Edited Books by Tommaso Salvatore
Papers by Tommaso Salvatore

Il contributo richiama l’attenzione su un’epistola volgare del rimatore Simone Serdini da Sien... more Il contributo richiama l’attenzione su un’epistola volgare del rimatore Simone Serdini da Siena il Saviozzo, tramandataci dal Cod. 2649 della Österreichische Nationalbibliothek di Vienna, passata pressoché inosservata alla bibliografia e qui edita e esaminata.
Da essa si apprende dell’esistenza di una sconosciuta ‘edizione’ manoscritta dei Rerum vulgarium fragmenta a opera del Saviozzo stesso, allestita nel 1409 per essere dedicata a Domenico Bettini, referendarius domini di Pandolfo III Malatesta.
L’articolo contestualizza tale iniziativa di divulgazione petrarchesca nell’ambito del milieu culturale di destinazione, quello della corte malatestiana di Brescia, e della precedente attività di Serdini quale editore delle opere di Dante. Definisce poi quali cognizioni e chiavi interpretative di Petrarca il Saviozzo mostra di possedere nel breve accessus ad auctorem tracciato dall’epistola. Stabilisce infine quale settore di tradizione manoscritta dei Rvf derivò da questa operazione editoriale, approfondendo così una ‘forma’ del Canzoniere che si rivela non priva di interesse.

Proseguendo i sondaggi avviati in un precedente lavoro comparso su SFI 2017, questo testo si pro... more Proseguendo i sondaggi avviati in un precedente lavoro comparso su SFI 2017, questo testo si propone di contribuire all’individuazione dei manoscritti della Commedia di Dante consultati e collazionati dagli Accademici della Crusca per l’edizione a stampa del 1595. L’articolo del 2017, in particolare, si occupava di verificare su base testuale identificazioni già avanzate - quelle proposte da Colomb de Batines nella Bibliografia dantesca - alcune delle quali, infatti, si dimostravano arbitrarie e errate. Questo nuovo testo, invece, si propone di effettuare più ampie ricognizioni sui codici della Commedia al fine di proporre individuazioni ex novo: risulta così possibile riconoscere dieci altri manoscritti serviti all’edizione, estranei alle identificazioni di Batines, e il cui rapporto con i lavori della Commedia della Crusca è elemento ad oggi non acquisito.
Continuing the surveys begun in a previous work published in SFI 2017, this paper aims at identifying the manuscripts of Dante’s Comedy consulted and collated in preparation for the 1595 edition by the Accademia della Crusca. In the 2017 article, in particular, I proceeded to verify on a textual basis the identifications proposed by Colomb de Batines in Bibliografia dantesca, some of which indeed were found to be arbitrary and erroneous. This new paper intends to offer a broader reconnaissance on manuscripts of the Comedy, in order to advance new identifications: thus, it is possible to recognise ten more manuscripts used for the edition, whose relationship to the 1595 Comedy is at the moment unknown and never proposed so far.
![Research paper thumbnail of [con Paola Vecchi Galli] Ex originali libro. Schede sul Canzoniere Casanatense, in La filologia in Italia nel Rinascimento, a cura di Carlo Caruso e Emilio Russo, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2018, pp. 133-165.](https://attachments.academia-assets.com/56274033/thumbnails/1.jpg)
Questo contributo esamina il ms. Casanatense 924, testimone di RVF e Triumphi, ben noto collazion... more Questo contributo esamina il ms. Casanatense 924, testimone di RVF e Triumphi, ben noto collazionatore di autografi petrarcheschi perduti: ne aggiorna il profilo alla luce degli studi recenti (§ 1); ne colloca il 'testo-base' nel settore di tradizione dei RVF cui pertiene (§ 2); interroga in una luce più problematica i risultati sin qui raggiunti sull'anonimo postillatore cinquecentesco del manoscritto (§ 3).
This paper aims to analyse the ms. Casatense 924, a well-known XVth century manuscript containing Petrarch's vernacular works, copied by the scribe Bartolomeo Sanvito. Firstly, the article outlines an updated profile of this manuscript, in light of the most recent studies (§ 1); then it investigates which branch of the RVF manuscript tradition the Casanatense derives from (§ 2); lastly, it deals with the anonymous XVIth century annotator of the codex, who transcribed variants and notes from Petrarch's autograph drafts (§ 3).
