di Paolo Ottolina - @pottolina

Categoria "start-up"

La pandemia ci ha resi esperti di mascherine. Ffp2, Ffp3, chirurgiche, “di comunità”, con valvola, senza valvola, fatte con la carta forno o con le mutande vecchie di nonna. Siamo preparatissimi. E siamo tutti tester sul campo. Sul settore si sono buttate anche tante aziende italiane. Da appassionati di gadget tecnologici abbiamo seguito con un occhio particolare i tentativi delle start-up nostrane. Su Corriere Tecnologia Alessandro Vinci ha riassunto le proposte più interessanti in queste schede. Tra tutte, ci ha colpito in particolare iMask.

IMG_0031Perché l’idea ci abbia colpito è facile da capire: iMask risponde alla necessità di andare oltre le poco sostenibili mascherine usa-e-getta, ha un design che si fa notare, ha una capacità di protezione di alto livello. Ed è più è italiana. iMask arriva dall’omonima azienda siciliana, fondata in pieno periodo di quarantena, lo scorso aprile, da 5 imprenditori con una certa esperienza nel settore dell’innovazione e del design. Non ha colpito solo noi. Il primo stock ha fatto rapidamente il tutto esaurito.

iMask arriva in una confezione con le tre componenti da montare.
C’è la maschera vera e propria, realizzata in un un materiale plastico anallergico dalla consistenza simile al silicone (TPE, un elastomero morbido). La si può igienizzare periodicamente con una soluzione a base alcolica.
C’è poi il filtro. È il vero pezzo chiave. iMask sostiene che è realizzato un “innovativo tessuto a base di polipropilene certificato nella classe di protezione con lo standard più elevato disponibile sul mercato per le mascherine semipermanenti di protezione individuale e chirurgiche” e che “dai test effettuati nei laboratori assicura una protezione fino a un mese dopo il suo primo utilizzo”. Insomma: non è, al momento in cui scriviamo, certificato Ffp3 ma ha una capacità filtrante sulle micro-particelle al livello di una Ffp3.
C’è infine un elemento traforato che blocca il filtro. Quest’ultimo è il punto più critico. Nell’esemplare che stiamo usando il filtro era leggermente più grande del necessario e il fermo non era realizzato in maniera precisa. Incastrare i 3 pezzi uno nell’altro è risultato laborioso e, anche una volta completato il gioco d’incastro, resta il dubbio che un montaggio lasco o impreciso vanifichi gli elevati standard di sicurezza che il filtro dovrebbe garantire. I tre elementi andrebbero realizzati con una maggior precisione.

2_7Come funziona la iMask una volta indossata? L’effetto è simile a quello da una maschera da snorkeling (senza boccaglio). La chiusura è uno dei punti di forza: si blocca dietro alla testa ma sotto la nuca. Evita quindi il passante dietro alle orecchie, che alla lunga è fastidioso e ci trasforma tutti in emuli di Dumbo. Evita anche l’elastico sulla parte alta della testa, poco gradito a chi lega i capelli o in generale a chi ha abbondanza tricologica (donne, sì, parlo di voi, ma non solo). Il passante non è semplicissimo da sistemare al tatto, le prime volte. Poi si prende la mano. La particolare soluzione sotto la nuca costringe a serrare bene la cinghia: se si eccede si ottiene uno sgradevole effetto “suzione” sul naso, che obbliga per qualche istante a respirare con la bocca. Bisogna regolare bene la tensione della cinghia: non troppo lasca ma neppure troppo stretta.

Capirete quindi che iMask non è una di quelle mascherine pratiche da mettere e togliere in continuazione (per altro abbiamo imparato che una mascherina non andrebbe abbassata di frequente, né toccata a ripetizione con le dita). È quindi una protezione da utilizzare in luoghi, al chiuso di questi tempi, in cui è opportuno tenere su la mascherina senza avere la necessità di rimuoverla: penso a certi ambienti di lavoro, a contatto con i colleghi o con i clienti. A parte l’effetto apnea che occasionalmente affligge il naso, con iMask si respira generalmente bene, senza affaticamento. E per chi, come il sottoscritto, porta gli occhiali il vantaggio è che non si appannano.

Il look di iMask è l’altro aspetto da valutare. È gradevolmente futuristico ma di certo non è discreto, anche nel colore grigio che abbiamo scelto. Un po’ di effetto Hannibal Lecter è garantito, soprattutto se optate per la versione trasparente, a suo modo unica: è l’unica mascherina che permette di non occultare la bocca e quindi di regalare tutte quelle sfumature espressive che la pandemia ci ha tolto.

