di Paolo Ottolina - @pottolina

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Gli smartphone sempre più grandi (ormai siamo oltre i 6 pollici di schermo) hanno azzoppato i tablet, ma non li hanno uccisi. Almeno non in casa Apple, dove continuano a credere nell’iPad. E con buone ragioni. La concorrenza Android si è rarefatta: Samsung non presenta novità da oltre un anno, Lg, Sony e altri marchi storici si sono defilati, la sola Huawei di recente ha rinnovato i suoi MediaPad. Apple ha invece appena lanciato l’iPad di sesta generazione.

iPad 2018: che cosa cambia?
Il nuovo modello porta due novità sostanziali. La prima è il prezzo: a 359 euro è l’iPad più economico mai lanciato, almeno in «grande formato» (con l’esclusione dunque dei Mini). La seconda è il supporto alla Apple Pencil. La mossa della penna digitale (venduta a parte, costa 99 euro) serve a non mollare la presa sul mercato delle scuole (negli Usa per lo meno, da noi gli istituti hanno ben altri problemi a livello di materiali e budget…).

Il software

La Apple Pencil è anche una strategia per differenziarsi dagli smartphone e (ri)dare un senso al tablet. Non a caso è stata aggiornata l’intera famiglia iWork (l’Office di Apple): su Pages, Numbers e Keynote la penna consente annotazioni o illustrazioni disegnate di proprio pugno. Ma il supporto a Pencil si estende a tutte le app riservate finora all’iPad Pro, incluso Microsoft Office, che su questo iPad 2018 ha il vantaggio di essere gratuito (merito della politica di Microsoft per i dispositivi con schermo sotto i 10 pollici).

Chip A10 Fusion e AR

Rispetto al modello 2017, l’iPad di sesta generazione non solo costa 50 euro in meno, ma è stato aggiornato con il potente processore A10 Fusion, quello dell’iPhone 7. Nei test che abbiamo eseguito la cpu è risultata anche più potente di quella installata sullo smartphone della Mela 2017, mentra la gpu restituisce esattamente gli stessi punteggi nei benchmark. In generale il salto prestazionale rispetto all’iPad dell’anno scorso è evidente ed è una delle chiavi per garantire il pieno supporto alle applicazioni per la realtà aumentata, che sull’App Store stanno crescendo in numero e qualità.

Cosa manca rispetto al Pro?

Che cosa manca a questo iPad rispetto alla versione Pro da 10.5 pollici (che costa però più del doppio)?
Intanto lo Smart Connector, che permette di collegare tastiere come la Smart Keyboard Apple. Sull’iPad 2018 dovrete utilizzare una tastiera o una tastiera/cover Bluetooth: abbiamo recuperato una vecchia Logitech pensata per l’iPad Air e calza perfettamente.
Mancano anche il Touch ID di seconda generazione (quello più veloce) e l’audio con 4 altoparlanti.
Soprattutto c’è un display di minor qualità, ma probabilmente solo chi fosse abituato a un iPad Pro noterà l’assenza del True Tone che corregge i colori e del Pro Motion che rende le animazioni più fluide. Così come per l’assenza della “laminazione” del display: rispetto al Pro, su questo iPad si nota un po’ il gap tra vetro e pannello Lcd, e i riflessi possono essere fastidiosi, soprattutto in stanze molto illuminate o all’aperto.
Ovviamente rispetto al Pro c’è anche una scocca più spessa, un display più piccolo (9,7 contro 10,5 pollici) con cornici più larghe, oltre a una memoria Ram dimezzata (2 GB contro 4) e una memoria interna che al massimo arriva a 128 GB, contro i 512 GB del Pro. Insomma: il Pro resta di un’altra categoria, ma molte delle sue qualità le noteranno solo coloro che fanno del tablet un uso molto intenso, anche per produrre contenuti.

Il verdetto: da comprare?

