
Marco Zulberti
Università Statale Milano - Graduate (1994) - Literature with a specialized in Aesthetics
less
Related Authors
Stefano Verdino
University of Genova
Rosanna Pozzi
Insubria University
Gianni Guido Festa
Facoltà Teologica dell'Emilia-Romagna
Eleonora Conti
Università di Bologna
Fabio Magro
Università degli Studi di Padova
Riccardo Frolloni
Università di Bologna
InterestsView All (8)
Uploads
Papers by Marco Zulberti
La cronaca di quegli ultimi giorni non rivela segni di sofferenza, ma gli amici che lo frequentavano raccontano di un Mario Luzi profetico che accenna alla propria fine velatamene durante la firma di una dedica a una signora di nome Nirvana commentò; «Non ho mai fatto una dedica con questo nome. Che sia un presagio?». Nella composizione dell’ultima poesia, Il termine. L’ultima vetta, la sera di domenica, il cui senso drammatico apparve solo il giorno dopo. A chi lo incontrava in quei giorni appariva sereno per se stesso e per il proprio destino, ma preoccupato per la situazione sociale. Il sentimento dell’ultimo Mario Luzi è apparso quindi ancora una volta orientato all’impegno civile e morale, come quando giovanissimo nei lontani anni Trenta scriveva su «Campo di Marte».
L’antologia nasce così orfana delle sue osservazioni finali, ma segue e rispetta le indicazioni riguardanti la struttura dell’opera già comparsa sui Classici Mondadori del 1998. Sarebbe rimasto da chiarire il senso profondo di alcuni versi ma purtroppo non ve ne è stato il tempo, e il loro mistero rimarrà tale per sempre.
Le illustrazioni che accompagnano l’antologia sono opera di Sergio Bernardi. Successive al dramma dell’11 settembre 2001 intendono denunciare l’emergere universale di una coscienza civile nella storia analogo a quello che Mario Luzi ispirò durante il dramma degli anni Settanta la sua poesia civile.
Le ricerche fatte per la sua tesi di laurea hanno portato Marco Zulberti in un territorio pochissimo conosciuto della vicenda culturale novecentesca: un territorio quasi immemoriale anche per me che l'ho attraversato ma che diventa invece reminiscenza viva e definita non appena lo guardiamo a distanza ravvicinata come l’indagine e la ricostruzione documentaria permettono di fare.
Parlo soprattutto degli anni che per me furono d'esordio, naturalmente: degli anni '30, '35. L'Italia culturale che si andava tranquillamente formando intorno ai suoi due o tre istituti: Croce e crocianesimo, la «Ronda» e le sue proiezioni, ungarettismo nascente nei suoi versicoli.
Cercare di battere ragioni forti, valevoli a giustificare un'attività che sentivo inevitabile — questo era il mio desiderio altri per conto loro lo condividevano. Questo desiderio condiviso determino ii clima di quel tempo, prima che la nazificazione incombente drammatizzasse in senso apocalittico l'orizzonte.
La guerra fece ii resto. La ripresa postbellica fu piena di contrapposizioni violente; la lucidità fece difetto, ampiamente.
Gli scritti che Zulberti ha ritrovato e ordinato e che vengono raccolti in questo volume interloquiscono in questa atmosfera. Giudicherà ii lettore eventuale l'impresa dello studioso e i suoi meriti.
Ciò che provo io alla riscoperta e talora alla rilettura di quelle pagine e prima di tutto un senso di spaesamento e sorpresa come, sul finale di una commedia, in una difficoltosa agnizione. Ma il riconoscimento avviene; perfino, in certi casi, la riappropriazione. L'angustia di quel periodo non era poi cosi angusta.
E in ogni caso il sogno e il progetto poetico non procedevano alla cieca – questo mi pare si possa dire. Neppure l’adolescenza fu «scapata».
Mario Luzi
Le difficoltà maggiori, nello studio delle sue riflessioni, stanno nell'assenza di un'opera teorica complessiva. Le raccolte di saggi presentano solo semplici divisioni per argomenti e l'unico titolo programmatico è quello dato alla raccolta degli ultimi anni Discorso Naturale. Tutto questo impedisce di cogliere con uno sguardo sintetico l'essenza del suo pensiero, costringendo lo studioso ad attraversare "progressivamente" la serie dei suoi scritti.
Questi pezzi sono poi confluiti in Comunita e globalizzazione.
