Books by Antonino Di Giovanni
Un lavoro su Gaetano Salvemini che fa i conti, oltre che con la statura del personaggio e la vast... more Un lavoro su Gaetano Salvemini che fa i conti, oltre che con la statura del personaggio e la vastità dell'opera, anche con la rilevante letteratura che la sua figura ha saputo stimolare, ma soprattutto con la galassia di documenti d'archivio, primi per importanza quelli provenienti dagli Archivi fascisti, conservati presso l'Archivio Centrale dello Stato, e quelli - soprattutto carteggi inediti - dell'Archivio dell'Istituto Storico della Resistenza in Toscana. Il saggio restituisce inoltre la figura di Salvemini al panorama filosofico italiano: una restituzione che si nutre di idee e riflessioni che dall'opera sorgono e all'opera ritornano in forma sia di scelte metodologiche che di selettività tematica, definendo il profilo di un positivista epistemologicamente aggiornato.

Se ogni isola è un archetipo, abitato da Calibani e Arieli comandati da bacchette di Prospero, le... more Se ogni isola è un archetipo, abitato da Calibani e Arieli comandati da bacchette di Prospero, le sembianze di tale archetipo sono relative rispetto all'importanza dei suoi tratti distintivi: mito, approdi e partenze, tana o trappola, favole d'identità. Sono proprio questi i titoli scelti per organizzare trama e ordito del volume. Pensieri, parole, opere e omissioni in esso raccolti formano inevitabilmente un reticolo fitto. Da ogni nodo si diramano fili che conducono ad altri nodi e ad altri fili e l'occhio del lettore è sollecitato in più direzioni. La parola, si sa, non è mai innocente, l'immagine neppure. Con testi di: Alberto Giovanni Biuso, Sebastiano Burgaretta, Ottavio Cappellani, Giovanni Caviezel, Gian Mauro Costa, Alessandro De Filippo, Antonino Di Giovanni, Giacomo Alessandro Fangano, Antonio Ferrero, Anita Tania Giuga, Silvana Grasso, Biagio Guerrera, Monika Lustig, Sebastiano Mangiameli, Santo Piazzese, Francesco Pira, Antonio Presti, Arianna Rotondo, Rosaria Sardo, Gaetano Savatteri, Elvira Seminara, Domenico Seminerio, Chiara Tinnirello, Giuseppe Traina, Domenico Trischitta.
Vengono qui riproposti gli scritti metodologici di Mario Calderoni, che figurano nell'edizione co... more Vengono qui riproposti gli scritti metodologici di Mario Calderoni, che figurano nell'edizione completa delle sue opere del 1924 o in altre rare edizioni ormai lontane negli anni e sono, proprio per questo, di difficile reperibilità, nella certezza che chiunque si accingerà a leggerli avrà largamente agevolata la sua fatica dalla limpidezza dello stile e sarà sicuramente coinvolto in una sorta di complicità con l'autore per il fascino delle questioni accostate e discusse.

Si raccolgono in questo volume una serie di ricerche riguardanti alcuni problemi ed alcune temati... more Si raccolgono in questo volume una serie di ricerche riguardanti alcuni problemi ed alcune tematiche del pensiero italiano della prima metà del Novecento. Abbiamo preferito intercettare le questioni direttamente nell’opera di quei pensatori italiani che se ne fecero carico, che le approfondirono e che, non meritando di esser considerati come meri ripetitori né come inseguitori di mode, seppero proporre interessanti prospettive d’indagine.
Si tratta di interpreti che furono in grado di cogliere – come pochi – il nucleo delle questioni che poneva il loro tempo e tutti furono in grado di interpretare le diverse problematiche in maniera originale, apportando, lo si vedrà nei vari saggi, un decisivo contributo alla chiarificazione delle questioni che affrontano. È un peccato che alcuni di questi pensatori siano perlopiù sconosciuti o trascurati – e non soltanto all’estero, ma anche in Italia – ed è ancor più grave che la maggior parte delle loro opere – eccettuati alcuni degli autori qui proposti – siano divenute o stanno per diventare introvabili rarità bibliografiche per soli collezionisti o appassionati estimatori.