Mentre per gli smartphone la scelta tra iOS e Android è soprattutto questione di gusti e di portafoglio, nel mondo tablet iPad da sempre stacca i rivali Google. Non tanto grazie all’hardware, che pure su questo iPad è impeccabile, ma soprattutto per il software. Mentre su Android le app sono ancora oggi nel 99% dei casi dei meri “zoom” delle versioni per telefono, sul tablet Apple quelle ottimizzate per lo schermo più grande sono centinaia di migliaia. E quelle utili ed esclusive, sopratutto in ambiti quali educational, infanzia e  creatività, sono davvero tante. Per questo, a 359 euro è difficile trovare un tablet migliore nel rapporto qualità/prezzo, a meno che non si cerchi a tutti i costi un prodotto a bassissimo costo. Quanto a quelli che già possiedono un iPad (che magari inizia a mostrare l’età), consigliamo l’upgrade per tutti i proprietari di modelli più vecchi dell’iPad Air 2: il nuovo hardware garantirà un’esperienza sensibilmente migliore. Chi ha un Air 2 è in una situazione più controversa: il processore dell’iPad 2018 è più potente, ma l’Air 2 resta più sottile, leggero e con un display a laminazione completa decisamente migliore.
Infine, ma è quasi scontato, questo iPad di sesta generazione è un must se cercavate un tablet Apple compatibile con la Pencil ma non volevate svenarvi con il listino probitivo del Pro.

I tablet interessano ancora al pubblico? Da almeno un paio d’anni il calo di vendite è costante. Eppure le aziende insistono a cercare la formula giusta: questa settimana arrivano in Italia il rinnovato iPad Pro di Apple e la quinta iterazione del convertibile Surface Pro di Microsoft. Il mirino è puntato sullo stesso pubblico: chi cerca un dispositivo leggero e pronto all’uso ma capace anche di diventare uno strumento di produttività. L’approccio delle due big americane è però assai diverso.

iPad Pro debutta nel nuovo formato da 10,5 pollici, un display più ampio di quasi il 20% rispetto alla versione classica da 9,7 pollici. Assottigliando i bordi le dimensioni sono però appena più grandi e anche spessore e peso restano contenuti (6,1 mm e 477 grammi). Il processore A10X Fusion è estremamente potente (più di molti pc portatili) e il nuovo display Retina mostra contenuti (video, giochi) in modo più fluido grazie alla capacità di aumentare la frequenza di aggiornamento fino a 120 Hz. Ma in ambito produttività la svolta arriva in autunno con iOS 11. La nuova Dock (simile a quella dei Mac) consentirà di affiancare fino a 3 app, con possibilità di fare “drag and drop” dei contenuti da una all’altra. A questo si aggiunge l’app File per gestire i documenti in cartelle e nuove funzioni per la Apple Pencil. Non tutto è ancora perfetto (la selezione precisa del testo ad esempio è ancora un punto critico) ma ora l’iPad si avvicina davvero a un personal computer.

Un classico pc è invece il rinnovato Surface Pro.
Classico perché usa Windows ed è quindi la scelta migliore per chi necessita di software compatibili con il mondo Microsoft.
Classico ma innovativo nella forma. Resta il miglior esempio di 2-in-1, un tablet con tastiera staccabile che lo rende un notebook. Nuovi processori Intel Kaby Lake migliorano prestazioni e autonomia (fino a 13 ore), la tastiera-cover ora usa un materiale “caldo” come l’alcantara e migliorati anche schermo (12,3 pollici) e penna. Quest’ultima e la tastiera (indispensabile, a differenza dell’iPad) però si acquistano a parte e il prezzo lievita oltre i 1.200 euro. Stesso discorso si può fare per l’iPad Pro, che a listino parte da 739 euro ma arriva con gli accessori facilmente sopra i mille.

