COLLADO GIRALDO H., GARCÍA ARRANZ J.J. (eds.) Symbols in the Landscape: Rock Art and its Context, Proceedings of the XIX International Rock Art Conference IFRAO 2015 (Cáceres, Spain, 31 August - 4 September 2015), ARKEOS, perspectivas em diálogo, 37, Tomar, pp. 369-386, 2015
This paper will provide a detailed description of the most important cases of alpine rocks bearin... more This paper will provide a detailed description of the most important cases of alpine rocks bearing footprints, a chronological frame for the corresponding engraving phases, and a discussion about suggested interpretations. Footprints in the Alps are a common subject. From west to east, we may find them from Mt. Bego to Valcamonica. While only one figure – among more than 35 thousands – of a naked foot is present in the Mt. Bego complex, in the same western Alps area it is possible to find a lot of such representations. Singles or pairs, and often great in number, they are mostly associated with cup-marks.
A main concentration area is constituted by the Italian and French Susa, Lanzo and Maurienne valleys: it is possible to cite, among the most important rocks, the Monsagnasco 1 rock (Susa valley), the Ròch dij Gieugh (Viù valley, the rock of the games) and the Pierre aux Pieds de Pisselerand (Maurienne valley), this last with more than 40 pairs. As regards position, they are quite always concentrated upon large and emerging rock surfaces and never scattered along pathways. In Lombardy, near Sesto Calende, an engraved slab, with cup-marks and eleven footprints, was utilised, face down, to cover a first Iron Age stone burial of the Golasecca culture.
Without any doubt the most important “pole” for Alpine footprint figures is the Camonica valley, in the Italian central Alps. A lot of footprints or shoe prints are scattered along many engraved panels, mainly traced as a contour, with the representation of the toes when the foot is naked or with the heel marked when a sandal is represented. A rope sole or shoe laces are sometimes detailed. In terms of chronology, association with deep cup-marks in the western Alps as well as superimpositions among Valcamonica figures testify to an Iron Age proto-historic engraving phase, from the half of the VII century B.C. until the beginning of the Roman period, i.e. the end of the first century B.C. The hardest question, which is related to the interpretation, still remains open.
Important information is given by the dimensions of the engraved figures. Footprints are almost always suitable for children or adolescents. In this case they should be connected to the entry into the world of the adults, i.e. a ritual or an initiation. The idea of an engraving activity linked to the fulfilment of an ex-voto, for health or healing, should be discarded, as no other part of the human body, e.g. hands, is engraved in the same period. Although still speculative, the connection with cup-marks and supposed offertory activities is also to be taken seriously.
RIASSUNTO: Questo contributo intende presentare una dettagliata descrizione dei casi più importanti nelle Alpi di petroglifi recanti impronte di piede, un quadro cronologico delle corrispondenti fasi incisorie e una discussione sulle interpretazioni proposte. I pediformi costituiscono un soggetto comune nell’arte rupestre alpina: da ovest a est, si diffondono dal Monte Bego alla Valcamonica. Nonostante sia possibile citare – tra le oltre 35mila presenti – una sola figura di piede non calzato nel complesso petroglifico del Bego, nelle altre zone delle stesse Alpi occidentali sono molte le figure di questo tipo; singole o appaiate, spesso in gran numero, mostrano frequenti associazioni con le coppelle.
Un’area principale di concentrazione comprende le valli italiane e francesi di Susa, Lanzo e Moriana: si possono ricordare, fra le più importanti, la Roccia 1 di Monsagnasco (Valsusa), il Ròch dij Gieugh (La Roccia dei Giochi, Valle di Viù) e la Pierre aux Pieds di Pisselerand (Moriana), quest’ultima con più di 40 paia di impronte di piede. Rispetto alla loro posizione, prediligono superfici rocciose ampie ed emergenti, senza mai distribuirsi in serie lungo determinati percorsi. In Lombardia, presso Sesto Calende, una lastra incisa con coppelle e dieci impronte di piede è stata utilizzata per coprire, a faccia in giù, una sepoltura golasecchiana della prima età del Ferro.
