Il Volga nasce in Europa. Curzio Malaparte in Polonia e in Russia (eds. R. Bruni, L. Massi, M. Ślarzyńska), Wydawnictwo Naukowe UKSW, Warszawa, 2020
La fortuna polacca di Curzio Malaparte negli anni Trenta del Novecento si limitò in effetti ai su... more La fortuna polacca di Curzio Malaparte negli anni Trenta del Novecento si limitò in effetti ai suoi famosi saggi storiograffci scritti in francese e si situò prevalentemente in un contesto politico. Sorprende l’immediatezza della ricezione e la scala dell’impatto pubblicistico di Technique du coup d’État e Le bonhomme Lénine, che furono ampiamente accolti e analizzati in tutti gli ambienti politici della Polonia tra le due guerre. Le reazioni variavano dall’entusiasmo dei periodici di endecja alle polemiche moderate dei socialisti, fino all’attacco frontale della stampa progovernativa. L’estrema destra polacca intuì in Malaparte un suo fratello spirituale: lo credeva antisemita e apologeta del fascismo, anche se sembra che i pubblicisti vicini alla Democrazia Nazionale conoscessero le opere malapartiane solo indirettamente, dalle recensioni giornalistiche.
Uploads
Papers by Anita Kłos
The methodological inspiration for the article is Outi Paloposki’s (2021) study, which focuses on translations “not in the making,” in other words, on rejections, disruptions, and impasses in translators’ work. Paloposki also argues for shifting the scholarly attention from translations as products to translation events, as she defines the whole process of translation-in-the-making, to the idea to its realization in print.
The preserved correspondence of Einaudi’s editors with literary consultants (Angelo Ripellino, Roberto Bazlen), the in-house reviewer (Riccardo Landau), the translator, Schulz’s heirs (Ella Podstolska), and literary agents (Erich Linder, Celina Wieniewska) reveals the extensive network of actors involved in the eleven-year translation event. In the case of Le botteghe color cannella, the impasses in translation-making were caused by difficulty in finding a suitable translator of Schulz’s fiction, and, subsequently, by the family obligations of Vivanti Salmon. The study considers specific problems of the cross-cultural transfer of literary works written in languages of lesser diffusion to the global (semi)center. Additionally, it highlights the participation of eminent figures of Italian culture, such as Calvino, in the reception of Polish literature.
Nell’archivio familiare degli eredi della giornalista polacca è stata recentemente ritrovata una collezione di missive aleramiane. Le lettere, per la prima volta pubblicate in frammenti nel presente saggio, testimoniano la profonda amicizia che univa le due intellettuali e documentano, tra l’altro, diversi progetti di collaborazione inerenti la traduzione di testi teatrali dal polacco all’italiano. I momenti della corrispondenza tra Aleramo e Szenwicowa che si riferiscono al teatro vengono sottoposti nel presente intervento ad un’analisi approfondita.
Il presente saggio dedicato alle traduzioni quasimodiane di quattro liriche di Adam Mickiewicz (1798-1855), classico polacco e vate nazionale, basato in gran parte sul materiale documentario dei diversi archivi (Centro Manoscritti dell’Università degli studi di Pavia, Ossolineum di Breslavia, Archiwum Akt Nowych di Varsavia), è un case study che dimostra pienamente la validità delle osservazioni di Munday. Gli archivi, soprattutto quelli letterari, offrono parecchie possibilità di studio sia sulle strategie e metodologie di lavoro dei singoli traduttori, sia sui rapporti tra gli intellettuali e sulle politiche culturali a livello internazionale.
Il 1955 fu l’Anno Mickiewicziano, proclamato in occasione del centenario della morte del grande poeta polacco. Le celebrazioni in suo omaggio si svolsero negli anni 1955 e 1956, sia in Polonia che all’estero, con un sostegno attivo della diplomazia culturale polacca. Ai festeggiamenti centrali di Varsavia partecipò fra l’altro una delegazione italiana di intellettuali, amici della Polonia e studiosi della letteratura polacca, tra cui Salvatore Quasimodo. Quasimodo aveva tradotto per quell’occasione alcune poesie di Mickiewicz, incluse posteriormente nell’edizione mondadoriana della raccolta Il falso e vero verde (1956). Nel suo lavoro era stato aiutato da un “gruppo di appoggio”, composto da studiosi italiani di letteratura polacca, e coordinato da Tadeusz Breza, scrittore e all’epoca addetto culturale dell’Ambasciata Polacca di Roma. Tra le sue carte, custodite da Ossolineum di Breslavia, accanto a due lettere di Quasimodo, si trova la conferenza in italiano dedicata al poeta, con descrizione dettagliata delle sue modalità di lavoro ai testi mickiewicziani.
Nel Fondo Quasimodo custodito a Pavia sono presenti gli autografi delle sue traduzioni di Mickiewicz: cinque stesure di Quando il mio corpo (quattro fogli manoscritti con varianti e un dattiloscritto con correzioni a mano), due versioni manoscritte (con varianti) di Aluszta di notte e una stesura di Aluszta di giorno. Manca il manoscritto de Le mie lacrime..., componimento preferito del traduttore, secondo la relazione di Breza. Gli autografi pavesi, non sottomessi finora ad uno studio approfondito, costituiscono un preziosissimo documento di ricerche interpretative e creative di Quasimodo. Fitti di correzioni e varianti, con note riguardanti schemi metrici e distribuzione di accenti, permettono uno sguardo ravvicinato sulla prassi traduttoria del poeta italiano.