6b53881a-6e9e-4cdc-bc18-97d141767c89__OI tablet si vendono sempre meno ma le quote di Amazon nel settore sono in crescita. Merito della formula azzeccata: una gamma di prodotti ridotta con tablet molto economici ma non modesti tecnicamente. Anzi, in grado di offrire quanto serve per giochi e multimedialità, gli usi più frequenti e sensati per prodotti “casual” come quelli di questo livello. E ora l’azienda di Jeff Bezos ha aggiornato la gamma dei suoi Fire al 2017: i nuovi Fire 7 e Fire HD 8 hanno ritoccato le specifiche tecniche del 2016, mantenendo prezzi molto popolari.

Il tablet più venduto sullo store di Amazon, ovvero il piccolo Fire 7, ora è più leggero (scende sotto i 300 grammi), migliora il contrasto dello schermo (che resta un 7 pollici Ips 1024 x 600, 171 PPI) e l’autonomia (ora fino a 8 ore dichiarate, contro le 7 del modello 2016). Lo spazio di memoria è di 8 o 16 GB, espandibili con micro Sd fino a 256 GB. Costa 70 euro, in offerta per i clienti Prime per periodo limitato a partire da 54,99€. Fire 7 resta un ottimo tablet “da battaglia”, da lasciare in mano senza troppi patemi a un bambino o magari da regalare come primo approccio al touchscreen ai nonni.

Più completo e interessante anche per un’utenza più esperta è il Fire HD 8, che propone uno schermo HD (1280 x 800, 189 PPI), un processore quad-core, una batteria con durata fino a 12 ore e uno spazio di archiviazione di 16 GB espandibile fino a 256 GB. Il prezzo sale a 110 euro, comunque non molti rispetto a quanto offre il Fire HD 8, che nell’uso di tutti i giorni si rivela un prodotto molto fluido e ben utilizzabile anche per browsing, email, visione di video, consultazione di testi. Gli abbonati ad Amazon Prime anche in questo caso hanno un periodo promozionale, con il prezzo che scende a 90 euro. Le cover protettive di Amazon per i due modelli Fire 7 e Fire HD 8 sono disponibili a partire da 25 euro.

Il sistema operativo resta il limite più concreto: Fire Os è molto migliorato e abbandonato le bizzarrie dell’interfaccia delle sue prime versioni ma non è Android e le app dell’Amazon Appstore sono molto meno di quelle del Play Store e ovviamente mancano tutte le app di Google, da Maps a Gmail a tutte le altre.


Apple ormai non riesce più a “blindare” con efficacia i suoi prodotti prima del lancio ma la presentazione della nuova generazione di iPad ha sorpreso almeno per un paio di aspetti: pochi si aspettavano il nome (iPad Air) e forse ancora meno pensavano a un calo così drastico del peso (da cui il nome Air).

Il nuovo iPad non è certo un game changer come fu il primo iPad ma il salto rispetto alle precedenti generazioni è notevole e permette ad Apple di confermare la sua leadership nel settore dei tablet. La nostra recensione video:

Qualche considerazione a latere, in aggiunta a quanto spiegato nella videoprova.

LEGGERO, MA QUANTO LEGGERO? E QUANTO CONTA?469 grammi contro 652 dell’iPad (4). Il 24% in meno di volume complessivo. 7,5 mm contro 9,4 di spessore.
Numeretti.
In concreto che cambia?
Tanto. L’impressione con l’Air – quando lo prendi in mano la prima volta – è che ti abbiano rifilato il classico “pacco napoletano” (non squalificatemi per discriminazione territoriale, l’espressione è entrata nei vocabolari così…). Che sia un guscio vuoto. Il bordo sui lati lunghi è assottigliato come nel Mini e inganna gli occhi: a molti può far pensare che lo schermo sia più piccolo. Invece è sempre il solito Retina da 9,7 pollici. Che però è uno schermo Igzo, tecnologia Sharp, ed è uno dei segreti del peso ridotto (DisplayMate ha fatto il solito bell’approfondimento, promuovendo a pieni voti il display). Se usate di frequente l’iPad in casa o al lavoro, magari come sostituto di un pc tradizionale, il peso ridotto del 28% si sentirà eccome. I muscoletti delle braccia da nerd ringraziano. Se tornate a usare un’alternativa da 600-650-700 grammi vi sembrerà fatta di piombo. Anche se alla fine è sempre un tablet grande e non un tablet piccolo, un phablet o un smartphone: ergo, è necessario un punto d’appoggio, come ci insegnò Jobs 3 anni e mezzo fa.
Come mostriamo nel video ora è anche possibile impugnarlo con mano sola. Ma è comodo solo se siete Shaquille O’Neal.  (altro…)

