Papers by Maria Antonietta Cortini

Quando Foscolo lo iscrive nella 'sequenza vichiana' del Carme, il mito politico-eroico di Nelson ... more Quando Foscolo lo iscrive nella 'sequenza vichiana' del Carme, il mito politico-eroico di Nelson ha già trovato concreta e simbolica realizzazione nella "bara". Ma la sua invenzione poetica nei "Sepolcri" trae origine dalla "corpolentissima fantasia" delle etimologie della "Scienza Nuova", sulle quali si costruisce l'antitesi fra il "prode" britannico e il "bello Italo regno". Nel segno di Vico, coniugando la ricerca dell'origine delle parole e la fede in una "fantasia" ancora capace, per il tramite delle parole, di "trarre dai secreti della memoria le larve degli oggetti" (Prolusione pavese 1809), il linguaggio foscoliano conferisce un valore archetipico alla sola figura del Carme che appartiene alla storia - non alla letteratura- contemporanea; e riafferma così, in tacito dissenso con il "Bardo" del Monti appena stampato, il valore della "lirica" in quanto poesia che canta, nel presente, "la lode degli eroi".

Nella vasta bibliografia sulle Novelle di Bandello (pubblicate nel 1554 le prime Tre Parti, postu... more Nella vasta bibliografia sulle Novelle di Bandello (pubblicate nel 1554 le prime Tre Parti, postuma la Quarta nel 1573) gli studi sul “comico” sono minoritari e riguardano esclusivamente gli aspetti della “beffa” in rapporto alla tradizione novellistica da Boccaccio al Cinquecento. Le sue novelle “di motto” – non numerose, non fra le meglio riuscite, e soprattutto non più modellate sul Decameron – rappresentano invece un tipo narrativo che da quasi un secolo è scomparso dalle raccolte novellistiche e ha ormai trovato specifica collocazione nelle raccolte di facezie. Si tratta in larga parte di una riscrittura di arguzie verbali di provenienza letteraria, spesso narrate nella cornice di una “conversazione cortigiana”, analoga a quella dell’epistola dedicatoria che consente a Bandello di dare giustificazione teorica al racconto di un “piacevole motto”, o di una serie di “piacevoli motti”, secondo i grandi modelli moderni de ridiculis (Pontano e Castiglione); eppure, sia le epistole sia i racconti attestano quanto profondamente siano mutate retorica ed etica della facetudo
Books by Maria Antonietta Cortini

