
Silvia ZANINI
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Papers by Silvia ZANINI
È così che, affacciandosi alle scienze ecologiche e lasciandosi ispirare dai preziosi concetti di resilienza, funzionalità ecosistemica e società biotica, si viene a delineare un diritto/dovere ex art. 2 Cost. concernente la conservazione dei processi ecologici, ritenuti essenziali in quanto sistemi di supporto alla vita, in un’ottica di durevolezza e tutela delle generazioni presenti e future.
Nella prospettiva proposta, la tutela degli interessi vitali dell’uomo finisce per riflettersi indirettamente sull’ecosistema di riferimento, estendendo all’intera comunità biotica la solidarietà diffusa nei confronti dei consociati (o, per lo meno, i suoi effetti).
Books by Silvia ZANINI
La presente trattazione prende le mosse dall’analisi sistemica della normativa sovranazionale in materia ambientale, rilevando come la stessa conduca, con sempre maggior decisione, al delinearsi di un concetto di ambiente inteso non solo dal punto di vista strutturale, come sistema di beni a loro volta oggetto di tutela giuridica, ma anche dal punto di vista funzionale, con riguardo alle utilità derivanti da tale sistema, prediligendo una prospettiva squisitamente ecosistemica che, fin dall’incipit nella trattazione, concernente le questioni definitorie e sistematiche, si elegge come punto di osservazione.
Tale prospettiva di ricerca, per quanto attuale, affonda le radici in un assunto tutt’altro che recente che, anzi, può essere considerato il fattore che ha caratterizzato storicamente lo studio della questione ambientale fin dai suoi albori, rivelandosi prerogativa e cruccio della materia: la natura composita dell’ambiente.
Sin dai primi approcci alla tematica ambientale, come la presente trattazione ricostruisce, si è infatti cercato di gestire quest’anima complessa ed eterogenea sia a livello dottrinale che giurisprudenziale, rimbalzando tra teorie pluraliste e moniste nei -sovente vani- tentativi di inquadrare più o meno rigidamente l’ambiente nelle maglie classiche del diritto.
Nonostante continui a risultare in parte sfuggente per il giurista, la natura dell’ambiente induce tale branca del diritto ad essere in continua evoluzione, alla spasmodica ricerca di un piano di tutela appropriato, rendendo la disciplina ambientale il diritto precursore per eccellenza.
A riprova di ciò, la ricostruzione dell’evoluzione giuridica che ha caratterizzato negli ultimi decenni la materia: l’affinarsi delle discipline connesse alla tutela ambientale insieme al riconoscimento dell‘ambiente come bene unitario composito e, più recentemente, come sistema di risorse e relazioni ecologiche, sono stati affiancati da una sempre più forte presa di coscienza circa l’importanza che l’ambiente riveste per la sopravvivenza ed il benessere dell’uomo, tanto da giungere ad accostare la sua tutela a quella delle generazioni future.
Nell’evolversi della materia è comparso sulla scena giuridica mondiale un altro concetto considerato, ai fini della trattazione, meritevole di approfondimento dal momento che enfatizza ulteriormente la dimensione sistemica associata alla materia ambientale, spingendo il giurista verso terreni sempre più impervi ed ecologicamente orientati: la biodiversità.
L’analisi di tale concetto e dell’annessa disciplina, relativamente più recente rispetto a quella ambientale in senso proprio, estende il piano di riflessione dell’elaborato facendo emergere, nuovamente e con ancor più forza, una dimensione di tutela che, andando ben oltre il concetto unitario di ambiente tradizionalmente inteso, risulta in grado di integrare, ai fini del raggiungimento di un equilibrio socialmente e scientificamente accettabile, la conservazione della natura con l’uso delle risorse e dei connessi benefici (c.d. approccio ecosistemico).
Parallelamente, soprattutto nel contesto europeo a seguito dell’emanazione della direttiva Habitat, è emersa l’esigenza di superamento dei tradizionali modelli vincolistici di salvaguardia della natura (con particolare riferimento alla disciplina delle aree protette) e di recupero e mantenimento dell’equilibrio tra azioni antropiche ed esigenze di tutela del territorio: la “salvaguardia della biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali […]” deve interagire con le “esigenze economiche, sociali, culturali, nonché delle particolarità regionali e locali” dei territori interessati (c.d. approccio funzionale), rivendicando con fermezza la centralità delle connessioni tra questioni ecologiche e antropiche.
