Books by Ruben Vernazza

Torino - Lucca, De Sono - Libreria Musicale Italiana, 2019
Quale ruolo svolse il Théâtre Italien di Parigi nella relazione privilegiata che legò Verdi alla ... more Quale ruolo svolse il Théâtre Italien di Parigi nella relazione privilegiata che legò Verdi alla Francia? Fino ad oggi gli studiosi hanno lasciato quasi del tutto inevasa questa domanda. Eppure proprio il Théâtre Italien, istituzione votata specificamente all'esecuzione di opere italiane in lingua originale, fino alla sua chiusura, nel 1878, fu di gran lunga il palcoscenico parigino sul quale si diede con maggior frequenza e costanza la musica del compositore. Della storia dei legami fra Verdi, le sue opere e il Théâtre Italien, questo libro indaga le tormentate fasi comprese fra gli esordi (Nabucodonosor, 1845) e i primi trionfi (Il trovatore, 1854-56). Attraverso un percorso di ricerca che incrocia dati provenienti da fonti di varia natura (partiture, libretti, lettere, carte d'archivio, periodici) l'autore tenta di chiarire da un lato come il legame fra Verdi e il Théâtre Italien incise sugli sviluppi della carriera del primo e sulla storia artistica del secondo, e dall'altro come il contatto con la musica del compositore di Busseto mise in questione, e addirittura modificò, le aspettative tradizionali dei francesi nei confronti dell'opera italiana.
Papers by Ruben Vernazza

Toscanini, l'Italia, il mondo. Formazione, carriera, eredità musicale e civile, atti del Convegno internazionale (Parma-Milano, 29-30 settembre 2017), a cura di Carlo Lo Presti, Milano, ETS, 2019, 2019
in Toscanini, l'Italia, il mondo. Formazione, carriera, eredità musicale e civile, atti del Conve... more in Toscanini, l'Italia, il mondo. Formazione, carriera, eredità musicale e civile, atti del Convegno internazionale (Parma-Milano, 29-30 settembre 2017), a cura di Carlo Lo Presti, Milano, ETS, 2019 Prima di Toscanini: il direttore-organizzatore nel secondo Ottocento operistico italiano RUBEN VERNAZZA L'abilità fuori dal comune che Toscanini possedeva nell'ambito dell'organizzazione dello spettacolo d'opera è risaputa, e sottolineata regolarmente dagli studiosi. Già in occasione del seminale convegno fiorentino del 1967, Mario Labroca, direttore artistico fra i più navigati dell' epoca, presentò una relazione dal titolo Toscanini organizzatore, nella quale affermava che l'esempio fornito dal maestro in fatto di gestione delle cose teatrali era da considerarsi uno dei contributi di maggior rilievo che questi offrì «alla vita della musica non solo in Italia, ma nel mondo». 1 Il tratto più caratteristico ed innovativo dell'operare di Toscanini, secondo Labroca, risiedeva nella pretesa di «avere nelle mani la direzione di un teatro», 2 in modo da poter controllare personalmente tutti gli elementi costitutivi dello spettacolo. Stabilizzatosi quale caposaldo storiografico, tale assunto affonda gran parte delle proprie radici in un contesto temporale e geografico ben delimitato. La reputazione di accentratore assoluto delle responsabilità artistiche della macchina teatrale Toscanini se l'è guadagnata anzitutto e soprattutto in virtù delle azioni che egli intraprese durante la sua prima esperienza ai vertici della Scala. È arcinoto che fra il 1898 e il 1907 il maestro detenne per sette stagioni la carica di direttore artistico del teatro milanese. In un ottimo profilo di recente pubblicazione, Ivano Cavallini riassume le diverse azioni che, in tal veste, Toscanini promosse:
Gioachino Rossini 1868 - 2018. La musica e il mondo, 2018
The essay explores the reception of Rossini’s Italian operas in the writings of Étienne-Jean Delé... more The essay explores the reception of Rossini’s Italian operas in the writings of Étienne-Jean Delécluze. A leading figure in the Parisian cultural milieu of his time, Delécluze reviewed performances at the Théâtre-Italien for the influential «Journal des débats» between 1832 and 1863. He developed an interpretative frame based on the idea that the Théâtre-Italien should function as as a “school of singing” for Paris,
and identified Rossini’s operas as canonical texts that such a school
should preserve and promote, in opposition to more recent trends
originating from Italy. The breakdown of this cultural project, which
had met with some significant public support, is probably linked to the
structural crisis of the Théâtre-Italien in the 1860s.
