Talks by Giacomo Cacciapuoti
by Laura Parisini, Daniela Rigato, Alessandro Cristofori, Giacomo Cacciapuoti, Simone Ciambelli, Camilla Campedelli, Jacopo Santoro, Beatrice Mazzavillani, Elisa Malpiedi, Jorge Palumbo, Luisa Pedico, and Marzia Carli
Papers by Giacomo Cacciapuoti
Attraverso l’analisi di 18 attestazioni epigrafiche superstiti, provenienti da Roma e databili tr... more Attraverso l’analisi di 18 attestazioni epigrafiche superstiti, provenienti da Roma e databili tra il I sec. a.C. ed il III sec. d.C., si cerca di delineare il profilo sociale del medicus ocularius nell'Urbe.
Attraverso indagini comparative si cerca di verificare se questa particolare specializzazione medica sia stata la più praticata nell'ager Romanus. Altre indagini riguardano lo status sociale degli ocularii e la loro onomastica (che consente di individuarne il territorio di origine).
Viene altresì delineata la possibilità economica di questi professionisti attraverso i dati che emergono dallo studio delle iscrizioni (dimensione dell’area funeraria; presenza, nell’epitaffio, di schiavi e liberti; e si presenta, infine, un’indagine per quanto riguarda il dato biometrico.

La figura delle donne che nella società romana si sono occupate di medicina sono tre: medicae, ob... more La figura delle donne che nella società romana si sono occupate di medicina sono tre: medicae, obstetrices e iatromae. Esse sono state variamente analizzate e studiate dalla critica moderna: se nei primi lavori si tendeva ad "unificare" queste figure professionali, oggi si è intuito come esse siano svincolate l'una dall'altra. Certo dei dubbi restano su dove finisse la reciproca sfera di lavori, ma si è capito che l'esistenza di tre termini diversi per indicare queste figure professionali deve necessariamente sottintendere una loro ben precisa distinzione.
La presenza di donne impegnate in pratiche mediche, oltre che dalle attestazioni epigrafiche è comprovata anche dalle fonti letterarie, le quali però riflettono il consolidato stereotipo del mondo antico per cui i medici capaci sono uomini e se il medico è una donna, merita credibilità solamente se si comporta da uomo. È probabile che, nonostante la loro preparazione, le medicae si occupassero principalmente di patologie legate all'organismo femminile e la distinzione dei termini possa quindi semplicemente indicare il grado di preparazione di queste figure. Queste figure, come dimostrano un paio di epigrafi, possedevano anche un'istruzione teorica all'arte medica, non solamente pratica, come forse ebbero, invece, le obstetrices.
La figura professionale della obstetrix è rappresentata esclusivamente da donne, giocando quindi sulla complicità femminile e sul bisogno di sottrarsi, per questi frangenti più delicati, al rapporto gerarchico uomo – donna, onnipresente nella vita quotidiana. Si occupavano principalmente di disturbi ginecologici o di tutte le patologie legate all'apparato genitale femminili, che dovevano essere frequenti, anche in considerazione del fatto che la procreazione e la maternità spesso non erano atti consapevoli o desiderati, bensì un'imperiosa e pressante necessità, dettata dall'esigenza di assicurare una discendenza familiare.
Il presente lavoro analizza le uniche due attestazioni epigrafiche note sulla figura del medicus ... more Il presente lavoro analizza le uniche due attestazioni epigrafiche note sulla figura del medicus auricularius nel mondo romano.
Questi documenti forniscono limitate informazioni inerenti lo status sociale, la condizione economica e l’origine geografica (ricavabile dal dato onomastico) dei due medici. L’indagine comparativa con altre epigrafi riferibili a medici, provenienti da Roma e dal territorio della Regio I, e l’analisi di opere letterarie e papiracee coeve forniscono, tuttavia, la possibilità di ricavare ulteriori dati che concorrono ad un corretto inquadramento dell’identità sociale di questi due "professionisti".
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Attraverso indagini comparative si cerca di verificare se questa particolare specializzazione medica sia stata la più praticata nell'ager Romanus. Altre indagini riguardano lo status sociale degli ocularii e la loro onomastica (che consente di individuarne il territorio di origine).
