
Adriana Iezzi
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Papers by Adriana Iezzi
Nel movimento modernista, infatti, nonostante si renda necessaria una rottura rispetto alle rigide regole dell’estetica classica e sia forte la contaminazione di elementi sia nipponici che occidentali, si rimane ancora saldamente ancorati al sistema della scrittura cinese e al lessico calligrafico, seppur entrambi rimodulati attraverso una sperimentazione stilistica molto spinta e che risponde alle esigenze della contemporaneità. Si assiste così al tentativo di inglobare elementi “non-cinesi”, assimilandoli e integrandoli al sostrato pre-esistente, ma ineluttabilmente intaccabile, della tradizione.
Nella corrente d’avanguardia , invece, si attua una trasformazione radicale dell’arte calligrafica, che viene decostruita e annichilita, trasformandosi talvolta in “anti-calligrafia”. Il rigetto nell’uso di caratteri intellegibili, la forte contaminazione da parte dall’arte occidentale, la sperimentazione di nuovi linguaggi e materiali inediti, la creazione di forme artistiche nuove mostrano la reazione oppositiva e di denuncia dell’artista contemporaneo che non si riconosce più in una cultura egemone che limita la sua libertà creativa. Egli desidera andare oltre gli schemi impositori, azzerando il pre-esistente per tentarne una reale palingenesi. È dunque, in questo caso, che il “globale” tende a prevalere sul “locale”, riuscendo a creare una effettiva integrazione tra le due componenti su scala mondiale.
Sia per la corrente d’avanguardia che per quella modernista, dunque, il diverso modo di intendere e relazionarsi alla scrittura cinese rivela un diverso orientamento non solo artistico, ma anche culturale, sociale e politico. Le diverse modalità in cui il potere si è approntato ad esse nel loro sviluppo diacronico le rende, infatti, specchio dell’orientamento culturale egemonico prevalente .
Drafts by Adriana Iezzi
Nel movimento modernista, infatti, nonostante si renda necessaria una rottura rispetto alle rigide regole dell’estetica classica e sia forte la contaminazione di elementi sia nipponici che occidentali, si rimane ancora saldamente ancorati al sistema della scrittura cinese e al lessico calligrafico, seppur entrambi rimodulati attraverso una sperimentazione stilistica molto spinta e che risponde alle esigenze della contemporaneità. Si assiste così al tentativo di inglobare elementi “non-cinesi”, assimilandoli e integrandoli al sostrato pre-esistente, ma ineluttabilmente intaccabile, della tradizione.
Nella corrente d’avanguardia , invece, si attua una trasformazione radicale dell’arte calligrafica, che viene decostruita e annichilita, trasformandosi talvolta in “anti-calligrafia”. Il rigetto nell’uso di caratteri intellegibili, la forte contaminazione da parte dall’arte occidentale, la sperimentazione di nuovi linguaggi e materiali inediti, la creazione di forme artistiche nuove mostrano la reazione oppositiva e di denuncia dell’artista contemporaneo che non si riconosce più in una cultura egemone che limita la sua libertà creativa. Egli desidera andare oltre gli schemi impositori, azzerando il pre-esistente per tentarne una reale palingenesi. È dunque, in questo caso, che il “globale” tende a prevalere sul “locale”, riuscendo a creare una effettiva integrazione tra le due componenti su scala mondiale.
Sia per la corrente d’avanguardia che per quella modernista, dunque, il diverso modo di intendere e relazionarsi alla scrittura cinese rivela un diverso orientamento non solo artistico, ma anche culturale, sociale e politico. Le diverse modalità in cui il potere si è approntato ad esse nel loro sviluppo diacronico le rende, infatti, specchio dell’orientamento culturale egemonico prevalente .