Don Pasquale. Un romano a Parigi, 2015
Tutti i saggi pubblicati in questo volume sono stati sottoposti a processo di double blind peer-r... more Tutti i saggi pubblicati in questo volume sono stati sottoposti a processo di double blind peer-review Redazione Alessandro Turba Impaginazione Davide Stefani Tipografi a Mattioli 1885 S.p.A. (Fidenza) Distribuzione Casalini Libri Via Benedetto da Majano 3 -50014 Fiesole (fi) Via Faentina 169/15 -50014 Caldine, Fiesole (fi) [email protected] [email protected] Mattioli 1885 S.r.l. Strada della Lodesana, 649/sx -43036 Fidenza (pr) tel. 0524 530383 -fax 0524 82537 [email protected] L'Istituto nazionale di studi verdiani si dichiara a disposizione degli aventi diritto che non sia stato possibile contattare © 2014 istituto nazionale di studi verdiani Strada M. Melloni, 1/b i-43121 Parma tel e fax 0521/285273 issn 0393-2532 Printed in Italy Autorizzazione del Tribunale di Parma n. 3 del 17.01.1986

Orchestral Conducting in the Nineteenth Century, edited by Roberto Illiano and Michela Niccolai, Turnhout, Brepols (Speculum Musicae, 23), 2014
HrsTORICAL, AESTHETIC AND SocroLOGICAL AsPECTS RENATO Rrcco Virtuosismo violinistico e direzione ... more HrsTORICAL, AESTHETIC AND SocroLOGICAL AsPECTS RENATO Rrcco Virtuosismo violinistico e direzione orchestrale: rapporti storici e scissione dei ruoli GrLLES DEMONET Naissance, épanouissement et subordination du directeur musical CLAUDIA CoLOMBATI La figura del direttore d'orchestra nella dimensione storico-estetica dell'Ottocento . Xl 3 25 6I 83 95 135 153 RUBEN VERNAZZA * D esidero ringraziare Alessandro Di Profto per aver ampiamente discusso con me la materia di questo studio , e Paolo Russo per la lettura critica della prima versione del testo. ' ANONIMO. 'Edoardo Masch eroni', in: La musica popolare, IVII (rs gennaio r8 85), pp. r-2. ' . Cfr. C HUSID , Martin. 'A Letter by the Composer abo ut Giovanna d'Arco and Some R emarks on the Division of Musical Direction in V erdi's Day', in: Peiformance Practice R eview, m / r (primavera 1990), pp. 7-57 (ristampato in : Studi verdiani, n. 7 (1991], pp . 12-56); j ENSEN, Luke. 'The Emergence ofthe Modern Conductor in r9 'h-Century ltalian Opera', in: Peiforman.ce Practice R eview, rv / r (1991 ), pp . 34-63; CAVALLINI,
Accademie e Società Filarmoniche in Italia. Studi e ricerche, a cura di Antonio Carlini, Trento, Società Filarmonica di Trento-Filarchiv, 2010 (Quaderni dell'Archivio delle Società Filarmoniche italiane, 9), 2010
Entries by Ruben Vernazza
Dizionario Biografico degli Italiani, 2020
Dizionario Biografico degli Italiani, 2020

Dizionario Biografico degli Italiani, 2016
d i z i o n a r i o b i o g r a f i c o degli italiani istituto della enciclopedia italiana fonda... more d i z i o n a r i o b i o g r a f i c o degli italiani istituto della enciclopedia italiana fondata da giovanni treccani roma © PROPRIETÀ ARTISTICA E LETTERARIA RISERVATA ISTITUTO DELLA ENCICLOPEDIA ITALIANA FONDATA DA GIOVANNI TRECCANI S.p.A. 2016 ISBN 978-88-12-00032-6 Stampato in Italia -Printed in Italy Stamperia Artistica Nazionale S.p.A. -Trofarello (Torino) 2016 LXXXVII RENZI -ROBORTELLO RICCI 270 delle espulsioni e alle lettere. Nella sua introduzione alle lettere José Maria Bergoglio sottolinea in Ricci il concetto di fedeltà al corpo della Compagnia e, soprattutto, la necessità di discutere e dare ai gesuiti elementi di «discernimento»: Ricci preferisce parlare di «confusione» dei gesuiti piuttosto che di errori e ignoranza del tempo. Fonti e Bibl.: Archivum Romanum Societatis Iesu (ARSI), Ital., 28, cc. 161 s.; Rom., 69, pp. 184v, 203, 262 bis (1720); 152a, cc. 38, 40 s.; Vitae, 91, 92 (Vita del generale L. R. scritta da T.