Questa rassegna presenta criticamente tre recenti volumi su Benvenuto da Imola: la raccolta di st... more Questa rassegna presenta criticamente tre recenti volumi su Benvenuto da Imola: la raccolta di studi di Luca Carlo Rossi, la monografia di Luca Fiorentini, l’edizione della lectura bolognese a cura di Paolo Pasquino. Vengono inoltre segnalati alcuni nuovi elementi sui libri appartenuti a Stefano Talice da Ricaldone e sull’anonimo postillatore dell’autografo boccacciano Ricc. 1035.
This paper reviews three recent books about Benvenuto da Imola, namely a collection of studies by Luca Carlo Rossi, a monograph by Luca Fiorentini, the first redaction of the Comentum edited by Paolo Pasquino. Also, it provides some additional information on the books belonged to the scribe Stefano Talice and on the anonymous annotator of Boccaccio’s autograph manuscript Ricc. 1035

Questo testo si propone di contribuire all’individuazione dei manoscritti della Commedia di Dant... more Questo testo si propone di contribuire all’individuazione dei manoscritti della Commedia di Dante consultati e collazionati per l’edizione del 1595 La Divina Commedia di Dante Alighieri nobile fiorentino ridotta a miglior lezione dagli Accademici della Crusca.
I Diari dell’Accademia della Crusca e i preliminari dell’edizione, infatti, presentano un elenco dei testimoni fruiti e collazionati ai fini della costituzione del testo, riferendo, per ognuno di essi, chi ne fosse all’epoca il possessore.
Finora le ipotesi di identificazione, formulate da Colomb de Batines, si erano limitate alla considerazione di questo elemento storico, alla ricerca, nei codici danteschi oggi esistenti, di note di possesso riconducibili a quegli stessi proprietari cinquecenteschi. In questa sede tali corrispondenze sono verificate su base testuale, accertando se le lezioni che l’apparato critico dell’edizione attribuisce a ognuno dei testimoni si riscontrino effettivamente nei loro presunti corrispettivi.
Si rivela risolutivo, a tale scopo, tenere congiuntamente conto, insieme con l’apparato a stampa, di due ‘collazioni di servizio’ estese dai collaboratori nel corso dei lavori preparatori, tuttora conservate, i postillati M e P. Sulla base di tali dati, si accerta così che molte delle identificazioni di Batines siano arbitrarie e dunque da respingere. Di contro, altre equivalenze vengono confermate definitivamente. Due inedite unità vengono proposte per la prima volta.
Da ultimo, si osserva che lo stesso P ricopia alcune varianti raccolte e registrate a sua volta da un’altra collazione, l’aldina Martini ‘di San Gavino’ del 1546-47 – illustre episodio di filologia dantesca del sec. XVI –, di cui è andato perduto l’Originale. Da P, in questo modo, risulta possibile per la prima volta isolare alcune lezioni del codice di San Gavino siglato A, datato 1329, il più antico testimone della Commedia di cui si abbia notizia.
This paper intends to identify the manuscripts of Dante’s Comedy consulted and collated in preparation for the 1595 edition by the Accademia della Crusca. Indeed, the Accademia logs, together with the preface to the edition, list the manuscripts utilised and their respective owners at the time.
In light of the textual data transmitted by the critical apparatus, as well as the preparatory collations contained in the two annotated books M and P, many of Batines’ alleged identifications, postulated on the sole basis of the ownership notes, are shown to be arbitrary, whereas others are definitively confirmed. In addition, some are proposed for the first time.
Lastly, it is pointed out that P also transmits some variants deriving from Luca Martini’s Aldina of ‘San Gavino’ – remarkable episode of Dantean philology in the 16th century –, whose original is now lost. Thus, through P it is possible to detect some variants of the San Gavino ‘A’ manuscript, dated 1329, the oldest manuscript of Dante’s Comedy.