Le principali e più recenti fonti sovranazionali concernenti la tutela ambientale, quindi, convergono nel suggerire un rinnovato approccio alla materia, più funzionale che strutturale, ai fini di meglio cogliere l’essenza più autentica -e inedita- dell’ambiente, da intendersi oggi come sistema di relazioni ecologiche tra fattori posti in interconnessione tra loro.
L’elaborato, acquisita tale consapevolezza, prosegue quindi la sua riflessione addentrandosi nell’analisi di quella che pare imporsi ormai come una nuova frontiera di tutela: la dimensione ecosistemica.
Partendo dal dettato dell’art. 117, co. 2, lett. s) della nostra Costituzione, che elencando le materie di competenza legislativa esclusiva statale cita espressamente la “tutela dell’ambiente e dell’ecosistema” -e volendo rifuggire dal ravvisare a tal riguardo una semplicistica endiadi-, viene così a delinearsi un diritto/dovere, ex art. 2 Cost., concernente la conservazione dei processi ecologici, ritenuti essenziali in quanto sistemi di supporto alla vita, in un’ottica di durevolezza e tutela delle generazioni presenti e future.
Tale prospettiva d’analisi - muovendo dal presupposto che il dialogo del diritto con le altre scienze è una necessità che, in tale campo, assume ormai le vesti di urgenza - viene affrontata con la convinzione che l’interdisciplinarietà caratterizzante la materia in oggetto deve essere considerata dal giurista come un valore aggiunto nella percezione del fenomeno d’interesse, fondamentale per cogliere l’essenza della questione e per profilare suggestivi accostamenti di tutela.
È così che, affacciandosi alle scienze ecologiche e lasciandosi ispirare dai preziosi concetti di resilienza, funzionalità ecosistemica e società biotica, l’indagine si sofferma, con rinnovata e peculiare coscienza, sugli sviluppi che la dimensione ecosistemica necessariamente comporta sul piano giuridico, analizzando in che termini la tutela delle singole risorse si differenzi dalla tutela dell’utilità funzionale che tali risorse concorrono ad offrire all’ecosistema di riferimento.
Come si avrà modo di approfondire, infatti, individuare un cuore giuridicoprotezionistico alla funzione ecosistemica derivante dal sistema di interconnessioni ambientali svela molteplici scenari di ricerca e indagine giuridica, per lo più ancora inesplorati.
Nella presente trattazione si è ritenuto opportuno limitare il raggio d’analisi a specifiche singole discipline settoriali che paiono propense ad aderire, più o meno espressamente, all’approccio funzionale-ecosistemico che in tale sede si propone.
Si andrà così ad individuare un fil rouge in grado di collegare, nello specifico, il ricostruito -ed autonomo- concetto di “tutela dell’ecosistema” alle normative attinenti il danno ambientale, la disciplina delle aree protette e la gestione della fauna selvatica, settori ritenuti in grado di cogliere, anche se in maniera non necessariamente esplicita, il profilo funzionale che la tutela dell’ecosistema implica.
Si evidenzierà, infatti, come dette normative, a fronte di una non sempre adeguata attuazione concreta, nascondano in realtà una ratio fortemente funzionalistica in grado di porre -almeno potenzialmente- al centro della disciplina proprio l’equilibrio ecosistemico e i fasci di utilità che da questo scaturiscono (c.d. servizi ecosistemici).
Non volendo anticipare oltre i contenuti e gli esiti di tale approfondimento, basti evidenziare, in questa sede, come le individuate premesse derivanti dall’inquadramento della dimensione ecosistemica permettano di approdare ad interessanti implicazioni sul piano giuridico-protezionistico, soprattutto con riferimento all’attuazione della disciplina di alcuni dei principali istituti giuridici posti a tutela dell’ambiente.
Tale constatazione, non potendo ad oggi dirsi ancora sufficientemente emersa a livello normativo e giurisprudenziale, e non potendo, al contempo, esser ritenuta trascurabile, preannuncia la necessità che avvenga una maggiore presa di coscienza da parte del giurista circa la rilevanza della materia “tutela dell’ecosistema”.