Dizionario Biografico degli Italiani, 2016
Dizionario Biografico degli Italiani, 2015
d i z i o n a r i o b i o g r a f i c o degli italiani istituto della enciclopedia italiana fonda... more d i z i o n a r i o b i o g r a f i c o degli italiani istituto della enciclopedia italiana fondata da giovanni treccani roma
Book Reviews by Ruben Vernazza
PhD Dissertation by Ruben Vernazza
Conference Presentations by Ruben Vernazza
Il fondo del Ministero del turismo e dello spettacolo all'Archivio Centrale dello Stato/The Fund ... more Il fondo del Ministero del turismo e dello spettacolo all'Archivio Centrale dello Stato/The Fund of Ministero del Turismo e dello Spettacolo at the Central State Archive

È noto che durante la sua prima esperienza ai vertici della Scala, Toscanini impresse una svolta ... more È noto che durante la sua prima esperienza ai vertici della Scala, Toscanini impresse una svolta artistica epocale all’istituzione milanese. Nel corso di sette stagioni comprese fra il 1898 e il 1908 il musicista coniugò alle mansioni di direttore d’orchestra quelle di direttore artistico: ciò gli permise di esercitare un potere ampissimo, che andava dalla scelta del repertorio e degli organici all’adozione di misure volte a riformulare le abitudini di fruizione dello spettacolo. Meno noto è il fatto che quella rivestita da Toscanini era una carica tutt’altro che inedita nel sistema produttivo dei teatri d’opera italiani. Attraverso l’analisi di fonti epistolari conservate nell’Archivio Storico Ricordi, la relazione si propone di mostrare come importanti direttori attivi nel secondo Ottocento (Franco Faccio, Angelo Mariani, Emanuele Muzio, Carlo Pedrotti) svolgessero abitualmente fondamentali compiti di natura gestionale in seno alle istituzioni operistiche con le quali collaboravano. Così, invece che evento tanto rivoluzionario quanto estemporaneo, il lavoro di Toscanini alla Scala può essere considerato tappa fondamentale di un processo di lunga durata che portò alla stabilizzazione, in Italia, della moderna figura del direttore d’orchestra-direttore artistico.

Allestita per la prima volta nel 1834 al teatro alla Scala di Milano, "Gemma di Vergy" approdò al... more Allestita per la prima volta nel 1834 al teatro alla Scala di Milano, "Gemma di Vergy" approdò al Théâtre Italien di Parigi nel 1845. È noto che Donizetti rimaneggiò la partitura prima di presentarla al pubblico francese (Guido Zavadini, 1948): fu l’ultimo lavoro che il compositore riuscì a completare prima dell’aggravarsi della malattia che lo condusse alla morte. Tuttavia, finora quasi nulla si sapeva delle modifiche introdotte in quell’occasione. Ad attestare la revisione, infatti, erano soltanto poche lettere nelle quali Donizetti informava sommariamente alcuni corrispondenti del procedere del lavoro.
La lacuna documentaria è oggi colmata: chi scrive ha infatti identificato la partitura della versione rimaneggiata di "Gemma di Vergy". La fonte, proveniente dall’archivio musicale del Théâtre Italien, è una copia italiana della versione del 1834 sulla quale Donizetti introdusse, di propria mano, tutte le modifiche ideate per l’allestimento parigino del 1845.
La relazione fornisce una descrizione del manufatto in oggetto, ricostruisce la genesi della revisione dell’opera, e mostra le caratteristiche salienti degli interventi d’autore. In particolare, l’analisi di alcune pagine esemplari della partitura consente di dimostrare che le modifiche apportate da Donizetti rispondono a due obiettivi: da un lato, adattare il testo alle esigenze esecutive contingenti, e in modo specifico alle caratteristiche della troupe del Théâtre Italien; dall’altro lato, aggiornare l’opera all’estetica coeva, sia per mezzo di un cospicuo arricchimento dell’orchestrazione, sia attraverso l’introduzione di copiosi tagli, funzionali a rendere più concise le forme musicali.
Oltre a segnalare una rilevante fonte rimasta finora sconosciuta, la relazione permette così di gettare uno sguardo inedito sullo stile operistico dell’ultimo Donizetti.