Questo contributo negli studi in ricordo di Giuliano Tanturli segnala due nuovi codici da attribu... more Questo contributo negli studi in ricordo di Giuliano Tanturli segnala due nuovi codici da attribuire alla mano di un copista da lui studiato, l'anonimo scriba definito l'"appassionato copista di professione" responsabile di un autorevole testimone del Certame Coronario. I due manoscritti, un Canzoniere petrarchesco di forma Chigi e un Corbaccio, vengono contestualizzati nell'ambito delle rispettive tradizioni. Partendo dal caso della presunta redazione pre-definitiva del madrigale RVF 52, Non al suo amante più Diana piacque, si formulano alcune riflessioni di metodo sul rapporto fra lezioni adiafore e possibili varianti d'autore.
This paper, published in the studies in memory of Giuliano Tanturli, points out how two further manuscripts can be attributed to the so-called 'passionate professional scribe', an anonymous scribe who was previously analysed by Tanturli himself. These manuscripts, one containing Petrarch's Canzoniere, the other Boccaccio's Corbaccio, are studied within the context of their respective manuscript traditions. Also, the paper supplies an addition of critical examination about the alleged pre-definitive variants of the poem RVF 52, Non al suo amante più Diana piacque. Starting from them, a few theorical considerations about the correlation between adiaphorous readings and authorial variants are expressed.
Un breve supplemento di riflessioni e notizie sulla ricezione dantesca nel Doppio ritratto di Fil... more Un breve supplemento di riflessioni e notizie sulla ricezione dantesca nel Doppio ritratto di Filippino Lippi e sugli interessi danteschi di Piero del Pugliese.
A short supplement to the previous paper about Dante reception in Filippino Lippi's painting and Piero del Pugliese as a reader of Dante's works.

È acquisito, per merito della ricostruzione di D. De Robertis, che il codice Chigiano L.V.176 aut... more È acquisito, per merito della ricostruzione di D. De Robertis, che il codice Chigiano L.V.176 autografo di Giovanni Boccaccio costituì un vettore importante della ricezione della lirica volgare a Firenze fra Tre e Cinquecento. Resta oscuro, tuttavia, un elemento della storia del manoscritto: gli studiosi che si sono occupati del codice non hanno infatti identificato lo stemma che, con vezzo gentilizio, un ignoto possessore quattrocentesco fece miniare nel bas de page di c. 1r. Il contributo segnala che in questo stemma non identificato vanno individuate le armi dei Del Pugliese di Firenze e riconosce come possessore dell'autografo boccacciano il personaggio di Piero del Pugliese, collezionista e mecenate d'età laurenziana. Alla luce della documentazione disponibile, si delineano ulteriori snodi della circolazione del manoscritto e si formulano ipotesi in merito alla catena dei passaggi di proprietà.
This paper points out that the unidentified coat of arms on f. 1r of Boccaccio’s Chigiano autograph manuscript must be attributed to the Del Pugliese family of Florence: the possessor of the MS. Chigiano is identified with a renowned art patron of Laurentian age, Piero Del Pugliese. Further information about the 15th century circulation of the manuscript is highlighted by establishing the transfers of property on the basis of documentary evidence.

Nel Doppio ritratto di Filippino Lippi conservato al City Art Museum di Denver (Colorado), l'arti... more Nel Doppio ritratto di Filippino Lippi conservato al City Art Museum di Denver (Colorado), l'artista è raffigurato in compagnia del committente e amico Piero Del Pugliese. Alle spalle dei due personaggi, nell’angolo di una fila di scaffali, un manoscritto aperto reca un’iscrizione, il cui testo, a giudizio della letteratura storico-artistica sull'argomento, è oggi illeggibile, sicché il messaggio o l'opera allusa risultano irriconoscibili. In questo testo presunto illeggibile vengono identificati i vv. 93-105 della terza canzone del Convivio dantesco, Le dolci rime d’amor ch’io solea [Rime, 4 (LXXXII)], e in particolare, centrale dal punto di vista visuale e dunque semantico, il v. 101: «È gentilezza dovunqu'è vertute». Il contributo si sofferma sul significato di tale scelta iconografica e la contestualizza nell’ambito della cultura letteraria d’età laurenziana, mettendo in luce i rapporti fra il dipinto di Filippino e il trattato De vera nobilitate di Cristoforo Landino.
