Papers by Francesco Tomaselli

In 1836, the young Viollet-le-Duc travelled to Italy with the purpose of completing his studies o... more In 1836, the young Viollet-le-Duc travelled to Italy with the purpose of completing his studies on art and architecture, which he had interrupted in France as he did not agree with the classicistic orientation of the Academie des Beaux-arts. In Sicily, he turned a distracted eye to Doric architecture, but concentrated on analysing the archaic forms of Gothic architecture. Following the intuitions of Seroux D’Agincourt, Ignaz Hittorf and Ludwig von Zanth, he identified the archetypes of Gothic architecture, which was to be the principal interest in his career as architect, in some Medieval buildings in Palermo, such as the so-called palaces of Zisa and Cuba. In that period, some protagonists of French Romanticism, such as Viollet-le-Duc’s uncle Etienne Jean Delecluze, Prosper Merimee, Victor Hugo and Rene de Chateaubriand, turned their attention to Gothic architecture and its preservation amidst demolitions and damage due to ignorance. Through the studies of these protagonists, the e...

MonumentoDocumento, 2023
L’architetto Giuseppe Patricolo e la città di Palermo sono indissolubilmente legati, e forse sen... more L’architetto Giuseppe Patricolo e la città di Palermo sono indissolubilmente legati, e forse senza le azioni del primo la notorietà della seconda sarebbe certamente ridimensionata.
Non tutti lo sanno, ma Patricolo è stato il promotore e l’esecutore della riedizione della Palermo capitale dell’epoca d’oro dei Normanni e preminente metropoli medievale che nel 2015 l’UNESCO ha inserito nel suo elenco con il noto riconoscimento di patrimonio dell’umanità di un itinerario di visita, denominato: Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale.
Anche se l’accostamento potrebbe sembrare azzardato, il contributo che Eugène Viollet-le-Duc ha dato alla riscoperta e reinvenzione dell’architettura gotica francese, si può paragonare all’apporto che Patricolo ha dato alla “valorizzazione” e al riscatto dell’architettura dei Normanni della Sicilia.
Pochi forse ricordano che l’architettura medievale di Palermo come oggi la si può vedere, in molti casi, è frutto dei ripristini progettati da Patricolo, che l’ha profondamente caratterizzata anche nei colori; come, per esempio, quello delle cupole delle chiese normanne, che prima dei suoi interventi non avevano che un rivestimento di malta di coccio pesto, ma che proprio lui volle che apparissero rosse, sulla scorta del ritrovamento di un frammento d’intonaco, quando tutti le immaginavano bianche (color “biancaccio”), come si può riscontrare in quelle del nord Africa, anche per il fatto che venivano imbiancate (disinfettate con la calce) periodicamente.
The architect Giuseppe Patricolo and the city of Palermo are inextricably linked, and perhaps without the actions of the former the fame of the latter would certainly be reduced. Not everyone knows it, but Patricolo was the promoter and executor of the re-edition of Palermo, the capital of the golden age of the Normans and a pre-eminent medieval metropolis. In 2015, UNESCO assigned the well-known recognition of world heritage to the visit itinerary called "Arab-Norman Palermo and the cathedrals of Cefalù and Monreale".
Although the juxtaposition might seem risky, the contribution that Eugène Viollet-le-Duc gave to the rediscovery and reinvention of French Gothic architecture can be compared to the contribution that Patricolo gave to the "enhancement" and redemption of architecture of the Normans of Sicily.
Few perhaps remember that the medieval architecture of Palermo as it can be seen today, in many cases is the result of the restorations designed by Patricolo, who also deeply characterized it in terms of colours; such as, for example, that of the domes of the Norman churches, which before his interventions only had a coating of earthenware mortar, but which he wanted to appear red, on the basis of the discovery of a fragment of plaster, when they imagined white, as can be found in those of North Africa, also because they were whitewashed periodically with lime.
