2013-2015 by Marco Sirtori

Antica e varia è la storia del rapporto fra poesia e pittura nella vicenda umana, dall’integrazio... more Antica e varia è la storia del rapporto fra poesia e pittura nella vicenda umana, dall’integrazione fra scrittura segnica e pittura rupestre delle più antiche civiltà ai codici miniati e ai libri d’ore della tradizione medievale. Non di meno, è possibile individuare uno snodo fondamentale nella modernità riconducibile, sul piano teorico, all’esperienza dei Salons di Diderot nel XVIII secolo, e di Baudelaire nel XIX, momenti fondativi della critica d’arte moderna, oltre che esercizi di una critica “poetica” i cui assunti fondono la riflessione alle istanze della fruizione estetica e dell’inconscio, anche attraverso un uso della lingua e un approccio non meramente descrittivo, ma a suo modo già “impressionista”.
Particolarmente cospicuo è il catalogo delle interazioni fra le arti tra Otto e Novecento. Questo volume affronta l’argomento attraverso alcuni casi esemplari, la cui poetica, sia essa frutto di una pratica delle due discipline (è il caso di Vološin, Lorca, Picasso, Praga, Michelstaedter), o dell’esercizio critico (Bonnefoy), rappresenta un tassello significativo del possibile catalogo otto-novecentesco. Da una prospettiva comparatistica ed europea, che tocca varie letterature e arti (l’italiana, la francese, la spagnola, la russa), questo volume intende essere un momento di riflessione e approfondimento delle interazioni fra la parola poetica e l’espressione artistica a cavallo fra i due secoli, fino agli anni recenti della nostra contemporaneità, particolarmente segnata da questo genere di sincretistiche contaminazioni autoriali.
Conference Presentations by Marco Sirtori

Giulia Martini, Università di Firenze, Patrizia Valduga e il teatro. Lo «stil comico» di una «Don... more Giulia Martini, Università di Firenze, Patrizia Valduga e il teatro. Lo «stil comico» di una «Donna di dolori».
Che lingua parla una «Donna di dolori»? O forse sarebbe più esatto chiedersi: in che lingua è parlata? Se a rispondere è Patrizia Valduga (Castelfranco Veneto, 1953), il responso sembra addirittura paradossale: si tratterà di una comicità cattiva, quasi spietata, che passa attraverso l’identificazione del poeta in mollusco («una lumaca che si squaglia…io?»), indecenti modi di dire («eccomi qua di nuovo nella merda»), il trattamento auto caricaturale («Patrizia, / era il tuo itinerario di mestizia / andare a sbronzarti tutte le sere?»), il gioco etimologico («vedendomi vecchia, peggio, invecchiante»), correzioni in fieri («…quod prius! non pria… / Il mio latino che se ne va via») e un insistito abbassamento lessicale, portato avanti con ironica nonchalance: trippa e filetto, vermi e foruncoli, carriole e cani, aringhe e tangheri hanno in questa poesia carta di cittadinanza.
Ma la questione si arricchisce, se ad attivare queste componenti è la finzione teatrale: il dolore prende infatti la forma del monologo in versi, come dichiarato fin dall’incipit, che simula il tono di una didascalia: «Monologo. La donna è una morta sotterrata allo stato colliquativo […]». Impossibile non pensare a un grande antecedente come Il dolore di Ungaretti (Milano, Mondadori, 1947), protratto in una lenta trenodia per le diciassette stanze di Giorno per giorno: come se parlare del proprio dolore fosse possibile soltanto deformandolo, mettendolo in scena.
Conference Organization by Marco Sirtori
Il Convegno, organizzato dal Comitato di Bergamo della Società Dante Alighieri in collaborazione ... more Il Convegno, organizzato dal Comitato di Bergamo della Società Dante Alighieri in collaborazione della Fondazione Credito Bergamasco si inserisce in un più ampio progetto che accompagnerà gli studiosi, gli appassionati e i soci dal 2016 fino all’Anniversario dantesco del 2021.
edited books by Marco Sirtori
È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia,... more È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Eventuali violazioni saranno perseguite a norma di legge.
