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Papers by Franco Finco
– Il contributo tratta l'influsso linguistico e culturale tedesco in Friuli (Italia nordest) nel medioevo. In particolare ciò si riflette in vari nomi di luogo friulani, soprattutto nomi di castelli, che sono stati creati in medio alto tedesco (Mittelhochdeutsch) o adattati foneticamente alla lingua tedesca.
In the phonological system of the dialect of Porpetto, as well as of other Friulian varieties, there is a process of vowel harmony. It consists of a regressive assimilation of height. The vowels /e/ and /o/ pretonic are normally assimilated in the degree of openness to the following tonic /ˈi, ˈu/. However, the phonological rule is blocked by a low pretonic vowel. The domain of this phenomenon is the phonological word, including derived words, but not clitic groups. This paper provides, on the basis of the data collected in Porpetto, a first draft of this assimilation process. ––– Nella fonologia del dialetto di Porpetto (UD), così come in altre varietà friulane, è operante un processo di armonia vocalica, che consiste in un’assimilazione regressiva d’altezza. Le vocali /e/ ed /o/ pretoniche vengono normalmente assimilate nel grado di apertura alle toniche /ˈi, ˈu/ seguenti. Il dominio di tale fenomeno è la parola fonologica, compresi i derivati e gli alterati, ma non i gruppi clitici. In questo contributo si fornisce, sulla base dei dati raccolti a Porpetto, una prima descrizione di tale processo assimilitorio.
— Il colle di Castelraimondo, popolarmente detto Zuc Scjaramont, sovrasta l’abitato di Forgaria nel Friuli. Alcune pubblicazioni recenti hanno proposto un’etimologia prelatina per l’oronimo friulano. Un’analisi puntuale della documentazione antica e della storia del luogo permette invece di ricostruire l’origine e l’evoluzione di questo nome, connessa con la costruzione del castello intorno all’anno 1280, cioè al tempo del patriarca Raimondo della Torre. Tale nome rimase al colle (friul. zuc) anche dopo la distruzione del castello, fondendo i due elementi Cjastiel 'castello' e Raimont nel toponimo friulano, che progressivamente divenne opaco e si ridusse alla forma popolare locale "Scjaramont".
– La presenza in passato di comunità slavofone nella pianura friulana, lontane dall’attuale confine linguistico slavo-romanzo, è testimoniata – oltre che dall’archeologia – anche dall’etnonimo "Sclavi" o "Sclavones", che nei documenti medievali accompagna alcuni nomi di villaggi, e soprattutto dai molti toponimi di etimologia slava. Anche l’antroponimia può contribuire alla conoscenza di tale presenza. In questo contributo si ricostruisce brevemente l’inizio dell’interesse verso tale argomento da parte di storici e linguisti. Si precisano alcuni termini usati dalla linguistica slava che descrivono le fasi di sviluppo dell’area slavofona delle Alpi orientali che si è evoluta nei dialetti sloveni attuali, mettendo in risalto alcune delle caratteristiche riscontrabili tra VI e X secolo che è possibile ritrovare nei toponimi slavi del Friuli e della Carinzia. Il contributo riprende in analisi alcuni singoli toponimi friulani o gruppi di essi, mettendo in evidenza la problematicità interpretativa o le informazioni che – con una corretta etimologizzazione – è possibile ricavare da essi, onde fornire elementi di conoscenza della lingua e di alcune caratteristiche dell’inse- diamento dei coloni slavi medievali in Friuli.
– Stanko Vuk, letterato antifascista di fede cattolica e ideali liberali, nacque nel 1912 da famiglia slovena a Merna/Miren presso Gorizia. Studiò a Gorizia, Lubiana e Venezia. Durante il regime fascista fu con Boris Pahor ideatore e collaboratore di alcune riviste clandestine slovene, con le quali ebbe inizio anche la sua attività letteraria. Vuk scrisse poesie e brevi racconti, pubblicati solo parzialmente in vita. La raccolta delle sue prose "Zemlja na zahodu" (Terra a Occidente) uscì postuma nel 1959. Militò nel movimento cristiano sociale, ma nel 1940 fu arrestato dalle autorità fasciste e condannato a 15 anni per attività antinazionali, pochi mesi dopo aver sposato Danica. Durante la prigionia scrisse quasi 400 lettere alla moglie, che per disposizione dell'autorità carceraria dovette redigere in lingua italiana. Il tema centrale di questa corrispondenza è l'espressione dell'amore per Danica, ma vi compaiono anche immagini della vita carceraria e la fiducia in tempi migliori. Nel febbraio del 1944 fu scarcerato e potè ritornare a Trieste dove, assieme alla moglie, aderì alla resistenza. Fu assassinato da ignoti assieme alla moglie il 10 marzo dello stesso anno. Nel 1986 Fulvio Tomizza pubblicò un'ampia scelta delle lettere di Vuk dal carcere (Scritture d'amore), accompagnandola da una sua prefazione. Nello stesso anno Tomizza pubblicò il suo romanzo Gli sposi di Via Rossetti in cui è narrata la tragica vicenda dei coniugi Vuk e più in generale della minoranza slovena sotto il regime fascista e l'occupazione nazista. In questo contributo viene presentata una prima analisi linguistica e testuale della corrispondenza di Vuk dal carcere, nella quale l'autore deve affidare l'espressione dei propri sentimenti a uno strumento linguistico-l'italiano-che, pur ben padroneggiato, non è la propria lingua materna, né la voce delle sue liriche e delle sue prose.
