Articoli by Matteo Quinto
CONTEMPORANEA Rivista di studi sulla letteratura e sulla comunicazione, 21, 2023
Questo saggio intende mostrare come il paradigma dell’«autenticazione intermediale» possa essere ... more Questo saggio intende mostrare come il paradigma dell’«autenticazione intermediale» possa essere applicato al modo in cui Antonio Franchini, in L’abusivo, utilizza testi scritti di statuto diverso per costruire e far esperire al lettore una possibile verità sull’omicidio di Giancarlo Siani. A questo scopo l’autore sfrutta tutte le possibilità di un racconto verosimile che funge da «supplemento di mediazione» rispetto ai documenti che utilizza come ancora referenziale per la sua ricostruzione. L’abusivo, dunque, riesce ad essere un reportage sull’omicidio di Giancarlo Siani, ma anche il modo in cui Franchini interpreta soggettivamente i fatti e si interroga sulle possibilità della letteratura di far esperire tutto ciò al lettore.

ELEPHANT&CASTLE, 31, 2023
L’articolo analizza il ruolo che i meccanismi di identificazione con i genitori hanno nella costr... more L’articolo analizza il ruolo che i meccanismi di identificazione con i genitori hanno nella costruzione identitaria di figlie e figli nel cinema di animazione contemporaneo. In particolare sottolinea il valore di questi processi nella trasmissione ereditaria inter-generazionale. Un primo paragrafo tratteggia i caratteri principali della complessità e della flessibilità identitaria contemporanea contrapposte alla rigidità delle concezioni precedenti. Un secondo passaggio presenta i meccanismi di identificazione come processi che possono conferire ordine e stabilità alle identità, in equilibrio dinamico fra solidità e flessibilità. La seconda parte dell’articolo prende in esame La storia della Principessa Splendente (2013), diretto da Takahata Isao, La canzone del mare (2014), diretto da Tomm Moore, e Wolf Children (2015), diretto da Hosoda Mamoru, film che mettono in scena percorsi con cui i protagonisti e le protagoniste provano a costruire identità equilibrate, caratterizzate dalla compresenza di realizzazione personale ed eredità familiari.
The paper addresses the role that identifi cations with parents play in the identity construction of daughters and sons as represented in contemporary animated cinema. In particular, the value of these processes in the intergenerational hereditary transmission is emphasized. A first section outlines the main features of contemporary identity complexity and flexibility as opposed to the rigidity of classic conceptions.
A second section presents identifi cations as processes providing order and stability to identities, in a dynamic balance between solidity and fl exibility. The second part of the paper examines The Tale of the Princess Kaguya (2013), directed by Takahata Isao, The Song of the Sea (2014), directed by Tomm Moore, and Wolf Children (2015), directed by Hosoda Mamoru. These works exemplify how the protagonists try to construct their identities balancing personal fulfi llment and family heritage.

Elephant&Castle, 28, Mediacene , 2022
This paper shows how animation emerged as a suitable medium for depicting hybrid identities betwe... more This paper shows how animation emerged as a suitable medium for depicting hybrid identities between human and non-human beings. It also shows how animation was an important resource for developing an ecocritical imaginary and ethics that rejected oppositional dualisms and the paradigm of the exceptional human.
The first section outlines the rigid and ʻproprietaryʼ conception of identity and shows how this has contributed to the consolidation of human supremacy over the environment and the non-human. The second paragraph analyses examples of flexible identities based on relationships, hybridisation and change and shows how this kind of identity has contributed to the development of new ecologies. The third section outlines the characteristics of identity in the contemporary posthumanist and ecocritical framework based on sympoietic and interspecies constructions of networks of biological data, personal decisions, conscious and unconscious desires, relations and hybridisations.
The final paragraph attributes to the poietic and metamorphic power of animation its effectiveness in representing these posthumanist identities, in showing the agency of non-human beings and in soliciting a fully ecocritical ecological sensitivity, in that it rejects clear-cut oppositions and human exceptionalism by aiming for a radically new way of conceiving human beings, nature, technology and their relationships.
