Flóra Kovács - Dénes Mátyás - Katalin Kürtösi (eds.), Contacts and Contrasts: North-South, East-West in Literature, Culture, History, 2009, Szeged: JATEPress, 2012
Sul "Fango" (1996) di Niccolò Ammaniti – un libro italiano all’americana?
"Fango", la raccolta d... more Sul "Fango" (1996) di Niccolò Ammaniti – un libro italiano all’americana?
"Fango", la raccolta di racconti di Niccolò Ammaniti, una delle figure rilevanti della letteratura italiana contemporanea (che esordì con "Branchie" nel 1994), è uscita nel 1996. In Italia gli anni ’90 sono fortemente influenzati dalle opere degli scrittori “cannibali”: sono, infatti, un decennio caratterizzato da una letteratura di scene crudeli dove prevalgono spesso l’orrore e la violenza. Fango s’inquadra bene nel gruppo di opere con queste caratteristiche.
Leggendo i racconti di Ammaniti ci viene inevitabilmente in mente un’altra figura significativa del mondo letterario di fine millennio, quella di Bret Easton Ellis, l’autore di "Less Than Zero" ("Meno di zero"), "The Rules of Attraction" ("Le regole dell’attrazione"), AmericanPsycho, ecc. Non a caso parecchie scene descritte nell’opera di Ammaniti assomigliano molto a quelle dei romanzi dello scrittore americano; oltre ai contenuti, però, anche la “forma”, la scrittura e i mezzi usati sembrano essere affini. Nel presente scritto mi propongo, quindi, di offrire un’analisi comparata delle scritture di questi due autori, cercando di evidenziare i punti che li accomunano in un background culturale simile. Spero, inoltre, di riuscire a spiegare anche il motivo delle somiglianze – e eventualmente delle differenze – che fanno sì che questi scrittori, nonostante siano legati ai propri contesti culturali nazionali, diventino anche rappresentanti di fenomeni letterari “mondiali”.
Un confronto del genere mi sembra opportuno non solo perché ritengo interessante come e quanto due esperienze “lontane” (almeno geograficamente) possano essere vicine, ma anche perché, a mio parere, oltre a certe caratteristiche (la violenza espressiva, il modello cinematografico, ecc.), in questi due scrittori ci si potrebbero trovare anche altri elementi che meriterebbero di essere ulteriormente sottolineati e approfonditi.
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Papers by Dénes Mátyás
Quando possiamo datare la fine del postmoderno nella letteratura italiana? In base a quali criteri si possa parlare del suo esser terminato? Sarà veramente finito? E cosa c’è oltre (o dopo) il postmoderno? Quali sono le direzioni della narrativa italiana? Quali le sue caratteristiche principali?
La relazione si propone di indagare tali questioni, facendo anche degli esempi di diverse opere letterarie italiane (magari uscite ormai anche in lingua ungherese). Questioni che, con molta probabilità, possono essere interessanti non solo dal punto di vista della narrativa italiana, ma anche di quella di vari altri paesi.
This paper intends to present the features of Hungarian language and culture education at Cleveland State University, restarted in 2014, with an insight into the results of the educational and organizational works performed in the program’s first two years. It first describes Hungarian courses’ general and methodological characteristics, then it discusses the various programs, events, and extramural activities connected to Hungarian language and culture, as well as highlights the steps made towards the long-term viability of Hungarian Studies at CSU. With all that, and by outlining also some possible future initiatives, it aims at giving a detailed picture of Hungarian education’s present situation at Cleveland State University.
Sin dal suo esordio negli anni Novanta, la scrittura di
Giuseppe Culicchia è stata messa spesso in relazione con
certe tendenze letterarie come il pulp italiano, i cosidetti
“scrittori cannibali”, o anche il minimalismo (americano).
Con il presente scritto si intende, infatti, proporre
un’analisi del romanzo di Culicchia intitolato Brucia la
città, un libro che alcuni hanno chiamato, riferendosi alla
nota opera di Bret Easton Ellis, perfino “Italian Psycho”.
L’obiettivo del lavoro è anche quello di esplorare le
affinità delle tecniche narrative del romanzo con quelle di
alcuni scritti contemporanei e di tentare di posizionarlo
nella letteratura italiana e, forse, anche mondiale.
"Fango", la raccolta di racconti di Niccolò Ammaniti, una delle figure rilevanti della letteratura italiana contemporanea (che esordì con "Branchie" nel 1994), è uscita nel 1996. In Italia gli anni ’90 sono fortemente influenzati dalle opere degli scrittori “cannibali”: sono, infatti, un decennio caratterizzato da una letteratura di scene crudeli dove prevalgono spesso l’orrore e la violenza. Fango s’inquadra bene nel gruppo di opere con queste caratteristiche.