Viene altresì delineata la possibilità economica di questi professionisti attraverso i dati che emergono dallo studio delle iscrizioni (dimensione dell’area funeraria; presenza, nell’epitaffio, di schiavi e liberti; e si presenta, infine, un’indagine per quanto riguarda il dato biometrico.
La presenza di donne impegnate in pratiche mediche, oltre che dalle attestazioni epigrafiche è comprovata anche dalle fonti letterarie, le quali però riflettono il consolidato stereotipo del mondo antico per cui i medici capaci sono uomini e se il medico è una donna, merita credibilità solamente se si comporta da uomo. È probabile che, nonostante la loro preparazione, le medicae si occupassero principalmente di patologie legate all'organismo femminile e la distinzione dei termini possa quindi semplicemente indicare il grado di preparazione di queste figure. Queste figure, come dimostrano un paio di epigrafi, possedevano anche un'istruzione teorica all'arte medica, non solamente pratica, come forse ebbero, invece, le obstetrices.
La figura professionale della obstetrix è rappresentata esclusivamente da donne, giocando quindi sulla complicità femminile e sul bisogno di sottrarsi, per questi frangenti più delicati, al rapporto gerarchico uomo – donna, onnipresente nella vita quotidiana. Si occupavano principalmente di disturbi ginecologici o di tutte le patologie legate all'apparato genitale femminili, che dovevano essere frequenti, anche in considerazione del fatto che la procreazione e la maternità spesso non erano atti consapevoli o desiderati, bensì un'imperiosa e pressante necessità, dettata dall'esigenza di assicurare una discendenza familiare.
Questi documenti forniscono limitate informazioni inerenti lo status sociale, la condizione economica e l’origine geografica (ricavabile dal dato onomastico) dei due medici. L’indagine comparativa con altre epigrafi riferibili a medici, provenienti da Roma e dal territorio della Regio I, e l’analisi di opere letterarie e papiracee coeve forniscono, tuttavia, la possibilità di ricavare ulteriori dati che concorrono ad un corretto inquadramento dell’identità sociale di questi due "professionisti".
Attraverso indagini comparative si cerca di verificare se questa particolare specializzazione medica sia stata la più praticata nell'ager Romanus. Altre indagini riguardano lo status sociale degli ocularii e la loro onomastica (che consente di individuarne il territorio di origine).
Viene altresì delineata la possibilità economica di questi professionisti attraverso i dati che emergono dallo studio delle iscrizioni (dimensione dell’area funeraria; presenza, nell’epitaffio, di schiavi e liberti; e si presenta, infine, un’indagine per quanto riguarda il dato biometrico.
La presenza di donne impegnate in pratiche mediche, oltre che dalle attestazioni epigrafiche è comprovata anche dalle fonti letterarie, le quali però riflettono il consolidato stereotipo del mondo antico per cui i medici capaci sono uomini e se il medico è una donna, merita credibilità solamente se si comporta da uomo. È probabile che, nonostante la loro preparazione, le medicae si occupassero principalmente di patologie legate all'organismo femminile e la distinzione dei termini possa quindi semplicemente indicare il grado di preparazione di queste figure. Queste figure, come dimostrano un paio di epigrafi, possedevano anche un'istruzione teorica all'arte medica, non solamente pratica, come forse ebbero, invece, le obstetrices.
La figura professionale della obstetrix è rappresentata esclusivamente da donne, giocando quindi sulla complicità femminile e sul bisogno di sottrarsi, per questi frangenti più delicati, al rapporto gerarchico uomo – donna, onnipresente nella vita quotidiana. Si occupavano principalmente di disturbi ginecologici o di tutte le patologie legate all'apparato genitale femminili, che dovevano essere frequenti, anche in considerazione del fatto che la procreazione e la maternità spesso non erano atti consapevoli o desiderati, bensì un'imperiosa e pressante necessità, dettata dall'esigenza di assicurare una discendenza familiare.
Questi documenti forniscono limitate informazioni inerenti lo status sociale, la condizione economica e l’origine geografica (ricavabile dal dato onomastico) dei due medici. L’indagine comparativa con altre epigrafi riferibili a medici, provenienti da Roma e dal territorio della Regio I, e l’analisi di opere letterarie e papiracee coeve forniscono, tuttavia, la possibilità di ricavare ulteriori dati che concorrono ad un corretto inquadramento dell’identità sociale di questi due "professionisti".