Passato e presente nel cinema italiano. Storia e società sul grande schermo, 2022

Sinestesie, numero 33, anno X, 2021
Partendo dalla problematica definizione di "documentario di animazione" e dalle questioni che ess... more Partendo dalla problematica definizione di "documentario di animazione" e dalle questioni che essa solleva sul rapporto tra realtà e disegno, questo saggio sostiene che "Valzer con Bashir" di Ari Folman può essere definito una "narrazione documentale". In questo film, infatti, un processo di "autenticazione intermediale" sfrutta le possibilità creative e le risorse retoriche della finzionalità insieme a quelle testimoniali e referenziali del documentario con l'obiettivo di superare una rimozione traumatica. In questo modo Ari Folman tenta di costruire una memoria dei fatti narrati che sia critica e soggettiva, ma anche fortemente ancorata alla realtà.
Starting from the problematic definition of "animation documentary" and the questions it raises about the relationship between reality and drawing, this essay argues that Ari Folman's "Waltz with Bashir" can be defined as a "documentary narrative". In this film, a process of "intermedial authentication" exploits the creative possibilities and rhetorical resources of fiction together with the testimonial and referential resources of documentary, aiming at overcoming a traumatic removal. In this way Ari Folman attempts to construct a memory of the facts narrated that is critical and subjective, as well as strongly anchored to reality.

Sinestesie, numero 28, anno IX, 2020
Lo scopo dell’articolo è illustrare come, in Taccuino Siriano, frasi riportate, riflessioni del n... more Lo scopo dell’articolo è illustrare come, in Taccuino Siriano, frasi riportate, riflessioni del narratore, descrizioni di eventi o immagini si combinino come materiali intermediali che servono al narratore per autenticare la sua esperienza. Littell, infatti, vuole dare un’interpretazione della realtà personale e limitata, ma ancorata alla sua esperienza diretta e avvalorata dal vaglio critico di documenti e testimonianze. Per questo Taccuino siriano non è solo da considerare un reportage, ma una vera e propria “narrazione documentaria”.
This article will show how Littell combines reported words, narrator’s reflections, descriptions of events or images as intermediary materials useful to to authenticate his experience. In this work the narrator wants to give an interpretation of reality, personal and limited but anchored to its direct experience, to his physical involvement and supported by the critical examination of documents and testimonies. Therefore, Carnets de Homs is not only a reportage, but a “documentary narration”.

Sinestesie, numero 27, anno VIII, 2019
In un primo momento Redacted genera nello spettatore la percezione di realtà completamente sorveg... more In un primo momento Redacted genera nello spettatore la percezione di realtà completamente sorvegliata e riprodotta in tutti i suoi aspetti da un enorme numero di dispositivi che permettono una visibilità totale del mondo. In realtà, invece, la narrazione sembra frantumarsi in prospettive contraddittorie, in cui è impossibile immedesimarsi e che sembrano compromettere la rappresentazione di qualsiasi evento. L'articolo, però vuole mostrare come Redacted non sancisca la vittoria di questo flusso mediale dereificante, ma al contrario voglia mostrarne le crepe e indicare una possibile forma di resistenza ad esso. Le immagini referenziali con cui il film si conclude, infatti, spingono lo spettatore a interrogarsi sullo statuto di ciò che vede sulle retoriche utilizzate e riescono a fargli percepire l'irriducibilità del reale alle categorie interpretative e culturali umane e alle sue rappresentazioni mediali.
The first impression made by Redacted is of a reality completely kept under surveillance and reproduced by an enormous number of devices. The narration of the events, however, seems to shatter into many contradictory perspective and it becomes impossible for the audience to empathise with the narration. This article aims to show that Redacted does not represent this phenomenon as if it was impossible to contrast: the film shows the limits of the action of the media on the reality and a possible way to resist to it. Indeed, the last images of the film, that are referential, persuade the spectator to think about what those images are and how they are linked to reality and used for a rhetorical purpose. This forces the audience to perceive the irreducibility of the reality, that still exists and has its importance, to human interpretative and cultural categories and to its media representations.
Curatele by Matteo Quinto
Fuori Programma. Scrittrici Italiane dal Novecento a oggi, 2023
Il volume raccoglie saggi dedicati alla prosa o alla poesia di autrici italiane che hanno scritto... more Il volume raccoglie saggi dedicati alla prosa o alla poesia di autrici italiane che hanno scritto dall’inizio del Novecento ad oggi. Alcuni interventi riguardano autrici specifiche (tra cui Antonia Pozzi, Amelia Rosselli, Natalia Ginzburg, Grazia Deledda, Maria Bellonci), altri affrontano temi di carattere più ampio (come il racconto breve, la poesia contemporanea o le linee per una rilettura dei classici sensibile alle questione di genere).