Uploads
2013-2015 by Marco Sirtori
Particolarmente cospicuo è il catalogo delle interazioni fra le arti tra Otto e Novecento. Questo volume affronta l’argomento attraverso alcuni casi esemplari, la cui poetica, sia essa frutto di una pratica delle due discipline (è il caso di Vološin, Lorca, Picasso, Praga, Michelstaedter), o dell’esercizio critico (Bonnefoy), rappresenta un tassello significativo del possibile catalogo otto-novecentesco. Da una prospettiva comparatistica ed europea, che tocca varie letterature e arti (l’italiana, la francese, la spagnola, la russa), questo volume intende essere un momento di riflessione e approfondimento delle interazioni fra la parola poetica e l’espressione artistica a cavallo fra i due secoli, fino agli anni recenti della nostra contemporaneità, particolarmente segnata da questo genere di sincretistiche contaminazioni autoriali.
Conference Presentations by Marco Sirtori
Che lingua parla una «Donna di dolori»? O forse sarebbe più esatto chiedersi: in che lingua è parlata? Se a rispondere è Patrizia Valduga (Castelfranco Veneto, 1953), il responso sembra addirittura paradossale: si tratterà di una comicità cattiva, quasi spietata, che passa attraverso l’identificazione del poeta in mollusco («una lumaca che si squaglia…io?»), indecenti modi di dire («eccomi qua di nuovo nella merda»), il trattamento auto caricaturale («Patrizia, / era il tuo itinerario di mestizia / andare a sbronzarti tutte le sere?»), il gioco etimologico («vedendomi vecchia, peggio, invecchiante»), correzioni in fieri («…quod prius! non pria… / Il mio latino che se ne va via») e un insistito abbassamento lessicale, portato avanti con ironica nonchalance: trippa e filetto, vermi e foruncoli, carriole e cani, aringhe e tangheri hanno in questa poesia carta di cittadinanza.
Ma la questione si arricchisce, se ad attivare queste componenti è la finzione teatrale: il dolore prende infatti la forma del monologo in versi, come dichiarato fin dall’incipit, che simula il tono di una didascalia: «Monologo. La donna è una morta sotterrata allo stato colliquativo […]». Impossibile non pensare a un grande antecedente come Il dolore di Ungaretti (Milano, Mondadori, 1947), protratto in una lenta trenodia per le diciassette stanze di Giorno per giorno: come se parlare del proprio dolore fosse possibile soltanto deformandolo, mettendolo in scena.
Conference Organization by Marco Sirtori
edited books by Marco Sirtori
Particolarmente cospicuo è il catalogo delle interazioni fra le arti tra Otto e Novecento. Questo volume affronta l’argomento attraverso alcuni casi esemplari, la cui poetica, sia essa frutto di una pratica delle due discipline (è il caso di Vološin, Lorca, Picasso, Praga, Michelstaedter), o dell’esercizio critico (Bonnefoy), rappresenta un tassello significativo del possibile catalogo otto-novecentesco. Da una prospettiva comparatistica ed europea, che tocca varie letterature e arti (l’italiana, la francese, la spagnola, la russa), questo volume intende essere un momento di riflessione e approfondimento delle interazioni fra la parola poetica e l’espressione artistica a cavallo fra i due secoli, fino agli anni recenti della nostra contemporaneità, particolarmente segnata da questo genere di sincretistiche contaminazioni autoriali.
Che lingua parla una «Donna di dolori»? O forse sarebbe più esatto chiedersi: in che lingua è parlata? Se a rispondere è Patrizia Valduga (Castelfranco Veneto, 1953), il responso sembra addirittura paradossale: si tratterà di una comicità cattiva, quasi spietata, che passa attraverso l’identificazione del poeta in mollusco («una lumaca che si squaglia…io?»), indecenti modi di dire («eccomi qua di nuovo nella merda»), il trattamento auto caricaturale («Patrizia, / era il tuo itinerario di mestizia / andare a sbronzarti tutte le sere?»), il gioco etimologico («vedendomi vecchia, peggio, invecchiante»), correzioni in fieri («…quod prius! non pria… / Il mio latino che se ne va via») e un insistito abbassamento lessicale, portato avanti con ironica nonchalance: trippa e filetto, vermi e foruncoli, carriole e cani, aringhe e tangheri hanno in questa poesia carta di cittadinanza.
Ma la questione si arricchisce, se ad attivare queste componenti è la finzione teatrale: il dolore prende infatti la forma del monologo in versi, come dichiarato fin dall’incipit, che simula il tono di una didascalia: «Monologo. La donna è una morta sotterrata allo stato colliquativo […]». Impossibile non pensare a un grande antecedente come Il dolore di Ungaretti (Milano, Mondadori, 1947), protratto in una lenta trenodia per le diciassette stanze di Giorno per giorno: come se parlare del proprio dolore fosse possibile soltanto deformandolo, mettendolo in scena.