di Paolo Ottolina - @pottolina

Categoria "ricerca"

313Iqb2rM5LIl GaN salverà il mondo? Dietro a questa sigla, che sta per nitruro di gallio, c’è quello che i più ottimisti hanno definito il “silicio del futuro”. Questo semiconduttore sta mantenendo le promesse che molti esperti gli attribuivano in passato: sostituire, per tutta una serie di impieghi, l’elemento base dell’informatica moderna. Ha costi superiori al silicio, ma ha moltissimi pregi. È altamente affidabile, tanto che da essere ampiamente utilizzato nell’industria aerospaziale e in quella militare. È utilizzato nei led da illuminazione, nei laser dei Blu-ray e in quelli delle automobili. La produzione è facilmente scalabile verso l’alto con l’aumento dei volumi, un altro fattore importante per l’industria. Ma venendo a oggetti d’uso comune, c’è da ricordare come il GaN stia prendendo piede in un accessorio fondamentale per le nostre vite: l’alimentatore. O caricabatterie o “caricatore”, com’è chiamato più spesso. Ne abbiamo una pletora sempre con noi, da quello indispensabile per lo smartphone a quello per il pc portatile per arrivare a quelli per tablet, smartwatch, cuffie senza fili, fotocamera e via aggiungendo gadget a seconda di quanto siamo digitalizzati.

Per questi utilizzi il GaN rivela la sua importanza perché ha un’efficienza maggiore del silicio. Questo consente di ridurre le dimensioni degli alimentatori. Ad esempio, fino a pochi anni fa, i notebook avevano caricabatterie tipo mattone, ingombranti e con un peso che arrivava anche ad alcuni etti.  Oggi un risultato migliore (le batterie diventano più capaci) lo si ottiene con un oggetto più piccolo di un pacchetto di sigarette, che grazie al GaN carica anche più in fretta e si scalda meno. Per l’utente è buon risultato ma il risultato migliore lo si ha considerando l’impatto globale del GaN. I dispositivi basati sul nitruro di gallio, essendo più efficienti, consumano meno energia e secondo una stima di Martin Kuball, fisico dell’Università di Bristol che studia il GaN, se riuscissimo a impiegare il nitruro di gallio in tutti i dispositivi elettronici oggi in uso, il consumo globale di energia calerebbe di una percentuale tra il 10 e il 25%.

Da utenti di elettronica di consumo ci interessa in particolare l’impiego negli alimentatori. In questo periodo ne abbiamo testati diversi basati sul GaN. Sono già sul mercato, con marchi quali Anker, Aukey o Eggtronic (azienda italiana). Se prendiamo l’Atom PowerPort PD 1 di Anker (foto in alto) abbiamo un alimentatore da 30W decisamente più piccolo di quello del MacBook Air (2019) Apple, che già non era ingombrante. Se serve più potenza, magari per ricaricare uno smartphone in modalità rapida mentre si lavora al computer, ci sono prodotti, più grossi ma comunque tascabili, come il PA-D5 di Aukey: la gestione delle due porte Usb Type-C di uscita è intelligente; può ricaricare un singolo dispositivo Usb-C fino a 60W (con la seconda porta) o condivide in modo smart l’alimentazione durante la ricarica simultanea di un telefono Usb-C e di un computer portatile (in questo caso fino a 18W + 45W).

Quattro alimentatori: Apple MacBook Air (30 W), Anker Atom PD1 (30W), Aukey PD-5 (60W), Samsung Galaxy Note 10 (25W)

Quattro alimentatori: Apple MacBook Air (30 W), Anker Atom PD1 (30W), Aukey PD-5 (60W), Samsung Galaxy Note 10 (25W)

E poi c’è, lo citiamo per orgoglio italiano ma soprattutto per la qualità del prodotto e del lavoro che c’è dietro, il Sirius della modenese Eggtronic, l’alimentatore da 65W più piccolo del mondo, non solo grazie al GaN ma anche grazie all’utilizzo di brevetti proprietari che migliorato l’efficienza. Eggtronic è pronta con il successore del Sirius, un modello appena più grande da ben 118W, con un uscita da 100W per un laptop e una da 18W (ricarica veloce) per uno smartphone. Eccolo, visto al recente CES 2020 di Las Vegas:
IMG_0648

Insomma, se avete problemi di dispositivi da alimentare, magari in tempi rapidi, e non volete sovraccaricare lo zaino (per chi come noi è in giro per fiere dove si macinano 12-15 chilometri al giorno), date un’occhiata agli alimetatori GaN già in vendita. I costi sono un po’ più alti dei modelli tradizionali ma ingombro, peso e velocità di ricarica ripagano ampiamente l’investimento. Il tutto, è bene ricordarlo, dopo aver verificato che il prodotto nel carrello abbia tutte le certificazioni necessarie. Ok peso e rapidità, ma la sicurezza prima di tutto.