L’abbozzo del libretto di "Ranuccio Farnese", mai completato, fu steso da Ildebrando Pizzetti fra... more L’abbozzo del libretto di "Ranuccio Farnese", mai completato, fu steso da Ildebrando Pizzetti fra l’aprile e il settembre del 1915, immediatamente dopo "Fedra" e l’incompiuta "Gigliola". Si tratta del primo organico tentativo del compositore di redigere in completa autonomia il testo poetico di una propria opera. I documenti relativi a questo progetto sono diversi e non sono ancora stati oggetto di studi approfonditi: la Sezione musicale della Biblioteca Palatina di Parma conserva gli appunti preparatori, gli abbozzi del libretto e i libri postillati utilizzati da Pizzetti come fonti tematiche; l’Archivio Storico dell’Istituto della Enciclopedia Treccani di Roma la corrispondenza che il compositore intrattenne durante la gestazione del libretto con lo storiografo Arnaldo Barilli, membro della Deputazione di Storia Patria di Parma.
Incentrato sulla figura del duca di Parma Ranuccio I Farnese (1569-1622), il progetto di Pizzetti non si avvalse delle popolari rielaborazioni letterarie ottocentesche della vicenda umana del duca, ma attinse direttamente alla storiografia. Assistito da Arnaldo Barilli, che da anni pubblicava studi sul ducato farnesiano, Pizzetti procedette ad una meticolosa ricerca bibliografica, che gli fornì dati essenziali alla definizione dell’intero piano drammatico. Il suo obiettivo era quello di creare un libretto quanto più possibile fedele alla realtà storica: la vicenda, la caratterizzazione dei personaggi, l’ambientazione, alcuni scambi dialogici, idee sonore e musicali sono desunti da testi storiografici.
La forma drammatica e stilistica del libretto sarebbe stata definita sul modello dell’alta tradizione del teatro letterario: ne sono testimonianza sia il proposito di Pizzetti di redigere una prefazione esplicativa sull’esempio di quelle anteposte alle tragedie storiche di Racine, Corneille e Manzoni, sia la dichiarata e ideale filiazione di "Ranuccio Farnese" dal "Don Carlos" di Schiller.
Dopo questa esperienza, l’utilizzo intensivo della storiografia come fonte tematica del libretto diverrà una costante del teatro musicale pizzettiano, e contraddistinguerà un ampio filone che da "Fra Gherardo" (1928) arriva all’incompiuta "La Regina Giovanna" (1952). Tale procedura, dalla forte valenza intellettuale, unita alla scelta di illustri testi letterari a modelli ideali del libretto di "Ranuccio Farnese", fornisce una significativa testimonianza del progetto di rinnovamento e di legittimazione culturale del teatro d’opera delineato in quegli anni da Pizzetti.
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Papers by Ruben Vernazza
and identified Rossini’s operas as canonical texts that such a school
should preserve and promote, in opposition to more recent trends
originating from Italy. The breakdown of this cultural project, which
had met with some significant public support, is probably linked to the
structural crisis of the Théâtre-Italien in the 1860s.
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La lacuna documentaria è oggi colmata: chi scrive ha infatti identificato la partitura della versione rimaneggiata di "Gemma di Vergy". La fonte, proveniente dall’archivio musicale del Théâtre Italien, è una copia italiana della versione del 1834 sulla quale Donizetti introdusse, di propria mano, tutte le modifiche ideate per l’allestimento parigino del 1845.
La relazione fornisce una descrizione del manufatto in oggetto, ricostruisce la genesi della revisione dell’opera, e mostra le caratteristiche salienti degli interventi d’autore. In particolare, l’analisi di alcune pagine esemplari della partitura consente di dimostrare che le modifiche apportate da Donizetti rispondono a due obiettivi: da un lato, adattare il testo alle esigenze esecutive contingenti, e in modo specifico alle caratteristiche della troupe del Théâtre Italien; dall’altro lato, aggiornare l’opera all’estetica coeva, sia per mezzo di un cospicuo arricchimento dell’orchestrazione, sia attraverso l’introduzione di copiosi tagli, funzionali a rendere più concise le forme musicali.
Oltre a segnalare una rilevante fonte rimasta finora sconosciuta, la relazione permette così di gettare uno sguardo inedito sullo stile operistico dell’ultimo Donizetti.
Incentrato sulla figura del duca di Parma Ranuccio I Farnese (1569-1622), il progetto di Pizzetti non si avvalse delle popolari rielaborazioni letterarie ottocentesche della vicenda umana del duca, ma attinse direttamente alla storiografia. Assistito da Arnaldo Barilli, che da anni pubblicava studi sul ducato farnesiano, Pizzetti procedette ad una meticolosa ricerca bibliografica, che gli fornì dati essenziali alla definizione dell’intero piano drammatico. Il suo obiettivo era quello di creare un libretto quanto più possibile fedele alla realtà storica: la vicenda, la caratterizzazione dei personaggi, l’ambientazione, alcuni scambi dialogici, idee sonore e musicali sono desunti da testi storiografici.
