
Daniela Caracciolo
Daniela Caracciolo ha conseguito l’Abilitazione Scientifica Nazionale alle funzioni di professore di II fascia nel settore concorsuale 10 / B 1 (bando 2012 DD n. 222 /2012). Laureata in con lode in Conservazione dei Beni Culturali presso l’Università degli Studi di Lecce nel 2002, con una tesi Un genere misto di parole e immagini: i cataloghi di collezioni enciclopediche cinque-secentesche (alcuni esempi italiani), relatore prof. Massimiliano Rossi, ha conseguito, presso il medesimo Ateneo, il Dottorato di Ricerca in Storia dell’arte con una tesi: Intorno a Maurizio Di Gregorio: collezioni enciclopediche nella Napoli del ‘600 tra arte, scienza e letteratura, edita con il titolo: «Le coselline di un ometto curioso». L’Idea per fare le gallerie universali di tutte le cose del mondo, naturali artificiali e miste di Maurizio Di Gregorio, edizione a cura di DANIELA CARACCIOLO, nota filologica di GIROLAMO DE MIRANDA, Galatina, Congedo, 2008.
Titolare di una borsa di ricerca post-dottorato biennale (A.A. 2010-2011/2011-2012; settore scientifico-disciplinare: L-ART/04 “Museologia e critica artistica e del restauro”) sul tema Antiquaria e scienze della natura del Viceregno: fonti per la storia del collezionismo in area mediterranea, presso il Dipartimento dei Beni delle Arti e della Storia dell’Università del Salento di Lecce, ha fatto parte del PRIN 2008 (“L’Orlando Furioso e la sua traduzione in immagini. Fortuna italiana ed europea”) della Scuola Normale Superiore di Pisa, dell’Università di Firenze, dell’Università della Basilicata e dell’Università di Napoli, coordinato per l’unità di ricerca di Lecce dal prof. Massimiliano Rossi.
Ha frequentato alcuni corsi di specializzazione (Introduction à la bibliographie matérielle) presso ’École de l’Institut d’histoire du livre di Lyon (2006) e presso la Scuola Regionale Interateneo di Specializzazione di Bari dove ha conseguito l’abilitazione per l’insegnamento secondario per l’indirizzo Linguistico-Letterario (2008). Ha partecipato a varie attività presso il Dipartimento di Beni Cultural, svolgendo attività didattica c/o la Scuola di Specializzazione in Archeologia Classica e Medievale dell’Università del Salento (Lecce). Ha seguito il coordinamento didattico al Corso di formazione e Work Experience “Information Technologies and Urban Archeology” (2007) e al Laboratorio “Riordino microfiches del Fondo Cicognara”, promosso dall’Associazione Universitaria “Progetto Universitas” (A. A. 2008-2009), nell’ambito dell’insegnamento di Museologia e Storia della Critica d’arte (Responsabile scientifico: prof. Massimiliano Rossi).
I suoi ambiti di studio e ricerca riguardano principalmente la letteratura artistica in Italia tra ‘500 e ‘600 e la storia del collezionismo in età moderna. Ha partecipato a giornate di studio, convegni nazionali e internazionali come relatrice ed ha al suo attivo varie pubblicazioni.
Assegnista di ricerca presso il Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università del Salento di Lecce, dal 2010 è membro della Società Italiana di Storia della Critica d’Arte (SISCA).
Titolare di una borsa di ricerca post-dottorato biennale (A.A. 2010-2011/2011-2012; settore scientifico-disciplinare: L-ART/04 “Museologia e critica artistica e del restauro”) sul tema Antiquaria e scienze della natura del Viceregno: fonti per la storia del collezionismo in area mediterranea, presso il Dipartimento dei Beni delle Arti e della Storia dell’Università del Salento di Lecce, ha fatto parte del PRIN 2008 (“L’Orlando Furioso e la sua traduzione in immagini. Fortuna italiana ed europea”) della Scuola Normale Superiore di Pisa, dell’Università di Firenze, dell’Università della Basilicata e dell’Università di Napoli, coordinato per l’unità di ricerca di Lecce dal prof. Massimiliano Rossi.
