Papers by Chiara Nencioni

Wydawnictwo Uniwersytetu Łódzkiego eBooks, Dec 31, 2022
Il saggio tratta del violento processo di snazionalizzazione delle minoranze slave presenti nei t... more Il saggio tratta del violento processo di snazionalizzazione delle minoranze slave presenti nei territori della Venezia Giulia annessi all'Italia dopo la prima guerra mondiale. Già l'Italia liberale adotta politiche che tendono ad assimilare le popolazioni slave; ma il fascismo vi aggiunge una forte carica di violenza nutrita da un evidente senso di superiorità etnica. L'incendio del Narodni Dom è l'annuncio della politica di snazionalizzazione forzata attuata dal cosiddetto fascismo di confine e ripresa poi dallo stato fascista, che si attua anche attraverso l'italianizzazione forzata di nomi e toponimi e l'imposizione dell'italiano in ogni aspetto della vita pubblica: dalle aule dei tribunali, alle scuole, alle chiese. Attraverso la saggistica, la letteratura, testimonianze e testi di legge il saggio si propone di analizzare il ruolo che il cambiamento autoritario di nomi, cognomi e toponimi ha avuto nel processo di assimilazione forzata allo stato italiano a cui sono stati sottoposti i territori orientali acquisiti dopo la prima guerra mondiale.

Novecento.org, Dec 31, 2023
L'importanza del ruolo della resistenza e della solidarietà nel contesto dei conflitti del XX sec... more L'importanza del ruolo della resistenza e della solidarietà nel contesto dei conflitti del XX secolo e contemporanei, di fronte alle dittature e ai regimi autoritari del secolo scorso o tuttora presenti, è stata l'argomento dell'undicesimo symposium ENRS. L'idea alla base del symposium è la convinzione che sia necessario un dialogo sulla storia del secolo scorso, tenendo conto delle diverse sensibilità, esperienze e interpretazioni esistenti. Al centro della discussione ci sono state le espressioni di solidarietà meno evidenti nei vari contesti della cultura della memoria, delle arti, dell'economia, del diritto, dell'educazione, del giornalismo e dell'attivismo civico. L'articolo riflette su quali siano le buone pratiche che rendono efficaci queste espressioni di resistenza e solidarietà, cercando di fornire ai docenti spunti di riflessione per insegnare questi aspetti della storia recente e per contribuire con la loro didattica al processo di peace building e peace maintenance: visita a memoriali, allestimento di mostre, raccolta e rielaborazione di testimonianze, debate fra alunni di paesi diversi con passati diversi, riflessione sui regimi autoritari nei vari stati europei, sono alcuni degli strumenti utili per costruire una cultura di dialogo e per stimolare una riflessione sui valori democratici.

Scienze e Pace, 2023
Does a comparative approach to genocide in modern history make sense? Taking the Holocaust as a s... more Does a comparative approach to genocide in modern history make sense? Taking the Holocaust as a starting point, in this paper I analyse the use that has been made of the term 'Holocaust' and references to it - also as a moral and political category - in the international media and in the proceedings of the International Tribunal for the Former Yugoslavia (ICTY) where, for the first time, 'genocide' for the events in Srebrenica appeared among the charges. I first search for references to the Nuremberg Trial in the ICTY proceedings, in the press and in the words of politicians. I also highlight the use of a comparison with the holocaust in the ICTY proceedings and in official speeches. Secondly, I highlight in the media debate that has developed around the war in Bosnia references to what happened in Europe between 1943 and 1945, both to the establishment of concentration camps in northern Bosnia from 1992, and to the genocide in Srebrenica in July 1995. I therefore analyse images, headlines and articles from newspapers, mainly British and American, in which the holocaust is explicitly referred to. In conclusion, I intend to emphasise the influence of the holocaust in interpreting the events surrounding the Bosnian war and the extermination of Srebrenica not only in the public debate but also as a legal category.