PrÈme rÈcognÈZÈonÈ Comitato nazionale per le celebrazioni e le iniziative culturali per il centen... more PrÈme rÈcognÈZÈonÈ Comitato nazionale per le celebrazioni e le iniziative culturali per il centenario della nascita di Cesare Brandi (8 apri/e J906 -J9 genr]ajo J988) © Comitato nazionale Per le celebrazioni e le inizicitive culturoli Per il centenario della nascito c]i Cesare Brandi lstituto centrale c]el restauro Edit`ng sc/er)t`f}co: Sara Parca, Anna Maria Petrosho Fotogrc7fie: fornite dagli auton
ANANKE , 2007
Il contributo propone un'analisi critica dei principali interventi di restauro realizzati dopo l'... more Il contributo propone un'analisi critica dei principali interventi di restauro realizzati dopo l'emanazione della carta internazionale di Venezia (1964) focalizzando l'attenzione sul territorio regionale siciliano e ponendo in risalto gli indirizzi culturali. Tra le tematiche trattate sono anche la ricostruzione dopo i bombardamenti della II Guerra e l'orientamento contemporaneo.
The contribution proposes a critical analysis of the main restoration interventions carried out after the emanation of the international Venice charter of restoration (1964), focusing the attention on the Sicilian regional territory and highlighting the cultural addresses. Among the topics covered are also the reconstruction after the bombings of the Second World War and the contemporary orientation of the discipline.
È vietata la riproduzione, anche parziale, effettuata a qualsiaxi titolo, eccetto quella ad uso p... more È vietata la riproduzione, anche parziale, effettuata a qualsiaxi titolo, eccetto quella ad uso personale.

Redazione Flavia Cantatore e, per questo volume: Maurizio Caperna, Marina Docci, Maria Grazia Tur... more Redazione Flavia Cantatore e, per questo volume: Maurizio Caperna, Marina Docci, Maria Grazia Turco e Maria Pierà Sette ìmpaginazionc Studio Ghirotti Gobesso con Valentina Marchetti e Tommaso Torelli Stampa Grafica Ripoli, via Paterno -Villa Adriana (Tivoli) t . Le autorizzazioni alla pubblicazione di foto e disegni, conservati presso Archivi e Biblioteche pubbliche o private, sono state concesse ai singoli autori per la presente pubblicazione ed è quindi vietata qualsiasi forma di riproduzione o duplicazione Corrispondenza e norme editoriali Dipartimento di Storia dell'Architettura e Conservazione dei Beni Architettonici Piazza Borghese 9 -00186 Roma -tei. 06.49918825 -fax 06.6878169 -web w3.uniromal.it/storiarch Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 131/87 del 06/03/1987 II presente fascicolo è stampato con il contributo della SAPIENZA -UNIVERSITÀ DI ROMA Abbonamenti e distribuzione Bonsignori Editore, viale dei Quattro Venti
C o n t r i b u t i a m a r g i n e d i u n a c e l e b r a z i o n e ( 1 8 1 4 -2 0 1 4 ) a cura... more C o n t r i b u t i a m a r g i n e d i u n a c e l e b r a z i o n e ( 1 8 1 4 -2 0 1 4 ) a cura di Annunziata Maria O teri ISSN 2384-8898 ArcHistoR EXTRA 1 (2017) www.archistor.unirc.it ISBN 978-88-85479-00-5 Viollet-le-Duc anD the nineteenth-centurY C o n t r i b u t i o n s o n t h e f r i n g e o f a c e l e b r a t i o n ( 1 8 1 4 -2 0 1 4 )

Monumento-Documento, 2020
Come annunciato nel titolo, il volume cerca di ricostruire, basandosi sulle informazioni disponib... more Come annunciato nel titolo, il volume cerca di ricostruire, basandosi sulle informazioni disponibili, circa mille anni delle traversie del palazzo della Zisa di Palermo. Alcuni studiosi del passato, nella foga della ricerca, hanno forzato più o meno lievemente qualche interpretazione, che altri però successivamente hanno accolto come assoluta ed inoppugnabile verità.
Nel condurre questa indagine, i documenti sono stati analizzati e verificati puntualmente con l’intento di esaminare la letteratura sull’argomento con spirito critico, senza pregiudizi ed evitando di alimentare equivoci, ponendo soltanto alcune domande piuttosto che ribadire dubbie certezze.
Anche le supposizioni dell’autore sono limitate al massimo, e certamente dichiarate, in maniera da sgombrare il campo da possibili fraintendimenti. Gli archivi consultati e le conseguenti argomentazioni permettono di avere un quadro più chiaro delle intricate vicende del palazzo della Zisa e degli avvenimenti che lo riguardano.
