Sicilia tra Medioevo ed età Moderna. Con una antologia di restauri della Soprintendenza di Enna, a cura di P. Russo, Palermo, pp. 53-59 , 2022
Parrocchie e le Rettorie diocesane, le Confraternite e gli Istituti religiosi del territorio dioc... more Parrocchie e le Rettorie diocesane, le Confraternite e gli Istituti religiosi del territorio diocesano; il Fondo per gli Edifici di Culto presso la Prefettura di Enna. Si ringraziano inoltre, i colleghi della Soprintendenza di Enna, e in particolare:
Scultori e statue lignee dal Rinascimento“L’Officina d’Efesto. Rivista di storia dell’arte. Organo del Centro Studi Giovanni Previtali ”, pp. 81-97, 2020
Il contributo esamina le sculture lignee custodite nelle chiese di Caltabellotta, piccolo centro ... more Il contributo esamina le sculture lignee custodite nelle chiese di Caltabellotta, piccolo centro siciliano della provincia di Agrigento. Si tratta di opere, perlopiù in discreto stato di conservazione, realizzate dalla metà del Cinquecento agli inizi dell’Ottocento. I simulacri, tangibili manifestazioni della devozione locale, sono stati eseguiti talora da scultori perlopiù attivi nell’hinterland, come i Lo Cascio, talaltra da altri documentati nelle diverse province dell’Isola, come Antonino Ferraro, Gaspare De Miceli, Antonino Barcellona, Filippo Quattrocchi, fra’ Benedetto Valenza e Girolamo Bagnasco.
in Il Bello, l’Idea e la Forma. Studi in onore di Maria Concetta Di Natale, a cura di P. Palazzotto, G. Travagliato, M. Vitella, Palermo, University Press, pp. 143-148, 2022
Si indagano alcune opere in argento eseguite in Sicilia tra Sei e Settecento caratterizzate da si... more Si indagano alcune opere in argento eseguite in Sicilia tra Sei e Settecento caratterizzate da simili repertori decorativi che, seguendo di volta in volta gli stilemi della pertinente temperie culturale, si rintracciano indistintamente sia sui manufatti d'arte figurative sia su intagli, statue, tessuti, gioielli, utensili e suppellettili liturgiche. Nello specifico sono indagati, per la prima volta, il busto reliquiario di Santa Rosalia della Matrice di Santa Margherita Belìce (Ag) e il paliotto architettonico della Chiesa Madre di Naro (Ag)

Ricche Minere. Rivista semestrale di storia dell’arte”, a. VIII, n. 16, dicembre , 2021
Dopo una premessa sulla produzione scultore francescana in Italia, in particolare in Sicilia, si ... more Dopo una premessa sulla produzione scultore francescana in Italia, in particolare in Sicilia, si esamina la storiografia siciliana che, a partire dal XVII secolo, si è occupata della produzione dello scultore Innocenzo da Petralia Sottana (1602/03-1648 circa), frate laico dell’ordine dei Minori Riformati. L’artista, la cui figura è stata adombrata da quella del più noto frate Umile da Petralia Soprana, ha scolpito Crocifissi non solo in Sicilia, ma in altre regioni della penisola, dal Lazio all’Umbria alle Marche, tre dei quali risultano firmati e due datati. A lui, su base documentaria, sono stati ricondotti due opere conservate a Malta. Frate Innocenzo, autore non solo di Crocifissi, ma anche di altri simulacri mariani e agiografici, e di cui si sconosce, ancora oggi, il nome di battesimo, si qualifica come una delle più complesse e affascinanti personalità artistiche della Controriforma la cui matura produzione si distingue nettamente da quella del confratello Umile. I suoi Crocifissi, fortemente ispirati alla Revelationes di Santa Brigida di Svezia (1302-1373) e ad altri testi mistici medievali nonché ai vangeli sinottici tanto da essere criticati dal Tribunale dell’Inquisizione romana con cui il frate si scontrare tre volte, sino a quando gli venne proibito di “lavorar più di scalpello”, condanna successivamente rimossa, rivelano in maniera cruenta i segni delle sofferenze. Questi ultimi, resi maggiormente evidenti dai fiotti di sangue, si manifestano su tutto il corpo, che risulta contorto, smagrito, asimmetrico e quasi scheletrico. I seguenti tratti stilistici caratterizzano l’inedito Cristo Crocifisso della chiesa dell’Immacolata Concezione di Sambuca di Sicilia (Ag), datato tra il 1635 e il 1639 circa, quindi dopo l’esecuzione di quello del 1630-1635 circa della chiesa di Santa Maria di Gesù di Corleone (Pa), da cui pare derivare, e prima del sua documentata attività nel 1641 in Sicilia, al ritorno, dunque, dal viaggio nell’Italia centrale. L’opera di Sambuca, infine, viene accostata ai due Crocifissi custoditi, uno, nella chiesa di San Giovanni di Gradara (Pu) e, l’altro, nella chiesa di Santa Maria delle Grazie di Senigallia (An), rispettivamente datati negli anni 1637-1638.

LUX VERA. Ori e argenti liturgici a Geraci Siculo e a Castelbuono nei secoli XIV-XVIII, catalogo della mostra (Castelbuono, Museo Civico, 20 luglio 2019-20 aprile 2020) a cura di A. Sottile, F. Sapuppo, Palermo, 2020
Il contributo, che fa parte del catalogo della mostra, esamina alcune le suppellettili liturgiche... more Il contributo, che fa parte del catalogo della mostra, esamina alcune le suppellettili liturgiche conservate nei Tesori della Chiesa Madre di Geraci Siculo e della Matrice Nuova di Castelbuono e nel Museo Civico di quest’ultimo centro siciliano. Si tratta di opere in argento, in discreto stato di conservazione, commissionate perlopiù dai munifici Ventimiglia, signori del luogo. Sono manufatti realizzati da argentieri siciliani dagli inizi del Seicento sino all’Ottocento, quindi dal periodo barocco al neoclassicismo. I preziosi manufatti, che attestano la devozione delle due comunità montane della provincia di Palermo, vengono raffrontati con altre opere conservate in diversi Tesori dell’Isola.
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