(sul Corriere di oggi, mi sono inoltrato un po’ nei territori della singolarità tecnologica. Giusto uno spunto partendo dal film “Transcendence”, appena uscito. Considerata l’immensa vastita – e fascino, almeno per chi ama tecnologia e scenari fantascientifici – degli argomenti  connessi. Ci torneremo su)

(Dal Corriere della Sera del 18 aprile 2014)

E se il sogno della vita eterna si realizzasse non attraverso una Fonte della giovinezza o un Sacro Graal, ma per mezzo della tecnologia? Se i nostri pensieri, ricordi, esperienze e personalità potessero essere «riversati» dentro un super-computer per superare il decadimento del corpo fisico e persino la morte? Su questi presupposti si basa Transcendence , il nuovo film con Johnny Depp arrivato ieri nelle sale italiane. Una storia di fantascienza, ovviamente. Ma una storia i cui presupposti non sono (del tutto) campati in aria, benché si parli di tecnologie che allo stato attuale sono embrionali, anzi più teoriche che reali. Depp nel film è Will Caster, un guru dell’intelligenza artificiale che lavora su un «computer senziente» chiamato Pinn (Physically Indipendent Neural Network). Un gruppo terrorista neo-luddista lo avvelena con il polonio e nel mese di vita che gli rimane, la moglie (e sua partner nel lavoro), aiutata da un amico neurobiologo, «travasa» la mente del marito all’interno di Pinn. Will, dopo la morte, ritorna «in vita» sotto forma di bit. (altro…)

“I robot non saranno mai come la Rosie dei Pronipoti. Perché creare un robot umanoide che se va in giro con l’aspirapolvere? Meglio fare un robot che fa l’aspirapolvere”. Parola di Colin Angle, papà di un’intera generazione di robot.

Il titolo immaginifico di Leonardo del XXI secolo è abusato e appiccicato a ogni inventore che salta fuori. Ma mr Angle è uno che i panni del novello Da Vinci potrebbe davvero meritarli. Il co-fondatore e Ceo di iRobot ha mandato i suoi droidi  – come li chiamerebbero in Guerre Stellari – nei posti caldi del mondo e persino su altri pianeti. A esplorare i cunicoli segreti delle piramidi egizie, a sminare i campi in Afghanistan e Iraq, dentro i reattori di Fukushima, sui fondali del Golfo del Messico dopo il disastro della Deepwater Horizon e anche su Marte. C’è il suo nome su Spirit, il robottino mandato dalla Nasa sul Pianeta Rosso nel 2004.

Ma Angle – 46 anni, faccia 100%-nerd con qualche somiglianza al giovane Bill Gates (la foto ufficiale qui a lato è un po’ patinata) – è soprattutto la mente dietro al successo planetario degli aspirapolvere  robot. Altro che Rosie. Si parla di quei Roomba nati nel 2002 e oggi imitati da decine di concorrenti. iRobot ha venduto oltre 9 milioni di pezzi nel mondo, di cui 300 mila in Italia. Il ceo di iRobot è in Italia per la prima volta, in occasione del debutto della nuova serie Braava, e lo abbiamo incontrato a Milano.

La video intervista:

(altro…)

Torniamo a parlare di Lte, la rete di nuova generazione che spingerà più in là le frontiere dell’Internet in mobilità. Dopo il test in negozio di qualche mese fa, stavolta siamo scesi in strada, simulando una situazione d’uso più normale in futuro. Anche se in condizioni irripetibili, come spieghiamo qui sotto nel pezzo uscito sabato sul Corriere della Sera. Le premesse sono comunque davvero interessanti, ma lo scenario va completato con le offerte commerciali, per ora neppure ipotizzate dagli operatori. Intanto il video del test e l’intervista con Marco Zangani di Vodafone Italia:

Si chiama Lte, si legge 4G. Quarta generazione. Una piccola, grande rivoluzione per la telefonia mobile, sempre più legata a Internet e al web. All’ orizzonte c’ è l’ ingresso nell’ era della vera banda larga in mobilità: fino a 100 Megabit al secondo per scaricare dati (download) e 50 Megabit in senso opposto (upload). Velocità teoriche ma comunque ben superiori a quelle dell’ Adsl domestica, ferma a un massimo di 20 Mega. Le offerte al pubblico di Lte arriveranno nella seconda metà dell’ anno o forse a inizio 2013. A Ivrea abbiamo avuto un assaggio di futuro, provando in laboratorio ma soprattutto on the road la nuova rete. La città del Canavese è infatti la prima in Italia a essere completamente coperta da una rete 4G, realizzata da Vodafone.
(altro…)

La connessione Internet a banda larga su rete fissa è troppo cara in Italia? Non più che nel resto d’Europa. Anzi siamo in linea con gli altri Paesi. In compenso la velocità media è bassa, segno che gli investimenti per potenziare le infrastrutture servono eccome. Lo dice l’indagine di SosTariffe.it, che anticipiamo qui e che ha analizzato prezzi, offerte e velocità dei maggiori provider europei. Nel Vecchio Continente le macrotendenze del settore vedono la diffusione sempre maggiore dei pacchetti Adsl+Telefono e una diminuzione del costo degli abbonamenti.

PREZZI DEL SOLO ADSL – Le offerte dei provider nordeuropei sono risultati tra i meno convenienti d’Europa (Italia, Germania, Francia, Regno Unito, Spagna, Paesi Bassi, Irlanda, Norvegia. Svezia. Grecia e Polonia: questi i Paesi analizzati) mentre l’Italia risulta nella media europea per quanto riguarda il costo mensile, se misurato in rapporto ai Mbps (per il concetto che più banda hai, più – normalmente – paghi). Grecia, Germania e Regno Unito sono risultate le nazioni dove è più conveniente sottoscrivere un abbonamento “solo Adsl” con un costo medio mensile al Mbps rispettivamente di 0,96, 1,5 e 1,12 euro. Polonia e Norvegia sono, invece, i più cari con 7,37 e 7,75 euro al Mbps. L’Italia si posiziona circa a metà classifica con un costo medio di 4,04 euro al Mbps per le tariffe “solo Adsl”. (altro…)

Questo commentino-notizia è uscito oggi sulla pagina delle Opinioni del Corriere

In principio furono gli scacchi. Poi i giochi di carte. Infine i quiz tv. Ora è il turno delle parole crociate. Le intelligenze artificiali sono pronte ad appendere un altro scalpo alla cintura. Doctor Fill (“il dottor Riempie”) è un software in grado di battere nei cruciverba i super-campioni della materia. La sfida va in scena nel weekend a Brooklyn. Se, come tutto lascia intendere, Doctor Fill (immagine a lato dall’Economist) la spunterà, lo choc sarà comunque minore di quello che generò Deep Blue, il computer Ibm che nel maggio 1997 fece alzare bandiera bianca a Garry Kasparov. Quindici anni dopo è chiaro a tutti che una mente umana, ancorché geniale come quella di Kasparov, non può spuntarla contro la capacità di calcolo di una macchina in un gioco dalle combinazioni limitate, come gli scacchi, il poker o il bridge.

Ma quando c’è la lingua di mezzo le cose cambiano. Ci sono i significati non letterari, i doppi sensi, l’ironia. L’anno scorso però un altro super-computer di Ibm, Watson, ha abbattuto questo muro, stravincendo a “Jeopardy!”, storico quiz americano (la nostra intervista video).

E ora Dr. Fill. Che farà storia non solo perché si avventura su un terreno inedito come i cruciverba, ma perché a differenza dei suoi predecessori gira su un normale pc portatile, quello di Matthew Ginsberg che l’ha progettato.

Per fortuna non incombe nessuna rivolta delle macchine alla Terminator o alla Matrix. Il buon Doctor Fill può battere l’uomo ma non pensa come un uomo. Non prova neanche a farlo, seguendo un trend contemporaneo negli studi sull’intelligenza artificiale. Dr Fill non indugia neppure sulle domande delle parole crociate ma sfrutta la rapidità del “cervello elettronico” per provare migliaia di combinazioni in pochi decimi di secondo. Fino a completare la griglia con le lettere corrette. Nulla di cui essere invidiosi, dunque. E soprattutto queste intelligenze non nascono per vincere dei quiz ma per altri scopi, più nobili (e remunerativi). Watson è utilizzato in ambito assicurativo e medico. Un “gemello” di Dr Fill fa risparmiare carburante agli aerei.