Papers by Ivan Ivana Krivokapic

Lo spazio letterario nella teoria della letteratura del Novecento 1.1 Il concetto di spazio lette... more Lo spazio letterario nella teoria della letteratura del Novecento 1.1 Il concetto di spazio letterario tra astrazione ed equivoci terminologici 1.2 Il cronotopo di Michail Bachtin ed i suoi multiformi sviluppi teorici 1.3 Lo spazio letterario tra Ermeneutica, Strutturalismo e Post-strutturalismo 1.4 Spazio e descrizione 1.5 Psicoanalisi dello spazio 1.6 La critica dello spazio in Italia II L'allegoria spaziale 2.1 Il concetto di allegoria nella teoria della letteratura del Novecento 2.2 Verso un'allegoria spaziale: mondi d'invenzione ed universi figurali 2.3 Per una teoria dell'«altrove» nel romanzo italiano del Novecento III Lo spazio censurato 3.1 La letteratura italiana del ventennio fascista tra disimpegno e censura 3.2 "Qui, ma in un altro luogo": una mappa dell'altrove nel romanzo italiano degli anni Trenta: Gadda, Alvaro, Moravia, Masino, Landolfi, Buzzati 3.3 Il caso Alvaro 3.4 L'altrove bivoco di Corrado Alvaro 3.5 Dino Buzzati: un autore "fantastico"? 3.6 L'altrove straniato di Dino Buzzati IV Lo spazio distopico 4.1 Neorealismo ed oltre: dallo spazio censurato allo spazio liberato 4.2 La letteratura industriale e il dibattito su Il menabò 4.3 L'industria come sede dell'alienazione: un altrove in bilico tra mimesis e trasfigurazione 4.4 Dal Veneto uno scrittore eccentrico ed irregolare: Goffredo Parise 4.5 L'altrove industriale di Goffredo Parise V Lo spazio metaletterario 5.1 Dalla fase dell'impegno a quella della disillusione: gli scenari del romanzo italiano dalla Contestazione ai primi anni Ottanta 5.2 La ricerca della Città: realtà e utopia in Italo Calvino 5.3 L'altrove pseudo-utopico di Italo Calvino 5.4 Geografie domestiche e topografie di carta: mondo privato e cosmo letterario nel romanzo italiano degli anni Ottanta 5.5 Le stanze della follia: malattia e reclusione in Carmelo Samonà 5.6 L'altrove mentale di Carmelo Samonà 5.7 L'altrove citazionale di Giampiero Comolli • Bibliografia I Il presente lavoro costituisce la realizzazione ed al tempo stesso la conclusione di un progetto che mi ha accompagnato costantemente negli ultimi sei anni e che è stato condotto per tappe successive. Il primo nucleo della ricerca sullo spazio letterario risale ad un colloquio che sostenni presso la Scuola Normale superiore di Pisa, dove ero allieva del corso ordinario della classe di Lettere e Filosofia, nella primavera del 2001: si trattava di una relazione di dimensioni abbastanza limitate nella quale avevo raccolto le mie osservazioni sullo spazio rappresentato in alcuni romanzi italiani del Novecento, basandomi su una bibliografia teorica ridotta all'essenziale. Già allora avevo deciso di conferire al lavoro un taglio personale, interessandomi soprattutto di quei testi nei quali si stabiliva un precario equilibrio tra la rappresentazione mimetica dello spazio e la sua puntuale trasfigurazione. Il secondo passo importante, che mi permise un approfondimento decisivo di questa materia, fu la stesura della tesi di laurea, intitolata appunto Gli altrove letterari: ipotesi sulle funzioni dello spazio nella letteratura italiana del Novecento, discussa nel maggio 2003. La tesi di dottorato è il risultato di ricerche protrattesi per oltre tre anni, nel corso dei quali si sono andati delineando ulteriormente due distinti filoni di indagine, già presenti in nuce nei lavori precedenti: da un lato lo studio delle teorie dello spazio letterario elaborate nel secolo scorso, le quali sono strettamente connesse ai vari orientamenti teorico-critici novecenteschi, dall'altro l'analisi della raffigurazione e dell'ambientazione spaziale nei romanzi italiani. Nel rispetto di questa bipartizione de facto ho deciso pertanto di suddividere il lavoro finale in due parti distinte ed in larga misura indipendenti tra loro, composte rispettivamente dai capitoli I, II e IIII, IV, V. Il primo capitolo può essere considerato una rassegna sintetica e completa della bibliografia teorico-critica attualmente esistente sullo spazio letterario; sebbene le teorie riportate e discusse possano sembrare al lettore avulse dal contesto successivo, esse in realtà costituiscono lo sfondo necessario con il quale ogni nuova proposta teorica è costretta a confrontarsi. Il repertorio teorico, minuziosamente delineato, è di facile consultazione grazie ad una ripartizione interna in sezioni che richiamano le scuole critico-letterarie alle quali si rifanno, direttamente o indirettamente, i diversi contributi. Poiché oggetto della ricerca sono le configurazioni spaziali non mimetiche nelle quali il rapporto tra spazio rappresentato e referente di realtà è all'insegna di una sostanziale opacità, il secondo capitolo è dedicato all'allegoria, intesa come modo letterario e tecnica di trasfigurazione. Nell'ultima sezione del capitolo, dopo aver introdotto il concetto foucaltiano di "eterotopia", è esposta la nozione di «altrove letterario» e sono presentati i risultati desunti dalla lettura e dalla schedatura dei