Ha frequentato alcuni corsi di specializzazione (Introduction à la bibliographie matérielle) presso ’École de l’Institut d’histoire du livre di Lyon (2006) e presso la Scuola Regionale Interateneo di Specializzazione di Bari dove ha conseguito l’abilitazione per l’insegnamento secondario per l’indirizzo Linguistico-Letterario (2008). Ha partecipato a varie attività presso il Dipartimento di Beni Cultural, svolgendo attività didattica c/o la Scuola di Specializzazione in Archeologia Classica e Medievale dell’Università del Salento (Lecce). Ha seguito il coordinamento didattico al Corso di formazione e Work Experience “Information Technologies and Urban Archeology” (2007) e al Laboratorio “Riordino microfiches del Fondo Cicognara”, promosso dall’Associazione Universitaria “Progetto Universitas” (A. A. 2008-2009), nell’ambito dell’insegnamento di Museologia e Storia della Critica d’arte (Responsabile scientifico: prof. Massimiliano Rossi).
I suoi ambiti di studio e ricerca riguardano principalmente la letteratura artistica in Italia tra ‘500 e ‘600 e la storia del collezionismo in età moderna. Ha partecipato a giornate di studio, convegni nazionali e internazionali come relatrice ed ha al suo attivo varie pubblicazioni.
Assegnista di ricerca presso il Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università del Salento di Lecce, dal 2010 è membro della Società Italiana di Storia della Critica d’Arte (SISCA).
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Papers by Daniela Caracciolo
The essay focuses on the various tipologies and aims of quotationes: imitation of Giovan Battista Marino, rhetorical code of poetry. In this sense, his numerous declarations presenti in Tre Grazie and his Le Veneri are quite useful as eloquent programmatic indications revealing a progressive will to overcome Renaissance models.
Books by Daniela Caracciolo
All’interno della sua ricca produzione poetica vive una straordinaria galleria di ritratti di “uomini illustri”, la cui origine va individuata in particolar modo nell’orizzonte semantico gioviano rispondente, nell’intenzione dell’autore, a un progetto armonico e coerente. Fingendo di decorare uno spazio fittizio, ma non per questo meno concreto, con immaginari “simulacri” accompagnati da versi, Valerini afferma tutta l’elusività, il potenziale ingannevole del linguaggio verbale: alla lettura della Galeria subentra la visione della stessa.
Il volume propone l’edizione critica e commentata dell’opera di Valerini, dove ciascuna sezione interpreta il generale tema di fondo: la plausibile correlazione tra attività collezionistiche e pratiche letterarie. Emerge così un complesso ordine di rapporti fra poesia e arti visive (pittura, scultura, architettura) sullo sfondo dei dibattiti critico-teorici cinquecenteschi intorno all’invenzione, al paragone e al genere del ritratto.
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Conference Presentations by Daniela Caracciolo
All’immagine di Socrate, dai tratti topici e fortemente caratterizzanti fissata dall’antica statua ed ereditata dalla fisiognomica cinquecentesca, si affianca lo sviluppo di altri temi e modelli iconografici che vedono il coesistere di una dimensione tragica e di una comica. Si prenderà così in considerazione la fortuna figurativa del personaggio tra il XVI e il XVII secolo, cercando di affrontare aspetti propriamente legati alle scene raffigurate e alle storie rappresentate.
La diffusione del Neostoicismo, propugnato da Giusto Lipsio autore di studi sul rapporto tra politica e morale, favorisce infatti la diffusione di soggetti tratti dalla filosofia e dalla storia antica. In simile temperie culturale l’immagine di Socrate è assunta a fatto e simbolo di fermezza e vigore dell’uomo di fronte al suo ineluttabile destino; si pensi, solo per citare qualche esempio, alla “Stanza dei Filosofi” allestita dal marchese Vincenzo Giustinani con una serie di dipinti ispirati a precetti neostoici (La morte di Seneca di Joachim von Sandrart, La morte di Socrate del misterioso “Giusto fiammingo”e La morte di Cicerone di François Perrier), a Socrate beve la cicuta di Gioacchino Assereto sino alla settecentesca Morte di Socrate di Cignaroli dove la scena in questione è rappresentata come un compianto sul Cristo morto.