«Autografo», 61, Fra realtà e linguaggi nell'opera di Pasolini, 2019
Il numero monografico della rivista raccoglie gli atti del convegno tenutosi presso il Collegio G... more Il numero monografico della rivista raccoglie gli atti del convegno tenutosi presso il Collegio Ghislieri di Pavia il 5-16 marzo 2018.

Il volume raccoglie dieci saggi che affrontano l’opera letteraria e teatrale di Dario Fo da angol... more Il volume raccoglie dieci saggi che affrontano l’opera letteraria e teatrale di Dario Fo da angolature diverse: considerando sia le specificità stilistiche dei suoi testi, sia le strategie recitative di cui si è servito.
Sul versante letterario, Luca D’Onghia mostra come Fo ami evocare Ruzante, citandolo in forme anche liberamente ricreative; Pietro Trifone analizza la lingua di "Aveva due pistole con gli occhi bianchi e neri"; Angelo Romano riflette sulle rivisitazioni della maschera di Arlecchino; Stefania Stefanelli fornisce un inquadramento sociolinguistico all’uso di dialetto e italiano.
In ambito teatrale, Eva Marinai illustra le strategie mimiche di Fo, dalla bande mimée di Jacques Lecoq al sermo corporis di "Mistero buffo"; Marisa Pizza evidenzia la dimensione militante delle rappresentazioni di Fo e come Franca Rame ne abbia documentato le fasi; Marco De Marinis indaga la dimensione drammaturgica e registica dell’arte attoriale di Fo; Paolo Puppa individua gli aspetti dei monologhi di Fo poi presenti anche nel teatro di narrazione; Simone Soriani sviluppa un confronto tra Fo e Petrolini; Roberto Cuppone, infine, studia la nascita del giullare e della sua lingua 'infernale'.

Le giornate di studio su Erich Auerbach nascono dall’intenzione di celebrare il settantesimo anni... more Le giornate di studio su Erich Auerbach nascono dall’intenzione di celebrare il settantesimo anniversario della pubblicazione di Mimesis (1946, Berna, Francke). Gli atti raccolgono otto contributi che affrontano ciascuno da prospettive diverse un tema particolare, nel tentativo di fornire nuovi spunti di studio attorno a una delle maggiori figure del panorama critico-letterario novecentesco.
L’intervento introduttivo di Maria Luisa Meneghetti affronta alcune problematiche sulla lingua letteraria medievale e dantesca prendendo spunto dal saggio auerbachiano Lingua letteraria e pubblico. Il contributo di Mario Domenichelli propone poi una riflessione sui metodi impiegati da Auerbach e da Benjamin in relazione alla ricerca etimologica come strumento di conoscenza. La questione della figuralità e la concezione auerbachiana del tempo vengono approfonditi da Pietro Cataldi, mentre Federico Bertoni si interroga sull’eredità del metodo di Auerbach.
Le due relazioni che seguono si soffermano sull’interesse di Auerbach per la letteratura francese: Lorenzo Renzi si concentra sulla linea da Montaigne a Proust, autori che privilegiano uno sguardo attento all’umano; Daniele Giglioli propone invece un’indagine sulla poesia di Baudelaire come luogo di attuazione di un ‘realismo estremo’.
Infine si esplorano nuove prospettive di ricerca, con suggestioni dalla critica e dalla letteratura post-moderna: Riccardo Castellana cerca di estendere la teoria del figurale attraverso Frye e Federico Francucci legge Auerbach attraverso l’opera di Pynchon.
Vari by Matteo Quinto
Il ciclo di esercitazioni, svoltosi nel dicembre 2022 presso l'Università degli Studi di Bergamo ... more Il ciclo di esercitazioni, svoltosi nel dicembre 2022 presso l'Università degli Studi di Bergamo per il corso di Narratologia 2022/2023, è partito dal concetto di identità narrativa per analizzare alcune strutture fiabesche utilizzate nel cinema di animazione per costruire le identità dei personaggi principali.