Novecento
Chi sono i Sinti? Margherita: «Non siete abituati a chiamarci sinti, perché in Italia si usa la p... more Chi sono i Sinti? Margherita: «Non siete abituati a chiamarci sinti, perché in Italia si usa la parola 'zingari', ma noi non la useremmo mai, perché significa nomade, ladro, asociale. In Italia ci sono soprattutto due gruppi appartenenti alla comunità romanès: Rom e Sinti, i primi con antica provenienza dalle terre dell'est (Nord dell'India e Pakistan), i secondi con antica provenienza dalle terre del Nord Europa come la Germania, l'Austria, la Svizzera, ma anche la Francia, il Belgio». Nancy: «infatti i Sinti hanno gli stessi caratteri somatici degli europei e sono di pelle chiara, i Rom hanno tratti più medio-orientali, ad esempio la carnagione olivastra o i capelli scuri. Io sono una 'meticcia', perché i miei genitori sono uno Sinto e una Rom, per cui spesso mi scambiano per sud americana o del vicino oriente (e mostra i suoi capelli ricci e scuri, bellissimi!). Come siete arrivati in Italia? Margherita: «le nostre sono origini antiche, perché in Italia ci siamo almeno dal 1400. Qui in Italia siamo circa 170 mila fra Rom e Sinti, più della metà sono di cittadinanza italiana. Le traiettorie partono intorno all'anno Mille dall'attuale Pakistan e poi si diramano e confondono, dando origine a vari gruppi (Rom, Sinti, Manouches, Kalè, Romanichals) con le loro specificità, ma che si riconoscono in uno stesso popolo, il popolo romaní. Il nomadismo è stato quasi sempre una risposta al fatto di essere perseguitati, scacciati o stigmatizzati. Altri sono arrivati dopo la guerra, dall'Europa dell'Est. Ci sono due ondate più recenti, che corrispondono grossomodo alla guerra nella Ex-Jugoslavia, con Rom di origine balcanica, e all'allargamento dell'Unione Europea, con Rom di provenienza soprattutto rumena. Siete nomadi? Margherita: «Non siamo nomadi, ma ci siamo sempre dedicati tradizionalmente a lavori ambulanti. Alcuni di noi fanno ancora i giostrai, per esempio questo è stato il lavoro di Ernesto, ma non significa che non abbiamo radici in un luogo o in una nazione o che non vogliamo fermarci in un posto. In

Novecento.org, 2023
Chi sono i Sinti? Margherita: «Non siete abituati a chiamarci sinti, perché in Italia si usa la p... more Chi sono i Sinti? Margherita: «Non siete abituati a chiamarci sinti, perché in Italia si usa la parola 'zingari', ma noi non la useremmo mai, perché significa nomade, ladro, asociale. In Italia ci sono soprattutto due gruppi appartenenti alla comunità romanès: Rom e Sinti, i primi con antica provenienza dalle terre dell'est (Nord dell'India e Pakistan), i secondi con antica provenienza dalle terre del Nord Europa come la Germania, l'Austria, la Svizzera, ma anche la Francia, il Belgio». Nancy: «infatti i Sinti hanno gli stessi caratteri somatici degli europei e sono di pelle chiara, i Rom hanno tratti più medio-orientali, ad esempio la carnagione olivastra o i capelli scuri. Io sono una 'meticcia', perché i miei genitori sono uno Sinto e una Rom, per cui spesso mi scambiano per sud americana o del vicino oriente (e mostra i suoi capelli ricci e scuri, bellissimi!). Come siete arrivati in Italia? Margherita: «le nostre sono origini antiche, perché in Italia ci siamo almeno dal 1400. Qui in Italia siamo circa 170 mila fra Rom e Sinti, più della metà sono di cittadinanza italiana. Le traiettorie partono intorno all'anno Mille dall'attuale Pakistan e poi si diramano e confondono, dando origine a vari gruppi (Rom, Sinti, Manouches, Kalè, Romanichals) con le loro specificità, ma che si riconoscono in uno stesso popolo, il popolo romaní. Il nomadismo è stato quasi sempre una risposta al fatto di essere perseguitati, scacciati o stigmatizzati. Altri sono arrivati dopo la guerra, dall'Europa dell'Est. Ci sono due ondate più recenti, che corrispondono grossomodo alla guerra nella Ex-Jugoslavia, con Rom di origine balcanica, e all'allargamento dell'Unione Europea, con Rom di provenienza soprattutto rumena. Siete nomadi? Margherita: «Non siamo nomadi, ma ci siamo sempre dedicati tradizionalmente a lavori ambulanti. Alcuni di noi fanno ancora i giostrai, per esempio questo è stato il lavoro di Ernesto, ma non significa che non abbiamo radici in un luogo o in una nazione o che non vogliamo fermarci in un posto. In
documenti e studi, 2019
History travel on east Italian border
Nel corso delle guerre legate alla dissoluzione della Ex Jugoslavia (1991-1995), che hanno raggiu... more Nel corso delle guerre legate alla dissoluzione della Ex Jugoslavia (1991-1995), che hanno raggiunto picchi di inaudita violenza in Bosnia-Erzegovina, nella cittadina di Srebrenica, nel luglio 1995, è stato compiuto dalle truppe della Republika Srpska ai danni della popolazione bosniacomusulmana ciò che il Tribunale Criminale della Ex Jugoslavia ha sentenziato come genocidio. Come raccontare questo recente genocidio nel cuore dell'Europa? Vengono qui forniti tre possibili approcci al tema, ovvero: attraverso la lettura di un agevole libro memorialistico; guardando (o ospitando a scuola) una mostra fotografica; compiendo un viaggio di scoperta e formazione a Srebrenica con il progetto Srebrenica City of Hope.

