Books by Beatrice Seligardi

Postmedia Books, 2020
Due immagini fotografiche, l'una di Francesca Woodman, l'altra di Marianne Breslauer, presentano ... more Due immagini fotografiche, l'una di Francesca Woodman, l'altra di Marianne Breslauer, presentano una serie sorprendente di somiglianze: due donne, accostate a muri incisi dai segni del tempo, sembrano emergere, pietrificate, come negli antichi bassorilievi. A quest'impressione di morte, si aggiunge una sintassi misteriosa che le figure umane compongono con le tracce del passato iscritte nella calce: forme indecifrabili che alludono ma non dicono, indici di quello che è stato senza riuscire a trasformarsi in indizi certi. Come se fossero immagini-guida, e sulla scorta dell'immaginifica definizione celatiana di "figura di movimento", queste due fotografie ci porteranno in un viaggio sentimentale attraverso le "poetiche dell'indicalità" nelle opere di Francesca Woodman, Marina Warner, Agnès Varda, Max Klinger, André Breton, Deborah Levy, Sophie Calle, Louise Bourgeois e Mary Ruefle.

Morellini Editore, 2018
Il volume propone una riflessione sul concetto warburghiano di Pathosformel, coniato nell’alveo d... more Il volume propone una riflessione sul concetto warburghiano di Pathosformel, coniato nell’alveo della storia dell’arte, suggerendone un ampliamento e un uso interpretativo anche per i testi letterari. Attraverso testualità e media differenti, viene rintracciata una formula di pathos che sembra caratterizzare, in modo trasversale, la modernità: lo sguardo femminile inespressivo. Quello che emerge è un percorso fatto di frammenti, incontri, interludi che costruiscono ponti intermediali attraverso le poetiche fondamentali del modernismo, del realismo, del postmodernismo: dalle bevitrici di assenzio di Degas, Toulouse-Lautrec ma anche Jean Rhys, alle ragazze lavoratrici delle serie fotografiche di Marianne Breslauer e della narrazione in versi di Elio Pagliarani; dalle donne sole dei quadri di Edward Hopper e dei romanzi di Cesare Pavese, all’accostamento di alcune serie fotografiche di Cindy Sherman con la produzione romanzesca di Ali Smith.
Franco Cesati editore, 2018
Il volume mira a proporre un inquadramento ragionato del romanzo universitario privilegiando l’am... more Il volume mira a proporre un inquadramento ragionato del romanzo universitario privilegiando l’ambito europeo (in particolare inglese) e concentrandosi sul periodo che ne ha visto la nascita e l’evoluzione, dal XIX secolo ai giorni nostri. Genere (o sottogenere) letterario multiforme che ha visto il proliferare di una serie di sigle e definizioni (campus novel, academic novel, Professorroman), esso ha avuto una storia e una diffusione principalmente angloamericana. L’obiettivo del saggio è quello di fornire alcune coordinate di lettura prendendo in considerazione, in modo sinergico, diversi processi che investono il romanzo universitario: dalla prospettiva geo-sociologica a quella storica, dalle dinamiche gender a quelle più strettamente letterarie e culturali.
Articles by Beatrice Seligardi
il verri, n. 85, 2024
The article aims at highlighting how, in the phototextual mise-enpage
of Alix Cléo Roubaud’s and ... more The article aims at highlighting how, in the phototextual mise-enpage
of Alix Cléo Roubaud’s and Francesca Woodman’s photoliterary
works, it is possible to retrace a “poetics of the hiatus”
which is measured in a dizzying gap between verbal and visual, ordinary
words and literary words, past and future, first and third
person narrative, representation and support. As for Francesca
Woodman, we will focus on her artist’s books. As regards Alix
Cléo Roubaud, her most famous series, Si quelque chose noir, will
be investigated, together with other shots and her Journal, the latter
being for a long time her only work available to the public.
Furthermore, a reflection on a possible intermedial interpretation
of the layout will be advanced starting from the short film Les
Photos d’Alix, conceived by Alix Cléo Roubaud and Jean Eustache
in 1980.
L’avventura. International Journal of Italian Film and Media Landscape, 2, 2023, pp. 167-184.
«Seeing Calvino/Vedere 'Le città invisibili'», Arabeschi. Rivista internazionale di studi su letteratura e visualità, 22 (luglio – dicembre 2023), www.arabeschi.it
«Smarginature – “Ho ucciso l'angelo del focolare”. Lo spazio domestico e la libertà ritrovata», Arabeschi. Rivista internazionale di studi su letteratura e visualità, 21 (gennaio – giugno 2023), www.arabeschi.it
Arabeschi. Rivista internazionale di studi su letteratura e visualità, 20 (luglio – dicembre 2022), www.arabeschi.it