Lezione 01: Identità narrativa e morfologia della fiaba (La canzone del mare 2014)
Lezione 02: Identità come identificazione e modello attanziale (La storia della Principessa Splendente 2013)
Lezione 03: Identità narrativa e viaggio dell’eroe (La città incantata 2001)
Lezione 04: Identità narrativa e viaggio dell’eroina (Ribelle. The brave 2012)

La relazione, tenuta il 30 maggio-01 giugno 2022 all'interno del convegno "Tempo di serie II. Rig... more La relazione, tenuta il 30 maggio-01 giugno 2022 all'interno del convegno "Tempo di serie II. Rigenerazione (Riprese. Risignificazioni Ritorni)" che si tenuto presso l'Università degli Studi di Bergamo, mira ad illustrare il ruolo dell'animazione in contesti intermediali nel ridare un significato ai documenti storici rivitalizzando la memoria.
L’intervento parte dalla constatazione che, con il passare del tempo, i documenti storici perdono significato: il loro legame con la realtà viene dimentico, il ricordo del contesto di cui sono traccia si fa più sfumato, ma soprattutto il senso attribuito loro diventa meno cogente e rilevante per il presente. In risposta a questo fenomeno sono state attuate, sia in campo storico che artistico, le più svariate pratiche di recupero e di ri-significazione della memoria.
In questo intervento intendo analizzare in particolare una di queste pratiche: il ricorso all’intermedialità all’interno del documentario di animazione. Questo genere ibrido mira ad unire un’interpretazione soggettiva a una base documentale forte, mettendo in relazione le retoriche della testimonianza e dell’oggettività con le risorse espressive della creatività e della verosimiglianza. In questa prospettiva uno degli strumenti più efficaci per ri-significare la memoria, e dunque ri-animarla, è proprio il rapporto intermediale tra immagini referenziali e disegni animati.
Il ciclo di esercitazioni, svoltosi nel maggio 2022 presso l'Università degli Studi di Bergamo pe... more Il ciclo di esercitazioni, svoltosi nel maggio 2022 presso l'Università degli Studi di Bergamo per il corso di Cultural Theory 2021/2022, ha indagato le forme della nostalgia restaurativa e riflessiva, del passato, del presente e del futuro nel cinema di animazione contemporaneo. Particolare attenzione è stata data alla filmografia di Miyazaki Hayao e della Pixar.
Lezione 01: Memoria come archivio: selezionare, organizzare e perdere la memoria
Lezione 02: Dare un significato alla memoria
Lezione 03: Memoria e identità personale
Lezione 04: La nostalgia restaurativa del passato
Lezione 05: La nostalgia riflessiva del passato
Lezione 06: La nostalgia del presente e del futuro
Lezione 07: La nostalgia nei film di Miyazaki Hayao
Lezione 08: La nostalgia nei film della Pixar, nostalgia nella forma
Lezione 09: La nostalgia nei film della Pixar, nostalgia come tema

Il ciclo di lezioni, tenutosi tra marzo e maggio 2022 presso il Collegio Ghislieri di Pavia, ha a... more Il ciclo di lezioni, tenutosi tra marzo e maggio 2022 presso il Collegio Ghislieri di Pavia, ha analizzato alcuni temi legati al rapporto tra memoria e cinema di animazione.
Lezione 01: Memoria, archivio e redenzione del passato
Valzer con Bashir (Ari Folman 2008), Only Yesterday (Takahata Isao 1991)
Lezione 02: Memoria e identità narrativa
Inside Out (Pixar 2015), Colorful (Hara Keiichi 2010)
Lezione 03: Forme di rappresentazione della memoria tra referenzialità, finzionalità e intermedialità
Wall (Cam Christiansen 2017), In questo angolo di mondo (Katabuchi Sunao 2016), La strada dei Samouni (Stefano Savona)
Lezione 04: Memoria e nostalgie
L’illusionista (Sylvain Chomet 2010), Il Castello errante di Howl (Miyazaki Hayao 2004)
Lezione 05: Memoria e forme del lutto
Ride Your Wave (Yuasa Masaaki 2019), Up (Pixar 2009), Coco (Pixar 2017)
Lezione 06: In assenza di memoria
La principessa splendente (Takahata Isao 2013), La città incantata (Miyazaki Hayao 2001), La principessa Mononoke (Miyazaki Hayao 1997)
Recensioni by Matteo Quinto
«SINESTESIE», XI, 37, 2022
«SINESTESIE», X, 31, 2021
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Articoli by Matteo Quinto
The paper addresses the role that identifi cations with parents play in the identity construction of daughters and sons as represented in contemporary animated cinema. In particular, the value of these processes in the intergenerational hereditary transmission is emphasized. A first section outlines the main features of contemporary identity complexity and flexibility as opposed to the rigidity of classic conceptions.