La forma drammatica e stilistica del libretto sarebbe stata definita sul modello dell’alta tradizione del teatro letterario: ne sono testimonianza sia il proposito di Pizzetti di redigere una prefazione esplicativa sull’esempio di quelle anteposte alle tragedie storiche di Racine, Corneille e Manzoni, sia la dichiarata e ideale filiazione di "Ranuccio Farnese" dal "Don Carlos" di Schiller.
Dopo questa esperienza, l’utilizzo intensivo della storiografia come fonte tematica del libretto diverrà una costante del teatro musicale pizzettiano, e contraddistinguerà un ampio filone che da "Fra Gherardo" (1928) arriva all’incompiuta "La Regina Giovanna" (1952). Tale procedura, dalla forte valenza intellettuale, unita alla scelta di illustri testi letterari a modelli ideali del libretto di "Ranuccio Farnese", fornisce una significativa testimonianza del progetto di rinnovamento e di legittimazione culturale del teatro d’opera delineato in quegli anni da Pizzetti.
and identified Rossini’s operas as canonical texts that such a school
should preserve and promote, in opposition to more recent trends
originating from Italy. The breakdown of this cultural project, which
had met with some significant public support, is probably linked to the
structural crisis of the Théâtre-Italien in the 1860s.
La lacuna documentaria è oggi colmata: chi scrive ha infatti identificato la partitura della versione rimaneggiata di "Gemma di Vergy". La fonte, proveniente dall’archivio musicale del Théâtre Italien, è una copia italiana della versione del 1834 sulla quale Donizetti introdusse, di propria mano, tutte le modifiche ideate per l’allestimento parigino del 1845.
La relazione fornisce una descrizione del manufatto in oggetto, ricostruisce la genesi della revisione dell’opera, e mostra le caratteristiche salienti degli interventi d’autore. In particolare, l’analisi di alcune pagine esemplari della partitura consente di dimostrare che le modifiche apportate da Donizetti rispondono a due obiettivi: da un lato, adattare il testo alle esigenze esecutive contingenti, e in modo specifico alle caratteristiche della troupe del Théâtre Italien; dall’altro lato, aggiornare l’opera all’estetica coeva, sia per mezzo di un cospicuo arricchimento dell’orchestrazione, sia attraverso l’introduzione di copiosi tagli, funzionali a rendere più concise le forme musicali.
Oltre a segnalare una rilevante fonte rimasta finora sconosciuta, la relazione permette così di gettare uno sguardo inedito sullo stile operistico dell’ultimo Donizetti.
Incentrato sulla figura del duca di Parma Ranuccio I Farnese (1569-1622), il progetto di Pizzetti non si avvalse delle popolari rielaborazioni letterarie ottocentesche della vicenda umana del duca, ma attinse direttamente alla storiografia. Assistito da Arnaldo Barilli, che da anni pubblicava studi sul ducato farnesiano, Pizzetti procedette ad una meticolosa ricerca bibliografica, che gli fornì dati essenziali alla definizione dell’intero piano drammatico. Il suo obiettivo era quello di creare un libretto quanto più possibile fedele alla realtà storica: la vicenda, la caratterizzazione dei personaggi, l’ambientazione, alcuni scambi dialogici, idee sonore e musicali sono desunti da testi storiografici.
La forma drammatica e stilistica del libretto sarebbe stata definita sul modello dell’alta tradizione del teatro letterario: ne sono testimonianza sia il proposito di Pizzetti di redigere una prefazione esplicativa sull’esempio di quelle anteposte alle tragedie storiche di Racine, Corneille e Manzoni, sia la dichiarata e ideale filiazione di "Ranuccio Farnese" dal "Don Carlos" di Schiller.
Dopo questa esperienza, l’utilizzo intensivo della storiografia come fonte tematica del libretto diverrà una costante del teatro musicale pizzettiano, e contraddistinguerà un ampio filone che da "Fra Gherardo" (1928) arriva all’incompiuta "La Regina Giovanna" (1952). Tale procedura, dalla forte valenza intellettuale, unita alla scelta di illustri testi letterari a modelli ideali del libretto di "Ranuccio Farnese", fornisce una significativa testimonianza del progetto di rinnovamento e di legittimazione culturale del teatro d’opera delineato in quegli anni da Pizzetti.