Senza dubbio il polo alpino più importante, anche per queste figure, è la Valcamonica, nel versante italiano delle Alpi centrali. Molte impronte di piede e di calzature si diffondono lungo varie superfici incise, per lo più tracciate a contorno, con la rappresentazione delle dita quando il piede è nudo o con l’indicazione del tacco per le impronte di sandalo, del quale vengono a volte rappresentati i legacci o la suola di corda. Per quanto riguarda la cronologia, sia l’associazione nelle Alpi occidentali con coppelle profonde che le sovrapposizioni in Valcamonica testimoniano una fase incisoria protostorica pertinente all’età del Ferro, dalla metà del VII sec. a.C. fino all’inizio della romanizzazione, cioè alla fine del I sec. a.C. L’interpretazione costituisce il punto più arduo del percorso di analisi, tuttora irrisolto.
Un dato importante è fornito dalle dimensioni delle impronte, che si adattano spesso alle misure di un piede da bambino o da adolescente. Seguendo questo filone, i pediformi potrebbero essere connessi all’ingresso nel mondo degli adulti, secondo un rituale eventualmente legato a pratiche di iniziazione. L’idea di un incisione sulla base di ex-voto, per impetrare la guarigione o per rendere grazie a seguito del suo compimento, sembra poco probabile, in quanto nello stesso periodo non viene rappresentata nessuna altra parte od organo del corpo umano, quale ad esempio la mano. Benché ancora ipotetica, va considerata con attenzione una possibile connessione con coppelle e conseguenti attività offertorie.
Uploads
Papers by Andrea Arcà
Honorato Lorenzo, Pietro Gioffredo e il Monbego, un manoscritto ritrovato - A marzo 2014 è stato riconosciuto dallo scrivente, presso l’Archivio di Stato di Torino, il “libro manoscritto di Honorato Lorenzo (…) intitolato Academia de Giardini di Belvedere”. Si tratta di una trascrizione effettuata attorno alla metà del ’600 da Pietro Gioffredo, storico di casa Savoia, sulla base di un originale di fine ’500. Il testo contiene una dettagliata descrizione di varie “pietre maravigliose” situate ai piedi del Monte Bego, redatta a seguito di una spedizione partita da Belvedere, nella confinante valle della Gordolasca. Vengono elencati numero e tipi delle figure incise, secondo una precisa modalità documentativa. Il testo dell’Academia de Giardini di Belvedere, qui riportato e commentato per una opportuna condivisione delle fonti, costituisce il più antico documento scritto analitico sull’arte rupestre di tutta Europa. Per completare la condivisione dei documenti pre-ottocenteschi, è parso opportuno aggiungere i pochi paragrafi di analogo soggetto tratti dal manoscritto di fine ’700 di Pietro Nallino dedicato al torrente Gesso; offrono lo spunto per esprimere alcune considerazioni sull’orografia e sulle vie di comunicazione che uniscono le valli del polo figurativo rupestre delle Alpi Marittime alla vicina pianura piemontese, anche in relazione alle ipotesi sulla provenienza degli autori delle incisioni.
La scarsa considerazione di cui soffrono gli studi di archeologia rupestre è anche dovuta ai problemi che affliggono l'esame autoptico dei reperti iconici, spesso difficilmente raggiungibili e ancor più difficilmente visibili. È pertanto necessaria la produzione di accurati corredi di documentazione, per i quali in Val Camonica e al Monte Bego si predilige da decenni il rilievo iconografico per trasparenza a contatto. Figura 1. Nuovo rilievo iconografico della Grande Roccia di Naquane, Valcamonica: la restituzione raster del foglio NAQ1.P23 - NAQ1-Q1, al confine tra i settori P e Q, nella fase precedente al montaggio vettoriale (rilievo Andrea Arcà, Università di Pisa, Dottorato in Scienze dell'Antichità e Archeologia) Riguardo agli strumenti informatici, oggi parte indispensabile per l'archeologo rupestre di una ben fornita cassetta di attrezzi, i software di autotracciamento vettoriale permettono la restituzione ottimale dei rilievi, quelli di elaborazione immagini la migliore gestione fotografica e i programmi di editing una comunicazione a stampa e online di livello professionale. Dal punto di vista analitico, la gestione dei dati richiede l'utilizzo di programmi dedicati atti a compilare il catalogo delle figure e una serie di tabelle statistiche. Si possono citare Photoshop e Corel Draw per la restituzione raster e vettoriale, e RAD-Rupestrian Archaeology Database per l'analisi delle schede, utilizzati nei vari siti rupestri di Piemonte, Valle d'Aosta e Lombardia (Parco Nazionale di Naquane in Valcamonica).