Di fronte alla storia di questa fondamentale istituzione onorifica negli ultimi anni abbiamo osservato una progressiva decadenza dovuta ad una classe politica che irriverente e priva di inibizioni non intende riconoscere ad altre categorie di cittadini una supremazia nei vari campi che vanno da quello sociale e del lavoro, a quello scientifico a quelli dell’arte della musica, della storia, della filosofia e della letteratura. La nuova casta composta da presentatori, giocolieri, ammaestratori, venditori, politologi, che hanno in mano il mondo dei media, presume di essere altrettanto prestigiosa e quindi di poter entrare nel novero di questi riconoscimenti.
Monaco, poeta, letterato, critico, scultore, mistico, già proposto più volte al premio Nobel, la sua evoluzione stilistica e tematica rappresenta una delle più forti espressioni della poesia civile internazionale vibrante d’indignazione contro le menzogne dei potenti e di fiducioso abbandono in Dio che mantiene al centro sempre i deboli intesi come i popoli sotto la dittatura, i senza terra come i campesinos e le minoranze come gli indios amerindi.
Sfogliando le pagine dell'ultima fatica poetica di Mario Luzi si possono cogliere amalgamati in un momento unitario, tutti gli aspetti che hanno caratterizzano tutta la sua attività letteraria. Un'opera pertanto che non si offre facilmente agli strumenti del critico, che rischiano nell'analisi, di effettuare fratture, che poi impediscono di cogliere l'unitarietà della sua ispirazione. Il poema infatti innestandosi nel vertice temporale della sua produzione poetica, ha favorito la confluenza in esso, di tutta la sua lunga esperienza umana ed intellettuale, celando sotto le immagini evocate dai suoi versi, momenti di vita, passioni e riflessioni, che permettono al lettore, di cogliere soprattutto quegli aspetti universali determinati dal suo pensiero estetico. Il libro è la narrazione, nello stile ermetico, di un viaggio immaginario, compiuto, dal pittore senese Simone Martini, da Avignone a Siena, prima della propria morte. Viaggiano insieme a lui la moglie Giovanna, il fratello Donato con la moglie, le figlie, i domestici. Nella narrazione si sovrappongono le voci del poeta, di Simone e di uno studente di teologia, che segue la carovana, ed al quale sono affidate le riflessioni filosofiche e teologiche contenute nelle due sezioni intitolate Estudiant poste all'inizio di ogni parte. "Per amore di chi scrive e convive lui chierico vagante queste carte di esilio, di viaggio?" si chiede la voce narrante. Il poema si sviluppa in due parti principali; la prima è costituita da cinque sezioni, Vigilia di Simone, Carovana, Dopo la malattia, Simone e il suo viaggio, Lui, la sua arte, la seconda invece è composta da un'unica sezione intitolata Ispezione celeste. Tra queste due si trova un breve Intermezzo a cui è affidato il compito di separare la parte terrestre del viaggio da quella celeste. Nella prima parte, quella terrestre, Luzi ferma come su fotogrammi gli episodi più significativi del viaggio. Ecco allora comparire le città come Avignone, Genova, Firenze e Siena, e in una visione Roma, e gli episodi più significativi quali la malattia di Simone, l'amore di tono stilnovistico per Giovanna, i dubbi sulle vere finalità dell'arte, il sentimento religioso, la fatica fisica del cammino. Come tante piccole tessere si delinea un ricco mosaico di trame che si inscrive lentamente, pagina dopo pagina, all'interno di un mondo naturale caratterizzato dalla continua presenza di elementi sensibili, quali la luce, il fuoco, l'acqua e la terra, e che rimandano alle tematiche del pensiero presocratico, un periodo caro agli interessi filosofici di Luzi. La presenza del sensibile è sottolineata nella poesia dalle scene, dove gli zoccoli dei muli arrancano nel fango, dalla fatica fisica, e dalla malattia, dall'umidità dell'erba che si strofina sulle vesti e rallenta il cammino, dalla luce che giunge agli occhi sia dal cielo che dal mare. Lo scenario del viaggio è pertanto uno scenario terrestre e purgatoriale, dove Luzi colloca l'avvicendarsi dell'esperienza umana. Egli non ci presenta un limbo immobile e senza sostanza, un inferno dove è stata allontanata per sempre la speranza, ma un mondo terreno, vitale, attraversato il quale, come in un cammino, l'uomo si avvicina alla compiutezza della propria vicenda, senza facili fughe nell'idealizzazione mitica del passato e della memoria, ma nell'accettazione consapevole dell'esistenza affrontata in maniera attiva.
