Papers by Arturo Frigieri

Una terra densamente popolata è la prova di un assetto sociale stabile, di rapporti umani non pre... more Una terra densamente popolata è la prova di un assetto sociale stabile, di rapporti umani non precari e di risorse umane ben sfruttate. La popolazione quindi è un segnale di benessere. Dal milione di abitanti del paleolitico, ai 10 del neolitico e così via, cadenzano una crescita che non è solo demografica e non uniforme nel tempo. Essa si è sviluppata attraverso cicli di espansione, ristagno e perfino riduzione, obbligato da numerosi vincoli che hanno fissato l'itinerario, di tipo biologico e ambientale. I primi connessi a leggi di mortalità e riproduttività dalle quali dipende la velocità di accrescimento demografico, i secondi determinano le forze di attrito che tali leggi incontrano. I biologi hanno identificato due grandi categorie di strategie vitali chiamate di tipo r e di tipo K. Gli insetti, i pesci, gli uccelli, alcuni piccoli mammiferi adottano strategie di tipo r, vivono in ambienti instabili e si avvantaggiano nei periodi favorevoli (annuali, stagionali) per riprodursi con grande rapidità, anche se le probabilità di sopravvivenza della discendenza sono scarsissime, perciò si affidano al grande numero. Diversa è la strategia degli organismi di tipo K (i mammiferi di medie e grandi dimensioni e alcuni tipi di uccelli) che colonizzano ambienti stabili, nonostante la presenza di predatori. Gli organismi K sono indotti dalla pressione ambientale e selettiva a competere per sopravvivere, e ciò richiede forti investimenti parentali di tempo ed energia sulla discendenza per il suo allevamento e questo è possibile solo se il numero dei discendenti è ridotto. Le strategie r si adattano a organismi di piccole dimensioni, corta durata di vita, ridotto intervallo tra generazioni, breve gestazione, brevi intervalli tra le nascite ed elevata numerosità delle cucciolate. Le strategie di tipo K sono invece associate con organismi di grandi dimensioni, lunga durata di vita, lunghi intervalli tra generazioni e tra nascite, parti singoli e lungamente intervallati. La specie umana segue la strategia K. Molte specie animali sono sottoposte a cicli rapidi e repentini che ne modificano la numerosità in crescita o diminuzione. La specie umana ubbidisce a leggi di variazioni temporali assi lente, tuttavia si riscontrano lunghi cicli di crescita o di flessione che in alcuni casi portano anche all'estinzione di alcuni gruppi. La popolazione del Mesoamerica, nel secolo successivo la conquista spagnola si ridusse a una frazione delle dimensioni iniziali, mentre quella conquistatrice spagnola, nel paese di origine, aumentava della metà e in America si espandeva rapidamente. In ogni intervallo la popolazione P varia di numero per effetto dei flussi di rinnovo o entrata: le nascite N e le immigrazioni I e di estinzione o uscita, i morti M e le emigrazioni E. Il campo di variazione sia dei tassi di natalità sia di quelli di mortalità è assai ampio. Per gran parte della storia dell'umanità, natalità e mortalità debbono essere state in situazione di equilibrio, perché il tasso di incremento è stato bassissimo. La capacità di crescita di una popolazione può esprimersi in funzione di due misure: il numero delle nascite o di figli per donna e la speranza di vita alla nascita. Cfr appunti FREQUENZA DELLE NASCITE – Questa è la funzione inversa degli intervalli tra parti. In regime di fecondità naturale (senza controllo delle nascite) l'intervallo tra parti può essere scomposto in 4 segmenti: a) un periodo di infecondità dopo ogni parto; b) il tempo medio di attesa costituito dal numero di mesi che occorrono perché dopo la ripresa dell'ovulazione si torni a concepire; c) la durata della gravidanza; d) la mortalità intrauterina e l'aborto spontaneo. Sommando i valori minimi e massimi si ottiene un intervallo tra i 18 e 45 mesi. Ma se la fecondità è controllata, il tempo tra un parto e l'altro si può dilatare a volontà. PERIODO FERTILE UTILIZZATO PER LA RIPRODUZIONE – Fattori quasi sempre culturali determinano l'età di accesso alla riproduzione (matrimonio) mentre fattori biologici ne determinano la fine. L'età del matrimonio varia tra i limiti minimi prossimi alla pubertà (15 anni) e massimi che in popolazioni europee hanno spesso superato i 25 anni. Il termine del periodo fertile è posto
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