A main concentration area is constituted by the Italian and French Susa, Lanzo and Maurienne valleys: it is possible to cite, among the most important rocks, the Monsagnasco 1 rock (Susa valley), the Ròch dij Gieugh (Viù valley, the rock of the games) and the Pierre aux Pieds de Pisselerand (Maurienne valley), this last with more than 40 pairs. As regards position, they are quite always concentrated upon large and emerging rock surfaces and never scattered along pathways. In Lombardy, near Sesto Calende, an engraved slab, with cup-marks and eleven footprints, was utilised, face down, to cover a first Iron Age stone burial of the Golasecca culture.
Without any doubt the most important “pole” for Alpine footprint figures is the Camonica valley, in the Italian central Alps. A lot of footprints or shoe prints are scattered along many engraved panels, mainly traced as a contour, with the representation of the toes when the foot is naked or with the heel marked when a sandal is represented. A rope sole or shoe laces are sometimes detailed. In terms of chronology, association with deep cup-marks in the western Alps as well as superimpositions among Valcamonica figures testify to an Iron Age proto-historic engraving phase, from the half of the VII century B.C. until the beginning of the Roman period, i.e. the end of the first century B.C. The hardest question, which is related to the interpretation, still remains open.
Important information is given by the dimensions of the engraved figures. Footprints are almost always suitable for children or adolescents. In this case they should be connected to the entry into the world of the adults, i.e. a ritual or an initiation. The idea of an engraving activity linked to the fulfilment of an ex-voto, for health or healing, should be discarded, as no other part of the human body, e.g. hands, is engraved in the same period. Although still speculative, the connection with cup-marks and supposed offertory activities is also to be taken seriously.
RIASSUNTO: Questo contributo intende presentare una dettagliata descrizione dei casi più importanti nelle Alpi di petroglifi recanti impronte di piede, un quadro cronologico delle corrispondenti fasi incisorie e una discussione sulle interpretazioni proposte. I pediformi costituiscono un soggetto comune nell’arte rupestre alpina: da ovest a est, si diffondono dal Monte Bego alla Valcamonica. Nonostante sia possibile citare – tra le oltre 35mila presenti – una sola figura di piede non calzato nel complesso petroglifico del Bego, nelle altre zone delle stesse Alpi occidentali sono molte le figure di questo tipo; singole o appaiate, spesso in gran numero, mostrano frequenti associazioni con le coppelle.
Un’area principale di concentrazione comprende le valli italiane e francesi di Susa, Lanzo e Moriana: si possono ricordare, fra le più importanti, la Roccia 1 di Monsagnasco (Valsusa), il Ròch dij Gieugh (La Roccia dei Giochi, Valle di Viù) e la Pierre aux Pieds di Pisselerand (Moriana), quest’ultima con più di 40 paia di impronte di piede. Rispetto alla loro posizione, prediligono superfici rocciose ampie ed emergenti, senza mai distribuirsi in serie lungo determinati percorsi. In Lombardia, presso Sesto Calende, una lastra incisa con coppelle e dieci impronte di piede è stata utilizzata per coprire, a faccia in giù, una sepoltura golasecchiana della prima età del Ferro.