A second section presents identifi cations as processes providing order and stability to identities, in a dynamic balance between solidity and fl exibility. The second part of the paper examines The Tale of the Princess Kaguya (2013), directed by Takahata Isao, The Song of the Sea (2014), directed by Tomm Moore, and Wolf Children (2015), directed by Hosoda Mamoru. These works exemplify how the protagonists try to construct their identities balancing personal fulfi llment and family heritage.
The first section outlines the rigid and ʻproprietaryʼ conception of identity and shows how this has contributed to the consolidation of human supremacy over the environment and the non-human. The second paragraph analyses examples of flexible identities based on relationships, hybridisation and change and shows how this kind of identity has contributed to the development of new ecologies. The third section outlines the characteristics of identity in the contemporary posthumanist and ecocritical framework based on sympoietic and interspecies constructions of networks of biological data, personal decisions, conscious and unconscious desires, relations and hybridisations.
The final paragraph attributes to the poietic and metamorphic power of animation its effectiveness in representing these posthumanist identities, in showing the agency of non-human beings and in soliciting a fully ecocritical ecological sensitivity, in that it rejects clear-cut oppositions and human exceptionalism by aiming for a radically new way of conceiving human beings, nature, technology and their relationships.
Starting from the problematic definition of "animation documentary" and the questions it raises about the relationship between reality and drawing, this essay argues that Ari Folman's "Waltz with Bashir" can be defined as a "documentary narrative". In this film, a process of "intermedial authentication" exploits the creative possibilities and rhetorical resources of fiction together with the testimonial and referential resources of documentary, aiming at overcoming a traumatic removal. In this way Ari Folman attempts to construct a memory of the facts narrated that is critical and subjective, as well as strongly anchored to reality.
This article will show how Littell combines reported words, narrator’s reflections, descriptions of events or images as intermediary materials useful to to authenticate his experience. In this work the narrator wants to give an interpretation of reality, personal and limited but anchored to its direct experience, to his physical involvement and supported by the critical examination of documents and testimonies. Therefore, Carnets de Homs is not only a reportage, but a “documentary narration”.
The first impression made by Redacted is of a reality completely kept under surveillance and reproduced by an enormous number of devices. The narration of the events, however, seems to shatter into many contradictory perspective and it becomes impossible for the audience to empathise with the narration. This article aims to show that Redacted does not represent this phenomenon as if it was impossible to contrast: the film shows the limits of the action of the media on the reality and a possible way to resist to it. Indeed, the last images of the film, that are referential, persuade the spectator to think about what those images are and how they are linked to reality and used for a rhetorical purpose. This forces the audience to perceive the irreducibility of the reality, that still exists and has its importance, to human interpretative and cultural categories and to its media representations.
Curatele by Matteo Quinto
Sul versante letterario, Luca D’Onghia mostra come Fo ami evocare Ruzante, citandolo in forme anche liberamente ricreative; Pietro Trifone analizza la lingua di "Aveva due pistole con gli occhi bianchi e neri"; Angelo Romano riflette sulle rivisitazioni della maschera di Arlecchino; Stefania Stefanelli fornisce un inquadramento sociolinguistico all’uso di dialetto e italiano.
In ambito teatrale, Eva Marinai illustra le strategie mimiche di Fo, dalla bande mimée di Jacques Lecoq al sermo corporis di "Mistero buffo"; Marisa Pizza evidenzia la dimensione militante delle rappresentazioni di Fo e come Franca Rame ne abbia documentato le fasi; Marco De Marinis indaga la dimensione drammaturgica e registica dell’arte attoriale di Fo; Paolo Puppa individua gli aspetti dei monologhi di Fo poi presenti anche nel teatro di narrazione; Simone Soriani sviluppa un confronto tra Fo e Petrolini; Roberto Cuppone, infine, studia la nascita del giullare e della sua lingua 'infernale'.