È così che, affacciandosi alle scienze ecologiche e lasciandosi ispirare dai preziosi concetti di resilienza, funzionalità ecosistemica e società biotica, si viene a delineare un diritto/dovere ex art. 2 Cost. concernente la conservazione dei processi ecologici, ritenuti essenziali in quanto sistemi di supporto alla vita, in un’ottica di durevolezza e tutela delle generazioni presenti e future.
Nella prospettiva proposta, la tutela degli interessi vitali dell’uomo finisce per riflettersi indirettamente sull’ecosistema di riferimento, estendendo all’intera comunità biotica la solidarietà diffusa nei confronti dei consociati (o, per lo meno, i suoi effetti).
La presente trattazione prende le mosse dall’analisi sistemica della normativa sovranazionale in materia ambientale, rilevando come la stessa conduca, con sempre maggior decisione, al delinearsi di un concetto di ambiente inteso non solo dal punto di vista strutturale, come sistema di beni a loro volta oggetto di tutela giuridica, ma anche dal punto di vista funzionale, con riguardo alle utilità derivanti da tale sistema, prediligendo una prospettiva squisitamente ecosistemica che, fin dall’incipit nella trattazione, concernente le questioni definitorie e sistematiche, si elegge come punto di osservazione.
Tale prospettiva di ricerca, per quanto attuale, affonda le radici in un assunto tutt’altro che recente che, anzi, può essere considerato il fattore che ha caratterizzato storicamente lo studio della questione ambientale fin dai suoi albori, rivelandosi prerogativa e cruccio della materia: la natura composita dell’ambiente.
Sin dai primi approcci alla tematica ambientale, come la presente trattazione ricostruisce, si è infatti cercato di gestire quest’anima complessa ed eterogenea sia a livello dottrinale che giurisprudenziale, rimbalzando tra teorie pluraliste e moniste nei -sovente vani- tentativi di inquadrare più o meno rigidamente l’ambiente nelle maglie classiche del diritto.
Nonostante continui a risultare in parte sfuggente per il giurista, la natura dell’ambiente induce tale branca del diritto ad essere in continua evoluzione, alla spasmodica ricerca di un piano di tutela appropriato, rendendo la disciplina ambientale il diritto precursore per eccellenza.
A riprova di ciò, la ricostruzione dell’evoluzione giuridica che ha caratterizzato negli ultimi decenni la materia: l’affinarsi delle discipline connesse alla tutela ambientale insieme al riconoscimento dell‘ambiente come bene unitario composito e, più recentemente, come sistema di risorse e relazioni ecologiche, sono stati affiancati da una sempre più forte presa di coscienza circa l’importanza che l’ambiente riveste per la sopravvivenza ed il benessere dell’uomo, tanto da giungere ad accostare la sua tutela a quella delle generazioni future.
Nell’evolversi della materia è comparso sulla scena giuridica mondiale un altro concetto considerato, ai fini della trattazione, meritevole di approfondimento dal momento che enfatizza ulteriormente la dimensione sistemica associata alla materia ambientale, spingendo il giurista verso terreni sempre più impervi ed ecologicamente orientati: la biodiversità.
L’analisi di tale concetto e dell’annessa disciplina, relativamente più recente rispetto a quella ambientale in senso proprio, estende il piano di riflessione dell’elaborato facendo emergere, nuovamente e con ancor più forza, una dimensione di tutela che, andando ben oltre il concetto unitario di ambiente tradizionalmente inteso, risulta in grado di integrare, ai fini del raggiungimento di un equilibrio socialmente e scientificamente accettabile, la conservazione della natura con l’uso delle risorse e dei connessi benefici (c.d. approccio ecosistemico).
Parallelamente, soprattutto nel contesto europeo a seguito dell’emanazione della direttiva Habitat, è emersa l’esigenza di superamento dei tradizionali modelli vincolistici di salvaguardia della natura (con particolare riferimento alla disciplina delle aree protette) e di recupero e mantenimento dell’equilibrio tra azioni antropiche ed esigenze di tutela del territorio: la “salvaguardia della biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali […]” deve interagire con le “esigenze economiche, sociali, culturali, nonché delle particolarità regionali e locali” dei territori interessati (c.d. approccio funzionale), rivendicando con fermezza la centralità delle connessioni tra questioni ecologiche e antropiche.