La cronaca di quegli ultimi giorni non rivela segni di sofferenza, ma gli amici che lo frequentavano raccontano di un Mario Luzi profetico che accenna alla propria fine velatamene durante la firma di una dedica a una signora di nome Nirvana commentò; «Non ho mai fatto una dedica con questo nome. Che sia un presagio?». Nella composizione dell’ultima poesia, Il termine. L’ultima vetta, la sera di domenica, il cui senso drammatico apparve solo il giorno dopo. A chi lo incontrava in quei giorni appariva sereno per se stesso e per il proprio destino, ma preoccupato per la situazione sociale. Il sentimento dell’ultimo Mario Luzi è apparso quindi ancora una volta orientato all’impegno civile e morale, come quando giovanissimo nei lontani anni Trenta scriveva su «Campo di Marte».
L’antologia nasce così orfana delle sue osservazioni finali, ma segue e rispetta le indicazioni riguardanti la struttura dell’opera già comparsa sui Classici Mondadori del 1998. Sarebbe rimasto da chiarire il senso profondo di alcuni versi ma purtroppo non ve ne è stato il tempo, e il loro mistero rimarrà tale per sempre.
Le illustrazioni che accompagnano l’antologia sono opera di Sergio Bernardi. Successive al dramma dell’11 settembre 2001 intendono denunciare l’emergere universale di una coscienza civile nella storia analogo a quello che Mario Luzi ispirò durante il dramma degli anni Settanta la sua poesia civile.
Le ricerche fatte per la sua tesi di laurea hanno portato Marco Zulberti in un territorio pochissimo conosciuto della vicenda culturale novecentesca: un territorio quasi immemoriale anche per me che l'ho attraversato ma che diventa invece reminiscenza viva e definita non appena lo guardiamo a distanza ravvicinata come l’indagine e la ricostruzione documentaria permettono di fare.
Parlo soprattutto degli anni che per me furono d'esordio, naturalmente: degli anni '30, '35. L'Italia culturale che si andava tranquillamente formando intorno ai suoi due o tre istituti: Croce e crocianesimo, la «Ronda» e le sue proiezioni, ungarettismo nascente nei suoi versicoli.
Cercare di battere ragioni forti, valevoli a giustificare un'attività che sentivo inevitabile — questo era il mio desiderio altri per conto loro lo condividevano. Questo desiderio condiviso determino ii clima di quel tempo, prima che la nazificazione incombente drammatizzasse in senso apocalittico l'orizzonte.
La guerra fece ii resto. La ripresa postbellica fu piena di contrapposizioni violente; la lucidità fece difetto, ampiamente.
Gli scritti che Zulberti ha ritrovato e ordinato e che vengono raccolti in questo volume interloquiscono in questa atmosfera. Giudicherà ii lettore eventuale l'impresa dello studioso e i suoi meriti.
Ciò che provo io alla riscoperta e talora alla rilettura di quelle pagine e prima di tutto un senso di spaesamento e sorpresa come, sul finale di una commedia, in una difficoltosa agnizione. Ma il riconoscimento avviene; perfino, in certi casi, la riappropriazione. L'angustia di quel periodo non era poi cosi angusta.
E in ogni caso il sogno e il progetto poetico non procedevano alla cieca – questo mi pare si possa dire. Neppure l’adolescenza fu «scapata».
Mario Luzi
Le difficoltà maggiori, nello studio delle sue riflessioni, stanno nell'assenza di un'opera teorica complessiva. Le raccolte di saggi presentano solo semplici divisioni per argomenti e l'unico titolo programmatico è quello dato alla raccolta degli ultimi anni Discorso Naturale. Tutto questo impedisce di cogliere con uno sguardo sintetico l'essenza del suo pensiero, costringendo lo studioso ad attraversare "progressivamente" la serie dei suoi scritti.
Questi pezzi sono poi confluiti in Comunita e globalizzazione.