Su siti specializzati e no, si è letto molto di un fantomatico PaperTab, una sorta di iPad fatto di carta elettronica con display pieghevole. Proviamo a mettere qualche puntino sulle “i” e a spiegare perché le speranze, legittime, di una simile tecnologia vadano tutto sommato raffreddate allo stato attuale.

Dal Corriere della Sera di oggi:

L’era degli amanuensi digitali si avvicina? Forse domani torneremo tutti a scrivere sulla carta, rinnegando pc e tablet. Non carta vera e propria ma una “e-paper”, una carta elettronica che unisca i pregi del digitale alla leggerezza dei materiali naturali. Con l’obiettivo di avere schermi flessibili, da arrotolare o persino piegare. In questi giorni al Consumer Electronics Show, la maxi-fiera della tecnologia che si è aperta ieri a Las Vegas, tra mille gadget e idee bizzarre, ci sarà spazio anche per un progetto della canadese Queen’s University: un “PaperTab”, un tablet fatto di un particolare tipo di carta elettronica. Immaginate un foglio un po’ più grande di un iPad, che si piega e che si utilizza come un touchscreen. Lo schermo flessibile porta a gesti nuovi: si può sfogliare un libro elettronico semplicemente ripiegando un po’ il bordo della pagina. Ma la tecnologia progettata è più ambiziosa.

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48 ore di uso intenso del nuovo iPad, in vendita da venerdì in Italia. Ecco che cosa abbiamo capito. Alla Marzullo ci facciamo la domanda e ci diamo una risposta. Mettetevi seduti, è una cosa lunga. Intanto qua c’è il videotest:

È più bello?
Se vi piaceva iPad 2, vi piacerà anche questo: il design è lo stesso.

Ma è più sottile?
No, è più spesso. Mezzo millimetro in più (9,4 contro 8,8 mm del vecchio), ma onestamente non lo si nota. Le “vecchie” smart cover funzionano ancora (anche se c’è chi segnala problemi). Per gli altri accessori serve una verifica di caso in caso. Una “back cover” in nostro possesso calza lo stesso sul nuovo iPad.

Però è più leggero.
Macché, è più pesante. Di circa 50 grammi (600/610 grammi c0ntro 652/662 del nuovo). Si sente il peso in più? Se siete abituati a maneggiare iPad 2 per almeno una mezzora al giorno ve ne accorgerete subito.

Allora dov’è il bello di ‘sto nuovo iPad?
Nello schermo. È il display con più punti (pixel) mai messo in commercio per un dispositivo portatile. La risoluzione dello schermo è 2048 x 1536, per un totale di pixel quadruplo rispetto ad iPad 2. La definizione è di 264 ppi (punti per pollice), contro i 131 ppi di iPad 2. I tablet Android in arrivo con risoluzione Full HD (1920 x 1200 pixel), come l’Asus A700 o l’Asus Transformer Pad Infinity A700, saranno a 226 ppi.

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Meno pc, più tablet. Meno mouse, più touchscreen. Meno menu, più “mattonelle” (tiles) alla Windows Phone 7.
Non so se a livello di codice e di integrazione hardware-software cambierà poco/molto/moltissimo (l’idea è “molto”, ma prima “provare per credere”, che è il comandamento di questo blog). Però di certo Windows 8 pare un salto avanti notevolissimo  rispetto al passato, in cui la nuova versione del sistema operativo pareva spesso un lifting – a volte riuscito (Windows 7) a volte no (Vista) -, della release precedente.