In Filippino Lippi’s Double portrait, nowadays at the Denver Art Museum, the artist is portrayed together with his patron and friend Piero Del Pugliese. Behind them, on the corner of a row of bookshelves, an open manuscript shows an inscription, whose text has been considered unreadable by art historians, so that it is impossible to decipher its message or the work being referred to. Lines 93-105 of the third canzone of Dante’s Convivio, Le dolci rime d’amor ch’io solea solea [Rime, 4 (LXXXII)], and especially line 101, «È gentilezza dovunqu'è vertute», central from the visual and semantic point of view, are identified in this allegedly unreadable piece of text. The paper focuses on the meaning of such an iconographic choice, putting it in the context of the literary environment of the Laurentian age, showing the connections between Filippino’s painting and Cristoforo Landino’s treatise De Vera Nobilitate.
Il contributo segnala alcuni nuovi testimoni della ‘forma Chigi’ dei Rerum vulgarium fragmenta, c... more Il contributo segnala alcuni nuovi testimoni della ‘forma Chigi’ dei Rerum vulgarium fragmenta, completandone il censimento, e li integra tramite elementari accertamenti nello stemma già costituito. Il riesame degli argomenti wilkinsiani sulla ricostruzione della ‘forma Correggio’ determina dubbi sostanziali circa l’esistenza di tale redazione.
This paper points out several new manuscripts of the ‘Chigi form’ of Petrarch’s Canzoniere, thereby completing their census, and integrates them into the stemma codicum already established by Anna Bettarini Bruni. Further inspection on Wilkins’ arguments about the ‘Correggio form’ shows that in all probability this form never existed.
Il contributo esamina alcuni aspetti del ruolo editoriale boccacciano nella realizzazione dell'au... more Il contributo esamina alcuni aspetti del ruolo editoriale boccacciano nella realizzazione dell'autografo Chigiano, con particolare riguardo alla sua sezione petrarchesca: si sofferma sul progetto culturale sotteso all'allestimento della raccolta, sul titolo del 'fragmentorum liber', sulle singolari scelte decorative e di mise en page.
Book Reviews by Tommaso Salvatore
rec. a Roberta Morosini, Dante, il profeta e il libro. La leggenda del toro dalla Commedia a Filippino Lippi, tra sussurri di colomba ed echi di Bisanzio, Roma, L’Erma di Bretschneider, 2018, «Studi e problemi di critica testuale», 101, 2020, pp. 306-311.
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Da essa si apprende dell’esistenza di una sconosciuta ‘edizione’ manoscritta dei Rerum vulgarium fragmenta a opera del Saviozzo stesso, allestita nel 1409 per essere dedicata a Domenico Bettini, referendarius domini di Pandolfo III Malatesta.
L’articolo contestualizza tale iniziativa di divulgazione petrarchesca nell’ambito del milieu culturale di destinazione, quello della corte malatestiana di Brescia, e della precedente attività di Serdini quale editore delle opere di Dante. Definisce poi quali cognizioni e chiavi interpretative di Petrarca il Saviozzo mostra di possedere nel breve accessus ad auctorem tracciato dall’epistola. Stabilisce infine quale settore di tradizione manoscritta dei Rvf derivò da questa operazione editoriale, approfondendo così una ‘forma’ del Canzoniere che si rivela non priva di interesse.
Continuing the surveys begun in a previous work published in SFI 2017, this paper aims at identifying the manuscripts of Dante’s Comedy consulted and collated in preparation for the 1595 edition by the Accademia della Crusca. In the 2017 article, in particular, I proceeded to verify on a textual basis the identifications proposed by Colomb de Batines in Bibliografia dantesca, some of which indeed were found to be arbitrary and erroneous. This new paper intends to offer a broader reconnaissance on manuscripts of the Comedy, in order to advance new identifications: thus, it is possible to recognise ten more manuscripts used for the edition, whose relationship to the 1595 Comedy is at the moment unknown and never proposed so far.
This paper aims to analyse the ms. Casatense 924, a well-known XVth century manuscript containing Petrarch's vernacular works, copied by the scribe Bartolomeo Sanvito. Firstly, the article outlines an updated profile of this manuscript, in light of the most recent studies (§ 1); then it investigates which branch of the RVF manuscript tradition the Casanatense derives from (§ 2); lastly, it deals with the anonymous XVIth century annotator of the codex, who transcribed variants and notes from Petrarch's autograph drafts (§ 3).