Senza dubbio il polo alpino più importante, anche per queste figure, è la Valcamonica, nel versante italiano delle Alpi centrali. Molte impronte di piede e di calzature si diffondono lungo varie superfici incise, per lo più tracciate a contorno, con la rappresentazione delle dita quando il piede è nudo o con l’indicazione del tacco per le impronte di sandalo, del quale vengono a volte rappresentati i legacci o la suola di corda. Per quanto riguarda la cronologia, sia l’associazione nelle Alpi occidentali con coppelle profonde che le sovrapposizioni in Valcamonica testimoniano una fase incisoria protostorica pertinente all’età del Ferro, dalla metà del VII sec. a.C. fino all’inizio della romanizzazione, cioè alla fine del I sec. a.C. L’interpretazione costituisce il punto più arduo del percorso di analisi, tuttora irrisolto.
Un dato importante è fornito dalle dimensioni delle impronte, che si adattano spesso alle misure di un piede da bambino o da adolescente. Seguendo questo filone, i pediformi potrebbero essere connessi all’ingresso nel mondo degli adulti, secondo un rituale eventualmente legato a pratiche di iniziazione. L’idea di un incisione sulla base di ex-voto, per impetrare la guarigione o per rendere grazie a seguito del suo compimento, sembra poco probabile, in quanto nello stesso periodo non viene rappresentata nessuna altra parte od organo del corpo umano, quale ad esempio la mano. Benché ancora ipotetica, va considerata con attenzione una possibile connessione con coppelle e conseguenti attività offertorie.
Honorato Lorenzo, Pietro Gioffredo e il Monbego, un manoscritto ritrovato - A marzo 2014 è stato riconosciuto dallo scrivente, presso l’Archivio di Stato di Torino, il “libro manoscritto di Honorato Lorenzo (…) intitolato Academia de Giardini di Belvedere”. Si tratta di una trascrizione effettuata attorno alla metà del ’600 da Pietro Gioffredo, storico di casa Savoia, sulla base di un originale di fine ’500. Il testo contiene una dettagliata descrizione di varie “pietre maravigliose” situate ai piedi del Monte Bego, redatta a seguito di una spedizione partita da Belvedere, nella confinante valle della Gordolasca. Vengono elencati numero e tipi delle figure incise, secondo una precisa modalità documentativa. Il testo dell’Academia de Giardini di Belvedere, qui riportato e commentato per una opportuna condivisione delle fonti, costituisce il più antico documento scritto analitico sull’arte rupestre di tutta Europa. Per completare la condivisione dei documenti pre-ottocenteschi, è parso opportuno aggiungere i pochi paragrafi di analogo soggetto tratti dal manoscritto di fine ’700 di Pietro Nallino dedicato al torrente Gesso; offrono lo spunto per esprimere alcune considerazioni sull’orografia e sulle vie di comunicazione che uniscono le valli del polo figurativo rupestre delle Alpi Marittime alla vicina pianura piemontese, anche in relazione alle ipotesi sulla provenienza degli autori delle incisioni.
La scarsa considerazione di cui soffrono gli studi di archeologia rupestre è anche dovuta ai problemi che affliggono l'esame autoptico dei reperti iconici, spesso difficilmente raggiungibili e ancor più difficilmente visibili. È pertanto necessaria la produzione di accurati corredi di documentazione, per i quali in Val Camonica e al Monte Bego si predilige da decenni il rilievo iconografico per trasparenza a contatto. Figura 1. Nuovo rilievo iconografico della Grande Roccia di Naquane, Valcamonica: la restituzione raster del foglio NAQ1.P23 - NAQ1-Q1, al confine tra i settori P e Q, nella fase precedente al montaggio vettoriale (rilievo Andrea Arcà, Università di Pisa, Dottorato in Scienze dell'Antichità e Archeologia) Riguardo agli strumenti informatici, oggi parte indispensabile per l'archeologo rupestre di una ben fornita cassetta di attrezzi, i software di autotracciamento vettoriale permettono la restituzione ottimale dei rilievi, quelli di elaborazione immagini la migliore gestione fotografica e i programmi di editing una comunicazione a stampa e online di livello professionale. Dal punto di vista analitico, la gestione dei dati richiede l'utilizzo di programmi dedicati atti a compilare il catalogo delle figure e una serie di tabelle statistiche. Si possono citare Photoshop e Corel Draw per la restituzione raster e vettoriale, e RAD-Rupestrian Archaeology Database per l'analisi delle schede, utilizzati nei vari siti rupestri di Piemonte, Valle d'Aosta e Lombardia (Parco Nazionale di Naquane in Valcamonica).