Linguæ & - Journal of Modern Languages and Cultures, 22(2), 37–54.
One of the characteristics of the “lyric essay” – a recently detected hybrid genre that mingles e... more One of the characteristics of the “lyric essay” – a recently detected hybrid genre that mingles elements from various literary forms – consists in a peculiar linguistic use of the “I”: on the one hand, the “I” shares an intimate privacy with the reader that resembles the one of the personal essay, thus eliciting an autobiographical correspondence between the “real” authorial person and its diegetic projection; on the other hand, this “I” appears «more reticent, almost coy» (Tall-D’Agata 1997), that is, nearer to the poetic transfiguration operated by the “lyrical I” of modern poetry. This ambiguous statement reveals an intrinsic tension of the voice in the lyric essay, in a perennial oscillation between the external world and the inner self, essayistic clarity and lyrical obscurity. The “I” becomes more fluctuant when it comes to its encounter with the landscape, namely one marked by borders and geographical margins: a descriptive and “documenting” aim conflagrates with an experience often close to the sublime and the subsequent dissolution of the autobiographical “I” into metaphoricity, with important consequences both on the diegetic and the mimetic level. This literary and epistemological phenomenon, which may be synthetized in homophonic pun “I/eye”, will be observed in the writings of two contemporary authors working with hybrid forms: Anne Carson and Antonella Anedda.
SigMa - Rivista Di Letterature Comparate, Teatro E Arti Dello Spettacolo, 6, 2022, pp. 153-169
Scopo del presente contributo è quello di riflettere sui significati religiosi e secolarizzati de... more Scopo del presente contributo è quello di riflettere sui significati religiosi e secolarizzati dell’iconografia della sposa a partire dalla performance Sposa in viaggio di Pippa Bacca, che si svolse nel 2008 e che si concluse, tragicamente, con la morte dell’artista. L’articolo si concentrerà meno sulla performance in quanto tale, e più sui racconti, narrativi e audiovisi, che ne sono stati fatti successivamente all’interno del contesto italiano e francese.
Between, 12 (23), 2022, pp. 337-363
Oblio - Osservatorio Bibliografico della Letteratura Italiana Otto-novecentesca, XI, 44, pp. 207-211, 2022
"Smarginature - Sentieri selvaggi. Cinema e Women's Studies in Italia", Arabeschi, 18 (2021), 2021

SigMa - Rivista Di Letterature Comparate, Teatro E Arti Dello Spettacolo, (4), 2020, pp. 283-306
Il presente articolo mira a proporre una riflessione che abbraccia alcune attestazioni delle arti... more Il presente articolo mira a proporre una riflessione che abbraccia alcune attestazioni delle arti visive durante il periodo della Guerra Fredda – con particolare riferimento al periodo compreso tra gli anni Sessanta e Settanta – al fine di sviluppare una comparazione rispetto al complesso intrecciarsi di tre nuclei tematico-ideologici: la retorica binaria della Guerra Fredda, che prevede l’opposizione stringente tra due blocchi cui corrispondono altrettante “grandi narrazioni”; l’attenzione crescente alla merce e alla cultura di massa, intesa tanto come bene di consumo ma anche come strumento ideologico di controllo delle masse; la rappresentazione della femminilità, rispetto alla quale alla sessualizzazione e alla reificazione del corpo iniziano ad accostarsi processi emancipatori, che prefigurano o configurano una sensibilità squisitamente femminista. Prendendo in considerazione tre case studies che si riferiscono ad altrettante espressioni artistiche (cinema, pittura e fotografia), cercheremo di individuare alcune possibili declinazioni di questa affascinante triangolazione.
«Smarginature – Sperimentali. Cinema videoarte e nuovi media», Arabeschi. Rivista internazionale di studi su letteratura e visualità, n. 16 (luglio-dicembre 2020), 2020
Sulla scorta delle definizioni di "ritual" e di "poetic structure" elaborate dalla cineasta Mya D... more Sulla scorta delle definizioni di "ritual" e di "poetic structure" elaborate dalla cineasta Mya Deren e delle caratteristiche “poetiche” di alcuni suoi corti (Meshes of the Afternoon, 1943; At Land, 1944; A Study in Choreography for Camera, 1945; Ritual in Transfigured Time, 1946; The Very Eye of the Night, 1958) per lei stessa paragonabili a “lyric poems”, l’intervento analizza l’influenza della poetica di Deren su alcune opere contemporanee, spaziando dal corto sperimentale di Rebecca Baron e Douglas Goodwin Lossless#2 (2008) al documentario sperimentale Maya Deren’s Sink di Barbara Hammer (2011), fino alla raccolta poetica Nostalgia de la acción di Ana Gorría (2018).

Elephant&Castle, n. 20 (settembre 2019)
The glove is a recurrent object in Western art history that acquires a special resonance in Simbo... more The glove is a recurrent object in Western art history that acquires a special resonance in Simbolist and Surrealist movements. Here the glove often appears as an uncanny object: it suggests without declaring, it tells without narrating. Therefore, the glove could be understood as the symbol of a fundamental literary category as the “unsaid”, a sort of “function” that reveals the secret nature of language and art: absence, allusion and enigma play a crucial role in both literary and visual expression. But the glove could also lead to a reflection on time and non-linear temporal sequences. Picking from these premises, the glove as a dispositive of secrecy will be investigated in the intertextual and intermedial relationships among various texts, including Max Klinger’s series of etchings entitled Paraphrase über den Fund eines Handschuhs (1881), André Breton’s novel Nadja (1928; 1963), Francesca Woodman’s photographic series known also as Story of a Glove or Glove Series (1977-1978) and Deborah Levy’s novel Swimming Home (2013).