L’intervento introduttivo di Maria Luisa Meneghetti affronta alcune problematiche sulla lingua letteraria medievale e dantesca prendendo spunto dal saggio auerbachiano Lingua letteraria e pubblico. Il contributo di Mario Domenichelli propone poi una riflessione sui metodi impiegati da Auerbach e da Benjamin in relazione alla ricerca etimologica come strumento di conoscenza. La questione della figuralità e la concezione auerbachiana del tempo vengono approfonditi da Pietro Cataldi, mentre Federico Bertoni si interroga sull’eredità del metodo di Auerbach.
Le due relazioni che seguono si soffermano sull’interesse di Auerbach per la letteratura francese: Lorenzo Renzi si concentra sulla linea da Montaigne a Proust, autori che privilegiano uno sguardo attento all’umano; Daniele Giglioli propone invece un’indagine sulla poesia di Baudelaire come luogo di attuazione di un ‘realismo estremo’.
Infine si esplorano nuove prospettive di ricerca, con suggestioni dalla critica e dalla letteratura post-moderna: Riccardo Castellana cerca di estendere la teoria del figurale attraverso Frye e Federico Francucci legge Auerbach attraverso l’opera di Pynchon.
Vari by Matteo Quinto
Lezione 01: Identità narrativa e morfologia della fiaba (La canzone del mare 2014)
Lezione 02: Identità come identificazione e modello attanziale (La storia della Principessa Splendente 2013)
Lezione 03: Identità narrativa e viaggio dell’eroe (La città incantata 2001)
Lezione 04: Identità narrativa e viaggio dell’eroina (Ribelle. The brave 2012)
L’intervento parte dalla constatazione che, con il passare del tempo, i documenti storici perdono significato: il loro legame con la realtà viene dimentico, il ricordo del contesto di cui sono traccia si fa più sfumato, ma soprattutto il senso attribuito loro diventa meno cogente e rilevante per il presente. In risposta a questo fenomeno sono state attuate, sia in campo storico che artistico, le più svariate pratiche di recupero e di ri-significazione della memoria.
In questo intervento intendo analizzare in particolare una di queste pratiche: il ricorso all’intermedialità all’interno del documentario di animazione. Questo genere ibrido mira ad unire un’interpretazione soggettiva a una base documentale forte, mettendo in relazione le retoriche della testimonianza e dell’oggettività con le risorse espressive della creatività e della verosimiglianza. In questa prospettiva uno degli strumenti più efficaci per ri-significare la memoria, e dunque ri-animarla, è proprio il rapporto intermediale tra immagini referenziali e disegni animati.
Lezione 01: Memoria come archivio: selezionare, organizzare e perdere la memoria
Lezione 02: Dare un significato alla memoria
Lezione 03: Memoria e identità personale
Lezione 04: La nostalgia restaurativa del passato
Lezione 05: La nostalgia riflessiva del passato
Lezione 06: La nostalgia del presente e del futuro
Lezione 07: La nostalgia nei film di Miyazaki Hayao
Lezione 08: La nostalgia nei film della Pixar, nostalgia nella forma
Lezione 09: La nostalgia nei film della Pixar, nostalgia come tema
Lezione 01: Memoria, archivio e redenzione del passato
Valzer con Bashir (Ari Folman 2008), Only Yesterday (Takahata Isao 1991)
Lezione 02: Memoria e identità narrativa
Inside Out (Pixar 2015), Colorful (Hara Keiichi 2010)
Lezione 03: Forme di rappresentazione della memoria tra referenzialità, finzionalità e intermedialità
Wall (Cam Christiansen 2017), In questo angolo di mondo (Katabuchi Sunao 2016), La strada dei Samouni (Stefano Savona)
Lezione 04: Memoria e nostalgie
L’illusionista (Sylvain Chomet 2010), Il Castello errante di Howl (Miyazaki Hayao 2004)
Lezione 05: Memoria e forme del lutto
Ride Your Wave (Yuasa Masaaki 2019), Up (Pixar 2009), Coco (Pixar 2017)
Lezione 06: In assenza di memoria
La principessa splendente (Takahata Isao 2013), La città incantata (Miyazaki Hayao 2001), La principessa Mononoke (Miyazaki Hayao 1997)
Recensioni by Matteo Quinto
The paper addresses the role that identifi cations with parents play in the identity construction of daughters and sons as represented in contemporary animated cinema. In particular, the value of these processes in the intergenerational hereditary transmission is emphasized. A first section outlines the main features of contemporary identity complexity and flexibility as opposed to the rigidity of classic conceptions.