Costa 15 euro e con altri 15 euro si prende un kit con 5 filtri di ricambio. Considerato che ogni filtro dura 1 mese (con uso standard) è persino conveniente rispetto alle usa e getta. Oltre che notevolmente più eco-sostenibile.

Insomma: promossa, a patto che non vi disturbi una mascherina che non passa inosservata.

AGGIORNAMENTO 22/6/2020
Diversi lettori ci hanno segnalato criticità legate ad iMask. Principalmente legate alla tempistica di spedizione e, in alcuni casi, ai rimborsi per il resto. Altri segnalavano invece problemi di vestibilità della mascherina (soprattutto per la respirazione, come segnaliamo anche noi qui sopra, legate sia al materiale utilizzato sia al fatto che la taglia sia unica). Abbiamo girato queste segnalazioni e iMask ci gira questa replica:

Le mascherine iMask sono state accolte con grande interesse e apprezzamento e siamo certamente orgogliosi ma soprattutto molto rispettosi della fiducia che ci è stata data. Crediamo che questa fiducia nasca dalla capacità di iMask di rispondere a due esigenze molto importanti per tutti noi: la salvaguardia della nostra salute e il rispetto dell’ambiente. 

Siamo una startup e sappiamo di avere fatto degli errori, di cui ci scusiamo e che abbiamo cercato di gestire nel modo migliore possibile, grazie anche all’esperienza pregressa che abbiamo nell’e-commerce. 

In soli cinque giorni dall’apertura delle vendite abbiamo venduto 50mila mascherine. Per gestire questa enorme quantità di ordini abbiamo fermato le vendite online e rafforzato il team, assumendo più di 30 risorse. Oggi abbiamo evaso tutti gli ordini ricevuti nella prima settimana di vendita ed effettuato tutti i rimborsi richiesti. Per la gestione dei resi invece aspettiamo che ci arrivi la mascherina che si è scelto di restituire prima di effettuare il rimborso, che poi è immediato. Chi ha pagato con un bonifico non sempre ci indica l’IBAN di riferimento e questo può allungare i tempi, il consiglio è di indicare l’IBAN quando si chiede di effettuare il reso del prodotto. Per chi invece ha effettuato il pagamento con gli altri metodi previsti (carta di credito, Pay Pal, Satispay), il rimborso avviene in automatico sullo strumento utilizzato.

Per quanto riguarda il modello e il design della mascherina siamo consapevoli che possa non soddisfare tutti. I riscontri, anche quando si tratta di critiche, sono sempre positivi e ci aiutano a perfezionare il prodotto. Quando sperimenti e cerchi di fare innovazione non riesci a prevedere in anticipo che tutto vada bene, ma crediamo che l’errore abbia anche una componente positiva perché molti traguardi importanti derivano proprio dagli errori. Stiamo lavorando a una versione aggiornata della mascherina, che certamente avrà delle taglie (Large, Medium e Small) in modo da migliorare la vestibilità e l’adattabilità di iMask alle diverse forme del viso.

 

imask

Per l’Italia è stata la settimana dei grandi della tecnologia. Dopo Tim Cook, leader di Apple, martedì alla Bocconi di Milano (la nostra intervista esclusiva), è toccato a Satya Nadella: l’ad di Microsoft ha parlato nell’Auditorium della Musica a Roma per l’evento “Future Decoded”. Due titani del digitale, a due giorni di distanza, in due nostri luoghi simbolo della cultura e dell’educazione.

L’Italia corre con la zavorra in tasca quando si parla di nuove tecnologie, ma con il suo incrocio di talenti, storia, design e gusto continua ad affascinare i grandi d’oltreoceano. Fieri di poter parlare davanti a centinaia di giovani: studenti e futuri manager a Milano, sviluppatori e creatori di start-up a Roma. La platea perfetta da ispirare. Tim Cook ha esortato a “spingere più in là i confini, rigettare le vecchie idee”. Satya Nadella ha chiuso il suo discorso ricordando che “la tecnologia amplifica le abilità dell’uomo ma servono grandi ambizioni”.

Cook ha portato con sé a Cupertino la collezione di selfie che ha concesso, con umiltà e sorrisi, alle decine di ragazzi che vedono in lui un modello professionale (e forse anche umano dopo le prese di posizione su diritti civili e ambiente). Nadella ha raccontato che porta a Seattle il miele di una start-up italiana (Melixa) che vuole cambiare l’apicoltura con sensori e Internet: «È favoloso, me lo godrò a colazione». Il tecno-miele come metafora del mix tra antiche tradizioni e nuove idee.

La platea di Cook e Nadella domani sarà classe dirigente. Una Meglio Gioventù contemporanea che il Paese non può più deludere se vuole ripartire. Altrimenti sarà la Meglio Gioventù a partire: all’estero la aspettano a braccia aperte.