
Michele C L A U D I O Masciopinto
Università degli Studi di Foggia, Dipartimento di Economia, Management e Territorio, Professor on contract
University of Siena / Università di Siena, Dipartimento di filosofia e scienze sociali, Graduate Student
Current position: Professor on contract in "Visual Anthropology and communication", University of Foggia.
Phd Student in Cities and Landscapes: Cities and Landscapes: Architecture, Archaeology, Cultural Heritage, History and Resources - XXXIV ciclo, University of Basilicata.
Degrees
2011: Bachelor Degree in Philosphy at the University of Bari, thesis in Moral Philosophy: "Aldo Capitini: moral, education, nonviolence“” ( supervisor Prof. Mario Manfredi), final grade 110/110.
2014: Master Degree in Anthropology and Visual studies at the University of Siena, thesis in Visual Anthropology: "Comics between Anthropology and narrative"(supervisor Prof. Riccardo Putti; assistant supervisor Prof. Fabio Mugnaini); final grade: 110/110 cum laude.
2017: Diploma di Specializzazione in Beni Dea, Scuola di Specializzazione in Beni Demoetnoantropologici, University of Perugia, University of Siena, University of Firenze, University of Torino, University of Milano Bicocca, final grade 50/50 cum laude.
2022: Phd in Cities and Landscapes: Cities and Landscapes: Architecture, Archaeology, Cultural Heritage, History and Resources - XXXIV ciclo, University of Basilicata.
Research Interests
Visual Anthropology, Comics Studies, Intercultural Communication, Visual Studies, Maritime Ethnography, Intangible Cultural Heritage, Museology.
Scholarships
8 July - 2 August 2013: 1 months period of study and trainee at the King'College, University of Cambridge (UK), within a Long exchange vacation.
March 2013: Professional Master in "European project" at the Training Center in Project Planning, Venice International University, San Servolo Island, Venezia (IT); within a national scolarship for students.
Phd Student in Cities and Landscapes: Cities and Landscapes: Architecture, Archaeology, Cultural Heritage, History and Resources - XXXIV ciclo, University of Basilicata.
Degrees
2011: Bachelor Degree in Philosphy at the University of Bari, thesis in Moral Philosophy: "Aldo Capitini: moral, education, nonviolence“” ( supervisor Prof. Mario Manfredi), final grade 110/110.
2014: Master Degree in Anthropology and Visual studies at the University of Siena, thesis in Visual Anthropology: "Comics between Anthropology and narrative"(supervisor Prof. Riccardo Putti; assistant supervisor Prof. Fabio Mugnaini); final grade: 110/110 cum laude.
2017: Diploma di Specializzazione in Beni Dea, Scuola di Specializzazione in Beni Demoetnoantropologici, University of Perugia, University of Siena, University of Firenze, University of Torino, University of Milano Bicocca, final grade 50/50 cum laude.
2022: Phd in Cities and Landscapes: Cities and Landscapes: Architecture, Archaeology, Cultural Heritage, History and Resources - XXXIV ciclo, University of Basilicata.
Research Interests
Visual Anthropology, Comics Studies, Intercultural Communication, Visual Studies, Maritime Ethnography, Intangible Cultural Heritage, Museology.
Scholarships
8 July - 2 August 2013: 1 months period of study and trainee at the King'College, University of Cambridge (UK), within a Long exchange vacation.
March 2013: Professional Master in "European project" at the Training Center in Project Planning, Venice International University, San Servolo Island, Venezia (IT); within a national scolarship for students.
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Papers by Michele C L A U D I O Masciopinto
Le storie di vita degli uomini e delle donne che hanno vissuto e lavorato in questi straordinari manufatti sono in grado di svelare un complesso micro-universo denso di relazioni: il faro è sia luogo del lavoro sia luogo dello spazio domestico, intimo e personale. Situati in luoghi spesso considerati infernali, i guardiani vivono in un purgatorio che cercano di identificare e fare proprio, aggirando la solitudine e il timore della notte, costruendo un personale angolo di paradiso. Costretti ad un’esistenza solitaria e piena di sacrifici, nelle loro narrazioni è possibile cogliere un mondo sociale fatto di affetti, di intimità con se stessi, di relazioni significative con gli oggetti e con il faro stesso, divenuto con il passare del tempo un caro compagno di vita.