Ci sono problemi filosofici che ritornano e si ripresentano in tutto e per tutto quasi con la ste... more Ci sono problemi filosofici che ritornano e si ripresentano in tutto e per tutto quasi con la stessa forma interrogativa e attraversano i secoli, aggirano le soluzioni, mettono a disagio, innescano reazioni a catena, sollecitano ulteriori interrogativi. Io, gli altri è un titolo, è vero, ma è anche uno di questi problemi praticamente imperituri, intimamente umani, sempre pronti a ricreare empasse, fenomeni di destabilizzazione, scontri e rinegoziazioni in ambiti anche eterogenei tra loro. Vi è un’incredibile necessità di dialogo tra i termini in questione, termini che indicherebbero poi quegli individui ai quali spetterebbe, proprio nella conversazione e nel dialogo, di dire tutto ciò che si ha da dire consapevoli dell’importanza del rapporto con l’altro col quale si parla, col quale si instaura una qualche relazione, a cui si dà e da cui si riceve, a cui si affida un suono o un gesto, a cui si pensa, e nelle accezioni più profonde di questi termini. Per parafrasare Heidegger, mai come in questo momento le scienze storico-sociali si sono occupate dell’altro, dell’alterità, e mai come in questo momento il concetto di altro, di alterità è divenuto così problematico.
con interpretazioni e testimonianze di:
Alberto Giovanni Biuso, Giovanni Caviezel, Antonino Crimaldi, Alessandro De Filippo, Antonino Di Giovanni, Antonio Ferrero, Anita Tania Giuga, Paolo Militello, Ivano Mistretta, Casimiro Nicolosi, Margherita Valeria Raciti, Rosaria Sardo, Carmelo Strano, Chiara Tinnirello.
Agli inizi del Novecento, la città di Firenze fu il centro di un frenetico processo di rinnovamen... more Agli inizi del Novecento, la città di Firenze fu il centro di un frenetico processo di rinnovamento della cultura italiana, che non mostrerà subito i suoi risultati, né sarà in grado di propagandare in maniera adeguata le sue acquisizioni con decisivo vigore. Qui idee, gruppi e conventicole nacquero sia con precisi obiettivi e consapevolezza di mezzi, che con ingenuità e avanzata goffaggine: ci si unì, si litigò, si tornò insieme, si pubblicarono riviste e ci si scontrò nelle riviste. Tutto fu mosso dall'entusiasmo dei giovani redattori, sostenuti da alcune centinaia o poche migliaia di lettori e abbonati, accomunati da un'idea di cultura militante, aggiornata, in grado di confrontarsi con i problemi di una società che fino a quel momento non aveva lasciato molti spazi agli intellettuali.
Papini voleva essere protagonista, agognava sempre ad un ulteriore sviluppo, dedicò la sua intera... more Papini voleva essere protagonista, agognava sempre ad un ulteriore sviluppo, dedicò la sua intera esistenza alla realizzazione di un'opera perfetta, fu costantemente dilaniato fra la coscienza della situazione reale e l'illusione di potersi nuovamente reinserire nel gioco, a tratti parlò perfino come un messia che auspicava di educare le nuove generazioni, probabilmente, per una serie di errori e scelte nefaste, in ciò fallì. Né profeta, né l'autore dello scritto perfetto, ma protagonista senz'altro, e protagonista meritevole di essere restituito al contesto storico-culturale che non lo vide spettatore passivo, ma "coscienza critica" dei fermenti, delle mode, delle tendenze e delle varie istanze da cui lo stesso contesto trae la sua fisionomia.