Questa ricerca, certamente non conclusiva, è da considerare semplicemente come la possibilità di riaprire il dibattito su alcune presunte certezze che, già da qualche tempo, hanno inibito o interrotto ulteriori analisi sul periodo dei Normanni, supponendo che non ci sia più niente da aggiungere a quanto affermato in passato da alcuni maestri della storia dell’architettura.
Il risultato della ricerca è la cronaca strettamente legata alle fonti documentarie inerenti ad un monumento come il palazzo della Zisa, finora sconosciuto e vittima di vari resoconti lontani dalla verità storica, che reclama indispensabili correzioni su molti argomenti ormai divenuti luoghi comuni.

isbn 978-88-548-6806-9 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e ... more isbn 978-88-548-6806-9 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell'Editore. I edizione: dicembre 2013 Ai nostalgici amanti del ritorno all'antico splendore e a quanti concepiscono il restauro come una semplice trasformazione, per una riflessione sul valore dell'autenticità «Per rincarare la dose, si sono messi a riparare la facciata della basilica di San Marco e, a quanto pare, stanno facendo scempio dei mosaici che la decorano. […] Ho fatto appena in tempo a vedere il caro vecchio San Marco per l'ultima volta. Hanno stabilito che debba essere pulito, così, dopo aver imbiancato a calce il Palazzo Ducale […] si son messi a raschiare San Marco per tirarlo a lustro. Scompaiono così tutti gli antichi e gloriosi segni del tempo, provocati dall'esposizione alle intemperie, nonché i ricchi colori che la natura, malgrado la sua potenza, ha impiegato dieci secoli a conferire al marmo; ormai il maestoso angolo che più dista dal mare, quello dove la sesta età dell'uomo era tinteggiata d'oro, ha assunto il colore della magnesia, gli antichi marmi sono stati rimossi e tirati giù chissà che cosa metteranno al loro posto». Dal diario di John Ruskin (Venezia, 14 settembre 1845) in RUSKIN J., Viaggi in Italia 1840-1845 (a cura di BRILLI A.) Firenze, 1985, pp. 204-205 Conclusioni UN'ALTRA STORIA (F. Tomaselli) 361 Indice dei nomi e dei luoghi 365 Riferimenti bibliografici 373 Riferimenti fotografici 383
Books by Francesco Tomaselli

Ogni tanto ho pensato che sarebbe stato opportuno lasciare memoria dei cantieri di restauro che h... more Ogni tanto ho pensato che sarebbe stato opportuno lasciare memoria dei cantieri di restauro che ho condotto ormai parecchi anni oro sono, ma ho sempre rimandato perché mi sembrava un po’ troppo autocelebrativo. La circostanza però che la maggior parte della documentazione disponibile era solo da me posseduta, mi invitava a esporre quell’argomento. Si tratta delle immagini dello svolgimento dei lavori, che detengo numerose, anche grazie alla mia passione per la fotografia. Essendo ormai arrivato ad una avanzata maturità credo che sia giunto il momento di riesumare e documentare i restauri da me diretti rendendo pubbliche quelle indispensabili notizie e testimonianze di fotografie e disegni.
Every now and then I thought it would be appropriate to leave a memory of the restoration projects that I carried out several years ago, but I always put it off because it seemed a little too self-congratulatory. The circumstance, however, that most of the available documentation was only in my possession, invited me to expose this topic. These are images of the progress of the works, which I have numerous of, also thanks to my passion for photography. Having now reached an advanced maturity, I believe that the time has come to exhume and document the restorations I directed, making public the indispensable information and testimonies of photographs and drawings.
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Non tutti lo sanno, ma Patricolo è stato il promotore e l’esecutore della riedizione della Palermo capitale dell’epoca d’oro dei Normanni e preminente metropoli medievale che nel 2015 l’UNESCO ha inserito nel suo elenco con il noto riconoscimento di patrimonio dell’umanità di un itinerario di visita, denominato: Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale.
Anche se l’accostamento potrebbe sembrare azzardato, il contributo che Eugène Viollet-le-Duc ha dato alla riscoperta e reinvenzione dell’architettura gotica francese, si può paragonare all’apporto che Patricolo ha dato alla “valorizzazione” e al riscatto dell’architettura dei Normanni della Sicilia.