This paper reviews three recent books about Benvenuto da Imola, namely a collection of studies by Luca Carlo Rossi, a monograph by Luca Fiorentini, the first redaction of the Comentum edited by Paolo Pasquino. Also, it provides some additional information on the books belonged to the scribe Stefano Talice and on the anonymous annotator of Boccaccio’s autograph manuscript Ricc. 1035
I Diari dell’Accademia della Crusca e i preliminari dell’edizione, infatti, presentano un elenco dei testimoni fruiti e collazionati ai fini della costituzione del testo, riferendo, per ognuno di essi, chi ne fosse all’epoca il possessore.
Finora le ipotesi di identificazione, formulate da Colomb de Batines, si erano limitate alla considerazione di questo elemento storico, alla ricerca, nei codici danteschi oggi esistenti, di note di possesso riconducibili a quegli stessi proprietari cinquecenteschi. In questa sede tali corrispondenze sono verificate su base testuale, accertando se le lezioni che l’apparato critico dell’edizione attribuisce a ognuno dei testimoni si riscontrino effettivamente nei loro presunti corrispettivi.
Si rivela risolutivo, a tale scopo, tenere congiuntamente conto, insieme con l’apparato a stampa, di due ‘collazioni di servizio’ estese dai collaboratori nel corso dei lavori preparatori, tuttora conservate, i postillati M e P. Sulla base di tali dati, si accerta così che molte delle identificazioni di Batines siano arbitrarie e dunque da respingere. Di contro, altre equivalenze vengono confermate definitivamente. Due inedite unità vengono proposte per la prima volta.
Da ultimo, si osserva che lo stesso P ricopia alcune varianti raccolte e registrate a sua volta da un’altra collazione, l’aldina Martini ‘di San Gavino’ del 1546-47 – illustre episodio di filologia dantesca del sec. XVI –, di cui è andato perduto l’Originale. Da P, in questo modo, risulta possibile per la prima volta isolare alcune lezioni del codice di San Gavino siglato A, datato 1329, il più antico testimone della Commedia di cui si abbia notizia.
This paper intends to identify the manuscripts of Dante’s Comedy consulted and collated in preparation for the 1595 edition by the Accademia della Crusca. Indeed, the Accademia logs, together with the preface to the edition, list the manuscripts utilised and their respective owners at the time.
In light of the textual data transmitted by the critical apparatus, as well as the preparatory collations contained in the two annotated books M and P, many of Batines’ alleged identifications, postulated on the sole basis of the ownership notes, are shown to be arbitrary, whereas others are definitively confirmed. In addition, some are proposed for the first time.
Lastly, it is pointed out that P also transmits some variants deriving from Luca Martini’s Aldina of ‘San Gavino’ – remarkable episode of Dantean philology in the 16th century –, whose original is now lost. Thus, through P it is possible to detect some variants of the San Gavino ‘A’ manuscript, dated 1329, the oldest manuscript of Dante’s Comedy.
This paper, published in the studies in memory of Giuliano Tanturli, points out how two further manuscripts can be attributed to the so-called 'passionate professional scribe', an anonymous scribe who was previously analysed by Tanturli himself. These manuscripts, one containing Petrarch's Canzoniere, the other Boccaccio's Corbaccio, are studied within the context of their respective manuscript traditions. Also, the paper supplies an addition of critical examination about the alleged pre-definitive variants of the poem RVF 52, Non al suo amante più Diana piacque. Starting from them, a few theorical considerations about the correlation between adiaphorous readings and authorial variants are expressed.
A short supplement to the previous paper about Dante reception in Filippino Lippi's painting and Piero del Pugliese as a reader of Dante's works.
This paper points out that the unidentified coat of arms on f. 1r of Boccaccio’s Chigiano autograph manuscript must be attributed to the Del Pugliese family of Florence: the possessor of the MS. Chigiano is identified with a renowned art patron of Laurentian age, Piero Del Pugliese. Further information about the 15th century circulation of the manuscript is highlighted by establishing the transfers of property on the basis of documentary evidence.