I fari resistono al trascorrere del tempo grazie alla memoria degli uomini: un “Cammino dei fari” dev’essere in grado di veicolare non solo la magnificenza architettonica del faro, la sua simbologia, ma anche il carattere umano legato alla figura del farista, alle sue competenze, ai suoi strumenti di lavoro, alle sue difficoltà e alla sua evoluzione futura, con l’obiettivo di costituire un “Archivio della memoria dei fari” capace di salvaguardare e promuovere le testimonianze, i saper fare e le narrazioni di chi ha vissuto e lavorato in questi manufatti edificati vicino al mare.
uso nelle diverse discipline. In particolare, nelle discipline etno-antropologiche il lavoro di ricerca
sul campo pone problemi precisi da affrontare con strumenti idonei di raccolta e di analisi. Infatti,
molte sono le espressioni della vita culturale e i modi con cui il ricercatore legge e interpreta
l’esperienza vissuta dell’alterità culturale: l’allestimento museale, la fotografia e il supporto
audio-visivo sono solo alcuni degli strumenti con i quali l’etnografo trae stimoli e informazioni sul
contesto culturale studiato. Questa continua esigenza di interrogarsi sulle molteplici possibilità
del “fare antropologia” nelle società contemporanee ha aperto la strada a nuove forme di
rappresentazione dei contesti sociali e di ri- pensamento e messa in discussione dei modi con
i quali l’etnografia può essere comunicata. Scopo del lavoro è dunque quello di analizzare una
di queste nuove forme di scrittura etnografica: il fumetto. In quanto linguaggio visivo in grado
di offrire una visione culturale e sociale della realtà, esso si manifesta come strumento atto a
ri-presentare il lavoro di ricerca qualitativa sotto nuovi punti di vista. In ambito internazionale
sono presenti lavori accademici che hanno utilizzato la comunicazione visiva fumettistica, come
Public space, information, accessibility, technology and diversity at Oslo University College,
ricerca etnografica che prende in esame i problemi relativi allo spazio pubblico e quelli legati alla
formazione dell’identità singolare e collettiva all’interno del campus dell’Università di Oslo, e il
progetto Africa Comics, finalizzato allo sviluppo e alla promozione del fumetto come veicolo di
idee e strumento di lettura della realtà dei paesi africani. L’immagine esercita un grande potere
verso chi la osserva, e oggi, alla luce dei fatti di Charlie Hebdo, è necessario interrogarsi sulla
natura delle immagini da una prospettiva transculturale che tenga conto dei loro diversi usi.
study proposes the analysis of port cities as social spaces marked by the constant flow of
people, objects, ideas and meanings. The continuous contact with specific issues such as
immigration, safety and security of travelers, economic development and identity crisis of sea
communities makes port cities a kind of social laboratory where is possible analyze theories,
methodologies and reflections on the contemporary Mediterranean. Maritime cities share the
same fate as their ports, and are still able to communicate the voices, the memories and the
knowledge of the Mediterranean to stimulate and increase the thoughts and socio-political
theories of this great arena of discussion and meeting.
Books by Michele C L A U D I O Masciopinto
Uno studio di questo genere è dettato dalla necessità di riscoprire queste strutture che hanno lasciato un segno importante nelle identità delle comunità marittime.
Se per l’uomo di mare il faro è lo strumento che indica la rotta sicura, per l’uomo di terra, invece, esso è una costruzione misteriosa dalle forme immobili, situata in un territorio “al confine” e in grado di fronteggiare la maestosità del mare e confondersi con il silenzio del paesaggio circostante.
Le storie di vita degli uomini e delle donne che hanno vissuto e lavorato in questi straordinari manufatti sono in grado di svelare un complesso micro-universo denso di relazioni: il faro è infatti luogo di lavoro, ma anche spazio domestico, intimo e personale.
Costretti ad un’esistenza solitaria e piena di sacrifici, nelle loro storie è possibile cogliere un micro-universo sociale, fatto di affetti, di intimità con se stessi, di relazioni significative con gli oggetti e con il faro stesso, divenuto nel corso del tempo un caro compagno di vita.
Visitare un faro significa cogliere lo spirito di un paesaggio sospeso tra terra e mare; ascoltare le voci dei suoi abitanti cogliendo il senso di una vita a “guardia del mare”, della navigazione e dei naviganti; afferrarne l’essenza nella quiete indisturbata dell’isolamento e della lontananza da tutto ciò che è “vissuto quotidiano”; comprendere il valore di una solitudine “piena”.
Le storie di vita degli uomini e delle donne che hanno vissuto e lavorato in questi straordinari manufatti sono in grado di svelare un complesso micro-universo denso di relazioni: il faro è sia luogo del lavoro sia luogo dello spazio domestico, intimo e personale. Situati in luoghi spesso considerati infernali, i guardiani vivono in un purgatorio che cercano di identificare e fare proprio, aggirando la solitudine e il timore della notte, costruendo un personale angolo di paradiso. Costretti ad un’esistenza solitaria e piena di sacrifici, nelle loro narrazioni è possibile cogliere un mondo sociale fatto di affetti, di intimità con se stessi, di relazioni significative con gli oggetti e con il faro stesso, divenuto con il passare del tempo un caro compagno di vita.