«Smarginature – Divagrafie ovvero delle attrici che scrivono», Arabeschi. Rivista internazionale di studi su letteratura e visualità, n. 14 (luglio – dicembre 2019)
"Anne Wiazemsky è rimasta indelebile nell’immaginario cinefilo per essere stata una delle icone p... more "Anne Wiazemsky è rimasta indelebile nell’immaginario cinefilo per essere stata una delle icone più significative della nouvelle vague francese e del cinema d’autore italiano: dopo il debutto in Au hasard Balthazar di Robert Bresson (1966), si lega a Jean-Luc Godard, diventandone la seconda musa e recitando ne La Chinoise (1967). Ma proprio l’affrancarsi progressivo dal cinema ideologico e impegnato del secondo Godard e l’acquisizione di una fisionomia attoriale indipendente da quella del marito la porteranno a cimentarsi in pellicole italiane fondamentali con registi del calibro di Pasolini (Teorema, Porcile), Carmelo Bene (Capricci) e Ferreri, sul cui set de Il seme dell’uomo si svolge la rottura emotiva con il cineasta svizzero. Ma a quella di attrice, Anne Wiazemsky ha affiancato una doppia carriera di scrittrice, che nel corso dei decenni ha preso il sopravvento sulla prima, con riconoscimenti prestigiosi e la pubblicazione delle proprie opere da parte di una casa editrice storica come Gallimard."
«Incontro con John Berger», Arabeschi. Rivista internazionale di studi su letteratura e visualità, n. 13 (gennaio – giugno 2019)
Abbiamo incontrato Maria Nadotti – non solo traduttrice di riferimento in Italia per le opere di ... more Abbiamo incontrato Maria Nadotti – non solo traduttrice di riferimento in Italia per le opere di John Berger, ma anche sua amica e collaboratrice nell’ambito di vari progetti – nel marzo 2019, in un caffè milanese popolato da molti cani vivaci. Quello che viene pubblicato è il frutto di una conversazione che, grazie alla generosità dell’intervistata, possiamo dire essere avvenuta all’insegna di due parole molto care allo stesso Berger: l’ospitalità e il fare insieme.
Campi Immaginabili, 58-59 (2018), pp. 264-276
Un bilancio metodologico delle discipline che afferiscono agli ambiti delle Letterature comparate... more Un bilancio metodologico delle discipline che afferiscono agli ambiti delle Letterature comparate e della Teoria della letteratura nel ventunesimo secolo.
«Smarginature – Pelle e pellicola. I corpi delle attrici nel cinema italiano», Arabeschi. Rivista internazionale di studi su letteratura e visualità, n. 12 (luglio – dicembre 2018)
Una rilettura dell'iconografia dell'arc-de-cercle nel film "Antonia" di Ferdinando Cito Filomarin... more Una rilettura dell'iconografia dell'arc-de-cercle nel film "Antonia" di Ferdinando Cito Filomarino, a partire dalle antiche menadi warburghiane e dalle isteriche di Charcot verso una nuova modalità di espressione della soggettività femminile, e soprattutto della sua capacità creatrice colta in un momento non solo di espressività, ma anche di lotta contro le costrizioni che ne vorrebbero irreggimentare l’atto poetico.
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Articles by Beatrice Seligardi
of Alix Cléo Roubaud’s and Francesca Woodman’s photoliterary
works, it is possible to retrace a “poetics of the hiatus”
which is measured in a dizzying gap between verbal and visual, ordinary
words and literary words, past and future, first and third
person narrative, representation and support. As for Francesca
Woodman, we will focus on her artist’s books. As regards Alix
Cléo Roubaud, her most famous series, Si quelque chose noir, will
be investigated, together with other shots and her Journal, the latter
being for a long time her only work available to the public.
Furthermore, a reflection on a possible intermedial interpretation
of the layout will be advanced starting from the short film Les
Photos d’Alix, conceived by Alix Cléo Roubaud and Jean Eustache
in 1980.
of Alix Cléo Roubaud’s and Francesca Woodman’s photoliterary
works, it is possible to retrace a “poetics of the hiatus”
which is measured in a dizzying gap between verbal and visual, ordinary
words and literary words, past and future, first and third
person narrative, representation and support. As for Francesca
Woodman, we will focus on her artist’s books. As regards Alix
Cléo Roubaud, her most famous series, Si quelque chose noir, will
be investigated, together with other shots and her Journal, the latter
being for a long time her only work available to the public.
Furthermore, a reflection on a possible intermedial interpretation
of the layout will be advanced starting from the short film Les
Photos d’Alix, conceived by Alix Cléo Roubaud and Jean Eustache
in 1980.