In Filippino Lippi’s Double portrait, nowadays at the Denver Art Museum, the artist is portrayed together with his patron and friend Piero Del Pugliese. Behind them, on the corner of a row of bookshelves, an open manuscript shows an inscription, whose text has been considered unreadable by art historians, so that it is impossible to decipher its message or the work being referred to. Lines 93-105 of the third canzone of Dante’s Convivio, Le dolci rime d’amor ch’io solea solea [Rime, 4 (LXXXII)], and especially line 101, «È gentilezza dovunqu'è vertute», central from the visual and semantic point of view, are identified in this allegedly unreadable piece of text. The paper focuses on the meaning of such an iconographic choice, putting it in the context of the literary environment of the Laurentian age, showing the connections between Filippino’s painting and Cristoforo Landino’s treatise De Vera Nobilitate.
This paper points out several new manuscripts of the ‘Chigi form’ of Petrarch’s Canzoniere, thereby completing their census, and integrates them into the stemma codicum already established by Anna Bettarini Bruni. Further inspection on Wilkins’ arguments about the ‘Correggio form’ shows that in all probability this form never existed.
Book Reviews by Tommaso Salvatore
Da essa si apprende dell’esistenza di una sconosciuta ‘edizione’ manoscritta dei Rerum vulgarium fragmenta a opera del Saviozzo stesso, allestita nel 1409 per essere dedicata a Domenico Bettini, referendarius domini di Pandolfo III Malatesta.
L’articolo contestualizza tale iniziativa di divulgazione petrarchesca nell’ambito del milieu culturale di destinazione, quello della corte malatestiana di Brescia, e della precedente attività di Serdini quale editore delle opere di Dante. Definisce poi quali cognizioni e chiavi interpretative di Petrarca il Saviozzo mostra di possedere nel breve accessus ad auctorem tracciato dall’epistola. Stabilisce infine quale settore di tradizione manoscritta dei Rvf derivò da questa operazione editoriale, approfondendo così una ‘forma’ del Canzoniere che si rivela non priva di interesse.
Continuing the surveys begun in a previous work published in SFI 2017, this paper aims at identifying the manuscripts of Dante’s Comedy consulted and collated in preparation for the 1595 edition by the Accademia della Crusca. In the 2017 article, in particular, I proceeded to verify on a textual basis the identifications proposed by Colomb de Batines in Bibliografia dantesca, some of which indeed were found to be arbitrary and erroneous. This new paper intends to offer a broader reconnaissance on manuscripts of the Comedy, in order to advance new identifications: thus, it is possible to recognise ten more manuscripts used for the edition, whose relationship to the 1595 Comedy is at the moment unknown and never proposed so far.
This paper aims to analyse the ms. Casatense 924, a well-known XVth century manuscript containing Petrarch's vernacular works, copied by the scribe Bartolomeo Sanvito. Firstly, the article outlines an updated profile of this manuscript, in light of the most recent studies (§ 1); then it investigates which branch of the RVF manuscript tradition the Casanatense derives from (§ 2); lastly, it deals with the anonymous XVIth century annotator of the codex, who transcribed variants and notes from Petrarch's autograph drafts (§ 3).
This paper reviews three recent books about Benvenuto da Imola, namely a collection of studies by Luca Carlo Rossi, a monograph by Luca Fiorentini, the first redaction of the Comentum edited by Paolo Pasquino. Also, it provides some additional information on the books belonged to the scribe Stefano Talice and on the anonymous annotator of Boccaccio’s autograph manuscript Ricc. 1035
I Diari dell’Accademia della Crusca e i preliminari dell’edizione, infatti, presentano un elenco dei testimoni fruiti e collazionati ai fini della costituzione del testo, riferendo, per ognuno di essi, chi ne fosse all’epoca il possessore.
Finora le ipotesi di identificazione, formulate da Colomb de Batines, si erano limitate alla considerazione di questo elemento storico, alla ricerca, nei codici danteschi oggi esistenti, di note di possesso riconducibili a quegli stessi proprietari cinquecenteschi. In questa sede tali corrispondenze sono verificate su base testuale, accertando se le lezioni che l’apparato critico dell’edizione attribuisce a ognuno dei testimoni si riscontrino effettivamente nei loro presunti corrispettivi.