– Il contributo tratta l'influsso linguistico e culturale tedesco in Friuli (Italia nordest) nel medioevo. In particolare ciò si riflette in vari nomi di luogo friulani, soprattutto nomi di castelli, che sono stati creati in medio alto tedesco (Mittelhochdeutsch) o adattati foneticamente alla lingua tedesca.
In the phonological system of the dialect of Porpetto, as well as of other Friulian varieties, there is a process of vowel harmony. It consists of a regressive assimilation of height. The vowels /e/ and /o/ pretonic are normally assimilated in the degree of openness to the following tonic /ˈi, ˈu/. However, the phonological rule is blocked by a low pretonic vowel. The domain of this phenomenon is the phonological word, including derived words, but not clitic groups. This paper provides, on the basis of the data collected in Porpetto, a first draft of this assimilation process. ––– Nella fonologia del dialetto di Porpetto (UD), così come in altre varietà friulane, è operante un processo di armonia vocalica, che consiste in un’assimilazione regressiva d’altezza. Le vocali /e/ ed /o/ pretoniche vengono normalmente assimilate nel grado di apertura alle toniche /ˈi, ˈu/ seguenti. Il dominio di tale fenomeno è la parola fonologica, compresi i derivati e gli alterati, ma non i gruppi clitici. In questo contributo si fornisce, sulla base dei dati raccolti a Porpetto, una prima descrizione di tale processo assimilitorio.
— Il colle di Castelraimondo, popolarmente detto Zuc Scjaramont, sovrasta l’abitato di Forgaria nel Friuli. Alcune pubblicazioni recenti hanno proposto un’etimologia prelatina per l’oronimo friulano. Un’analisi puntuale della documentazione antica e della storia del luogo permette invece di ricostruire l’origine e l’evoluzione di questo nome, connessa con la costruzione del castello intorno all’anno 1280, cioè al tempo del patriarca Raimondo della Torre. Tale nome rimase al colle (friul. zuc) anche dopo la distruzione del castello, fondendo i due elementi Cjastiel 'castello' e Raimont nel toponimo friulano, che progressivamente divenne opaco e si ridusse alla forma popolare locale "Scjaramont".
– La presenza in passato di comunità slavofone nella pianura friulana, lontane dall’attuale confine linguistico slavo-romanzo, è testimoniata – oltre che dall’archeologia – anche dall’etnonimo "Sclavi" o "Sclavones", che nei documenti medievali accompagna alcuni nomi di villaggi, e soprattutto dai molti toponimi di etimologia slava. Anche l’antroponimia può contribuire alla conoscenza di tale presenza. In questo contributo si ricostruisce brevemente l’inizio dell’interesse verso tale argomento da parte di storici e linguisti. Si precisano alcuni termini usati dalla linguistica slava che descrivono le fasi di sviluppo dell’area slavofona delle Alpi orientali che si è evoluta nei dialetti sloveni attuali, mettendo in risalto alcune delle caratteristiche riscontrabili tra VI e X secolo che è possibile ritrovare nei toponimi slavi del Friuli e della Carinzia. Il contributo riprende in analisi alcuni singoli toponimi friulani o gruppi di essi, mettendo in evidenza la problematicità interpretativa o le informazioni che – con una corretta etimologizzazione – è possibile ricavare da essi, onde fornire elementi di conoscenza della lingua e di alcune caratteristiche dell’inse- diamento dei coloni slavi medievali in Friuli.
– Stanko Vuk, letterato antifascista di fede cattolica e ideali liberali, nacque nel 1912 da famiglia slovena a Merna/Miren presso Gorizia. Studiò a Gorizia, Lubiana e Venezia. Durante il regime fascista fu con Boris Pahor ideatore e collaboratore di alcune riviste clandestine slovene, con le quali ebbe inizio anche la sua attività letteraria. Vuk scrisse poesie e brevi racconti, pubblicati solo parzialmente in vita. La raccolta delle sue prose "Zemlja na zahodu" (Terra a Occidente) uscì postuma nel 1959. Militò nel movimento cristiano sociale, ma nel 1940 fu arrestato dalle autorità fasciste e condannato a 15 anni per attività antinazionali, pochi mesi dopo aver sposato Danica. Durante la prigionia scrisse quasi 400 lettere alla moglie, che per disposizione dell'autorità carceraria dovette redigere in lingua italiana. Il tema centrale di questa corrispondenza è l'espressione dell'amore per Danica, ma vi compaiono anche immagini della vita carceraria e la fiducia in tempi migliori. Nel febbraio del 1944 fu scarcerato e potè ritornare a Trieste dove, assieme alla moglie, aderì alla resistenza. Fu assassinato da ignoti assieme alla moglie il 10 marzo dello stesso anno. Nel 1986 Fulvio Tomizza pubblicò un'ampia scelta delle lettere di Vuk dal carcere (Scritture d'amore), accompagnandola da una sua prefazione. Nello stesso anno Tomizza pubblicò il suo romanzo Gli sposi di Via Rossetti in cui è narrata la tragica vicenda dei coniugi Vuk e più in generale della minoranza slovena sotto il regime fascista e l'occupazione nazista. In questo contributo viene presentata una prima analisi linguistica e testuale della corrispondenza di Vuk dal carcere, nella quale l'autore deve affidare l'espressione dei propri sentimenti a uno strumento linguistico-l'italiano-che, pur ben padroneggiato, non è la propria lingua materna, né la voce delle sue liriche e delle sue prose.