Pochi forse ricordano che l’architettura medievale di Palermo come oggi la si può vedere, in molti casi, è frutto dei ripristini progettati da Patricolo, che l’ha profondamente caratterizzata anche nei colori; come, per esempio, quello delle cupole delle chiese normanne, che prima dei suoi interventi non avevano che un rivestimento di malta di coccio pesto, ma che proprio lui volle che apparissero rosse, sulla scorta del ritrovamento di un frammento d’intonaco, quando tutti le immaginavano bianche (color “biancaccio”), come si può riscontrare in quelle del nord Africa, anche per il fatto che venivano imbiancate (disinfettate con la calce) periodicamente.
The architect Giuseppe Patricolo and the city of Palermo are inextricably linked, and perhaps without the actions of the former the fame of the latter would certainly be reduced. Not everyone knows it, but Patricolo was the promoter and executor of the re-edition of Palermo, the capital of the golden age of the Normans and a pre-eminent medieval metropolis. In 2015, UNESCO assigned the well-known recognition of world heritage to the visit itinerary called "Arab-Norman Palermo and the cathedrals of Cefalù and Monreale".
Although the juxtaposition might seem risky, the contribution that Eugène Viollet-le-Duc gave to the rediscovery and reinvention of French Gothic architecture can be compared to the contribution that Patricolo gave to the "enhancement" and redemption of architecture of the Normans of Sicily.
Few perhaps remember that the medieval architecture of Palermo as it can be seen today, in many cases is the result of the restorations designed by Patricolo, who also deeply characterized it in terms of colours; such as, for example, that of the domes of the Norman churches, which before his interventions only had a coating of earthenware mortar, but which he wanted to appear red, on the basis of the discovery of a fragment of plaster, when they imagined white, as can be found in those of North Africa, also because they were whitewashed periodically with lime.
The contribution proposes a critical analysis of the main restoration interventions carried out after the emanation of the international Venice charter of restoration (1964), focusing the attention on the Sicilian regional territory and highlighting the cultural addresses. Among the topics covered are also the reconstruction after the bombings of the Second World War and the contemporary orientation of the discipline.
Nel condurre questa indagine, i documenti sono stati analizzati e verificati puntualmente con l’intento di esaminare la letteratura sull’argomento con spirito critico, senza pregiudizi ed evitando di alimentare equivoci, ponendo soltanto alcune domande piuttosto che ribadire dubbie certezze.
Anche le supposizioni dell’autore sono limitate al massimo, e certamente dichiarate, in maniera da sgombrare il campo da possibili fraintendimenti. Gli archivi consultati e le conseguenti argomentazioni permettono di avere un quadro più chiaro delle intricate vicende del palazzo della Zisa e degli avvenimenti che lo riguardano.
Questa ricerca, certamente non conclusiva, è da considerare semplicemente come la possibilità di riaprire il dibattito su alcune presunte certezze che, già da qualche tempo, hanno inibito o interrotto ulteriori analisi sul periodo dei Normanni, supponendo che non ci sia più niente da aggiungere a quanto affermato in passato da alcuni maestri della storia dell’architettura.
Il risultato della ricerca è la cronaca strettamente legata alle fonti documentarie inerenti ad un monumento come il palazzo della Zisa, finora sconosciuto e vittima di vari resoconti lontani dalla verità storica, che reclama indispensabili correzioni su molti argomenti ormai divenuti luoghi comuni.
Books by Francesco Tomaselli
Every now and then I thought it would be appropriate to leave a memory of the restoration projects that I carried out several years ago, but I always put it off because it seemed a little too self-congratulatory. The circumstance, however, that most of the available documentation was only in my possession, invited me to expose this topic. These are images of the progress of the works, which I have numerous of, also thanks to my passion for photography. Having now reached an advanced maturity, I believe that the time has come to exhume and document the restorations I directed, making public the indispensable information and testimonies of photographs and drawings.
Non tutti lo sanno, ma Patricolo è stato il promotore e l’esecutore della riedizione della Palermo capitale dell’epoca d’oro dei Normanni e preminente metropoli medievale che nel 2015 l’UNESCO ha inserito nel suo elenco con il noto riconoscimento di patrimonio dell’umanità di un itinerario di visita, denominato: Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale.