Windows 8, ti piace la nuova interfaccia grafica “a mattonelle”?

Caricamento ... Caricamento …

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Touchpad cancellato

TouchPad cancellato!

Se l’annuncio di Google che si beve Motorola aveva fatto sensazione, il  futuro addio al mercato pc di Hp farà storia come la fece la mossa di Ibm. Vedremo se l’inversione a U di un’azienda che è tuttora ampiamente leader mondiale nella vendita di personal computer darà frutti sul lungo periodo. Anche se è di per sé parecchio simbolica di un’era nuova dell’informatica, pochi giorni dopo il trentennale del Pc Ibm.

Quel che tocca più da vicino questo blog è la triste soppressione in culla del progetto webOs. E qui qualche manager dovrebbe spiegarci come si può spendere 1,2 miliardi di dollari per acquisire Palm e chiudere baracca e burattini 7 settimane (set-te-set-ti-ma-ne, 50 giorni) dopo il debutto sul mercato dell’ambizioso TouchPad. Bocciato dai consumatori (nei negozi Usa ci sono scaffali zeppi di tablet Hp invenduti e nenche il taglio dei prezzi è bastato a convincere il pubbilco) ma promosso tiepidamente dalla critica, che ha lodato la bella interfaccia di webOs, il multitasking, le sinergia con gli smartphone Pre/Veer e in generale le potenzialità di un sistema sicuramente molto interessante.

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Mentre il mondo tech è scosso dall’acquisizione ferragostana dei cellulari Motorola da parte di Google, torniamo a parlare di Android con un prodotto che ci ha sorpreso. Sorpreso sì, ma in verità neanche troppo. L’idea che Asus avesse fatto un buon lavoro con l’Eee Pad Transformer me l’ero già fatta leggendo le prove di colleghi e appassionati. L’impressione mia è stata anche migliore delle attese. Honeycomb 3.2 (brava Asus, la prima a rilasciarlo e over-the-air) corregge alcuni difetti e “scioglie” un Android comunque ancora un po’ imballato per i tablet. Ma qualcosa si muove anche a livello di app disponibili e i Google-tipi mettono sempre in evidenza quelle specifiche per tablet nel Market. La tastiera fisica non solo è buona (non è ottima, ma buona sì) ma soprattutto Asus l’ha integrata con le scorciatoie tipiche che siamo abituati a usare sui pc. Tipo il Tab che sposta il cursore tra i vari spazi di un form online. Cosa che non facevono i netbook/notebook Android che abbiamo provato in passato. E il touchpad è multitouch.

Update (su richiesta di un  lettore): le porte usb dell’accessorio-tastiera permettono di leggere anche schedine di memorie inserite in lettore multicard. Funziona in lettura e in scrittura.

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Oggi il personal computer compie 30 anni. Era il 12 agosto 1981 quando Ibm presentò alla stampa il suo IBM Personal Computer (IBM 5150). Per molti anni non a caso si parlò comunemente di “Pc Ibm” e poi di “Ibm compatibili” per definire tutti quei computer domestici basati su un processore Intel e con sistema operativo Ms-Dos (che a sua volta ha da poco festeggiato i suoi 30 anni) prima e con Windows poi, dagli anni Novanta.

Ma il personal computer può festeggiare con serenità il compleanno? Mica tanto. La locuzione “post-pc”, lanciata da Steve Jobs, si sente sempre più spesso. Uno degli ingegneri di Ibm che lavorò all’Ibm 5150, Mark Dean, si lascia andare alla confessione che lui ha abbandonato il pc per passare a un tablet. Dean aggiunge che il personal computer farà la fine “delle valvole termoioniche, della macchina per scrivere, del vinile, dei tv a tubo cadotico e delle lampadine a incandescenza”. Roba da modernariato, insomma (il mio retropensiero:  Dean non parlerebbe così  se lavorasse in un’azienda ancora attiva nella produzione di pc, settore che Ibm ha abbandonato del tutto con la cessione della divisione notebook a Lenovo. Ma tant’è).

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