Di fronte alla storia di questa fondamentale istituzione onorifica negli ultimi anni abbiamo osservato una progressiva decadenza dovuta ad una classe politica che irriverente e priva di inibizioni non intende riconoscere ad altre categorie di cittadini una supremazia nei vari campi che vanno da quello sociale e del lavoro, a quello scientifico a quelli dell’arte della musica, della storia, della filosofia e della letteratura. La nuova casta composta da presentatori, giocolieri, ammaestratori, venditori, politologi, che hanno in mano il mondo dei media, presume di essere altrettanto prestigiosa e quindi di poter entrare nel novero di questi riconoscimenti.
Monaco, poeta, letterato, critico, scultore, mistico, già proposto più volte al premio Nobel, la sua evoluzione stilistica e tematica rappresenta una delle più forti espressioni della poesia civile internazionale vibrante d’indignazione contro le menzogne dei potenti e di fiducioso abbandono in Dio che mantiene al centro sempre i deboli intesi come i popoli sotto la dittatura, i senza terra come i campesinos e le minoranze come gli indios amerindi.
Sfogliando le pagine dell'ultima fatica poetica di Mario Luzi si possono cogliere amalgamati in un momento unitario, tutti gli aspetti che hanno caratterizzano tutta la sua attività letteraria. Un'opera pertanto che non si offre facilmente agli strumenti del critico, che rischiano nell'analisi, di effettuare fratture, che poi impediscono di cogliere l'unitarietà della sua ispirazione. Il poema infatti innestandosi nel vertice temporale della sua produzione poetica, ha favorito la confluenza in esso, di tutta la sua lunga esperienza umana ed intellettuale, celando sotto le immagini evocate dai suoi versi, momenti di vita, passioni e riflessioni, che permettono al lettore, di cogliere soprattutto quegli aspetti universali determinati dal suo pensiero estetico. Il libro è la narrazione, nello stile ermetico, di un viaggio immaginario, compiuto, dal pittore senese Simone Martini, da Avignone a Siena, prima della propria morte. Viaggiano insieme a lui la moglie Giovanna, il fratello Donato con la moglie, le figlie, i domestici. Nella narrazione si sovrappongono le voci del poeta, di Simone e di uno studente di teologia, che segue la carovana, ed al quale sono affidate le riflessioni filosofiche e teologiche contenute nelle due sezioni intitolate Estudiant poste all'inizio di ogni parte. "Per amore di chi scrive e convive lui chierico vagante queste carte di esilio, di viaggio?" si chiede la voce narrante. Il poema si sviluppa in due parti principali; la prima è costituita da cinque sezioni, Vigilia di Simone, Carovana, Dopo la malattia, Simone e il suo viaggio, Lui, la sua arte, la seconda invece è composta da un'unica sezione intitolata Ispezione celeste. Tra queste due si trova un breve Intermezzo a cui è affidato il compito di separare la parte terrestre del viaggio da quella celeste. Nella prima parte, quella terrestre, Luzi ferma come su fotogrammi gli episodi più significativi del viaggio. Ecco allora comparire le città come Avignone, Genova, Firenze e Siena, e in una visione Roma, e gli episodi più significativi quali la malattia di Simone, l'amore di tono stilnovistico per Giovanna, i dubbi sulle vere finalità dell'arte, il sentimento religioso, la fatica fisica del cammino. Come tante piccole tessere si delinea un ricco mosaico di trame che si inscrive lentamente, pagina dopo pagina, all'interno di un mondo naturale caratterizzato dalla continua presenza di elementi sensibili, quali la luce, il fuoco, l'acqua e la terra, e che rimandano alle tematiche del pensiero presocratico, un periodo caro agli interessi filosofici di Luzi. La presenza del sensibile è sottolineata nella poesia dalle scene, dove gli zoccoli dei muli arrancano nel fango, dalla fatica fisica, e dalla malattia, dall'umidità dell'erba che si strofina sulle vesti e rallenta il cammino, dalla luce che giunge agli occhi sia dal cielo che dal mare. Lo scenario del viaggio è pertanto uno scenario terrestre e purgatoriale, dove Luzi colloca l'avvicendarsi dell'esperienza umana. Egli non ci presenta un limbo immobile e senza sostanza, un inferno dove è stata allontanata per sempre la speranza, ma un mondo terreno, vitale, attraversato il quale, come in un cammino, l'uomo si avvicina alla compiutezza della propria vicenda, senza facili fughe nell'idealizzazione mitica del passato e della memoria, ma nell'accettazione consapevole dell'esistenza affrontata in maniera attiva.