Anche se l’accostamento potrebbe sembrare azzardato, il contributo che Eugène Viollet-le-Duc ha dato alla riscoperta e reinvenzione dell’architettura gotica francese, si può paragonare all’apporto che Patricolo ha dato alla “valorizzazione” e al riscatto dell’architettura dei Normanni della Sicilia.
Pochi forse ricordano che l’architettura medievale di Palermo come oggi la si può vedere, in molti casi, è frutto dei ripristini progettati da Patricolo, che l’ha profondamente caratterizzata anche nei colori; come, per esempio, quello delle cupole delle chiese normanne, che prima dei suoi interventi non avevano che un rivestimento di malta di coccio pesto, ma che proprio lui volle che apparissero rosse, sulla scorta del ritrovamento di un frammento d’intonaco, quando tutti le immaginavano bianche (color “biancaccio”), come si può riscontrare in quelle del nord Africa, anche per il fatto che venivano imbiancate (disinfettate con la calce) periodicamente.
The architect Giuseppe Patricolo and the city of Palermo are inextricably linked, and perhaps without the actions of the former the fame of the latter would certainly be reduced. Not everyone knows it, but Patricolo was the promoter and executor of the re-edition of Palermo, the capital of the golden age of the Normans and a pre-eminent medieval metropolis. In 2015, UNESCO assigned the well-known recognition of world heritage to the visit itinerary called "Arab-Norman Palermo and the cathedrals of Cefalù and Monreale".
Although the juxtaposition might seem risky, the contribution that Eugène Viollet-le-Duc gave to the rediscovery and reinvention of French Gothic architecture can be compared to the contribution that Patricolo gave to the "enhancement" and redemption of architecture of the Normans of Sicily.
Few perhaps remember that the medieval architecture of Palermo as it can be seen today, in many cases is the result of the restorations designed by Patricolo, who also deeply characterized it in terms of colours; such as, for example, that of the domes of the Norman churches, which before his interventions only had a coating of earthenware mortar, but which he wanted to appear red, on the basis of the discovery of a fragment of plaster, when they imagined white, as can be found in those of North Africa, also because they were whitewashed periodically with lime.
The contribution proposes a critical analysis of the main restoration interventions carried out after the emanation of the international Venice charter of restoration (1964), focusing the attention on the Sicilian regional territory and highlighting the cultural addresses. Among the topics covered are also the reconstruction after the bombings of the Second World War and the contemporary orientation of the discipline.
Nel condurre questa indagine, i documenti sono stati analizzati e verificati puntualmente con l’intento di esaminare la letteratura sull’argomento con spirito critico, senza pregiudizi ed evitando di alimentare equivoci, ponendo soltanto alcune domande piuttosto che ribadire dubbie certezze.
Anche le supposizioni dell’autore sono limitate al massimo, e certamente dichiarate, in maniera da sgombrare il campo da possibili fraintendimenti. Gli archivi consultati e le conseguenti argomentazioni permettono di avere un quadro più chiaro delle intricate vicende del palazzo della Zisa e degli avvenimenti che lo riguardano.
Questa ricerca, certamente non conclusiva, è da considerare semplicemente come la possibilità di riaprire il dibattito su alcune presunte certezze che, già da qualche tempo, hanno inibito o interrotto ulteriori analisi sul periodo dei Normanni, supponendo che non ci sia più niente da aggiungere a quanto affermato in passato da alcuni maestri della storia dell’architettura.
Il risultato della ricerca è la cronaca strettamente legata alle fonti documentarie inerenti ad un monumento come il palazzo della Zisa, finora sconosciuto e vittima di vari resoconti lontani dalla verità storica, che reclama indispensabili correzioni su molti argomenti ormai divenuti luoghi comuni.
Every now and then I thought it would be appropriate to leave a memory of the restoration projects that I carried out several years ago, but I always put it off because it seemed a little too self-congratulatory. The circumstance, however, that most of the available documentation was only in my possession, invited me to expose this topic. These are images of the progress of the works, which I have numerous of, also thanks to my passion for photography. Having now reached an advanced maturity, I believe that the time has come to exhume and document the restorations I directed, making public the indispensable information and testimonies of photographs and drawings.