Le principali e più recenti fonti sovranazionali concernenti la tutela ambientale, quindi, convergono nel suggerire un rinnovato approccio alla materia, più funzionale che strutturale, ai fini di meglio cogliere l’essenza più autentica -e inedita- dell’ambiente, da intendersi oggi come sistema di relazioni ecologiche tra fattori posti in interconnessione tra loro.
L’elaborato, acquisita tale consapevolezza, prosegue quindi la sua riflessione addentrandosi nell’analisi di quella che pare imporsi ormai come una nuova frontiera di tutela: la dimensione ecosistemica.
Partendo dal dettato dell’art. 117, co. 2, lett. s) della nostra Costituzione, che elencando le materie di competenza legislativa esclusiva statale cita espressamente la “tutela dell’ambiente e dell’ecosistema” -e volendo rifuggire dal ravvisare a tal riguardo una semplicistica endiadi-, viene così a delinearsi un diritto/dovere, ex art. 2 Cost., concernente la conservazione dei processi ecologici, ritenuti essenziali in quanto sistemi di supporto alla vita, in un’ottica di durevolezza e tutela delle generazioni presenti e future.
Tale prospettiva d’analisi - muovendo dal presupposto che il dialogo del diritto con le altre scienze è una necessità che, in tale campo, assume ormai le vesti di urgenza - viene affrontata con la convinzione che l’interdisciplinarietà caratterizzante la materia in oggetto deve essere considerata dal giurista come un valore aggiunto nella percezione del fenomeno d’interesse, fondamentale per cogliere l’essenza della questione e per profilare suggestivi accostamenti di tutela.
È così che, affacciandosi alle scienze ecologiche e lasciandosi ispirare dai preziosi concetti di resilienza, funzionalità ecosistemica e società biotica, l’indagine si sofferma, con rinnovata e peculiare coscienza, sugli sviluppi che la dimensione ecosistemica necessariamente comporta sul piano giuridico, analizzando in che termini la tutela delle singole risorse si differenzi dalla tutela dell’utilità funzionale che tali risorse concorrono ad offrire all’ecosistema di riferimento.
Come si avrà modo di approfondire, infatti, individuare un cuore giuridicoprotezionistico alla funzione ecosistemica derivante dal sistema di interconnessioni ambientali svela molteplici scenari di ricerca e indagine giuridica, per lo più ancora inesplorati.
Nella presente trattazione si è ritenuto opportuno limitare il raggio d’analisi a specifiche singole discipline settoriali che paiono propense ad aderire, più o meno espressamente, all’approccio funzionale-ecosistemico che in tale sede si propone.
Si andrà così ad individuare un fil rouge in grado di collegare, nello specifico, il ricostruito -ed autonomo- concetto di “tutela dell’ecosistema” alle normative attinenti il danno ambientale, la disciplina delle aree protette e la gestione della fauna selvatica, settori ritenuti in grado di cogliere, anche se in maniera non necessariamente esplicita, il profilo funzionale che la tutela dell’ecosistema implica.
Si evidenzierà, infatti, come dette normative, a fronte di una non sempre adeguata attuazione concreta, nascondano in realtà una ratio fortemente funzionalistica in grado di porre -almeno potenzialmente- al centro della disciplina proprio l’equilibrio ecosistemico e i fasci di utilità che da questo scaturiscono (c.d. servizi ecosistemici).
Non volendo anticipare oltre i contenuti e gli esiti di tale approfondimento, basti evidenziare, in questa sede, come le individuate premesse derivanti dall’inquadramento della dimensione ecosistemica permettano di approdare ad interessanti implicazioni sul piano giuridico-protezionistico, soprattutto con riferimento all’attuazione della disciplina di alcuni dei principali istituti giuridici posti a tutela dell’ambiente.
Tale constatazione, non potendo ad oggi dirsi ancora sufficientemente emersa a livello normativo e giurisprudenziale, e non potendo, al contempo, esser ritenuta trascurabile, preannuncia la necessità che avvenga una maggiore presa di coscienza da parte del giurista circa la rilevanza della materia “tutela dell’ecosistema”.