letterari, filologici e linguistici Corso di dottorato in Storia della lingua e letteratura italiana (XXVI ciclo) TOPOI TROBADORICI NEI RERUM VULGARIUM FRAGMENTA Settore scientifico disciplinare L-FIL-LET/10 Tesi di dottorato di GIULIA...
moreletterari, filologici e linguistici Corso di dottorato in Storia della lingua e letteratura italiana (XXVI ciclo) TOPOI TROBADORICI NEI RERUM VULGARIUM FRAGMENTA Settore scientifico disciplinare L-FIL-LET/10 Tesi di dottorato di GIULIA RAVERA Tutor: Chiar.ma Prof.ssa CLAUDIA BERRA Coordinatore del dottorato: Chiar.mo Prof. FRANCESCO SPERA Anno accademico 2012-2013 Osservando poi le numerose dichiarazioni di poetica petrarchesche, Zingarelli ha sottolineato l'assenza di affermazioni relative ai trovatori, ad eccezione della loro rassegna nei Triumphi. Poiché in quel luogo la progressione dei personaggi non è cronologica, andrebbe dunque valutata in chiave gerarchica: autori classici, italiani e poi provenzali . Il medesimo intento apologetico informa tutte le considerazioni dello studioso sulla questione, anche laddove il richiamo alla tradizione occitanica sia molto stringente. È il caso della postilla ad Aspro core nel codice casanatense, del topos della caccia la vitalità dell'innovazione, ma già ben definito, come si noterebbe nella produzione siculo-toscana. La conquista dell'autonomia si dovrebbe piuttosto allo Stil Novo, una vera e propria rivoluzione che impedirebbe di continuare a considerare la letteratura italiana quale figlia di quella straniera. Il legame con i modelli non è del tutto dimenticato e rimangono occasioni per il loro recupero, come appunto nel caso di Petrarca, soprattutto rispetto ad Arnaut Daniel. Tuttavia lo scarto è ormai fortissimo, come dimostrano le posizioni polemiche di Dante rispetto ai guittoniani (con particolare riferimento al De vulgari eloquentia). Si ricordino ad esempio Tiraboschi, Ginguené e, più di recente e con diversi presupposti metodologici, Baldelli. In particolare, il punto di vista di Tiraboschi e la sua convinzione che attribuire un primato ai trovatori rispetto a Petrarca potesse non essere un elogio per i primi, vengono riprese e puntualizzate in Fontana 1975. 49 Casella 1936, p. 155. 50 Zingarelli 1935; le posizioni di questo studioso e quelle di Debenedetti 1930 sono forse le più energiche. 51 È essenziale la differenza tra i destinatari del discorso poetico: la dama per i trovatori, il lettore per Petrarca, in cui l'apostrofe diretta all'amata è molto più rara. Ciò dimostrerebbe una finalità espressiva più ampia, meno contingente, capace di guardare alla posterità. Fontana 1975. Petrarca conosce bene i trovatori, non è possibile negarlo, ma attribuirebbe loro un valore nettamente inferiore nel complesso della tradizione lirica. Per quanto concerne invece Lasso me, la canzone 70 del Canzoniere che segue la struttura "a citazioni", Zingarelli 1935 identifica un principio esclusivamente cronologico nella successione dei rimandi. impossibile, delle strutture metriche e il genere della sestina, per gli spunti erotici, per l'escondich 54 . Non tutti i sostenitori della grandezza o anche della superiorità di Petrarca sui modelli provenzali appaiono altrettanto rigidi. Mario Casella 55 , ad esempio, per quanto celebri il poeta nazionale, riconosce l'affinità della concezione amorosa petrarchesca e trobadorica in virtù del comune sostrato culturale, medievale e cristiano. Da tale prospettiva derivano alcuni valori essenziali già nella visione trobadorica: la nobiltà spirituale oltre (e poi al posto di) quella sociale, la misura e il controllo di sé, la virtù 56 . Altro elemento essenziale e comune alla poesia amorosa dai trovatori a Petrarca è quello della soggettività, dell'intimità del sentimento, che pone la figura femminile in secondo piano, quale fattore puramente funzionale. La ricerca di un compromesso è ancor più manifesta nelle affermazioni di Bertoni 57 . Secondo lo studioso, è vero che gran parte degli spunti provenzali nel Canzoniere si limitano al piano formale, spesso con esiti artificiosi; tuttavia quella tradizione è stata anche efficace fonte di ispirazione. Infatti, proprio a partire dagli echi cortesi il poeta ha potuto progredire nella definizione di materiali davvero personali, di un'espressione individuale: anche Bertoni, insomma, esalta la capacità di rinnovamento alla base della produzione petrarchesca, capace di cancellare qualsivoglia senso di ovvietà o ripetitività. In tali termini va dunque interpretata l'affermazione secondo cui Petrarca sarebbe l'"ultimo rappresentante della tradizione poetica provenzale e stilnovistica" 58 . Anche Giacomo Pagani propone un bilancio degli studi precedenti, criticando i limiti ideologici delle posizioni di Zingarelli e Chiorboli 59 , apprezzando l'intenzione di Scarano, ma anche evidenziando la superficialità di molti fra i suoi riscontri 60 , infine osservando la presenza in Petrarca degli strumenti retorici tipici della lirica cortese e 54 A Zingarelli 1935 si deve anche un'impietosa riflessione sui limiti della critica coeva. L'approccio tradizionale, legato al principio critico secondo cui ciascun autore è necessariamente "legato ed obbligato" alle convenzioni letterarie del suo tempo, ha spesso favorito una visione parziale e un'eccessiva partecipazione personale da parte del singolo critico. Spesso, inoltre, gli studiosi si sono accontentati di infondati "luoghi comuni" nell'ambito delle ricerche petrarchesche e provenzali, basati però su fondamenta ben poco solide, senza cercare di valutarne a fondo la pregnanza effettiva. Un rifiuto radicale dell'approccio critico tradizionale è stato espresso anche in Casella 1936, p. 153: l'attenzione esclusiva sugli aspetti più circoscritti, soltanto su "notazioni puntuali e frammentarie" gli pareva ormai inaccettabile. È necessario distinguere tra contenuti e strumenti comunicativi: la focalizzazione degli studi filologici sugli stilemi e le formule retoriche ha a lungo impedito di cogliere il messaggio più profondo. Ciò non toglie che anche Casella celebri Petrarca come colui che ha superato gli antecedenti occitanici proprio grazie alla sua superiore tecnica formale (p. 162). Casella 1936, in particolare pp. 166 segg. 56 Casella evidenzia in proposito il ruolo essenziale di Bernart de Ventadorn, cui spetta la definizione di tale ideale cortese, ripreso e arricchito di numerose declinazioni diverse dai trovatori successivi. Da qui l'ipotesi che tale aspetto abbia influenzato e favorito l'interesse di Petrarca per Bernart de Ventadorn, oltre alla qualità della sua poesia.