A second section presents identifi cations as processes providing order and stability to identities, in a dynamic balance between solidity and fl exibility. The second part of the paper examines The Tale of the Princess Kaguya (2013), directed by Takahata Isao, The Song of the Sea (2014), directed by Tomm Moore, and Wolf Children (2015), directed by Hosoda Mamoru. These works exemplify how the protagonists try to construct their identities balancing personal fulfi llment and family heritage.
The first section outlines the rigid and ʻproprietaryʼ conception of identity and shows how this has contributed to the consolidation of human supremacy over the environment and the non-human. The second paragraph analyses examples of flexible identities based on relationships, hybridisation and change and shows how this kind of identity has contributed to the development of new ecologies. The third section outlines the characteristics of identity in the contemporary posthumanist and ecocritical framework based on sympoietic and interspecies constructions of networks of biological data, personal decisions, conscious and unconscious desires, relations and hybridisations.
The final paragraph attributes to the poietic and metamorphic power of animation its effectiveness in representing these posthumanist identities, in showing the agency of non-human beings and in soliciting a fully ecocritical ecological sensitivity, in that it rejects clear-cut oppositions and human exceptionalism by aiming for a radically new way of conceiving human beings, nature, technology and their relationships.
Starting from the problematic definition of "animation documentary" and the questions it raises about the relationship between reality and drawing, this essay argues that Ari Folman's "Waltz with Bashir" can be defined as a "documentary narrative". In this film, a process of "intermedial authentication" exploits the creative possibilities and rhetorical resources of fiction together with the testimonial and referential resources of documentary, aiming at overcoming a traumatic removal. In this way Ari Folman attempts to construct a memory of the facts narrated that is critical and subjective, as well as strongly anchored to reality.
This article will show how Littell combines reported words, narrator’s reflections, descriptions of events or images as intermediary materials useful to to authenticate his experience. In this work the narrator wants to give an interpretation of reality, personal and limited but anchored to its direct experience, to his physical involvement and supported by the critical examination of documents and testimonies. Therefore, Carnets de Homs is not only a reportage, but a “documentary narration”.
The first impression made by Redacted is of a reality completely kept under surveillance and reproduced by an enormous number of devices. The narration of the events, however, seems to shatter into many contradictory perspective and it becomes impossible for the audience to empathise with the narration. This article aims to show that Redacted does not represent this phenomenon as if it was impossible to contrast: the film shows the limits of the action of the media on the reality and a possible way to resist to it. Indeed, the last images of the film, that are referential, persuade the spectator to think about what those images are and how they are linked to reality and used for a rhetorical purpose. This forces the audience to perceive the irreducibility of the reality, that still exists and has its importance, to human interpretative and cultural categories and to its media representations.
Sul versante letterario, Luca D’Onghia mostra come Fo ami evocare Ruzante, citandolo in forme anche liberamente ricreative; Pietro Trifone analizza la lingua di "Aveva due pistole con gli occhi bianchi e neri"; Angelo Romano riflette sulle rivisitazioni della maschera di Arlecchino; Stefania Stefanelli fornisce un inquadramento sociolinguistico all’uso di dialetto e italiano.
In ambito teatrale, Eva Marinai illustra le strategie mimiche di Fo, dalla bande mimée di Jacques Lecoq al sermo corporis di "Mistero buffo"; Marisa Pizza evidenzia la dimensione militante delle rappresentazioni di Fo e come Franca Rame ne abbia documentato le fasi; Marco De Marinis indaga la dimensione drammaturgica e registica dell’arte attoriale di Fo; Paolo Puppa individua gli aspetti dei monologhi di Fo poi presenti anche nel teatro di narrazione; Simone Soriani sviluppa un confronto tra Fo e Petrolini; Roberto Cuppone, infine, studia la nascita del giullare e della sua lingua 'infernale'.