Si rivela risolutivo, a tale scopo, tenere congiuntamente conto, insieme con l’apparato a stampa, di due ‘collazioni di servizio’ estese dai collaboratori nel corso dei lavori preparatori, tuttora conservate, i postillati M e P. Sulla base di tali dati, si accerta così che molte delle identificazioni di Batines siano arbitrarie e dunque da respingere. Di contro, altre equivalenze vengono confermate definitivamente. Due inedite unità vengono proposte per la prima volta.
Da ultimo, si osserva che lo stesso P ricopia alcune varianti raccolte e registrate a sua volta da un’altra collazione, l’aldina Martini ‘di San Gavino’ del 1546-47 – illustre episodio di filologia dantesca del sec. XVI –, di cui è andato perduto l’Originale. Da P, in questo modo, risulta possibile per la prima volta isolare alcune lezioni del codice di San Gavino siglato A, datato 1329, il più antico testimone della Commedia di cui si abbia notizia.
This paper intends to identify the manuscripts of Dante’s Comedy consulted and collated in preparation for the 1595 edition by the Accademia della Crusca. Indeed, the Accademia logs, together with the preface to the edition, list the manuscripts utilised and their respective owners at the time.
In light of the textual data transmitted by the critical apparatus, as well as the preparatory collations contained in the two annotated books M and P, many of Batines’ alleged identifications, postulated on the sole basis of the ownership notes, are shown to be arbitrary, whereas others are definitively confirmed. In addition, some are proposed for the first time.
Lastly, it is pointed out that P also transmits some variants deriving from Luca Martini’s Aldina of ‘San Gavino’ – remarkable episode of Dantean philology in the 16th century –, whose original is now lost. Thus, through P it is possible to detect some variants of the San Gavino ‘A’ manuscript, dated 1329, the oldest manuscript of Dante’s Comedy.
This paper, published in the studies in memory of Giuliano Tanturli, points out how two further manuscripts can be attributed to the so-called 'passionate professional scribe', an anonymous scribe who was previously analysed by Tanturli himself. These manuscripts, one containing Petrarch's Canzoniere, the other Boccaccio's Corbaccio, are studied within the context of their respective manuscript traditions. Also, the paper supplies an addition of critical examination about the alleged pre-definitive variants of the poem RVF 52, Non al suo amante più Diana piacque. Starting from them, a few theorical considerations about the correlation between adiaphorous readings and authorial variants are expressed.
A short supplement to the previous paper about Dante reception in Filippino Lippi's painting and Piero del Pugliese as a reader of Dante's works.
This paper points out that the unidentified coat of arms on f. 1r of Boccaccio’s Chigiano autograph manuscript must be attributed to the Del Pugliese family of Florence: the possessor of the MS. Chigiano is identified with a renowned art patron of Laurentian age, Piero Del Pugliese. Further information about the 15th century circulation of the manuscript is highlighted by establishing the transfers of property on the basis of documentary evidence.
In Filippino Lippi’s Double portrait, nowadays at the Denver Art Museum, the artist is portrayed together with his patron and friend Piero Del Pugliese. Behind them, on the corner of a row of bookshelves, an open manuscript shows an inscription, whose text has been considered unreadable by art historians, so that it is impossible to decipher its message or the work being referred to. Lines 93-105 of the third canzone of Dante’s Convivio, Le dolci rime d’amor ch’io solea solea [Rime, 4 (LXXXII)], and especially line 101, «È gentilezza dovunqu'è vertute», central from the visual and semantic point of view, are identified in this allegedly unreadable piece of text. The paper focuses on the meaning of such an iconographic choice, putting it in the context of the literary environment of the Laurentian age, showing the connections between Filippino’s painting and Cristoforo Landino’s treatise De Vera Nobilitate.
This paper points out several new manuscripts of the ‘Chigi form’ of Petrarch’s Canzoniere, thereby completing their census, and integrates them into the stemma codicum already established by Anna Bettarini Bruni. Further inspection on Wilkins’ arguments about the ‘Correggio form’ shows that in all probability this form never existed.