L'importanza del ruolo della resistenza e della solidarietà nel contesto dei conflitti del XX sec... more L'importanza del ruolo della resistenza e della solidarietà nel contesto dei conflitti del XX secolo e contemporanei, di fronte alle dittature e ai regimi autoritari del secolo scorso o tuttora presenti, è stata l'argomento dell'undicesimo symposium ENRS. L'idea alla base del symposium è la convinzione che sia necessario un dialogo sulla storia del secolo scorso, tenendo conto delle diverse sensibilità, esperienze e interpretazioni esistenti. Al centro della discussione ci sono state le espressioni di solidarietà meno evidenti nei vari contesti della cultura della memoria, delle arti, dell'economia, del diritto, dell'educazione, del giornalismo e dell'attivismo civico. L'articolo riflette su quali siano le buone pratiche che rendono efficaci queste espressioni di resistenza e solidarietà, cercando di fornire ai docenti spunti di riflessione per insegnare questi aspetti della storia recente e per contribuire con la loro didattica al processo di peace building e peace maintenance: visita a memoriali, allestimento di mostre, raccolta e rielaborazione di testimonianze, debate fra alunni di paesi diversi con passati diversi, riflessione sui regimi autoritari nei vari stati europei, sono alcuni degli strumenti utili per costruire una cultura di dialogo e per stimolare una riflessione sui valori democratici.

novecento.org, 2023
L’importanza del ruolo della resistenza e della solidarietà nel contesto dei conflitti del XX sec... more L’importanza del ruolo della resistenza e della solidarietà nel contesto dei conflitti del XX secolo e contemporanei, di fronte alle dittature e ai regimi autoritari del secolo scorso o tuttora presenti, è stata l’argomento dell’undicesimo symposium ENRS. L’idea alla base del symposium è la convinzione che sia necessario un dialogo sulla storia del secolo scorso, tenendo conto delle diverse sensibilità, esperienze e interpretazioni esistenti. Al centro della discussione ci sono state le espressioni di solidarietà meno evidenti nei vari contesti della cultura della memoria, delle arti, dell’economia, del diritto, dell’educazione, del giornalismo e dell’attivismo civico.
L’articolo riflette su quali siano le buone pratiche che rendono efficaci queste espressioni di resistenza e solidarietà, cercando di fornire ai docenti spunti di riflessione per insegnare questi aspetti della storia recente e per contribuire con la loro didattica al processo di peace building e peace maintenance: visita a memoriali, allestimento di mostre, raccolta e rielaborazione di testimonianze, debate fra alunni di paesi diversi con passati diversi, riflessione sui regimi autoritari nei vari stati europei, sono alcuni degli strumenti utili per costruire una cultura di dialogo e per stimolare una riflessione sui valori democratici.

