Papers by Antonio Di Grado
Moderna Semestrale Di Teoria E Critica Della Letteratura, 2011
est un touriste» (Charles Péguy, citato da André Gide in Ainsi soit-il, ou Les jeux son faits).
E tanto ci dispiace ogni naturale libertà di ogni cosa procreata, che ancora ardimmo soggiogarci ... more E tanto ci dispiace ogni naturale libertà di ogni cosa procreata, che ancora ardimmo soggiogarci a servitù noi istessi. (...) Aggiungi ancora la poca concordia dell'uomo quale egli ha con tutte le cose create e seco stessi (...); nulla sopra terra, nulla sotto terra, nulla che esso non divori. Inimico capitale di ciò che vede e di quello che non vede, tutte le volle a servitù; inimico della generazione umana, inimico a se stessi."
Alla fine degli anni Trenta, poco oltre i massacri della guerra di Spagna e poco prima di quelli ... more Alla fine degli anni Trenta, poco oltre i massacri della guerra di Spagna e poco prima di quelli del secondo conflitto mondiale, il siciliano Elio Vittorini scopre che "non ogni uomo è uomo". Semplice come un teorema, la sua spiegazione, come al solito affidata a coinvolgenti metafore; e limpida, senza contrasti, come la strada assolata ai cui estremi si affrontano, nell'epopea western, l'eroe del Bene e l'antieroe del Male assoluto, della sopraffazione, dell'orrore.

Di che reggimento siete fratelli? Parola tremante nella notte Foglia appena nata Nell'aria spasim... more Di che reggimento siete fratelli? Parola tremante nella notte Foglia appena nata Nell'aria spasimante involontaria rivolta dell'uomo presente alla sua fragilità Fratelli (Giuseppe Ungaretti, Fratelli) Nelle valli valdesi del Piemonte un popolo di santi e di eroi ha resistito per secoli a repressioni e inquisizioni, massacri e conversioni forzate. Prima erano malconci predicatori contadini, austeri maestri di Scrittura, uomini di fede illuminati da una santa eresia, quella ch'era stata propugnata da Pietro Valdo e dai "poveri di Lione". Annunziavano il loro Dio povero e senza chiese nel fitto dei boschi, al riparo di travi e pietre delle baite. Pregavano nelle grotte, per raggiungerle strisciavano tra erba e rocce, nascosti al mondo ma non al vero Dio, mentre i loro persecutori innalzavano babeli di marmo e d'oro, sontuose e arroganti cattedrali, opere dell'uomo intrise di bellezza e di violenza, remote dalla luce discreta e austera della Grazia.

«A destra, sotto un grande specchio, erano seduti tre preti evangelici, bevendo della birra e fum... more «A destra, sotto un grande specchio, erano seduti tre preti evangelici, bevendo della birra e fumando. Erano del Nord e parlavano piano: come tutti gli uomini di lassù, adesso ch'erano seduti, vivevano in avarizia, come in letargo». I tre pastori, anonimi e impartecipi emissari di chissà quale chiesa tra quelle in cui s'era distrattamente imbattuto il giovanissimo Brancati nella natìa Pachino, allora fiorente di presenze evangeliche, fanno capolino nelle primissime pagine di Singolare avventura di viaggio, romanzo di transizione concepito nel fuoco d'una crisi ormai inevitabile. E offrono il destro al protagonista Enrico Leoni, patetico campione d'una gioventù fascista enfatica e brufolosa, vittima del luogo comune e dell'appetito sessuale, di dichiararsi «più cattolico che cristiano», dunque figlio esemplare dell'Italia del Concordato, del connubio tra tonache e orbaci, del ritrovato potere temporale della chiesa vaticana. Il che non gli impedirà, al culmine d'una torbida iniziazione a una sessualità incestuosa e a un attivismo ritmato da fanfare, di specchiarsi in una perturbante immagine del Cristo, sull'onda d'un Padre nostro che, ripetuto da Paolo "il caldo" tra i fuochi delle prostitute romane, incornicerà esemplarmente la produzione brancatiana suggellandola, in principio e alla fine (ma al centro di essa svetta il tormentato Credo dello zio Ermenegildo del Bell'Antonio), con una laica nostalgia di preghiera, sempre gravata dal peso martoriante del peccato, dell'ossessione carnale che riassume un arcaico retaggio isolano d'istinti e pregiudizi. E saremmo già alla Governante, tragico epilogo di questa colluttazione, non fosse che quei tre pastori evangelici dipanano un filo che, dalla natìa Pachino e prima di aggrovigliarsi nel tormento dell'ugonotta Caterina Leher, passa per il centro assolato e desolato
Fascismo, antifascismo: una ferita da sanare? O piuttosto una discriminante da mantenere?
Curzio Suckert, non ancora Malaparte, nasce garibaldino: è l'inverno del 1914 quando, a guerra no... more Curzio Suckert, non ancora Malaparte, nasce garibaldino: è l'inverno del 1914 quando, a guerra non ancora dichiarata dall'Italia, il sedicenne pratese ebbro di furori mazziniani varca la frontiera per arruolarsi nella legione garibaldina delle Argonne, un manipolo di volontari racimolato da Peppino Garibaldi, figlio di Ricciotti e nipote dell'eroe. Di questo suo debutto in camicia rossa poco s'è tenuto conto da parte di critici e storiografi, irretiti dalla girandola di fedi e schieramenti -fascismo, comunismo, cattolicesimo -abilmente sbandierata dal Malaparte maturo.
«Che cosa importa? Tutto è grazia». Le parole estreme del curato di campagna di Georges Bernanos ... more «Che cosa importa? Tutto è grazia». Le parole estreme del curato di campagna di Georges Bernanos tornano inevitabilmente alla memoria di fronte alla notizia della silenziosa scomparsa di Angelo Fiore 2 . Sono parole -è vero -di inequivocabile e pacificata ortodossia, forse troppo perentorie e definitive per un eretico furente e implacato, torbido ed estremista, fragile e contraddittorio come Fiore; ed estranee, benchè suggestive, alla nostra memoria laica e disincantata di lettori, attenti più alle inaudite oltranze dello scrittore che al loro timbro confusamente religioso.
Le pagine dalle quali ho scelto di prendere le mosse sono tratte da un racconto lungo di Leonardo... more Le pagine dalle quali ho scelto di prendere le mosse sono tratte da un racconto lungo di Leonardo Sciascia, del giovane Sciascia che scalpitava nella scuderia di Elio Vittorini, apprendendone la lezione d'impegno civile e di fede nella letteratura, nella parola che è memoria e monito e può essere fatto, azione, mutamento. Vi si narra d'un umile zolfataro siciliano assoldato, per ignoranza e per fame, nella guerra fascista contro la repubblica e il popolo di Spagna: e perciò le dedico a coloro che vorrebbero, oggi, censurare i libri di storia per censurare tout court la storia, per cancellare la memoria delle scelte e dei valori -la libertà, la giustizia, la democrazia -che ci consentono, oggi, di essere qui e di confrontarci, di praticare liberamente la battaglia delle idee, di credere in un avvenire migliore.
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