Conference Presentations by Carmen Cillo

Nicolò Tarquini - Heidegger e Severino a confronto con la filosofia platonica, pp. 106-108., 2019
Da parte sua, il nostro filosofo si impegnava a dimostrare che «l'apertura della filosofia contem... more Da parte sua, il nostro filosofo si impegnava a dimostrare che «l'apertura della filosofia contemporanea alla metafisica classica trovava la propria espressioni più concreta nel pensiero di Heidegger» . In quegli anni, dirà egli in seguito, «ero convinto che la metafisica classica nel suo 2 complesso fosse indiscutibile, pensavo che l'epistéme [la stabile determinazione del senso dell'essere] fosse un punto d'arrivo definitivo. In quel libro tentavo di mostrare come Heidegger, lungi dall'essere un critico della metafisica e addirittura della tecnica, prepari le condizioni per affrontare autenticamente la soluzione dei problemi metafisici. […]. Sicché in quel mio libro, scritto tra il 1948 e il 1949, vedevo in Heidegger non tanto una filosofia epistemica ma la preparazione dell'epistéme autentica nella quale credevo» . 3 Del resto, in quegli anni era lo stesso Heidegger ad affermare che un pensiero «che pensa la verità dell'essere certo non si accontenta più della metafisica, ma esso non pensa nemmeno contro la metafisica» . E, riprendendo l'immagine cartesiana dell'albero della filosofia, le cui radici 4 sono la metafisica, Heidegger precisava che si tratta di chiedere «in quale terreno» le radici di quell'albero «trovano sostegno», sicché il pensiero che pensa la verità dell'essere, al cui seguito si pone il filosofo di Messkirch, «non strappa le radici della filosofia, ma ne scava il fondo e ne ara il terreno» . 5 In questo "mantenimento" della metafisica, Severino leggeva, al di là di ogni connotazione moralizzante, il tema heideggeriano della "dimenticanza" del senso dell'essere. Distinguendo due direzioni dell'ontologia -la direzione "ontica" e la direzione "ontologica", che mirano rispettivamente alle condizioni ontologiche oggettive e soggettive dell'unità originaria dell'esperienza -il nostro filosofo calibrava speculativamente la stessa distinzione tra autenticità e inautenticità affermando che, se il ricordo ("Erinnerung") della verità dell'essere «costituisce […] la radice dell'esistenza autentica […], la dimenticanza della verità dell'essere ("das Vergessen der Wahrheit des Seins") come ricordo ed elaborazione della verità dell'ente, è lo stesso costituirsi della metafisica tradizionale nella direzione ontica dell'ontologia», sicché l'inautenticità della metafisica tradizionale, «lungi dal voler significare una ripulsa o una squalifica, significa il rivolgersi dell'ontologia alla direzione ontica» . Ed era ancora una volta lo stesso Heidegger ad autorizzare 6 questa lettura, richiamando con forza che, con la sua interpretazione esistenziale dell'essenza dell'uomo come essere-nel-mondo, «nulla è ancora deciso circa l'"esserci di Dio" o il suo "nonessere"» . 7 Severino tentava poi di rintracciare nel discorso di Heidegger «i primi passi lungo il sentiero della metafisica classica», rilevando la presenza di «un duplice procedimento inferenziale che, da un Ibidem. 2 E. Severino, Immortalità e destino, Rizzoli, Milano 2008, pp. 161-162. 3 M. Heidegger, Introduzione a «Che cos'è metafisica», In Id., Che cos'è metafisica, Adelphi, Milano 2001, 4 pp. 92-93. Ivi, p. 93. 5 E. Severino, Heidegger e la metafisica, Adelphi, Milano 1994, p. 146. 6 M. Heidegger, Lettera sull'umanesimo, Adelphi, Milano 1995, p. 84 7 4
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Le cose piangono volontà- Una riflessione su Oltre il linguaggio di Emanuele Severino, 2020
Carmen Cillo Le cose piangono volontà Le cose piangono volontà Una riflessione su Oltre il lingua... more Carmen Cillo Le cose piangono volontà Le cose piangono volontà Una riflessione su Oltre il linguaggio di Severino «Il linguaggio è volontà: volontà che qualcosa sia segno di qualcos'altro» 1. È sulla base di questa definizione che la critica al linguaggio di Severino si costruisce in modo del tutto analogo a quella fatta alla volontà, che di per sé è impossibile. Segno inequivocabile dello spirito nichilista del nostro tempo è ammettere il passaggio nel nulla o dal nulla dell'ente, laddove il nulla è da intendersi come altro da sé, quindi lo stesso cambiamento, come il divenire altro da sé. L'eternità di ogni essente presuppone il venir meno della volontà, che è una contraddizione, un'autonegazione, in quanto negazione della struttura originaria della verità. Dubitare dell'impossibilità della volontà comporta lo stesso problema dell'opporsi al principio di opposizione: non si fa che un favore a ciò di cui s'intende negare valore, perché si finisce con l'affermarlo in maniera ancora più decisa. Se il dubbio è inteso come un attacco alla verità, che presuppone un avvicinamento a questa, al fine di contrastarla, esso fallisce. Tuttavia, dubitare fallisce anche se il dubbio è inteso come una difesa dalla verità, come un allontanamento da questa, un rifugiarsi al riparo dalla sua luce nel buio della diffidenza. Questo accade sia perché anche l'allontanarsi è una forma di relazione, sia perché non si può fuggire dallo sguardo che tutto comprende e tutto vede, quello della verità del destino, in quanto è essa, come dimensione 1 E. SEVERINO, Testimoniando il destino, Adelphi, Milano 2019, cit., p. 231.
Book Reviews by Carmen Cillo
Il racconto fragile di Armando Bisogno Una recensione Nota: questo scritto è un lavoro di analisi... more Il racconto fragile di Armando Bisogno Una recensione Nota: questo scritto è un lavoro di analisi dell'opera di Armando Bisogno Il racconto fragile. Le 'Confessiones' di Agostino; l'opera è disponibile al seguente link: Il racconto fragile-post | scriptum-Armando Bisogno Questo scritto è stato divulgato anche in una serie di video dedicati, raccolti in questa playlist: https://youtube.com/playlist? list=PLP6XpWPiRAiUqEnGEYYfVvqDRpboi4OP8&si=QI5HiAmLD4o2lfaS
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