I fari resistono al trascorrere del tempo grazie alla memoria degli uomini: un “Cammino dei fari” dev’essere in grado di veicolare non solo la magnificenza architettonica del faro, la sua simbologia, ma anche il carattere umano legato alla figura del farista, alle sue competenze, ai suoi strumenti di lavoro, alle sue difficoltà e alla sua evoluzione futura, con l’obiettivo di costituire un “Archivio della memoria dei fari” capace di salvaguardare e promuovere le testimonianze, i saper fare e le narrazioni di chi ha vissuto e lavorato in questi manufatti edificati vicino al mare.
uso nelle diverse discipline. In particolare, nelle discipline etno-antropologiche il lavoro di ricerca
sul campo pone problemi precisi da affrontare con strumenti idonei di raccolta e di analisi. Infatti,
molte sono le espressioni della vita culturale e i modi con cui il ricercatore legge e interpreta
l’esperienza vissuta dell’alterità culturale: l’allestimento museale, la fotografia e il supporto
audio-visivo sono solo alcuni degli strumenti con i quali l’etnografo trae stimoli e informazioni sul
contesto culturale studiato. Questa continua esigenza di interrogarsi sulle molteplici possibilità
del “fare antropologia” nelle società contemporanee ha aperto la strada a nuove forme di
rappresentazione dei contesti sociali e di ri- pensamento e messa in discussione dei modi con
i quali l’etnografia può essere comunicata. Scopo del lavoro è dunque quello di analizzare una
di queste nuove forme di scrittura etnografica: il fumetto. In quanto linguaggio visivo in grado
di offrire una visione culturale e sociale della realtà, esso si manifesta come strumento atto a
ri-presentare il lavoro di ricerca qualitativa sotto nuovi punti di vista. In ambito internazionale
sono presenti lavori accademici che hanno utilizzato la comunicazione visiva fumettistica, come
Public space, information, accessibility, technology and diversity at Oslo University College,
ricerca etnografica che prende in esame i problemi relativi allo spazio pubblico e quelli legati alla
formazione dell’identità singolare e collettiva all’interno del campus dell’Università di Oslo, e il
progetto Africa Comics, finalizzato allo sviluppo e alla promozione del fumetto come veicolo di
idee e strumento di lettura della realtà dei paesi africani. L’immagine esercita un grande potere
verso chi la osserva, e oggi, alla luce dei fatti di Charlie Hebdo, è necessario interrogarsi sulla
natura delle immagini da una prospettiva transculturale che tenga conto dei loro diversi usi.
study proposes the analysis of port cities as social spaces marked by the constant flow of
people, objects, ideas and meanings. The continuous contact with specific issues such as
immigration, safety and security of travelers, economic development and identity crisis of sea
communities makes port cities a kind of social laboratory where is possible analyze theories,
methodologies and reflections on the contemporary Mediterranean. Maritime cities share the
same fate as their ports, and are still able to communicate the voices, the memories and the
knowledge of the Mediterranean to stimulate and increase the thoughts and socio-political
theories of this great arena of discussion and meeting.
Uno studio di questo genere è dettato dalla necessità di riscoprire queste strutture che hanno lasciato un segno importante nelle identità delle comunità marittime.
Se per l’uomo di mare il faro è lo strumento che indica la rotta sicura, per l’uomo di terra, invece, esso è una costruzione misteriosa dalle forme immobili, situata in un territorio “al confine” e in grado di fronteggiare la maestosità del mare e confondersi con il silenzio del paesaggio circostante.
Le storie di vita degli uomini e delle donne che hanno vissuto e lavorato in questi straordinari manufatti sono in grado di svelare un complesso micro-universo denso di relazioni: il faro è infatti luogo di lavoro, ma anche spazio domestico, intimo e personale.
Costretti ad un’esistenza solitaria e piena di sacrifici, nelle loro storie è possibile cogliere un micro-universo sociale, fatto di affetti, di intimità con se stessi, di relazioni significative con gli oggetti e con il faro stesso, divenuto nel corso del tempo un caro compagno di vita.
Visitare un faro significa cogliere lo spirito di un paesaggio sospeso tra terra e mare; ascoltare le voci dei suoi abitanti cogliendo il senso di una vita a “guardia del mare”, della navigazione e dei naviganti; afferrarne l’essenza nella quiete indisturbata dell’isolamento e della lontananza da tutto ciò che è “vissuto quotidiano”; comprendere il valore di una solitudine “piena”.