A main concentration area is constituted by the Italian and French Susa, Lanzo and Maurienne valleys: it is possible to cite, among the most important rocks, the Monsagnasco 1 rock (Susa valley), the Ròch dij Gieugh (Viù valley, the rock of the games) and the Pierre aux Pieds de Pisselerand (Maurienne valley), this last with more than 40 pairs. As regards position, they are quite always concentrated upon large and emerging rock surfaces and never scattered along pathways. In Lombardy, near Sesto Calende, an engraved slab, with cup-marks and eleven footprints, was utilised, face down, to cover a first Iron Age stone burial of the Golasecca culture.
Without any doubt the most important “pole” for Alpine footprint figures is the Camonica valley, in the Italian central Alps. A lot of footprints or shoe prints are scattered along many engraved panels, mainly traced as a contour, with the representation of the toes when the foot is naked or with the heel marked when a sandal is represented. A rope sole or shoe laces are sometimes detailed. In terms of chronology, association with deep cup-marks in the western Alps as well as superimpositions among Valcamonica figures testify to an Iron Age proto-historic engraving phase, from the half of the VII century B.C. until the beginning of the Roman period, i.e. the end of the first century B.C. The hardest question, which is related to the interpretation, still remains open.
Important information is given by the dimensions of the engraved figures. Footprints are almost always suitable for children or adolescents. In this case they should be connected to the entry into the world of the adults, i.e. a ritual or an initiation. The idea of an engraving activity linked to the fulfilment of an ex-voto, for health or healing, should be discarded, as no other part of the human body, e.g. hands, is engraved in the same period. Although still speculative, the connection with cup-marks and supposed offertory activities is also to be taken seriously.
RIASSUNTO: Questo contributo intende presentare una dettagliata descrizione dei casi più importanti nelle Alpi di petroglifi recanti impronte di piede, un quadro cronologico delle corrispondenti fasi incisorie e una discussione sulle interpretazioni proposte. I pediformi costituiscono un soggetto comune nell’arte rupestre alpina: da ovest a est, si diffondono dal Monte Bego alla Valcamonica. Nonostante sia possibile citare – tra le oltre 35mila presenti – una sola figura di piede non calzato nel complesso petroglifico del Bego, nelle altre zone delle stesse Alpi occidentali sono molte le figure di questo tipo; singole o appaiate, spesso in gran numero, mostrano frequenti associazioni con le coppelle.
Un’area principale di concentrazione comprende le valli italiane e francesi di Susa, Lanzo e Moriana: si possono ricordare, fra le più importanti, la Roccia 1 di Monsagnasco (Valsusa), il Ròch dij Gieugh (La Roccia dei Giochi, Valle di Viù) e la Pierre aux Pieds di Pisselerand (Moriana), quest’ultima con più di 40 paia di impronte di piede. Rispetto alla loro posizione, prediligono superfici rocciose ampie ed emergenti, senza mai distribuirsi in serie lungo determinati percorsi. In Lombardia, presso Sesto Calende, una lastra incisa con coppelle e dieci impronte di piede è stata utilizzata per coprire, a faccia in giù, una sepoltura golasecchiana della prima età del Ferro.
Senza dubbio il polo alpino più importante, anche per queste figure, è la Valcamonica, nel versante italiano delle Alpi centrali. Molte impronte di piede e di calzature si diffondono lungo varie superfici incise, per lo più tracciate a contorno, con la rappresentazione delle dita quando il piede è nudo o con l’indicazione del tacco per le impronte di sandalo, del quale vengono a volte rappresentati i legacci o la suola di corda. Per quanto riguarda la cronologia, sia l’associazione nelle Alpi occidentali con coppelle profonde che le sovrapposizioni in Valcamonica testimoniano una fase incisoria protostorica pertinente all’età del Ferro, dalla metà del VII sec. a.C. fino all’inizio della romanizzazione, cioè alla fine del I sec. a.C. L’interpretazione costituisce il punto più arduo del percorso di analisi, tuttora irrisolto.