Novecento.org, 2020
L'insegnamento della storia contemporanea nella scuola italiana Dagli anni sessanta al decreto Be... more L'insegnamento della storia contemporanea nella scuola italiana Dagli anni sessanta al decreto Berlinguer Se si ripercorrono brevemente le tappe più significative della storia della scuola italiana ci si renderà conto facilmente che l'impianto sul quale, soprattutto la scuola superiore, si regge è quello che risale alla riforma Gentile. Né la transizione verso la democrazia né le ribellioni studentesche, che scoppiarono in Italia, come in tutto il mondo, chiedendo una scuola diversa, cambiarono di molto la situazione, anche se certe innovazioni, soprattutto attraverso l'emanazione di nuovi programmi scolastici cominciarono a profilarsi fin dagli anni sessanta. Se ci si concentra ora sull'insegnamento della storia e, in particolare, sulla didattica della storia è agevole constatare che mentre altre discipline avevano nel corso degli anni goduto del favore e dell'attenzione del Ministero, per cui si era avviata una profonda rivisitazione della disciplina in chiave didattica − si pensi, per esempio, all'insegnamento della letteratura italiana, che dagli anni settanta in poi è stato affrontato sempre più attraverso un'ottica testuale, privilegiando la lettura e l'analisi dei testi allo studio della semplice storia della letteratura,− la storia, anche per il fatto che viene insegnata dal docente di italiano o da quello di filosofia, è rimasta trascurata e la didattica della storia immutata, o quasi, nel tempo. Infatti si potrà agevolmente rilevare che, pur essendo presente nei programmi fin dagli anni sessanta 1 il richiamo alla trattazione della storia contemporanea, temi quali l'antifascismo, la Resistenza e la costituzione sono rimasti pressoché ignorati: a stento si arrivava a lumeggiare le vicende legate alla prima guerra mondiale. Anche per quanto riguarda la scuola media il richiamo alla trattazione della guerra di liberazione e della Resistenza era stato reso esplicito nei programmi più o meno nello stesso periodo. Tuttavia molti docenti ritenevano che trattare questi temi significasse "fare politica" e per questo generalmente dedicavano a questi argomenti uno spazio del tutto marginale. Il tema dell'insegnamento della Resistenza e dell'antifascismo venne trattato in un convegno nazionale tenutosi a Ferrara il 14 e il 15 novembre 1970. Il convegno a cui parteciparono fra gli altri Guido Quazza, Claudio Dellavalle, Lamberto Borghi si poneva il problema di come insegnare la

L'Aktion T4 è un argomento che rimane spesso a latere, almeno nelle aule scolastiche, della tratt... more L'Aktion T4 è un argomento che rimane spesso a latere, almeno nelle aule scolastiche, della trattazione sui temi della Shoah. Attraverso l'approccio storico e puntuale, ma al tempo stesso empatico, che il teatro civile di Marco Paolini fornisce, questo intervento si propone-proprio a partire dall'orazione civile Ausmerzen-di ripercorrere la storia di una vicenda che dall'eugenetica razzista conduce alla sterilizzazione forzata fuori e dentro i confini tedeschi, fino allo sterminio sistematico dei disabili, cioè delle «vite indegne di essere vissute». L'articolo termina aprendo a spunti di approfondimento e di attualizzazione, atti a stimolare il dibattito in classe e fruibili anche in un percorso di cittadinanza attiva e costituzione. Lo spettacolo teatrale di Marco Paolini Nel corso dell'anno scolastico 2018-2019 e nell'ambito del progetto Guerra ai civili-che curo da 9 anni-ho svolto nella mia classe quinta Liceo Linguistico un percorso didattico di 4 ore dal titolo L'Aktion T4 attraverso il teatro, al cui interno un percorso è dedicato alla didattica della Shoah. Al centro del ragionamento sta l'orazione civile che l'artista Marco Paolini ha portato in scena nel 2011 e che s'intitola Ausmerzen: termine che traduce letteralmente le locuzioni «da eliminare», «da sopprimere». Sulla base di fonti di archivio, diari clinici, interviste, testimonianze, incontri con psichiatri, saggi storici ed atti di convegni, l'autore ha redatto un taccuino di lavoro sulla base del quale ha costruito il suo spettacolo teatrale dedicato, appunto, all'Aktion T4 e ambientato in un manicomio dismesso, con la sola scenografia di abiti lisi e consunti appesi alle pareti (quelli dei

