Conference Presentations by Camilla De Simone
Literary landscapes in the Symbolism of Woolf’s Lighthouse
by Carlo Altini, Laura Busetto, Jaka Makuc, Ivan Quartesan, Camilla De Simone, Giulio Greco, Davide Pilotto, Giambattista Formica, Lorenzo Pompeo, Cesare Simone Astorino, Flavia Ferrigno, Marco Vorcelli, Anita Merlini, and Elena Albanese Programma del convegno

intervento a convegno, 2024
Il realismo creaturale in Mimesis. Categoria o dispositivo?
L’opera di Erich Auerbach rappresenta... more Il realismo creaturale in Mimesis. Categoria o dispositivo?
L’opera di Erich Auerbach rappresenta lo spazio per eccellenza della riflessione su che cosa significa metodo. Il significato originario del termine resta in parte inafferrabile a causa dalla ambiguità della preposizione μετὰ, traducibile sia con “oltre” sia con “dopo”. Più chiaro è il senso della parola ὁδός: “sentiero”, “cammino”. Eppure, nell’immaginario comune, la parola “metodo” non comunica tanto l’immagine di un sentiero, quanto quella di uno strumento già appreso, che precede l’esperienza, nel tentativo di ordinarla. Tuttavia, la riflessione costante sul metodo che accompagna l’opera di Auerbach non aderisce alla concezione di metodo diffusa nel senso comune. È un metodo, quello auerbachiano, che si mescola con l’esperienza dei testi. Pertanto, le riflessioni di Auerbach sulla metodologia di ricerca storico-letteraria ci consegnano una teoria del metodo realmente “in cammino”, e dunque sempre pronta a lasciarsi mettere in discussione a partire dall’esperienza: “là dove intervengono la scelta, l’interpretazione interna, il giudizio e l’ordinamento, l’attività dello storico va piuttosto paragonata a un’arte che a una scienza moderna” . Contrariamente alla concezione comune di un metodo che una volta appreso resta tale, il metodo di Auerbach ha un carattere esperienziale, connesso alla consapevolezza circa l’essenza storica e temporale del fare ricerca: “il relativismo storico è duplice: si riferisce all’oggetto da comprendere così come a chi lo vuole comprendere” .
Nell’intervento, si proverà a delineare la teoria del metodo di Auerbach, facendo riferimento a un caso specifico: il suo impiego di un concetto in parte oscuro, in grado tuttavia di fare una particolare luce su alcuni testi esaminati in Mimesis. Si tratta del realismo creaturale (kreatüliches Realismus), che fa la sua comparsa nel X capitolo di Mimesis, per poi tornare nuovamente in alcuni capitoli successivi. Si tenterà di riflettere sull’impiego di questo concetto: se in prima istanza esso pare utilizzato come una categoria letteraria, a una lettura più attenta si scorge il suo ruolo di dispositivo. Infatti, la sua destinazione non sembra essere tanto la comprensione di un’ipotetica verità già presente nei testi letterari, quanto una messa in opera dei testi, e cioè un’attivazione di significati virtuali e nuovi, che senza il dispositivo auerbachiano resterebbero velati. In questa dinamica, l’apporto umano al testo gioca un ruolo centrale testimoniato da una massima metodologica: “Io ho sempre avuto l’intenzione di scrivere storia; mi accosto dunque al testo non considerandolo isolatamente [...]: gli rivolgo una domanda, e la cosa piú importante è questa domanda, non il testo” .
L'oltre-letterario nella filosofia della letteratura di Erich Auerbach

“The Interaction between Intimacy and Elsewhere in the Aesthetic Experience”, 2023
This paper will investigate the afterlives of modernism in contemporary poetry, specifically Hann... more This paper will investigate the afterlives of modernism in contemporary poetry, specifically Hannah Sullivan's collection Three Poems (2018) and Ariana Reines's A Sand Book (2019). Both poets directly respond to modernist predecessors, Sullivan to T. S. Eliot and Reines to Paul Celan, as well as adapt modernism's thematic concerns and innovative forms for a contemporary audience. Sullivan's poetic techniques are grounded in her work as a scholar of modernist literature and in her academic text The Work of Revision; Three Poems thus 'revises' The Waste Land's preoccupation with the spiritual decline and decay of an urban landscape for a contemporary audience. By responding to Celan's thematic concerns of time, survivorship, and bearing witness to the Holocaust, Reines confronts her own ancestral legacy of genocide while chronicling the ongoing onslaught of international tragedies viewed through the lens of social media and the 24-hour news cycle. Both poets cast themselves as transhistorical witnesses to Eliot and Celan, enabling them to reinvent modernism's forms and thematic preoccupations for a contemporary audience while placing themselves in dialogue with their poetic predecessors. Biography: Lisa Hester is a PhD research candidate in the Department of Fine Art and Education at the Technological University Shannon (TUS). She is a member of the Art and Psyche Research Group and focuses on the interconnections between analytical psychology and art criticism in her research. With a background in painting from the Limerick School of Art and Design, Lisa has published several articles on the role of analytical psychology in
The author and the enigma of reality in literary modernism, 2022
The making of the Humanities.