Leggendo i racconti di Ammaniti ci viene inevitabilmente in mente un’altra figura significativa del mondo letterario di fine millennio, quella di Bret Easton Ellis, l’autore di "Less Than Zero" ("Meno di zero"), "The Rules of Attraction" ("Le regole dell’attrazione"), AmericanPsycho, ecc. Non a caso parecchie scene descritte nell’opera di Ammaniti assomigliano molto a quelle dei romanzi dello scrittore americano; oltre ai contenuti, però, anche la “forma”, la scrittura e i mezzi usati sembrano essere affini. Nel presente scritto mi propongo, quindi, di offrire un’analisi comparata delle scritture di questi due autori, cercando di evidenziare i punti che li accomunano in un background culturale simile. Spero, inoltre, di riuscire a spiegare anche il motivo delle somiglianze – e eventualmente delle differenze – che fanno sì che questi scrittori, nonostante siano legati ai propri contesti culturali nazionali, diventino anche rappresentanti di fenomeni letterari “mondiali”.
Un confronto del genere mi sembra opportuno non solo perché ritengo interessante come e quanto due esperienze “lontane” (almeno geograficamente) possano essere vicine, ma anche perché, a mio parere, oltre a certe caratteristiche (la violenza espressiva, il modello cinematografico, ecc.), in questi due scrittori ci si potrebbero trovare anche altri elementi che meriterebbero di essere ulteriormente sottolineati e approfonditi.
Quando possiamo datare la fine del postmoderno nella letteratura italiana? In base a quali criteri si possa parlare del suo esser terminato? Sarà veramente finito? E cosa c’è oltre (o dopo) il postmoderno? Quali sono le direzioni della narrativa italiana? Quali le sue caratteristiche principali?
La relazione si propone di indagare tali questioni, facendo anche degli esempi di diverse opere letterarie italiane (magari uscite ormai anche in lingua ungherese). Questioni che, con molta probabilità, possono essere interessanti non solo dal punto di vista della narrativa italiana, ma anche di quella di vari altri paesi.
This paper intends to present the features of Hungarian language and culture education at Cleveland State University, restarted in 2014, with an insight into the results of the educational and organizational works performed in the program’s first two years. It first describes Hungarian courses’ general and methodological characteristics, then it discusses the various programs, events, and extramural activities connected to Hungarian language and culture, as well as highlights the steps made towards the long-term viability of Hungarian Studies at CSU. With all that, and by outlining also some possible future initiatives, it aims at giving a detailed picture of Hungarian education’s present situation at Cleveland State University.
Sin dal suo esordio negli anni Novanta, la scrittura di
Giuseppe Culicchia è stata messa spesso in relazione con
certe tendenze letterarie come il pulp italiano, i cosidetti
“scrittori cannibali”, o anche il minimalismo (americano).
Con il presente scritto si intende, infatti, proporre
un’analisi del romanzo di Culicchia intitolato Brucia la
città, un libro che alcuni hanno chiamato, riferendosi alla
nota opera di Bret Easton Ellis, perfino “Italian Psycho”.
L’obiettivo del lavoro è anche quello di esplorare le
affinità delle tecniche narrative del romanzo con quelle di
alcuni scritti contemporanei e di tentare di posizionarlo
nella letteratura italiana e, forse, anche mondiale.
"Fango", la raccolta di racconti di Niccolò Ammaniti, una delle figure rilevanti della letteratura italiana contemporanea (che esordì con "Branchie" nel 1994), è uscita nel 1996. In Italia gli anni ’90 sono fortemente influenzati dalle opere degli scrittori “cannibali”: sono, infatti, un decennio caratterizzato da una letteratura di scene crudeli dove prevalgono spesso l’orrore e la violenza. Fango s’inquadra bene nel gruppo di opere con queste caratteristiche.
Leggendo i racconti di Ammaniti ci viene inevitabilmente in mente un’altra figura significativa del mondo letterario di fine millennio, quella di Bret Easton Ellis, l’autore di "Less Than Zero" ("Meno di zero"), "The Rules of Attraction" ("Le regole dell’attrazione"), AmericanPsycho, ecc. Non a caso parecchie scene descritte nell’opera di Ammaniti assomigliano molto a quelle dei romanzi dello scrittore americano; oltre ai contenuti, però, anche la “forma”, la scrittura e i mezzi usati sembrano essere affini. Nel presente scritto mi propongo, quindi, di offrire un’analisi comparata delle scritture di questi due autori, cercando di evidenziare i punti che li accomunano in un background culturale simile. Spero, inoltre, di riuscire a spiegare anche il motivo delle somiglianze – e eventualmente delle differenze – che fanno sì che questi scrittori, nonostante siano legati ai propri contesti culturali nazionali, diventino anche rappresentanti di fenomeni letterari “mondiali”.
Un confronto del genere mi sembra opportuno non solo perché ritengo interessante come e quanto due esperienze “lontane” (almeno geograficamente) possano essere vicine, ma anche perché, a mio parere, oltre a certe caratteristiche (la violenza espressiva, il modello cinematografico, ecc.), in questi due scrittori ci si potrebbero trovare anche altri elementi che meriterebbero di essere ulteriormente sottolineati e approfonditi.