Edizioni dell'Orso, 2020
Gli studi bandelliani degli ultimi quarant’anni mostrano una mappatura completa delle questioni p... more Gli studi bandelliani degli ultimi quarant’anni mostrano una mappatura completa delle questioni pertinenti
l’autore e il narratore, la raccolta e il racconto; e non solo di quelle ormai risolte con ampio consenso
scientifico, ma di quelle ancora, e irrimediabilmente, pendenti nonostante l’acribia dell’indagine filologica,
critica, erudita. Delle une e delle altre questo 'ritorno' a Bandello riprende il filo solo di sbieco, da una
prospettiva meno consueta, assumendo i paratesti editoriali (dell’autore e dello stampatore) e soprattutto
quelli letterari (le dedicatorie delle novelle) come vie di accesso non a temi ma a tempi, categorie della
temporalità diverse e intrecciate. Ci sono i tempi della princeps, nella storia del genere novellistico e
nell’età della censura; i tempi della progettazione del "libro" e del suo allestimento per la stampa; i tempi
della riflessione di Bandello sulla propria poetica, e polemica, linguistico-letteraria. E c’è, soprattutto, un
modo nuovo di trattare in prosa il sentimento del tempo, con effetti multiprospettici che inducono un
anomalo principio d’ordine in una raccolta che si dice senza «ordine veruno». Questo sguardo obliquo,
trasversale, sulle questioni in campo si lega a un approccio al testo diretto, analitico fino alla microscopia,
che non solo permette di cogliere la cifra peculiare di certi racconti di Bandello, ma invita a diffidare quanto
basta di certe sue dichiarazioni programmatiche, o degli stereotipi a cui le affida. In un senso un po’ diverso
da quello che cent’anni orsono gli dava Letterio Di Francia, «non c’è, crediamo, nella storia della novellistica
italiana, uno scrittore che, come il frate domenicano, abbia tanto mentito»; e questo saggio, che racconta
la complessità del suo novellare rivolgendosi a chi ha letto le Novelle o non le ha lette ancora, non va «alla
scoperta del vero Bandello», semmai alla sua ricerca.
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Papers by Maria Antonietta Cortini
Books by Maria Antonietta Cortini
l’autore e il narratore, la raccolta e il racconto; e non solo di quelle ormai risolte con ampio consenso
scientifico, ma di quelle ancora, e irrimediabilmente, pendenti nonostante l’acribia dell’indagine filologica,
critica, erudita. Delle une e delle altre questo 'ritorno' a Bandello riprende il filo solo di sbieco, da una
prospettiva meno consueta, assumendo i paratesti editoriali (dell’autore e dello stampatore) e soprattutto
quelli letterari (le dedicatorie delle novelle) come vie di accesso non a temi ma a tempi, categorie della
temporalità diverse e intrecciate. Ci sono i tempi della princeps, nella storia del genere novellistico e
nell’età della censura; i tempi della progettazione del "libro" e del suo allestimento per la stampa; i tempi
della riflessione di Bandello sulla propria poetica, e polemica, linguistico-letteraria. E c’è, soprattutto, un
modo nuovo di trattare in prosa il sentimento del tempo, con effetti multiprospettici che inducono un
anomalo principio d’ordine in una raccolta che si dice senza «ordine veruno». Questo sguardo obliquo,
trasversale, sulle questioni in campo si lega a un approccio al testo diretto, analitico fino alla microscopia,
che non solo permette di cogliere la cifra peculiare di certi racconti di Bandello, ma invita a diffidare quanto
basta di certe sue dichiarazioni programmatiche, o degli stereotipi a cui le affida. In un senso un po’ diverso
da quello che cent’anni orsono gli dava Letterio Di Francia, «non c’è, crediamo, nella storia della novellistica
italiana, uno scrittore che, come il frate domenicano, abbia tanto mentito»; e questo saggio, che racconta
la complessità del suo novellare rivolgendosi a chi ha letto le Novelle o non le ha lette ancora, non va «alla
scoperta del vero Bandello», semmai alla sua ricerca.
l’autore e il narratore, la raccolta e il racconto; e non solo di quelle ormai risolte con ampio consenso
scientifico, ma di quelle ancora, e irrimediabilmente, pendenti nonostante l’acribia dell’indagine filologica,
critica, erudita. Delle une e delle altre questo 'ritorno' a Bandello riprende il filo solo di sbieco, da una
prospettiva meno consueta, assumendo i paratesti editoriali (dell’autore e dello stampatore) e soprattutto
quelli letterari (le dedicatorie delle novelle) come vie di accesso non a temi ma a tempi, categorie della
temporalità diverse e intrecciate. Ci sono i tempi della princeps, nella storia del genere novellistico e
nell’età della censura; i tempi della progettazione del "libro" e del suo allestimento per la stampa; i tempi
della riflessione di Bandello sulla propria poetica, e polemica, linguistico-letteraria. E c’è, soprattutto, un
modo nuovo di trattare in prosa il sentimento del tempo, con effetti multiprospettici che inducono un
anomalo principio d’ordine in una raccolta che si dice senza «ordine veruno». Questo sguardo obliquo,
trasversale, sulle questioni in campo si lega a un approccio al testo diretto, analitico fino alla microscopia,
che non solo permette di cogliere la cifra peculiare di certi racconti di Bandello, ma invita a diffidare quanto
basta di certe sue dichiarazioni programmatiche, o degli stereotipi a cui le affida. In un senso un po’ diverso
da quello che cent’anni orsono gli dava Letterio Di Francia, «non c’è, crediamo, nella storia della novellistica
italiana, uno scrittore che, come il frate domenicano, abbia tanto mentito»; e questo saggio, che racconta
la complessità del suo novellare rivolgendosi a chi ha letto le Novelle o non le ha lette ancora, non va «alla
scoperta del vero Bandello», semmai alla sua ricerca.