Aktion T4, 2019
L'Aktion T4 è un argomento che rimane spesso a latere, almeno nelle aule scolastiche, della tratt... more L'Aktion T4 è un argomento che rimane spesso a latere, almeno nelle aule scolastiche, della trattazione sui temi della Shoah. Attraverso l'approccio storico e puntuale, ma al tempo stesso empatico, che il teatro civile di Marco Paolini fornisce, questo intervento si propone-proprio a partire dall'orazione civile Ausmerzen-di ripercorrere la storia di una vicenda che dall'eugenetica razzista conduce alla sterilizzazione forzata fuori e dentro i confini tedeschi, fino allo sterminio sistematico dei disabili, cioè delle «vite indegne di essere vissute». L'articolo termina aprendo a spunti di approfondimento e di attualizzazione, atti a stimolare il dibattito in classe e fruibili anche in un percorso di cittadinanza attiva e costituzione. Lo spettacolo teatrale di Marco Paolini Nel corso dell'anno scolastico 2018-2019 e nell'ambito del progetto Guerra ai civili-che curo da 9 anni-ho svolto nella mia classe quinta Liceo Linguistico un percorso didattico di 4 ore dal titolo L'Aktion T4 attraverso il teatro, al cui interno un percorso è dedicato alla didattica della Shoah. Al centro del ragionamento sta l'orazione civile che l'artista Marco Paolini ha portato in scena nel 2011 e che s'intitola Ausmerzen: termine che traduce letteralmente le locuzioni «da eliminare», «da sopprimere». Sulla base di fonti di archivio, diari clinici, interviste, testimonianze, incontri con psichiatri, saggi storici ed atti di convegni, l'autore ha redatto un taccuino di lavoro sulla base del quale ha costruito il suo spettacolo teatrale dedicato, appunto, all'Aktion T4 e ambientato in un manicomio dismesso, con la sola scenografia di abiti lisi e consunti appesi alle pareti (quelli dei
Book Reviews by Chiara Nencioni
Documenti e Studi, 2022
Una riflessione sull'uso della storia nel tempo presente
3 Recensioni su DOCUMENTI E STUDI, n. 47,, 2019
Recensione. ISTVAN DEàK. Europa a processo. Collaborazione, resistenza e giustizia fra guerra e d... more Recensione. ISTVAN DEàK. Europa a processo. Collaborazione, resistenza e giustizia fra guerra e dopoguerra
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Papers by Chiara Nencioni
L’articolo riflette su quali siano le buone pratiche che rendono efficaci queste espressioni di resistenza e solidarietà, cercando di fornire ai docenti spunti di riflessione per insegnare questi aspetti della storia recente e per contribuire con la loro didattica al processo di peace building e peace maintenance: visita a memoriali, allestimento di mostre, raccolta e rielaborazione di testimonianze, debate fra alunni di paesi diversi con passati diversi, riflessione sui regimi autoritari nei vari stati europei, sono alcuni degli strumenti utili per costruire una cultura di dialogo e per stimolare una riflessione sui valori democratici.
Book Reviews by Chiara Nencioni
L’articolo riflette su quali siano le buone pratiche che rendono efficaci queste espressioni di resistenza e solidarietà, cercando di fornire ai docenti spunti di riflessione per insegnare questi aspetti della storia recente e per contribuire con la loro didattica al processo di peace building e peace maintenance: visita a memoriali, allestimento di mostre, raccolta e rielaborazione di testimonianze, debate fra alunni di paesi diversi con passati diversi, riflessione sui regimi autoritari nei vari stati europei, sono alcuni degli strumenti utili per costruire una cultura di dialogo e per stimolare una riflessione sui valori democratici.