Papers by Luca Merlina

Ogni qual volta si faccia riferimento, al giorno d’oggi, all’attività poetica di Lorenzo de’ Medi... more Ogni qual volta si faccia riferimento, al giorno d’oggi, all’attività poetica di Lorenzo de’ Medici, i primi testi che vengono in mente al lettore occasionale sono senza dubbio i "Canti carnascialeschi" – spesso limitatamente alla sola "Canzona di Bacco" – e la "Nencia da Barberino", la cui attribuzione al Magnifico è peraltro tuttora contestata. Situazione paradossale, questa, dato che nel fitto ‘sottobosco’ del corpus laurenziano spiccano diverse altre opere di impianto certamente più solido e di più ampio respiro dottrinale; si pensi soprattutto alle cosiddette "Selve d’amore", titolo vulgato di un atipico poemetto formato da due sezioni distinte e di diversa lunghezza (141 ottave e uno pseudo-madrigale la prima, 30 ottave e una stanza di canzone la seconda), seppur strettamente correlate fra loro. Per estensione e densità, le "Selve" – che saranno oggetto principale di questo lavoro – costituiscono una vera e propria summa del pensiero e dello stile laurenziani, e meriterebbero senz’altro un più ampio riconoscimento critico.

Ancora ben lontano delle ardite speculazioni di stampo ficiniano e dal malinconico ripiegamento e... more Ancora ben lontano delle ardite speculazioni di stampo ficiniano e dal malinconico ripiegamento esistenziale dei suoi ultimi anni, il giovane Lorenzo – sotto l’influsso di Luigi Pulci e della ‘brigata’ – inizia il suo personalissimo processo di ‘sdoganamento’ della poesia volgare, fino ad allora patrimonio delle cerchie oligarchiche antimedicee, e lo fa con un’opera che deve moltissimo al Dante ‘comico’. Il Simposio si caratterizza come una vera e propria ‘discesa all’inferno’, e tutto converge in tal senso: dall’utilizzo della terza rima al linguaggio sopra le righe, dal susseguirsi di incontri surreali alla parodia delle dispute filosofiche e teologiche della Commedia. Ma stavolta si tratta di un inferno differente, l’inferno dei vivi. Il mio proposito sarà dunque quello di sviscerare (analizzando con particolare attenzione i rapporti intertestuali intercorrenti fra le due opere e sottolineando l’importanza delle singole scelte lessicali) le meccaniche attraverso le quali il comico dantesco diviene strumento conoscitivo di una società – quella fiorentina del secondo Quattrocento – che avverte l’impellente bisogno di essere ‘disciplinata’; di fatto, attraverso Dante, Lorenzo si fa cronachista impietoso dei vizi dei suoi contemporanei nell’attesa di poter esercitare appieno, a livello politico, il suo potere ‘moralizzante’.

La ripresa del corpus dantesco in senso platonico, operata dai dotti del Quattrocento, ha uno dei... more La ripresa del corpus dantesco in senso platonico, operata dai dotti del Quattrocento, ha uno dei suoi alfieri in Lorenzo de’
Medici. Il Magnifico, che inizialmente si avvicina alla Commedia con approccio ironico, perviene ben presto – tramite
Marsilio Ficino – a una lirica “alta” che assume il Paradiso come testo di riferimento. Mi sembra interessante rilevare come
gli spunti danteschi in Lorenzo muovano dalla necessità di porre in rilievo ulteriori modelli filosofici di stampo platonico, ad
esempio lo pseudo-Dionigi; il Magnifico rielabora attentamente passi danteschi suggestionati da opere come le Gerarchie
celesti, nell'intento, a mio parere, di corroborare la tesi di un “Dante platonico” tramite la sottolineatura del filo diretto tra
l’opera dell’Areopagita e, appunto, il Paradiso. Il mio intento sarà pertanto quello di approfondire simili processi di
orientamento culturale, tentando di fornire così un ulteriore contributo agli studi sull'interpretazione dantesca nel Quattrocento.
Thesis Chapters by Luca Merlina

Ogni qual volta si faccia riferimento, al giorno d’oggi, all’attività poetica di Lorenzo de’ Medi... more Ogni qual volta si faccia riferimento, al giorno d’oggi, all’attività poetica di Lorenzo de’ Medici, i primi testi che vengono in mente al lettore occasionale sono senza dubbio i "Canti carnascialeschi" – spesso limitatamente alla sola "Canzona di Bacco" – e la "Nencia da Barberino", la cui attribuzione al Magnifico è peraltro tuttora contestata. Situazione paradossale, questa, dato che nel fitto ‘sottobosco’ del corpus laurenziano spiccano diverse altre opere di impianto certamente più solido e di più ampio respiro dottrinale; si pensi soprattutto alle cosiddette "Selve d’amore", titolo vulgato di un atipico poemetto formato da due sezioni distinte e di diversa lunghezza (141 ottave e uno pseudo-madrigale la prima, 30 ottave e una stanza di canzone la seconda), seppur strettamente correlate fra loro. Per estensione e densità, le "Selve" – che saranno oggetto principale di questo lavoro – costituiscono una vera e propria summa del pensiero e dello stile laurenziani, e meriterebbero senz’altro un più ampio riconoscimento critico.
Uploads
Papers by Luca Merlina
Medici. Il Magnifico, che inizialmente si avvicina alla Commedia con approccio ironico, perviene ben presto – tramite
Marsilio Ficino – a una lirica “alta” che assume il Paradiso come testo di riferimento. Mi sembra interessante rilevare come
gli spunti danteschi in Lorenzo muovano dalla necessità di porre in rilievo ulteriori modelli filosofici di stampo platonico, ad
esempio lo pseudo-Dionigi; il Magnifico rielabora attentamente passi danteschi suggestionati da opere come le Gerarchie
celesti, nell'intento, a mio parere, di corroborare la tesi di un “Dante platonico” tramite la sottolineatura del filo diretto tra
l’opera dell’Areopagita e, appunto, il Paradiso. Il mio intento sarà pertanto quello di approfondire simili processi di
orientamento culturale, tentando di fornire così un ulteriore contributo agli studi sull'interpretazione dantesca nel Quattrocento.
Thesis Chapters by Luca Merlina
Medici. Il Magnifico, che inizialmente si avvicina alla Commedia con approccio ironico, perviene ben presto – tramite
Marsilio Ficino – a una lirica “alta” che assume il Paradiso come testo di riferimento. Mi sembra interessante rilevare come
gli spunti danteschi in Lorenzo muovano dalla necessità di porre in rilievo ulteriori modelli filosofici di stampo platonico, ad
esempio lo pseudo-Dionigi; il Magnifico rielabora attentamente passi danteschi suggestionati da opere come le Gerarchie
celesti, nell'intento, a mio parere, di corroborare la tesi di un “Dante platonico” tramite la sottolineatura del filo diretto tra
l’opera dell’Areopagita e, appunto, il Paradiso. Il mio intento sarà pertanto quello di approfondire simili processi di
orientamento culturale, tentando di fornire così un ulteriore contributo agli studi sull'interpretazione dantesca nel Quattrocento.