romanzi italiani nei quali la raffigurazione spaziale rispondeva a requisiti di irriconoscibilità e deformazione rispetto ai dati di una presunta "realtà". I capitoli III, IV e V sono impostati secondo uno schema analogo e tratteggiano il profilo di tre diverse fasi della rappresentazione spaziale nel romanzo italiano del Novecento: si parlerà così di uno spazio censurato, di uno spazio distopico e di uno spazio metaletterario. A mutare, insieme al concetto di "rappresentazione" spaziale, sono anche i punti di riferimento e le idee-cardine che ogni epoca letteraria porta con sé; nel corso della lettura ci si rende conto che, sia pure da una prospettiva parziale, si ripercorrono i momenti fondamentali del Novecento letterario italiano, con tutti i dibattiti, le dispute, i fermenti legati ad una faticosa modernizzazione. Ciascun capitolo è aperto da due paragrafi generali sul periodo preso in esame, nei quali vengono posti sul tappeto i temi più importanti, fino a giungere, per affondi successivi, alle III questioni inerenti la spazialità nei romanzi. Il metodo seguito consente l'approssimazione dal generale al particolare, come una macchina da presa che si muova dal panorama più ampio fino all'inquadratura stringente del singolo dettaglio. All'interno di ogni capitolo si snodano poi dei percorsi testuali monografici, volti all'analisi di romanzi che per le loro caratteristiche spaziali sono maggiormente rappresentativi in un certo arco cronologico. Gli iter testuali si compongono sempre di una parte per così esplicativa, nella quale è presentata in linee generali la poetica degli autori e sono illustrati i principali contributi critici a questi dedicati, con particolare riguardo al romanzo che verrà letto in chiave spaziale, ed una parte analitica nella quale le opere prescelte sono sottoposte ad un approfondito esame. Lo spazio di ambientazione dei romanzi dipende in primis dai propositi referenziali che gli scrittori si prefiggono, ma risulta anche subordinato, in modo più sottile, a fattori di tipo stilistico ed a considerazioni di natura ideologica. Nella convinzione che la raffigurazione spaziale costituisca solo un aspetto di una visione del mondo più ampia, si è individuato in ciascun autore un problema critico e teorico sul quale gli studiosi si sono interrogati a lungo, o che conferisce alla sua produzione narrativa un'identità peculiare, e su di esso ci si è concentrati, al fine di raccogliere dati ed informazioni che contribuiscano ad illuminare le motivazioni profonde alla base di quella rappresentazione dell'altrove. Nel capitolo III è discussa la controversa posizione assunta da Alvaro nei confronti del regime fascista, poiché essa gioca un ruolo considerevole in relazione al romanzo L'uomo è forte, del quale ci si occupa; dell'arte di Buzzati è invece posta in evidenza l'essenza intimamente "nordica" ed il debito contratto dallo scrittore nei confronti della tradizione fantastica ottocentesca. Nel capitolo IV si cerca di spiegare, attraverso la ricostruzione di un cammino intellettuale tortuoso e molteplice, l'atipicità dell'opera di Goffredo Parise rispetto al canone novecentesco italiano; l'originalità eccentrica dell'autore emerge in piena luce negli anni Sessanta, in una congiuntura particolarmente delicata in cui vedono la luce tanto i racconti de Il crematorio di Vienna quanto il sorprendente romanzo Il padrone. Nel capitolo V le riflessioni di Italo Calvino sull'utopia forniscono il pretesto per approfondire la continua oscillazione tra essere e dover essere, la necessità dell'impegno morale e l'incoercibile tendenza alla trasfigurazione fantastica che sostanziano l'ispirazione dell'autore, come ben si evince dalle opere degli anni Sessanta e Settanta, ed in particolare da Le città invisibili. Nello stesso capitolo la ricerca di Carmelo Samonà, ancora troppo poco conosciuta in Italia, è rivisitata nella sua interezza nella sezione che prelude all'analisi del romanzo Fratelli; in tal caso all'intento "divulgativo", giustificato dalla pochezza della bibliografia esistente, si unisce l'esigenza di affrontare il tema della malattia mentale, cruciale nei testi dello scrittore perché determina una percezione alterata dello spazio. Al termine del V capitolo la lettura de La foresta intelligente di Giampiero Comolli costituisce un esempio particolare in cui il commento critico, ridotto a causa del valore essenzialmente "strumentale" dell'opera ai fini del nostro discorso, convive con l'analisi testuale della stessa. Il lavoro che è stato presentato è da considerare il sunto finale di uno spoglio di proporzioni assai vaste compiuto sui romanzi italiani del Novecento. Lo studio preliminare ha interessato un gran numero di titoli e di autori, che sono stati scartati in un secondo momento perché non rappresentativi della categoria altrove. V Prima di lasciare al lettore il compito di addentrarsi nella fruizione, si vuole dare un'ultima indicazione di metodo: la tesi è stata concepita secondo una struttura a doppio binario, in cui la...
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