Un dato importante è fornito dalle dimensioni delle impronte, che si adattano spesso alle misure di un piede da bambino o da adolescente. Seguendo questo filone, i pediformi potrebbero essere connessi all’ingresso nel mondo degli adulti, secondo un rituale eventualmente legato a pratiche di iniziazione. L’idea di un incisione sulla base di ex-voto, per impetrare la guarigione o per rendere grazie a seguito del suo compimento, sembra poco probabile, in quanto nello stesso periodo non viene rappresentata nessuna altra parte od organo del corpo umano, quale ad esempio la mano. Benché ancora ipotetica, va considerata con attenzione una possibile connessione con coppelle e conseguenti attività offertorie.
The rock and its engravings have been the subject of a research and documentation project conducted by archaeologists, experts in rock art, from Valcamonica and the Western Alps.
Called Ròch dij Gieugh (or dij Gieu), literally 'rock of games' because people wanted to see a great playful series in the engravings, perhaps the name originally meant 'rock of Jupiter'. The discovery of the inscription in Latin IOVI therefore shows us a rock that was the object of attention by mountain people for over 2500 years, until its more ancient value was lost, transformed into a more everyday sense.
We do not know the precise meaning of the engravings, but a comparison with other Alpine archaeological contexts allows us to understand that they were linked to cults that, between the Iron Age and the Roman period, were located along mountain paths, in places from which the surrounding landscape was dominated. Anthropomorphic figures with broad headgear find comparison in the warriors, with identical hats or helmets, represented in sculptures from the South of France between 650 and 500 BC.
Around the same time, numerous footprints were engraved - as in the famous and spectacular Rocher aux Pieds at Pisselerand in nearby Maurienne and in Valcamonica - probably related to rites of passage to adulthood. Not long afterwards, a deep network of cup-marks and grooves was engraved, probably intended to receive votive offerings, perhaps drinks.
But the sacredness of the Ròch was still felt in Roman times, when it was dedicated to Jupiter, and again later when crosses were engraved to Christianise it.
This, too, is the history of the valley and its culture, now recounted in a work in which the 'Arnaldo Tazzetti' Civic Museum of Usseglio, the Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio for the Metropolitan City of Turin, the Museo Nazionale Preistorico Etnografico 'Luigi Pigorini' of Rome, the Cooperativa Archeologica Le Orme dell'Uomo and the Universities of Padua, Genoa, Pisa and Cattolica of Milan have collaborated.
Il libro, interamente a colori, contiene oltre 700 fotografie e rilievi, che illustrano i complessi petroglifici delle valli del Moncenisio (Valle di Susa, Valcenischia, Alta Moriana) e che propongono una serie di approfonditi confronti archeologici, in particolare con l'arte rupestre dell'Alta Moriana e della Valcamonica.
Archaeological and ethnographic book focussed on the relation between rock art and sword traditional dances of the Susa and Cenischia valleys (Italy, TO). Besides the proceedings of the same name Novalesa meeting, it contains the complete records of the petroglyphic complexes surrounding the Rocciamelone mountain, and also ethnographic records about Giaglione, Venaus, Mompantero and Chiomonte sword dances and traditional carnival feasts.
The book (written in Italian and partly in French), fully in colour, shows more than 700 pictures and drawings, related to Moncenisio valleys rock art (Susa valley, Valcenischia and french Haute Maurienne), offering a deep archaeological comparison with Maurienne and Valcamonica rock art.
GRCM publisher, Italian Culture ministry (Piedmont Archaeological Superintendence) sponsorship.