Papers by Antonino Di Giovanni

Annali Della Facolta Di Scienze Della Formazione Universita Degli Studi Di Catania, Nov 28, 2012
Considerato che in epoca fascista è possibile rintracciare una pletora di elementi
orientalistic... more Considerato che in epoca fascista è possibile rintracciare una pletora di elementi
orientalistici di gusto differente e di valore assai vario e che fra questi è possibile sele-
zionare alcuni vettori di ricerca e di rappresentazione delle culture orientali, che hanno
permesso comunque il costituirsi di approcci scientifici e istituzionali rigorosi, sarà forse
bene parlare per quel periodo di «Orientalismi» al plurale. Tale prospettiva rinvia per con-
testo alle plurime rappresentazioni dell’«Oriente» nella cultura italiana della prima metà
del Novecento. Un’autentica “età dei padri” dell’orientalistica nazionale incarnata nell’opera di studiosi come Leone Caetani, Francesco Gabrieli, Carlo Formichi, Giuseppe Tuc-
ci; dall’altro, insieme, di suggestive appropriazioni filosofiche e di declinazioni geocultu-
rali degli spazi orientali che aprono su un versante ancora poco esplorato, rispetto al qua-
le si possono immaginare almeno tre direzioni principali di indagine: lo sviluppo scien-
tifico e istituzionale degli studi orientalistici nella cultura accademica italiana; la ricezione
e la ritrascrizione di elementi linguistici e di pensiero orientali nella cultura filosofica na-
zionale; infine, le articolazioni ideologiche degli spazi orientali nella storiografia politica.
In particolare, alcuni nodi ci sembrano fondamentali: anzitutto la vicenda della fon-
dazione dell’IsMEO, luogo istituzionale e politico di una koiné culturale che seppe riser-
varsi ampi margini di autonomia nella produzione e nell’organizzazione di un sapere cer-
tamente pionieristico negli studi orientali, la sua storia politico-istituzionale, il senso e la
portata dei suoi progetti editoriali, compreso il supporto alle missioni scientifiche e alla
costituzione di uno straordinario patrimonio di reperti archeologici, di fondi manoscritti,
di fonti iconografiche. In secondo luogo, i ruoli rivestiti da diversi orientalisti nelle rela-
zioni diplomatiche e nella politica estera del fascismo, delle funzioni diplomatiche svol-
te, anche attraverso vie carsiche, dagli orientalisti italiani all’interno della «politica orien-
tale» fascista. Sullo sfondo, la figura centrale e attivissima, sul piano organizzativo come
su quello scientifico, di Giuseppe Tucci.
Annali della facoltà di Scienze della formazione …, Jan 1, 2011
L'abuso e la disubbidienza alla legge, non può essere impedita da nessuna legge.
Annali della facoltà di Scienze della formazione …, Jan 1, 2012
Per quanto i fatti della storia non si ripetano mai, pur non è possibile al nostro spirito sottra... more Per quanto i fatti della storia non si ripetano mai, pur non è possibile al nostro spirito sottrarsi alla suggestione della esperienza del passato. La quale dice che la libertà e la giustizia debbono essere conquistate col dolore ed il sacrificio degli interessati, non possono essere importate in nessun paese dalle baionette di un altro paese.
Talks by Antonino Di Giovanni

Orientalismi
Rappresentazioni dell'Oriente
nella cultura italiana
Della storia secolare delle s... more Orientalismi
Rappresentazioni dell'Oriente
nella cultura italiana
Della storia secolare delle strategie epistemologiche, estetiche e politiche che hanno scandito nella cultura italiana le rappresentazioni delle culture orientali, il convegno prende a oggetto due fasi nodali. La prima è quella dell'orientalismo cattolico barocco, le cui origini e il cui multiforme sviluppo si legano inestricabilmente alle istituzioni, agli assetti religiosi e culturali, al pensiero missionario degli ordini religiosi protagonisti della spinta planetaria della Controriforma, pensiero che risulta parte integrante della vicenda italiana nella misura in cui esso ha il suo punto focale in Roma e nelle scelte romane. La seconda, l'orientalismo italiano di primo Novecento: in relazione sia agli sviluppi scientifici che a partire dagli anni Venti sono legati in maniera complessa e ambigua alla politica estera del regime; sia a elaborazioni più marcatamente filosofiche e ideologiche; sia, infine, a ricezioni ed esperienze di natura estetico-letteraria.