Accanto al soggetto della morte di Socrate, nota dal racconto del Fedone platonico e accostata non di rado alla morte di Catone e Regolo, si intende affrontare un altro tema, ossia lo sviluppo di una particolare immagine del Filosofo veicolata soprattutto dalla produzione incisoria e dalla letteratura emblematica: la beffa della bisbetica moglie Santippe che gli versa il contenuto di un vaso sulla testa. Sono questi, di fatto, i due grandi temi riepilogati da Giovan Battista Marino nel suo ritratto letterario dedicato a Socrate a riprova della ricezione secentesca del’Ateniese e della tipizzazione iconografica cui andrò incontro l’immagine del Filosofo attraverso i secoli.
The essay focuses on the various tipologies and aims of quotationes: imitation of Giovan Battista Marino, rhetorical code of poetry. In this sense, his numerous declarations presenti in Tre Grazie and his Le Veneri are quite useful as eloquent programmatic indications revealing a progressive will to overcome Renaissance models.
All’interno della sua ricca produzione poetica vive una straordinaria galleria di ritratti di “uomini illustri”, la cui origine va individuata in particolar modo nell’orizzonte semantico gioviano rispondente, nell’intenzione dell’autore, a un progetto armonico e coerente. Fingendo di decorare uno spazio fittizio, ma non per questo meno concreto, con immaginari “simulacri” accompagnati da versi, Valerini afferma tutta l’elusività, il potenziale ingannevole del linguaggio verbale: alla lettura della Galeria subentra la visione della stessa.
Il volume propone l’edizione critica e commentata dell’opera di Valerini, dove ciascuna sezione interpreta il generale tema di fondo: la plausibile correlazione tra attività collezionistiche e pratiche letterarie. Emerge così un complesso ordine di rapporti fra poesia e arti visive (pittura, scultura, architettura) sullo sfondo dei dibattiti critico-teorici cinquecenteschi intorno all’invenzione, al paragone e al genere del ritratto.
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All’immagine di Socrate, dai tratti topici e fortemente caratterizzanti fissata dall’antica statua ed ereditata dalla fisiognomica cinquecentesca, si affianca lo sviluppo di altri temi e modelli iconografici che vedono il coesistere di una dimensione tragica e di una comica. Si prenderà così in considerazione la fortuna figurativa del personaggio tra il XVI e il XVII secolo, cercando di affrontare aspetti propriamente legati alle scene raffigurate e alle storie rappresentate.
La diffusione del Neostoicismo, propugnato da Giusto Lipsio autore di studi sul rapporto tra politica e morale, favorisce infatti la diffusione di soggetti tratti dalla filosofia e dalla storia antica. In simile temperie culturale l’immagine di Socrate è assunta a fatto e simbolo di fermezza e vigore dell’uomo di fronte al suo ineluttabile destino; si pensi, solo per citare qualche esempio, alla “Stanza dei Filosofi” allestita dal marchese Vincenzo Giustinani con una serie di dipinti ispirati a precetti neostoici (La morte di Seneca di Joachim von Sandrart, La morte di Socrate del misterioso “Giusto fiammingo”e La morte di Cicerone di François Perrier), a Socrate beve la cicuta di Gioacchino Assereto sino alla settecentesca Morte di Socrate di Cignaroli dove la scena in questione è rappresentata come un compianto sul Cristo morto.
Accanto al soggetto della morte di Socrate, nota dal racconto del Fedone platonico e accostata non di rado alla morte di Catone e Regolo, si intende affrontare un altro tema, ossia lo sviluppo di una particolare immagine del Filosofo veicolata soprattutto dalla produzione incisoria e dalla letteratura emblematica: la beffa della bisbetica moglie Santippe che gli versa il contenuto di un vaso sulla testa. Sono questi, di fatto, i due grandi temi riepilogati da Giovan Battista Marino nel suo ritratto letterario dedicato a Socrate a riprova della ricezione secentesca del’Ateniese e della tipizzazione iconografica cui andrò incontro l’immagine del Filosofo attraverso i secoli.