For more info http://www.rupestre.net/items/spadaroccia.html
Le rocce alpine ospitano da millenni un prezioso patrimonio archeologico, un archivio di pietra che ci parla della preistoria dell'umanità. Scene che a prima vista mostrano immagini di vita quotidiana, ma che in realtà esprimono una profonda esigenza rituale.
Sui sentieri dell’arte rupestre presenta 44 escursioni alle più importanti aree incise delle Alpi. Tutti i settori sono rappresentati: dalle Alpi francesi (Bego, Ubaye e Moriana) e italiane (Alpi Occidentali, Valtellina, Valcamonica, Asiago), a quelle svizzere (Vallese e Grigioni) e austriache (Spittal, Golling, Schneid Joch). Itinerari per tutti i gusti e per tutte le stagioni, dalle colline moreniche che lambiscono la pianura padana alle rocce incise che sfiorano i ghiacciai. Un panorama archeo-naturalistico vasto e completo, dove ogni escursione propone obiettivi culturali che permettono di gettare uno sguardo attraverso il tempo. Un piccolo manuale di archeologia rupestre, che riassume anni di studio e di ricerca.
Walking on the rock art paths proposes 44 hikes to the most important engraved alpine areas. All sectors are represented: from the French (Bego, Ubaye, Maurienne) and Italian Alps (western Alps, Valtellina, Valcamonica, asiago), to the Swiss (Valais and Graubunden) and Austrian ones (Spittal, golling, Schneid Joch). The treks cover all tastes and all seasons, from the morainic hills just aside the river Po plane to the engraved rock situated in front of the glaciers. A wide archaeo-naturalistic overview, where each trek proposes cultural targets allowing to take a look through the past. A little "rupestrian archaeology" handbook, resuming years of research and study. Please notice that the book is in Italian.
For more information: http://www.rupestre.net/items/sentieri_arterupestre.html
Croci, coppelle, antropomorfi, pietre entrate nella tradizione popolare, che spesso ha legato ad un masso inciso la toponomastica delle vallate alpine. Tra le le incisioni sono ci sono anche dei falsi contemporanei, come in particolare quelli del "magico" Musiné.
Le schede delle cinquanta superfici incise più interessanti sono state riportate integralmente. Il volume è edito dalla tipolitografìa Melli di Borgone Susa, specializzata in storia locale.
Tali materiali devono essere ACCURATI per
1 - permettere confronti sicuri
2 - permettere il riconoscimento delle figure
3 - permettere il riconoscimento delle sovrapposizioni
Per riconoscere figure e sovrapposizioni, è necessario procedere ad un intervento di contrasto, da ottenere principalmente grazie all'utilizzo della luce radente.
La restituzione dei rilievi a contatto può essere opportunamente restituita tramite digitalizzazione vettoriale.
Prime esperienze di restituzione vettoriale di rilievi di rocce incise nell'arco alpino:
- 1993 area Chiomonte - La Maddalena (TO, rocce coppellate), per Soprintendenza Archeologica del Piemonte;
- 1995 area Albedosa (AL, rocce coppellate),per Soprintendenza Archeologica del Piemonte;
- 1996 Pera dij Cros Valchiusella (TO);
- 1997 e 2002 Rocca di Cavour e Valle PO (To e CN), pitture rupestri, figure antropomorfe, rocce coppellate;
- 2000, Val Vigezzo e La Bessa (BL e VCO),rocce coppellate;
- 2004, prima esperienza in Valcamonica,Dos Cui, rilievo integrale vettoriale (pubblicato 2005 RSP)
1 - to draw the children to Rock Art, teaching the importance of the archaeolo-gical heritage and the necessity to respect and protect it;
2 - to stimulate the creativity of the children, letting them interpret and re-interpret an icono-graphy which can bear a very deep signi-ficance.
Valcamonica has been chosen to accomplish both goals. It is a mountain valley of the central Alps, Italy. It is the richest open air rock art area of Europe. The great variety of subjects is able to offer a rich choice to the children, stimulating their curiosity, making possible the arrange-ment of the pre-historic figures like puzzle elements and starting a virtual interpretative "rock art path".