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Books by Antonino Di Giovanni
Si tratta di interpreti che furono in grado di cogliere – come pochi – il nucleo delle questioni che poneva il loro tempo e tutti furono in grado di interpretare le diverse problematiche in maniera originale, apportando, lo si vedrà nei vari saggi, un decisivo contributo alla chiarificazione delle questioni che affrontano. È un peccato che alcuni di questi pensatori siano perlopiù sconosciuti o trascurati – e non soltanto all’estero, ma anche in Italia – ed è ancor più grave che la maggior parte delle loro opere – eccettuati alcuni degli autori qui proposti – siano divenute o stanno per diventare introvabili rarità bibliografiche per soli collezionisti o appassionati estimatori.
con interpretazioni e testimonianze di:
Alberto Giovanni Biuso, Giovanni Caviezel, Antonino Crimaldi, Alessandro De Filippo, Antonino Di Giovanni, Antonio Ferrero, Anita Tania Giuga, Paolo Militello, Ivano Mistretta, Casimiro Nicolosi, Margherita Valeria Raciti, Rosaria Sardo, Carmelo Strano, Chiara Tinnirello.
Papers by Antonino Di Giovanni
orientalistici di gusto differente e di valore assai vario e che fra questi è possibile sele-
zionare alcuni vettori di ricerca e di rappresentazione delle culture orientali, che hanno
permesso comunque il costituirsi di approcci scientifici e istituzionali rigorosi, sarà forse
bene parlare per quel periodo di «Orientalismi» al plurale. Tale prospettiva rinvia per con-
testo alle plurime rappresentazioni dell’«Oriente» nella cultura italiana della prima metà
del Novecento. Un’autentica “età dei padri” dell’orientalistica nazionale incarnata nell’opera di studiosi come Leone Caetani, Francesco Gabrieli, Carlo Formichi, Giuseppe Tuc-
ci; dall’altro, insieme, di suggestive appropriazioni filosofiche e di declinazioni geocultu-
rali degli spazi orientali che aprono su un versante ancora poco esplorato, rispetto al qua-
le si possono immaginare almeno tre direzioni principali di indagine: lo sviluppo scien-
tifico e istituzionale degli studi orientalistici nella cultura accademica italiana; la ricezione
e la ritrascrizione di elementi linguistici e di pensiero orientali nella cultura filosofica na-
zionale; infine, le articolazioni ideologiche degli spazi orientali nella storiografia politica.
In particolare, alcuni nodi ci sembrano fondamentali: anzitutto la vicenda della fon-
dazione dell’IsMEO, luogo istituzionale e politico di una koiné culturale che seppe riser-
varsi ampi margini di autonomia nella produzione e nell’organizzazione di un sapere cer-
tamente pionieristico negli studi orientali, la sua storia politico-istituzionale, il senso e la
portata dei suoi progetti editoriali, compreso il supporto alle missioni scientifiche e alla
costituzione di uno straordinario patrimonio di reperti archeologici, di fondi manoscritti,
di fonti iconografiche. In secondo luogo, i ruoli rivestiti da diversi orientalisti nelle rela-
zioni diplomatiche e nella politica estera del fascismo, delle funzioni diplomatiche svol-
te, anche attraverso vie carsiche, dagli orientalisti italiani all’interno della «politica orien-
tale» fascista. Sullo sfondo, la figura centrale e attivissima, sul piano organizzativo come
su quello scientifico, di Giuseppe Tucci.
Talks by Antonino Di Giovanni
Rappresentazioni dell'Oriente
nella cultura italiana
Della storia secolare delle strategie epistemologiche, estetiche e politiche che hanno scandito nella cultura italiana le rappresentazioni delle culture orientali, il convegno prende a oggetto due fasi nodali. La prima è quella dell'orientalismo cattolico barocco, le cui origini e il cui multiforme sviluppo si legano inestricabilmente alle istituzioni, agli assetti religiosi e culturali, al pensiero missionario degli ordini religiosi protagonisti della spinta planetaria della Controriforma, pensiero che risulta parte integrante della vicenda italiana nella misura in cui esso ha il suo punto focale in Roma e nelle scelte romane. La seconda, l'orientalismo italiano di primo Novecento: in relazione sia agli sviluppi scientifici che a partire dagli anni Venti sono legati in maniera complessa e ambigua alla politica estera del regime; sia a elaborazioni più marcatamente filosofiche e ideologiche; sia, infine, a ricezioni ed esperienze di natura estetico-letteraria.