Online conference, hosted by the University of Pittsburgh and Car... more The making of the Humanities.
Online conference, hosted by the University of Pittsburgh and Carnegie Mellon University
University of Oxford, Workshop "Being in Debt", 6th September 2022, Torch - Woodstock RD, Oxford, 2022
Ore 14.20-Aula Tesi Una storia perfetta. Rossini: un brand per la città di Pesaro CHRISTIAN DELLA... more Ore 14.20-Aula Tesi Una storia perfetta. Rossini: un brand per la città di Pesaro CHRISTIAN DELLA CHIARA, FONDAZIONE ROSSINI OPERA FESTIVAL-FESTIVAL NAZIONALE D'ARTE DRAMMATICA Relazione di apertura, durata 30' Le professioni della comunicazione e gli studi mediali ENRICO MENDUNI, 'SAPIENZA' UNIVERSITÀ DI ROMA Comunicare con l'arte e per l'arte RAFFAELLA MORSELLI, UNIVERSITÀ DI TERAMO La formazione nella comunicazione: quando la teoria è pratica ANTIOCO FLORIS, UNIVERSITÀ DI CAGLIARI Il gesto del musicista come forma di comunicazione LUCA AVERSANO, UNIVERSITÀ ROMA TRE Ore 16.10-Pausa caffè La creazione di reputazione e valore sociale post-disaster: il ruolo di Eni nel restauro di Santa Maria di Collemaggio all'Aquila e il percorso di riconoscimento UNESCO della Festa della Perdonanza Celestiniana MASSIMO ALESII, AGT COMMUNICATIONS XX sessione-Plenaria Ore 16.
Papers by Camilla De Simone

Mimesis e realismo. Tra arte, letteratura e politica, 2024
The paper explores the philosophical and literary analysis of Montaigne’s Essais through Erich Au... more The paper explores the philosophical and literary analysis of Montaigne’s Essais through Erich Auerbach's perspective, particularly focusing on the mimetic representation of reality. Auerbach’s concept of "kreatürlicher Realismus", although underdeveloped in his seminal work Mimesis, is examined here as central to understanding Montaigne's approach to self-examination and narrative within the Essais. Auerbach treats Montaigne not just as an observer of reality but as a participant whose introspection reflects broader cultural and historical shifts. The essay emphasizes the experiential nature of Montaigne’s writing, which does not merely recount events but actively constructs the author's self-knowledge through the act of writing. The paper highlights the continuity between Montaigne’s medieval Christian heritage and his modern individualism, arguing that Montaigne’s work illustrates an alternative form of modernity distinct from the rationalism that followed. This analysis underscores the dynamic interplay between author, text, and reader in Montaigne’s narrative, illustrating a form of realism deeply rooted in personal and historical experience.
In Bakhtin’s perspective, a responsible coexistence between the author and an autonomous hero is ... more In Bakhtin’s perspective, a responsible coexistence between the author and an autonomous hero is possible. In fact, the author is not just the absolute creator of the text, but also the responsible interlocutor of its own character. Furthermore, the author is the one that enables the hero to express itself as an autonomous subject, finally capable to tell its own truth. The aesthetic event brings about a double responsibility for the author, in sacrificing its own space to the benefit of the hero, and for the hero, in the role of freely expressing a word independent from the author
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Conference Presentations by Camilla De Simone
L’opera di Erich Auerbach rappresenta lo spazio per eccellenza della riflessione su che cosa significa metodo. Il significato originario del termine resta in parte inafferrabile a causa dalla ambiguità della preposizione μετὰ, traducibile sia con “oltre” sia con “dopo”. Più chiaro è il senso della parola ὁδός: “sentiero”, “cammino”. Eppure, nell’immaginario comune, la parola “metodo” non comunica tanto l’immagine di un sentiero, quanto quella di uno strumento già appreso, che precede l’esperienza, nel tentativo di ordinarla. Tuttavia, la riflessione costante sul metodo che accompagna l’opera di Auerbach non aderisce alla concezione di metodo diffusa nel senso comune. È un metodo, quello auerbachiano, che si mescola con l’esperienza dei testi. Pertanto, le riflessioni di Auerbach sulla metodologia di ricerca storico-letteraria ci consegnano una teoria del metodo realmente “in cammino”, e dunque sempre pronta a lasciarsi mettere in discussione a partire dall’esperienza: “là dove intervengono la scelta, l’interpretazione interna, il giudizio e l’ordinamento, l’attività dello storico va piuttosto paragonata a un’arte che a una scienza moderna” . Contrariamente alla concezione comune di un metodo che una volta appreso resta tale, il metodo di Auerbach ha un carattere esperienziale, connesso alla consapevolezza circa l’essenza storica e temporale del fare ricerca: “il relativismo storico è duplice: si riferisce all’oggetto da comprendere così come a chi lo vuole comprendere” .