The methodological inspiration for the article is Outi Paloposki’s (2021) study, which focuses on translations “not in the making,” in other words, on rejections, disruptions, and impasses in translators’ work. Paloposki also argues for shifting the scholarly attention from translations as products to translation events, as she defines the whole process of translation-in-the-making, to the idea to its realization in print.
The preserved correspondence of Einaudi’s editors with literary consultants (Angelo Ripellino, Roberto Bazlen), the in-house reviewer (Riccardo Landau), the translator, Schulz’s heirs (Ella Podstolska), and literary agents (Erich Linder, Celina Wieniewska) reveals the extensive network of actors involved in the eleven-year translation event. In the case of Le botteghe color cannella, the impasses in translation-making were caused by difficulty in finding a suitable translator of Schulz’s fiction, and, subsequently, by the family obligations of Vivanti Salmon. The study considers specific problems of the cross-cultural transfer of literary works written in languages of lesser diffusion to the global (semi)center. Additionally, it highlights the participation of eminent figures of Italian culture, such as Calvino, in the reception of Polish literature.
Nell’archivio familiare degli eredi della giornalista polacca è stata recentemente ritrovata una collezione di missive aleramiane. Le lettere, per la prima volta pubblicate in frammenti nel presente saggio, testimoniano la profonda amicizia che univa le due intellettuali e documentano, tra l’altro, diversi progetti di collaborazione inerenti la traduzione di testi teatrali dal polacco all’italiano. I momenti della corrispondenza tra Aleramo e Szenwicowa che si riferiscono al teatro vengono sottoposti nel presente intervento ad un’analisi approfondita.
Il presente saggio dedicato alle traduzioni quasimodiane di quattro liriche di Adam Mickiewicz (1798-1855), classico polacco e vate nazionale, basato in gran parte sul materiale documentario dei diversi archivi (Centro Manoscritti dell’Università degli studi di Pavia, Ossolineum di Breslavia, Archiwum Akt Nowych di Varsavia), è un case study che dimostra pienamente la validità delle osservazioni di Munday. Gli archivi, soprattutto quelli letterari, offrono parecchie possibilità di studio sia sulle strategie e metodologie di lavoro dei singoli traduttori, sia sui rapporti tra gli intellettuali e sulle politiche culturali a livello internazionale.
Il 1955 fu l’Anno Mickiewicziano, proclamato in occasione del centenario della morte del grande poeta polacco. Le celebrazioni in suo omaggio si svolsero negli anni 1955 e 1956, sia in Polonia che all’estero, con un sostegno attivo della diplomazia culturale polacca. Ai festeggiamenti centrali di Varsavia partecipò fra l’altro una delegazione italiana di intellettuali, amici della Polonia e studiosi della letteratura polacca, tra cui Salvatore Quasimodo. Quasimodo aveva tradotto per quell’occasione alcune poesie di Mickiewicz, incluse posteriormente nell’edizione mondadoriana della raccolta Il falso e vero verde (1956). Nel suo lavoro era stato aiutato da un “gruppo di appoggio”, composto da studiosi italiani di letteratura polacca, e coordinato da Tadeusz Breza, scrittore e all’epoca addetto culturale dell’Ambasciata Polacca di Roma. Tra le sue carte, custodite da Ossolineum di Breslavia, accanto a due lettere di Quasimodo, si trova la conferenza in italiano dedicata al poeta, con descrizione dettagliata delle sue modalità di lavoro ai testi mickiewicziani.
Nel Fondo Quasimodo custodito a Pavia sono presenti gli autografi delle sue traduzioni di Mickiewicz: cinque stesure di Quando il mio corpo (quattro fogli manoscritti con varianti e un dattiloscritto con correzioni a mano), due versioni manoscritte (con varianti) di Aluszta di notte e una stesura di Aluszta di giorno. Manca il manoscritto de Le mie lacrime..., componimento preferito del traduttore, secondo la relazione di Breza. Gli autografi pavesi, non sottomessi finora ad uno studio approfondito, costituiscono un preziosissimo documento di ricerche interpretative e creative di Quasimodo. Fitti di correzioni e varianti, con note riguardanti schemi metrici e distribuzione di accenti, permettono uno sguardo ravvicinato sulla prassi traduttoria del poeta italiano.
Centralną postacią tej opowieści jest Sibilla Aleramo (właśc. Rina Faccio, 1876–1960), włoska pisarka, poetka, dziennikarka, aktywistka i feministka. Zaś punktami wyjścia zawartych w monografii rozważań – dwa przekłady związane z osobą Aleramo w polskim kontekście: tłumaczenie jej debiutanckiej książki, Una donna (1906), na język polski, autorstwa Stanisławy (Soavy) Gallone, oraz niebezpośrednia translacja dramatu Dom kobiet Zofii Nałkowskiej (1930) na język włoski, dokonana przez samą Sibillę. Korzystając z metod współczesnego przekładoznawstwa i komparatystyki, traktując historię przekładu jako klucz do badania historii kultury, Anita Kłos przedstawia recepcją twórczości Sibilli Aleramo w Polsce oraz przekładowy dorobek włoskiej pisarki. Przy okazji prezentuje ciekawy, a mało znany wycinek historii literatury i rekonstruuje sieć powiązań między polskimi i włoskimi intelektualistkami w pierwszej połowie XX wieku.
La pièce, che metteva in scena solo protagoniste femminili, incuriosì Sibilla Aleramo la quale, nel 1930, ne eseguì una versione italiana, destinata alla messinscena, ma finora mai pubblicata né rappresentata. Con la presente edizione, a cura e con introduzione di Anita Kłos, la bella traduzione de La casa delle donne, custodita tra le carte dell’archivio aleramiano presso la Fondazione Gramsci onlus, finalmente arriva nelle mani dei lettori dopo decenni di silenzio.