Si tratta di interpreti che furono in grado di cogliere – come pochi – il nucleo delle questioni che poneva il loro tempo e tutti furono in grado di interpretare le diverse problematiche in maniera originale, apportando, lo si vedrà nei vari saggi, un decisivo contributo alla chiarificazione delle questioni che affrontano. È un peccato che alcuni di questi pensatori siano perlopiù sconosciuti o trascurati – e non soltanto all’estero, ma anche in Italia – ed è ancor più grave che la maggior parte delle loro opere – eccettuati alcuni degli autori qui proposti – siano divenute o stanno per diventare introvabili rarità bibliografiche per soli collezionisti o appassionati estimatori.
con interpretazioni e testimonianze di:
Alberto Giovanni Biuso, Giovanni Caviezel, Antonino Crimaldi, Alessandro De Filippo, Antonino Di Giovanni, Antonio Ferrero, Anita Tania Giuga, Paolo Militello, Ivano Mistretta, Casimiro Nicolosi, Margherita Valeria Raciti, Rosaria Sardo, Carmelo Strano, Chiara Tinnirello.
orientalistici di gusto differente e di valore assai vario e che fra questi è possibile sele-
zionare alcuni vettori di ricerca e di rappresentazione delle culture orientali, che hanno
permesso comunque il costituirsi di approcci scientifici e istituzionali rigorosi, sarà forse
bene parlare per quel periodo di «Orientalismi» al plurale. Tale prospettiva rinvia per con-
testo alle plurime rappresentazioni dell’«Oriente» nella cultura italiana della prima metà
del Novecento. Un’autentica “età dei padri” dell’orientalistica nazionale incarnata nell’opera di studiosi come Leone Caetani, Francesco Gabrieli, Carlo Formichi, Giuseppe Tuc-
ci; dall’altro, insieme, di suggestive appropriazioni filosofiche e di declinazioni geocultu-
rali degli spazi orientali che aprono su un versante ancora poco esplorato, rispetto al qua-
le si possono immaginare almeno tre direzioni principali di indagine: lo sviluppo scien-
tifico e istituzionale degli studi orientalistici nella cultura accademica italiana; la ricezione
e la ritrascrizione di elementi linguistici e di pensiero orientali nella cultura filosofica na-
zionale; infine, le articolazioni ideologiche degli spazi orientali nella storiografia politica.
In particolare, alcuni nodi ci sembrano fondamentali: anzitutto la vicenda della fon-
dazione dell’IsMEO, luogo istituzionale e politico di una koiné culturale che seppe riser-
varsi ampi margini di autonomia nella produzione e nell’organizzazione di un sapere cer-
tamente pionieristico negli studi orientali, la sua storia politico-istituzionale, il senso e la
portata dei suoi progetti editoriali, compreso il supporto alle missioni scientifiche e alla
costituzione di uno straordinario patrimonio di reperti archeologici, di fondi manoscritti,
di fonti iconografiche. In secondo luogo, i ruoli rivestiti da diversi orientalisti nelle rela-
zioni diplomatiche e nella politica estera del fascismo, delle funzioni diplomatiche svol-
te, anche attraverso vie carsiche, dagli orientalisti italiani all’interno della «politica orien-
tale» fascista. Sullo sfondo, la figura centrale e attivissima, sul piano organizzativo come
su quello scientifico, di Giuseppe Tucci.
Rappresentazioni dell'Oriente
nella cultura italiana
Della storia secolare delle strategie epistemologiche, estetiche e politiche che hanno scandito nella cultura italiana le rappresentazioni delle culture orientali, il convegno prende a oggetto due fasi nodali. La prima è quella dell'orientalismo cattolico barocco, le cui origini e il cui multiforme sviluppo si legano inestricabilmente alle istituzioni, agli assetti religiosi e culturali, al pensiero missionario degli ordini religiosi protagonisti della spinta planetaria della Controriforma, pensiero che risulta parte integrante della vicenda italiana nella misura in cui esso ha il suo punto focale in Roma e nelle scelte romane. La seconda, l'orientalismo italiano di primo Novecento: in relazione sia agli sviluppi scientifici che a partire dagli anni Venti sono legati in maniera complessa e ambigua alla politica estera del regime; sia a elaborazioni più marcatamente filosofiche e ideologiche; sia, infine, a ricezioni ed esperienze di natura estetico-letteraria.