L’intervento introduttivo di Maria Luisa Meneghetti affronta alcune problematiche sulla lingua letteraria medievale e dantesca prendendo spunto dal saggio auerbachiano Lingua letteraria e pubblico. Il contributo di Mario Domenichelli propone poi una riflessione sui metodi impiegati da Auerbach e da Benjamin in relazione alla ricerca etimologica come strumento di conoscenza. La questione della figuralità e la concezione auerbachiana del tempo vengono approfonditi da Pietro Cataldi, mentre Federico Bertoni si interroga sull’eredità del metodo di Auerbach.
Le due relazioni che seguono si soffermano sull’interesse di Auerbach per la letteratura francese: Lorenzo Renzi si concentra sulla linea da Montaigne a Proust, autori che privilegiano uno sguardo attento all’umano; Daniele Giglioli propone invece un’indagine sulla poesia di Baudelaire come luogo di attuazione di un ‘realismo estremo’.
Infine si esplorano nuove prospettive di ricerca, con suggestioni dalla critica e dalla letteratura post-moderna: Riccardo Castellana cerca di estendere la teoria del figurale attraverso Frye e Federico Francucci legge Auerbach attraverso l’opera di Pynchon.
Lezione 01: Identità narrativa e morfologia della fiaba (La canzone del mare 2014)
Lezione 02: Identità come identificazione e modello attanziale (La storia della Principessa Splendente 2013)
Lezione 03: Identità narrativa e viaggio dell’eroe (La città incantata 2001)
Lezione 04: Identità narrativa e viaggio dell’eroina (Ribelle. The brave 2012)
L’intervento parte dalla constatazione che, con il passare del tempo, i documenti storici perdono significato: il loro legame con la realtà viene dimentico, il ricordo del contesto di cui sono traccia si fa più sfumato, ma soprattutto il senso attribuito loro diventa meno cogente e rilevante per il presente. In risposta a questo fenomeno sono state attuate, sia in campo storico che artistico, le più svariate pratiche di recupero e di ri-significazione della memoria.
In questo intervento intendo analizzare in particolare una di queste pratiche: il ricorso all’intermedialità all’interno del documentario di animazione. Questo genere ibrido mira ad unire un’interpretazione soggettiva a una base documentale forte, mettendo in relazione le retoriche della testimonianza e dell’oggettività con le risorse espressive della creatività e della verosimiglianza. In questa prospettiva uno degli strumenti più efficaci per ri-significare la memoria, e dunque ri-animarla, è proprio il rapporto intermediale tra immagini referenziali e disegni animati.
Lezione 01: Memoria come archivio: selezionare, organizzare e perdere la memoria
Lezione 02: Dare un significato alla memoria
Lezione 03: Memoria e identità personale
Lezione 04: La nostalgia restaurativa del passato
Lezione 05: La nostalgia riflessiva del passato
Lezione 06: La nostalgia del presente e del futuro
Lezione 07: La nostalgia nei film di Miyazaki Hayao
Lezione 08: La nostalgia nei film della Pixar, nostalgia nella forma
Lezione 09: La nostalgia nei film della Pixar, nostalgia come tema
Lezione 01: Memoria, archivio e redenzione del passato
Valzer con Bashir (Ari Folman 2008), Only Yesterday (Takahata Isao 1991)
Lezione 02: Memoria e identità narrativa
Inside Out (Pixar 2015), Colorful (Hara Keiichi 2010)
Lezione 03: Forme di rappresentazione della memoria tra referenzialità, finzionalità e intermedialità
Wall (Cam Christiansen 2017), In questo angolo di mondo (Katabuchi Sunao 2016), La strada dei Samouni (Stefano Savona)
Lezione 04: Memoria e nostalgie
L’illusionista (Sylvain Chomet 2010), Il Castello errante di Howl (Miyazaki Hayao 2004)
Lezione 05: Memoria e forme del lutto
Ride Your Wave (Yuasa Masaaki 2019), Up (Pixar 2009), Coco (Pixar 2017)
Lezione 06: In assenza di memoria
La principessa splendente (Takahata Isao 2013), La città incantata (Miyazaki Hayao 2001), La principessa Mononoke (Miyazaki Hayao 1997)