Nell’intervento, si proverà a delineare la teoria del metodo di Auerbach, facendo riferimento a un caso specifico: il suo impiego di un concetto in parte oscuro, in grado tuttavia di fare una particolare luce su alcuni testi esaminati in Mimesis. Si tratta del realismo creaturale (kreatüliches Realismus), che fa la sua comparsa nel X capitolo di Mimesis, per poi tornare nuovamente in alcuni capitoli successivi. Si tenterà di riflettere sull’impiego di questo concetto: se in prima istanza esso pare utilizzato come una categoria letteraria, a una lettura più attenta si scorge il suo ruolo di dispositivo. Infatti, la sua destinazione non sembra essere tanto la comprensione di un’ipotetica verità già presente nei testi letterari, quanto una messa in opera dei testi, e cioè un’attivazione di significati virtuali e nuovi, che senza il dispositivo auerbachiano resterebbero velati. In questa dinamica, l’apporto umano al testo gioca un ruolo centrale testimoniato da una massima metodologica: “Io ho sempre avuto l’intenzione di scrivere storia; mi accosto dunque al testo non considerandolo isolatamente [...]: gli rivolgo una domanda, e la cosa piú importante è questa domanda, non il testo” .
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L’opera di Erich Auerbach rappresenta lo spazio per eccellenza della riflessione su che cosa significa metodo. Il significato originario del termine resta in parte inafferrabile a causa dalla ambiguità della preposizione μετὰ, traducibile sia con “oltre” sia con “dopo”. Più chiaro è il senso della parola ὁδός: “sentiero”, “cammino”. Eppure, nell’immaginario comune, la parola “metodo” non comunica tanto l’immagine di un sentiero, quanto quella di uno strumento già appreso, che precede l’esperienza, nel tentativo di ordinarla. Tuttavia, la riflessione costante sul metodo che accompagna l’opera di Auerbach non aderisce alla concezione di metodo diffusa nel senso comune. È un metodo, quello auerbachiano, che si mescola con l’esperienza dei testi. Pertanto, le riflessioni di Auerbach sulla metodologia di ricerca storico-letteraria ci consegnano una teoria del metodo realmente “in cammino”, e dunque sempre pronta a lasciarsi mettere in discussione a partire dall’esperienza: “là dove intervengono la scelta, l’interpretazione interna, il giudizio e l’ordinamento, l’attività dello storico va piuttosto paragonata a un’arte che a una scienza moderna” . Contrariamente alla concezione comune di un metodo che una volta appreso resta tale, il metodo di Auerbach ha un carattere esperienziale, connesso alla consapevolezza circa l’essenza storica e temporale del fare ricerca: “il relativismo storico è duplice: si riferisce all’oggetto da comprendere così come a chi lo vuole comprendere” .
Nell’intervento, si proverà a delineare la teoria del metodo di Auerbach, facendo riferimento a un caso specifico: il suo impiego di un concetto in parte oscuro, in grado tuttavia di fare una particolare luce su alcuni testi esaminati in Mimesis. Si tratta del realismo creaturale (kreatüliches Realismus), che fa la sua comparsa nel X capitolo di Mimesis, per poi tornare nuovamente in alcuni capitoli successivi. Si tenterà di riflettere sull’impiego di questo concetto: se in prima istanza esso pare utilizzato come una categoria letteraria, a una lettura più attenta si scorge il suo ruolo di dispositivo. Infatti, la sua destinazione non sembra essere tanto la comprensione di un’ipotetica verità già presente nei testi letterari, quanto una messa in opera dei testi, e cioè un’attivazione di significati virtuali e nuovi, che senza il dispositivo auerbachiano resterebbero velati. In questa dinamica, l’apporto umano al testo gioca un ruolo centrale testimoniato da una massima metodologica: “Io ho sempre avuto l’intenzione di scrivere storia; mi accosto dunque al testo non considerandolo isolatamente [...]: gli rivolgo una domanda, e la cosa piú importante è questa domanda, non il testo” .
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